Lando Buzzanca: "I gay? Sdoganati in tv non nella realtà".

Fiction. Lando Buzzanca è di nuovo il commissario che fatica ad accettare l’idea che il figlio abbia un compagno.
(Il Corriere della Sera) Nel 2005 era stato duramente attaccato dal Secolo d’Italia:
secondo il quotidiano di destra, la fiction «Mio figlio», di cui era protagonista, rappresentava in maniera «troppo normale» gli omosessuali, rischiando di «legittimare il mondo gay». All’epoca Lando Buzzanca, nel ruolo di un padre commissario che scopriva e finiva per accettare la «diversità » del figlio poliziotto, ci era rimasto male: non se l’aspettava di essere criticato proprio dal giornale del suo partito, An. Ricorda adesso divertito: «Ricevetti pure telefonate anonime: una voce maschile, contraffatta, mi urlava “a fro…”».

A tre anni di distanza, l’attore siciliano torna con lo stesso personaggio nel sequel di quella fiction, ora intitolata «Mio figlio: altre storie per il commissario Vivaldi». Sei puntate, sei gialli con la regia di Luciano Odorisio, prodotti da ArtiSacha Film per Raifiction, in onda nel febbraio 2009 su Raiuno. Nel cast anche Daniela Poggi, nel ruolo di una magistrato d’assalto. Spiega Buzzanca: «Il mio personaggio è un tradizionalista, ma pieno di ironia. Scoprendo, all’epoca, l’omosessualità del figlio Stefano, aveva ricevuto un pugno nello stomaco. Ora è passato del tempo…». Ha metabolizzato la situazione? Risponde: «In fondo all’anima forse no. Il fatto che il figlio abbia un compagno di cui è innamorato, lo inquieta: diciamola tutta, l’idea della penetrazione traumatica che avviene tra loro, e che non è la stessa cosa di quanto avviene tra uomo e donna, non riesce del tutto a digerirla». Tant’è vero che, quando Stefano (Giovanni Scifoni) rincontra la sua ex fidanzata di un tempo, sprofondando in una crisi d’identità e tornando a casa dal padre, il commissario vede riaccendersi un barlume di speranza: «Sì, perché il suo grande dolore è di non poter diventare nonno! Ma l’illusione dura poco: Stefano torna dal compagno e per lui sarà un altro colpo».

In una delle puntate, anche il caso dell’omicidio di un frate da parte di un magrebino: si sospetta un delitto passionale, in ambiente gay. Tra padre e figlio, impegnati nelle indagini, un nuovo motivo di imbarazzo? Risponde Buzzanca: «Forse un po’ sì, anche se Vivaldi è convinto che l’omosessualità del figlio non nasca dal vizio: non è una checca, ha solo bisogno d’amore, sia pure diverso ».

Il regista e sceneggiatore Odorisio riflette sul comportamento del personaggio nella fiction, sottolineando la sua aderenza alla realtà: «La speranza segreta che un figlio o una figlia dichiaratamente omosessuali ritornino sulla strada della cosiddetta “normalità” è trasversale a tanti padri. Al di là dell’accettazione anche plateale, rimane il retropensiero: si è sinceramente pronti ad accettare il gay nella famiglia altrui, ma se capita nella nostra, mica tanto… ». Concorda Buzzanca: «Con questa serie, tre anni fa, sdoganammo lo spinoso tema su Raiuno, ma non so quanto sia veramente sdoganato nella quotidianità. Io stesso, che ho due figli maschi, mi sono posto il problema: se fosse capitato a me, come mi sarei comportato?». Quale la risposta? Ribatte convinto l’attore siciliano, ex «Merlo maschio » del grande schermo: «Credo che l’avrei accettato. L’omosessualità è un fenomeno naturalissimo, quello semmai che dà fastidio è la strumentalizzazione che ne fa certa politica. In proposito, circola una storiella: prima i gay erano ghettizzati, poi tollerati, poi esaltati… ora c’è il rischio che diventi obbligatorio esserlo»».

