Grillo contro tutti al V-Day di Torino. «Giornalisti camerieri».

(Marco Ferrando) In piazza Castello la musica di Gianmaria Testa, voci e racconti partigiani. Due passi e nella vicinissima piazza San Carlo, Beppe Grillo, il suo popolo e tutti i suoi «vaffa»: ai giornalisti «camerieri», a Silvio Berlusconi e alla legge Gasparri. Nel mirino anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, «che dovrebbe essere presidente degli italiani e non dei partiti, che oggi non esistono più. Morfeo Napolitano dorme, fa il pisolino, poi esce e monita. Il referendum elettorale andava fatto prima non dopo le elezioni», perché farlo a elezioni avvenute «è come mettersi il profilattico dopo avere trombato».

Due piazze, due stili, due popoli diversi per il 25 aprile di Torino. Il primo round, almeno nella battaglia dei numeri, lo vince Beppe Grillo: intorno alle 16, quando i due appuntamenti entrano nel vivo, al V2-day si contano 10-15mila persone, mentre sotto il palco su cui Gianmaria Testa intona «Bella ciao» ci sono alcune centinaia di persone, forse mille, non di più. La differenza è evidente, non passa inosservata, ma il clima non è di scontro, non si arriva alla gara tra chi urla più forte: «Dedichiamo questa manifestazione a chi sta nell’altra piazza», mette subito in chiaro il re dei blog, prima di partire con la sua raffica di «sparate»: «Il 25 aprile è la festa della semi-libertà – grida – Siamo stufi che nei giornali e nelle tivù comandino banche, Confindustria, che ogni sera dicono ai giornalisti quello che devono scrivere».

Sulla Gasparri: «Pensate se Obama da presidente fosse anche il proprietario della Fox, della Abc e di altre televisioni». E poi: «Se Rete4 non va immediatamente sul satellite, come stabilito per legge, l’Unione Europea ci costringerà a pagare 300 mila euro al giorno da gennaio 2006». «Voglio tivù – ha affermato – come la televisione australiana, come la Bbc, pagata da chi la guarda».

Insulti ai giornalisti, come da prassi del comico assurto a re della blogosfera. «Sono dei camerieri, dei servi, dei servetti». Grillo se l’è presa in particolare con il direttore del Tg1, Gianni Riotta, definendolo una «sottospecie umana. Ha intervistato ‘Testa d’asfalto’ (Silvio Berlusconi, ndr) che mentiva su Enzo Biagi dicendo che Biagi se ne era andato via dalla Rai perché voleva la liquidazione. E Riotta è rimasto come un cagnolino in silenzio».

Mentre in piazza Castello salgono sul palco alcuni studenti per raccontare la «loro» resistenza, nell’altra piazza compare il volto di Adriano Celentano, in video. Ed è un’ovazione: «Quello che vuole dire Grillo è semplice, fare qualcosa prima che sia troppo tardi per controbilanciare le falsità che ogni giorno ci propinano». A Torino c’è il sole, e le presenze aumentano: da una parte si arriva a 4-5 mila persone, di là si superano le 35mila, piazza San Carlo è all’orlo, mentre dai banchetti dove si raccolgono le firme per i referendum “Libera informazione in libero Stato” (abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria, dell’albo dei giornalisti e della legge Gasparri) annunciano di aver già sfondato quota 30mila.

«Puntiamo a raggiungere un milione di firme. Oggi ha già appoggiato la nostra iniziativa firmando per il referendum l’ex ministro Willer Bordon», ha detto l’ex candidato a sindaco di Roma della lista Amici di Beppe Grillo, Serenetta Monti, visitando il gazebo allestito a Parco Schuster, nel quartiere San Paolo, dove si raccolgono firme per il referendum nell’ambito del V2-Day romano. Rispondendo alla domanda su un eventuale non ammissibilità del referendum (il quotidiano Il Riformista ha ricordato che la legge 352/1970 che regola i referendum prevede «che non può essere depositata richiesta di referendum … nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere»), uno degli organizzatori della manifestazione, Massimo Caroli, ha assicurato che «i consulenti legali di Grillo hanno garantito sull’ ammissibilità del referendum» che punta, tra l’altro, ad abolire l’ordine dei giornalisti.

Per i referendum ha già firmato il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, non nuovo a cavalcare l’onda grillista: «Riflettete su questi referendum, che al di là dell’istituto sono buoni sul piano del merito, perché alla fine cosa dicono? Dicono – secondo il leader dell’Idv – che i giornali finanziati dai partiti sono diventati un’occasione per fare soldi e non per informare. Secondo, che per comunicare e informare bisogna essere iscritti all’albo, come nel ventennio fascista. Ognuno dovrebbe poter esprimere le proprie capacità e qualità, la differenza la dovrebbe fare il lettore, che la legge o non la legge, a seconda se dice la verità o meno. Ecco perché noi riteniamo che questi referendum sono buoni nella sostanza, oltre che nell’istituto, come vero esempio di democrazia».

«Di Pietro stavolta…non ci azzecca». Anzi, «come si dice dalle mie parti, ha fatto acqua fuori dal vaso. L’Ordine dei Giornalisti che vuole abolire con furia non è quello di Mussolini ma quello di Gonella, costituito 45 anni fa da un’idea base di Aldo Moro, due democratici veri, seri, uomini rimpianti della vita costituzionale repubblicana», ha affermato poi Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, il sindacato dei giornalisti. Un Di Pietro – aggiunge Siddi – «che abbiamo anche apprezzato in tante battaglie contro poteri pericolosi e inquinanti e contro i bavagli» e che però «dovrebbe sapere più di ogni altro che, nel tempo attuale, far cadere l’Ordine con un colpo di spugna senza un’idea di libertà garantita da un sistema di chiara legalità, significherebbe consegnarsi a poteri assoluti».

Il segretario generale del sindacato giornalisti ha sottolineato poi che «da Beppe Grillo, che è un comico, parole fuori dalla verità sono comprensibili anche se restano le parole di un daltonico. Prima di spararle grosse, occorre conoscere bene la storia e i fatti e avere la sapienza di incidere sulle cose che non vanno, a cominciare, in questo caso dai meccanismi e dalle procedure dell’Ordine, che dopo 45 anni hanno fatto il loro tempo e non reggono più», mentre invece «riformare è cosa più seria che sparare nel mucchio e cercare effetti speciali e risonanza mediatica».

Elezioni. Dal Web i ringraziamenti agli elettori.

Passata la campagna elettorale, avvenute le elezioni, proclamati i vincitori e i vinti, arriva il tempo dei ringraziamenti. Così i molti siti web delle diverse correnti politiche, per mesi sostenitori delle battaglie mediatiche e programmatiche dei rispettivi leader, depositano le armi della propaganda per concedersi momenti di tregua, ringraziando i propri elettori e sostenitori. Proviamo a fare un viaggio tra i diversi portali internet che in queste lunghissime settimane hanno accompagnato i loro partiti al voto del 13 e 14 aprile.

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elezioni_politiche(Reset) Sul blog di Beppe Grillo è comparsa la classifica dei partiti per numero di condannati, prescritti, indagati e rinviati a giudizio (fonte: “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez):

– PDL 56
– PD 18
– UDC – Rosa Bianca 9
– Lega Nord 8
– Partito Socialista 3
– Sinistra Arcobaleno 3
– La Destra 2
– Aborto No Grazie 1

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Su 630 deputati 448 sanno già di essere certamente eletti.