Allora è d’accordo con il neosindaco della capitale Alemanno che ha definito il «Gay Pride» un «negativo esibizionismo sessuale»? Risponde: «Sono d’accordo con tutta la linea politica di Alemanno, anche con il suo ridimensionamento, in versione più italiana e meno hollywoodiana, della Festa del cinema di Roma». Un po’ meno d’accordo con l’alleato Bossi: «Quei suoi “fucili caldi” danno qualche preoccupazione. Basti pensare alla reazione del figlio di Gheddafi all’ipotesi di Calderoli ministro…». Dunque, Buzzanca teme ripercussioni sui rapporti con la Libia? Ride: «No! Per carità! Gheddafi ama l’Italia: l’ho conosciuto quando studiava a Roma. Eravamo giovanissimi e andavamo nelle balere insieme… solo che le ragazze non volevano ballare con lui. Perché? Dicevano che somigliava a Franco Franchi».

Un Personaggio Gay in "Lost".

(Omoeros) Lost è senza dubbio uno dei capolavori che la tv americana è riuscita a portare sui nostri teleschermi dopo carrellate di telefilm più o meno riusciti. Il serial è riuscito a diventare un vero e proprio fenomeno di massa, poco seguito a dire il vero sulla tv terrestre in chiaro forse perchè il nutrito gruppo di fan dei quali fieramente faccio parte anch’io, non resiste e guarda gli episodi in anteprima sul satellite o addirittura in contemporanea con l’America attraverso mezzi poco leciti. La storia è quella di un gruppo di sopravvissuti ad un disastro aereo che finisce su un’isola apparentemente deserta per poi trovarsi a convivere con delle situazioni al limite dell’assurdo, come un fumo nero che devasta la foresta oppure misteriosi sussurri che non promettono nulla di buono, oltre ovviamnte alla scoperta di una sorta di tribù denominata “Gli Altri” che nasconde moltissimi segreti e soprattutto pare sapere tutto sui naufraghi appena atterrati sul proprio territorio. La serie è arrivata alla terza stagione in Italia in chiaro mentre su Sky c’è già la quarta serie in contemporanea con gli USA e proprio in questa serie vieniamo a conoscenza dell’omosessualità di uno dei personaggi. Non vi rovino la sorpresa perchè so quanto Lost vada guardato senza conoscere anteprime, ma posso solo dirvi di non fantasticare troppo visto che il personaggio in questione non è un vero e proprio protagonista e soprattutto non viene affatto sviluppata la scoperta della sua omosessualità visto che, come Lost insegna, tutto è appena accennato ed è lo spettatore a dover carpire le informazioni. Continuate a seguire la serie e ben presto scoprirete chi sia il gay misterioso 🙂

Fiction "Ugly Betty" piace ai gay, serie paladina contro la diffamazione.

Eric Mabius, il “capo” di Ugly Betty.
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Trasmissione premiata per secondo anno consecutivo.
(Apcom) Per il secondo anno consecutivo la serie televisiva “Ugly Betty” è stata premiata al Gay and Lesbian Alliance Against Defamation Media Awards, sorta di Oscar televisivo che riconosce l’impegno nella lotta contro la diffamazione degli omosessuali.

Tra i protagonisti della popolare serie, in onda sull’emittente americana Abc e che racconta le vicende di una sgraziata ma intelligente fanciulla alle prese con il mondo ultra-chic di un giornale di moda newyorkese, ci sono infatti l’editore transessuale Alexis Meade (personaggio impersonato da Rebecca Romjin) e l’assistente gay Marc St James (Michael Urie).

Durante la cerimonia al Kodak Theatre di Los Angeles sono stati premiati anche i cantanti Janet Jackson e Rufus Wainwright, l’attrice comica Kathy Griffin, protagonista del reality show “My life”, la serie televisiva “Brothers & Sisters”, che racconta le storie amorose dell’avvocato gay Kevin, impersonato da Matthew Rhys.

Alessandro Preziosi è Il Commissario De Luca, Quattro gialli firmati da Carlo Lucarelli.

commissariodeluca01.jpg(Reality & show) Quattro film (Indagine non autorizzata, Carta bianca, Estate torbida, Via delle oche), quattro indagini, quattro periodi della nostra storia. Unico legame il protagonista: il commissario Achille De Luca, poliziotto scomodo e incorruttibile, interpretato da Alessandro Preziosi. Tratti da altrettanti romanzi di Carlo Lucarelli, con la regia di Antonio Frazzi, andranno in onda da domenica in prima serata su Raiuno (e poi lunedì, domenica 4 maggio e domenica 11).