(Adnkronos) Tre deputati su quattro e altrettanti senatori, entreranno in Parlamento senza essere votati, senza che gli elettori li abbiano espressamente scelti. E’ uno degli effetti della lista bloccata, architrave della legge elettorale con cui gli italiani andranno a votare il prossimo 13 e 14 aprile, che determina in anticipo e quasi con certezza scientifica una buona parte della composizione del prossimo Parlamento.
Presi in esame i voti delle precedenti consultazioni, fatta la media dei risultati dei sondaggi sulle intenzioni di voto, il presidente del Comitato per i referendum elettorali, Guzzetta, ha elaborato uno studio che sottolinea tra l’altro le conseguenze delle candidature multiple.
Su 630 deputati, 448 sanno gia’ di essere stati certamente eletti, mentre solo 181 rimangono in sospeso.
Il calcolo e’ presto fatto: il 71% dei componenti della Camera si conosce gia’, cognome per cognome, prima del voto. Al Senato la percentuale del ‘seggio sicuro’ sale al 74%: 236 hanno gia’ ottenuto il lasciapassare per la XVI legislatura e altri 56 attendono il verdetto dell’urna. Con il Porcellum e’ quindi passato il principio del “si vota ma non si sceglie”, ha spiegato Guzzetta, che ha arricchito il repertorio delle originalita’ delle legge in vigore con un altro dato.
A Montecitorio e a Palazzo Madama sono state presentate 242 candidature multiple che “rischiano di diventare -ha aggiunto il presidente del Comitato referendario- oggetto di un negoziato post elettorale”, amministrato da 53 “plurieletti”. Guzzetta ha stilato anche una classifica dei candidati presentati in piu’ circoscrizioni.
In pole position c’e’ Berlusconi (26), seguito da Fini (25), Casini (21), Di Pietro (18) e Bossi, che si ferma a quota 12. Veltroni ‘colleziona’ invece cinque presenze.
Ce n’e’ abbastanza, secondo Guzzetta, per lanciare l'”allarme”. “Non siamo contro nessuno ma rivolgiamo un appello, soprattutto alle forze politiche che avranno la responsabilita’ di guidare il Paese, a valutare l’effetto di questa situazione in termini di disaffezione, se non di rabbia, dell’elettorato”. Non ci si stupisca, ha osservato l’esponente del fronte referendario, se il 13 e
14 aprile “si dovra’ registrare un forte aumento dell’astensionismo e sarebbe preoccupante se questa fosse l’unica forma di contestazione da parte dei cittadini”.
“Dal giorno dopo le elezioni l’orologio referendario ricomincera’ a correre. Il tempo dato ai partiti per cercare un accordo non e’ eterno”. Vietato siglare, ha concluso Guzzetta, un’intesa solo per onore di firma. “L’accordo deve essere buono. Per questo dal 18 maggio, giorno in cui doveva svolgersi il referendum, attiveremo una sorta di vigilanza civile sulle riforme istituzionali”.

Cauta apertura dell’Udc ai gay. Cesa: "Non caccerei mai un gay dall’Udc".

No a ricandidatura Mele, è storia chiusa.
(Apcom) “Non caccerei mai un gay dall’Udc, assolutamente. Noi siamo rispettosi della persona in quanto tale, siamo rispettosi della diversità. Naturalmente, su alcune questioni concrete, abbiamo le nostre idee: quando, ad esempio, parliamo di riconoscimenti alle coppie gay, noi diciamo no perché le famiglie tradizionali per noi hanno la precedenza”. Lo ha dichiarato Lorenzo Cesa, Segretario nazionale dell’Udc, in un’intervista a Radio Monte Carlo.

Il segretario centrista ha poi assicurato che l’Udc non ricandiderà Cosimo Mele, il deputato centrista che aveva trascorso una notte in una suite dell’hotel Flora in via Veneto a Roma con una donna poi ricoverata in ospedale per un malore a causa del consumo di droga. “Per noi la vicenda è una storia chiusa”, ha detto Cesa.

I figli di Sandra e Clemente (Mastella).

Storia di un giornale di partito e di una “bella famiglia come le altre”, raccontata dal Direttore del Corriere d’Italia, Mauro Montanari.

(Mauro Montanari-Corriere d’Italia/News ITALIA PRESS) Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo hanno due figli, Elio e Pellegrino. Pellegrino è sposato a sua volta con Alessia Camilleri.

Una bella famiglia come le altre, ma con qualcosa in più.
Per sapere cosa, partiamo dal partito di Clemente che, come i più informati sanno, si chiama Udeur. L’Udeur, in quanto partito votato dall’1,4% degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro pubblico.
Si chiama “Il Campanile”, con sede a Roma, in Largo Arenula 34. Il giornale tira circa cinquemila copie, ne distribuisce 1.500, che in realtà vanno quasi sempre buttate. Lo testimoniano al collega Marco Lillo dell’Espresso, che ha fatto un’inchiesta specifica, sia un edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal parlamento, sia un’altro nei pressi di Largo Arenula. Dice ad esempio il primo: “Da anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho mai venduta una, vanno tutte nella spazzatura!”.
A che serve allora -direte voi- un giorna-le come quello? Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa.
Ogni anno Il Campanile incassa un milione e 331mila euro
E che farà di tutti quei soldi, che una persona normale non vede in una vita in-tera di lavoro? insisterete ancora voi. Che fara? Anzitutto l’editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con un giornalista di grido, un giornalista con le palle, uno di quelli capace di dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista, insomma. E così ha fatto.
Un contratto da 40mila euro all’anno. Sapete con chi? Con Mastella Clemente, iscritto regolarmente all’Ordine dei Giornalisti, opinionista e anche segretario del partito. Ma è sempre lui, penserete. Che c’entra? Se è bravo… non vogliamo mica fare discriminazioni antidemocratiche. Ma andiamo avanti.
Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente.