Ambientati tra Bologna e la riviera adriatica, in un arco di anni che va dal 1938 al 1948, oltre ad essere delle appassionanti storie poliziesche perfettamente costruite, costituiscono, per la esemplare ricostruzione storica e la precisa caratterizzazione dei personaggi, un efficacissimo e spietato ritratto di un’Italia destinata nel giro di una decina d’anni a cambiare profondamente. L’unica cosa che in questi racconti sicuramente non cambia è il rapporto del commissario De Luca con il potere. Troppo bravo e troppo “pulito'” per non diventare spesso molto scomodo. Scomodo durante il fascismo e scomodo dopo. Certo, il suo carattere solitario e un po’ scontroso non lo aiuta, come non lo aiuta il fatto che piacendo alle donne qualcuna a volte lo trascina nei guai.
“Alessandro Preziosi è perfetto nell’interpretazione del Commissario De Luca – ha raccontato a Tv Sorrisi & Canzoni Carlo Lucarelli, il prolifico autore di gialli e noir – Non conoscevo Alessandro ma quando l’ho visto nei panni del commissario mi è sembrato corrispondere perfettamente al mio personaggio. Ha il suo carattere, fragile, vive di paure, ha tante ossessioni. Che poi abbia la barba o i baffi, sia moro o biondo, per me non ha importanza. Sono certo che nell’interpretazione di Preziosi i lettori e i telespettatori troveranno almeno una faccia o un aspetto del protagonista dei romanzi”. I romanzi sono tre. Come mai, in tv, gli episodi saranno invece quattro? “In effetti, i miei romanzi sono tre. La produzione ha poi preso Indagine non autorizzata, che apre la serie tv, e l’ha adattata. In effetti il testo, l’ambientazione, il contesto e i personaggi si prestavano molto”.
“Fiction come queste, che portano in tv personaggi integerrimi che fanno il proprio dovere fino in fondo, come De Luca ma anche come Falcone e Borsellino – ha detto Alessandro Preziosi – lanciano messaggi preziosi al pubblico”. Nel cast ci sono tra gli altri Raffaella Rea (la si vedrà anche in Di Vittorio), Stefano Pesce, Ana Caterina Morariu (nel Sangue dei vinti, in coppia con Preziosi), Corrado Fortuna e Kasia Smutniak.
“Ho pensato al Pasticciaccio di Germi“, ha detto Max Gusberti di Rai Fiction, riferimento condiviso da Preziosi per la costruzione del personaggio De Luca, “un commissario anti eroe con l’ossessione per la verità”. Per “pigrizia” o “paura” De Luca – sottolinea il regista – non prende posizione politica, “piuttosto la subisce e anzi il rischio di essere strumentalizzato dalla politica lo allontana”. Così De Luca è nel ’38 commissario di polizia fascista e nel ’48 commissario dell’Italia Repubblicana, secondo una parabola storica comune a tanti funzionari pubblici dell’epoca.

Dopo aver presentato i primi quattro episodi agli Screenings e al Mip, la serie, coprodotta da Rai Fiction-Ager 3 verrà trasmessa in Romania, Bulgaria, Croazia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Albania, Ungheria e nell’ex Jugoslavia, mentre sono in corso trattative con altre emittenti europee, oirientali, medio orientali e sudamericane. “Il primo dato evidente – ha spiegato Carlo Nardello, amministratore delegato di Rai Trade – è quello relativo all’interesse creato intorno alle nostre produzioni di fiction di alta qualità. Il Commissario De Luca arriva dopo Montalbano, Caravaggio, Guerra e pace che hanno saputo portare il ‘made in Italy’ fuori dai confini nazionali”. Una riscoperta del prodotto italiano che è “sempre più spesso capace di reggere la concorrenza statunitense e di lingua inglese”.

Star trek. Un personaggio gay sulla Voyager.

(Star trek news) Brian Fuller, scrittore e produttore di Star Trek Voyager, ha recentemente ammesso che il team di scrittori della serie aveva pensato di inserire nel cast occasionale dello show due attori che rappresentassero altrettanti personaggi omosessuali.

Nel dettaglio, i due personaggi, molto probabilmente membri dell’equipaggio della nave, avrebbero dovuto essere i “padrini” della piccola Naomi Wildman, figlia del tenente Wildman morta poco dopo il parto. “In realtà non se ne fece più nulla – spiega Fuller che, tra l’altro, è dichiaratamente gay – e non mi è dispiaciuto affatto. L’idea non era male ma ultimamente rappresentare degli omosessuali nelle serie tv è diventato quasi un cliché. Avremmo rischiato di cadere nella provocazione gratuita”. E infatti, in Voyager, la piccola Naomi Wildman dovrà “accontentarsi” di avere Neelix come unico padrino.

Non è la prima volta che sceneggiatori e produttori di Star Trek pensano di inserire dei personaggi omosessuali fissi all’interno delle serie tv. Ci avevano pensato anche gli scrittori di Enterprise, in merito al personaggio di Malcolm Reed. E avrebbe potuto esserlo anche il tenente Hawk di Star Trek: Primo Contatto. In entrambi i casi non se ne fece nulla.

Reggiseni in metrò a Milano per Californication.

Californication David Duchovny(Tvblog) Se siete di Milano o vi capitasse di andare nel capoluogo lombardo nei prossimi giorni, non fatevi strane idee sulle abitudini dei milanesi quando vedrete mezza città addobbatta con reggiseni di tutti i tipi: è “solo” l’innovativo modo di pubblicizzare la serie tv “Californication”, in arrivo su Jimmy (Sky, canale 140) dal 6 marzo alle 21.00.

Chi sarà rimasto incuriosito dalle immagini che il video vi propone, o chi ha avuto una reazione divertita dall’incontro ravvicinato del terzo tipo con uno delle centinaia di indumenti intimi appesi su tram, autobus e metrò della città, allora non deve perdersi questo telefilm, articolato in dodici episodi da mezz’ora l’uno, che oltreoceano hanno già fatto discutere ed appassionare.

Discutere perchè la trama, fin dal pilot, lascia poca possibilità di affezionarsi ai telespettatori più morigerati ad una serie del genere, in cui le ipocrisie sono bandite. Appassionare perchè tale schiettezza, sia nelle imagini che nei dialoghi, si riflette nei personaggi, tra tutti il protagonista Hank Moody, il noto David Duchovny. E proprio sull’attore famoso per il cult “X-files” che gioca la campagna pubblicitaria, usando slogan come “Da X-files a xxx-files”, o al più esplicito “Non ne poteva più di farsela con gli alieni”.

La serie narra la crisi creativa di uno scrittore che, nel tentativo di trovare l’ispirazione, si perde in una spirale fatta di dipendenza da droga, alcool e sesso. Ogni sera una donna diversa, ogni sera un’amante inaspettata: non solo semplici donne sole, incontrate per caso in un negozio, ma anche suore e minorenni -e non restateci male se vedrete l’ex bimba de “La Tata” cresciutella e consapevole di come nascono i bambini-.

Non è la prima volta, comunque, che la metrò milanese diventa protagonista di provocazioni: l’anno scorso era toccato alla lap dancer, poi rivelatasi una sickgirl, che si era diletattata a far spettacolo proprio nella MM2 di Milano. Insomma, trovata originale sì, ma non proprio unica nel suo genere.

La campagna pubblicitaria, che andrà avanti fino a fine mese, sta però centrando il suo obiettivo, e in giro si vocifera parecchio sia dell’iniziativa ma anche della serie. Che di pubblicità così originali, in fondo, non ne aveva un gran bisogno: basta il primo episodio per far parlare di sé.

L’invasione dei reggiseni a Mlano.

Caricato da james_milan

Per favore fate qualcosa gay. Baciatevi! "Vogliamo una soap opera più gay".

I fan di “As the World Turns” hanno protestato perché la coppia omosessuale protagonista della serie non si bacia da settembre.
(La Stampa) Gli autori della soap opera trasmessa dalla Cbs “As the World Turns”, apparsa sugli schermi italiani con il titolo di “Così gira il mondo”, hanno fatto una scommessa: raccontare l’amore omosessuale tra due giovani e bei protagonisti. Le proteste del pubblico non si sono fatte attendere, ma non nella direzione temuta dagli sceneggiatori. Gli ammiratori della serie si sono chiesti “perché i due non si baciano più?” accusando la serie di essere troppo puritana.

I due protagonisti in questione, Luke Snyder e Noah Mayer, si sono infatti baciati due sole volte, ad agosto e a settembre, quando la loro relazione era appena nata. Da allora più nulla, e i fedeli telespettatori non hanno mancato di sottolinearlo al network Cbs, che trasmette la serie. “Noi sosteniamo la soap opera e siamo contenti che gli autori abbiano deciso di affrontare un tema così scottante – ha dichiarato Roger Newcomb, un impiegato di New York – solo non capiamo perché questa coppia debba essere trattata diversamente dalle altre”.

La prima puntata di “As the World Turns” è andata in onda nel 1956, mentre l’apparizione del primo personaggio omosessuale risale al 1988. Il bacio dello scorso agosto, secondo gli stessi sceneggiatori, è il primo bacio gay apparso in una soap opera.

Dagli autori di Will&Grace un’altra serie gayfriendly.

David Kohan Max Mutchnick Will&Grace(Tvblog) La sit-com su cui gli autori di Will&Grace stavano lavorando dall’anno scorso diventerà realtà. Bella notizia per chi ha amato il primo show con protagonista un gay, ed ha riso grazie ai comportamenti di Karen (Megan Mullally) e le manie di Jack (Sean Hayes).
Quello che però mi lascia perplesso è il plot di questo nuovo progetto ancora senza titolo ma che andrà in onda sulla Abc (e non sulla Cbs come previsto lo scorso anno), che pare copiare molto del precedente successo dei due autori David Kohan e Max Mutchnick (i due nella foto), ispirato nuovamente dalla loro stessa amicizia, essendo il primo etero e l’altro gay. La storia è infatti quella di una coppia di amici e patner d’affari, composta da un gay ed un etero, il cui rapporto sarà messo alla prova nel momento in cui entrambi si fidanzeranno: gli episodi ruoteranno intorno alle difficoltà dei due protagonisti nel mantere l’equilibrio della loro amicizia nonostante i nuovi compagni.

Certamente non è la copia sputata di “Will&Grace”, ma forse ci si poteva aspettare una trama più originale ed innovativa da chi, nel 1998, face scalpore mettendo al centro di una storia una rappresentanza del mondo gay (che ai tempi era sicuramente meno “alla pari” di oggi).

Nell’attesa di avere più notizie sul cast e sulla trama, non ci resta che pensare che, se proprio di un gay e di un etero dovevano tornare a parlare, gli autori avrebbero potuto richiamare i mitici Jack e Karen, per uno spin-off sognato da molti.

Continuano le riprese della gayfiction "Gli amici di Oskar". Incontro con l’autore e regista Francesco D’Alessio.

Gli Amici di Oskar - Francesco D’Alessio

(Il blog de “Gli amici di Oskar”) Bazzicando sul set, mi capita di avere la possibilità di scambiare due chiacchere con i protagonisti del serial e più in generale con tutti quelli che ci girano intorno. Di questo serial, è il caso che si inizi a conoscere un pò di più, i fans che leggono il blog aumentano e la voglia di capire qualcosa in più di questo progetto è tanta, quindi chi meglio di Francesco D’Alessio può svelarci qualcosa?

Ciao Fra! Domanda di rito, come stanno andando le riprese?
Stanno andando molto bene, davvero. Stiamo girando a tempi record una serie tv composta da 10 episodi della durata di 10 minuti l’uno ma il tempo che si impiega per realizzare una scena sono molto lunghi. E considerando che riusciamo a fare tra le 6 e le 8 scene al giorno non posso che essere soddisfatto.

In questa serie tu sei contemporaneamente attore nel ruolo di Marcello, sceneggiatore e regista, quale di questi tre ruoli ti sta impegnando di più?
Sicuramente uno di quelli non citati: la produzione! Organizzare il tutto, far si che il tutto quadri, è molto complicato: ogni giorno ci sono nuove sorprese e qualche difficoltà. Ma è sicuramente molto stimolante per me. Poi sulla regia posso contare sul grandissimo aiuto di Lucio, l’altro regista. E’ davvero in gamba, è un perfezionista e anche se visibilmente stanco, la cosa che più gli interessa è far sì che esca bene la scena. Ho una troupe fantastica, siamo una bella squadra

Ci puoi anticipare qualcosa della trama?
Riprendiamo esattamente dal punto in cui l’episodio pilota girato nel 2002 è terminato. Seguiamo le storie di 3 ragazzi gay di Torino che, per circostanze differenti, si trovano a vivere sotto lo stesso tetto. Marcello (interpretato da me) è un sognatore, sotto tutti i punti di vista. La sua linea di sceneggiatura è una sfida interessante: è un idealista, a volte ingenuo. Deve affrontare il materializzarsi del suo sogno davanti ai suoi occhi e sinceramente non è semplice. Nel pilot, Marcello è innamorato di Leonardo, il ragazzo dei suoi sogni e nella serie imparerà a conoscerlo e avrà mille dubbi. Tra i tanti c’è sicuramente il più importante: come affronto ora questa cosa? La sua storia si affianca a quella di Daniele, attore in cerca di fortuna, e la storia di Alex, ragazzino strafottente che dovrà combattere contro tutto e tutti. Il suo carattere creerà mille problemi con la famiglia, con la scuola.

Dall’episodio pilota a queste riprese sono passati 5 anni e qui si capisce che questa cosa vi stava proprio a cuore, ma cosa avete fatto nel frattempo in questi anni?
Beh molte esperienze, innanzitutto. La maggior parte di noi lavora nell’ambiente dello spettacolo, abbiamo messo su un’associazione teatrale e cinematografica e abbiamo realizzato molti spettacoli teatrali. “Oskar” è sempre stato nell’aria in questi anni, solo che è una produzione indipendente e quindi si muove a piccoli passi. Ora ci stiamo riprovando, con molta più esperienza di prima e perchè no, sempre un pò di incoscienza, che non guasta!

Marcello è un sognatore alla ricerca dell’uomo perfetto, tu ti riconosci in lui?
In tutti i personaggi che scrivo c’è sempre qualcosa di me. Non riuscirei mai a raccontare storie lontane dal mio vissuto. Quindi anche Marcello mi assomiglia sicuramente. In lui mi riconosco nella testardaggine nel volere a tutti i costi qualcosa, ma anche nell’ingenuità dell’affrontare questo qualcosa. Io però ho i piedi saldati al terreno molto più di lui (a volte, ehehe!)

Gli Amici di Oskar - Francesco D’Alessio

3 aggettivi per descrivere Marcello
dolce, sognatore, generoso.

4 per descrivere Francesco
4? dunque… quelli di Marcello non posso ripeterli giusto? beh… detti da me sembra che me la suono e me la canto da solo! Cmq, ci provo… determinato, estroverso, sincero, e poi boh… so ascoltare gli altri, vale lo stesso come aggettivo?

Mi hai detto che gli amici di Oskar descrive la vita quotidiana di tre amici, omosessuali, che hanno una vita tutto sommato normale, si innamorano, si lasciano litigano e si ritrovano. In Italia non era ancora stato girato niente di simile, secondo te dove sta il problema? E’ il tema dell’omosessualità che è ancora difficile da accettare, o il fatto che il tutto sia trattano in modo così naturale, senza la pretesa di scandalizzare ma anche senza falsi moralismi?
Noi non abbiamo la pretesa di fare la morale su questa cosa, ci mancherebbe. E’ difficilissimo trattare un tema del genere in Italia. Noi vogliamo raccontare delle storie, con la speranza che chi le vedrà possa rispecchiarsi e magari trovare qualche spunto per riflettere. Ma non per forza sull’omosessualità: le storie che raccontiamo sono comuni, non poi così differenti da quelle che possono accadere a dei ragazzi eterosessuali. Il problema è che in Italia siamo tanto indietro su questo aspetto, e non lo dico per tirare acqua al mio mulino ma, ti pare che all’alba del 2008 non ci sia ancora un telefilm a tematica gay tutto italiano? Questo fa riflettere… per fortuna ora avranno un pò di materiale, e magari riusciremo a dare una piccola scossa in questo Paese un pò chiuso.

Gli Amici di Oskar - Francesco D’Alessio

Di giorno in giorno il blog sta incrementando le sue visite, si vede che c’è interesse intorno al serial, hai qualche cosa da dire a chi vi segue sul blog?
Di continuare a seguirci perchè il blog è il sito ufficiale della serie, e presto verranno inseriti un sacco di contenuti interessanti, interviste al cast, foto, video in anteprima e backstage. Quindi non mollate il blog, nei prossimi mesi. Grazie Giorgio per la tua pazienza sul set e grazie a tutti quelli che leggeranno il blog!

Fiction. Il "Caravaggio" della Rai fa arrabbiare i gay.

“La vera fiction è farlo diventare etero”.

(Gianluca Nicoletti – La Stampa) I gusti sessuali di Caravaggio sono oggetto di antica disputa tra storici dell’arte, ma un giallo sul possibile «outing» televisivo precede la messa in onda della fiction sulla sua vita. Diretto da Angelo Longoni e realizzato dalla Titania di Ida Di Benedetto insieme a Rai Fiction, il film sarà trasmesso domenica e lunedì in prima serata su Raiuno, ma già nel maggio 2006, sul sito di Gay Tv, si era meritato una filippica al vetriolo. Un pezzo di Giovanni Molaschi riprende l’intervista rilasciata a Vanity Fair dal protagonista, Alessio Boni: «Dopo aver parlato del suo intenso rapporto con la religione, è approdato all’argomento evidentemente da lui considerato scottante e cioè la nota omosessualità di Caravaggio (…). Boni avrebbe avuto la certezza circa l’eterosessualità del più amato pittore della storia direttamente dal Caravaggio, con cui questo periodo l’attore dice di essere in comunicazione». In effetti, in varie occasioni il giovane attore ha raccontato alcune fatali coincidenze biografiche tra lui e Caravaggio; si va dalle origini bergamasche a un comune fratello prete, fino a una conversione avvenuta contemplando La vocazione di San Matteo nella chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma. Questo basta per sancire che «la fiction di regime prodotta dalla televisione di Stato italiana, a quanto pare, ci proporrà un inedito Caravaggio intento a inseguire donzelle». Come cerimonia riparatrice, quindi, la stessa Gay Tv trasmise a più riprese il Caravaggio del regista inglese Derek Jarman, che rendeva giustizia alla gaiezza dell’artista.

Un’accusa etrosessualizzante preventiva, che però viene smentita da Andrea Purgatori, sceneggiatore del Caravaggio Rai: «Non abbiamo nascosto nulla, anzi ho saputo che potrebbero mettere la farfalla rossa per alcune scene piuttosto forti». Dunque non è vero che la Rai abbia «normalizzato» Caravaggio? «Quando si vede lui che veste il suo modello-amante da Bacco si capisce perfettamente che l’atmosfera è quella di un rapporto tra gay. Per di più si vede chiarissimo che il Cardinale del Monte teneva a palazzo una corte di omosessuali». È un Caravaggio bisex? «L’artista ebbe varie amanti ma poi, sicuramente, anche delle storie gay. C’è un’altra scena in cui una di queste prostitute si spoglia davanti a un alto prelato e gli si concede per cercare di salvarlo». Quindi, massima fedeltà alla storia? «Ci siamo solo presi la libertà di azzardare l’ipotesi che abbia subito da ragazzino un abuso sessuale da Simone Peterzano di cui era apprendista».

Una punzecchiatura anche da Vittorio Sgarbi. Ida Di Benedetto fu una delle cause per cui ruppe con il ministro Giuliano Urbani, al tempo in cui era suo sottosegretario: «La fiction sarà sicuramente bella perché nasce da una mia idea, come attore pensavo a Depardieu, la proposi a Urbani che poi la passò alla Di Benedetto, sua fidanzata ufficiale, prima finanziandola come ministro poi come consigliere Rai. La cosa divertente è che lui l’accompagnava anche nella scelta delle location del film. Una volta capitò alla masseria Mandrascate di piazza Armerina, dove io sono alto commissario per i restauri della villa romana. Per questo gli ho fornito paradossalmente anche la collocazione per realizzarla».