Quindi sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi.
Infatti Il Campanile ha speso, nel 2005, 98mila euro per viaggi aerei e trasferte. Hanno volato soprattutto Sandra Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino Mastella, nell’ordine. Tra l’altro, Elio Mastella è appassionato di voli. Era quello che fu beccato mentre volava su un aereo di Stato al gran premio di Formula Uno di Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di amico del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli. Ed Elio Mastella, che ci faceva sull’aereo di Stato? L’esperto di pubbliche relazioni di Rutelli, quello ci faceva!
Quindi, tornando al giornale. Le destinazioni. Dove andranno a fare il loro lavoro i collaboratori de Il Campanile? Gli ultimi biglietti d’aereo (con allegato soggiorno) l’editore li ha finanziati per Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che andavano a raggiungere papà e mamma a Cortina, alla festa sulla neve dell’Udeur. Siamo nell’aprile del 2006.

Da allora -assicura l’editore- non ci sono più stati viaggi a carico del giornale.
Forse anche perché è cominciata la curiosità del magistrato Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, il quale, con le inchieste Poseidon e Why Not, si avvicinava ai conti de Il Campanile.
Ve lo ricordate il magistrato De Magistris? Quello a cui il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei controlli, uno ogni settimana, fino a togliergli l’inchiesta? Ve lo ricordate? Bene, proprio lui! Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine.
Infatti Il Campanile ha speso 141mila euro per rappresentanza e 22 mila euro per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti.
Gli ordini sono andati tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del Casale, aziende di Summonte, il paese dei cognati del ministro: Antonietta Lonardo (sorella di Sandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale Giuditta.

Ma torniamo un attimo agli spostamenti.
La Porsche Cayenne (4000 di cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per duemila euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un metalmeccanico. Sapete dove?
Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a Benevento, che sta proprio dietro l’angolo della villa del Ministro, quella con il parco intorno e con la piscina a forma di cozza. E sapete a chi va il conto?
Al giornale Il Campanile, che sta a Roma. Miracoli dell’ubiquità.
La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede del giornale.
A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario, l’Inail, e a quanto è stata affittata all’editore, Clemente Mastella.
Chi l’ha comprata, chiedete? Due giovani immobiliaristi d’assalto: Pellegrino ed Elio Mastella.

Mastella, Casini, Bertinotti, Ferrara, Veltroni, Berlusconi. La settimana politica secondo La7.

I servizi del tg con un sommario degli avvenimenti politico-elettorali della settimana.

ELEZIONI, L’UDEUR CORRERÀ DA SOLA.
Lo ha annunciato Mastella al termine dell’ufficio politico del partito.
L’Udeur si presentera da sola alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile. Lo ha annunciato il segretario Clemente Mastella, al termine della riunione dell’ufficio politico del partito. “L’Udeur andra da solo, c’è spazio al centro”, ha fatto sapere in conferenza stampa.” Vogliamo correre da soli, ma non in solitudine: vogliamo con noi i cattolici inquieti rispetto alla normalizzazione che si sta tentando di fare della politica”ha affermato il leader dell’Udeur

A CASINI L’ULTIMA PAROLA: DOMANI DECIDERA’ SE L’UDC CORRERA’ DA SOLA.
La condizione irrinunciabile per i centristi è il mantenimento del simbolo.
Giornata decisiva domani per definire la scacchiera delle alleanze nel centrodestra. Pier Ferdinando Casini scioglierà infatti la riserva sulla possibilità che l’Udc decida di correre in solitudine alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile. L’intesa con il Pdl è però ancora sul tavolo : Casini ha detto che nelle prossime ore sentirà Berlusconi. La condizione per i centristi è sempre la stessa: il mantenimento del simbolo, considerato irrinunciabile. “La nostra preferenza è per un accordo con il centrodestra- ha dichiarato Casini – Se si potrà fare bene, altrimenti – la nostra decisione è quella di andare da soli”. Una cosa è certa, se il centrodestra non avrà la maggioranza l’Udc non è disponibile ad alleanze dopo il voto, definite da Casini “una cosa che sta tra il grottesco e il ridicolo”. Ha invece sciolto i dubbi l’Udeur di Mastella, che al termine del consiglio politico del partiti fa sapere che correrà da solo e parla di una “umiliazione” dei cattolici in politica e di “un’intesa molto forte tra Berlusconi e Veltroni nella direzione di una normalizzazione della vita politica”.

ABORTO, PRIVACY: ACCERTAMENTI SUL CASO DI NAPOLI. LITE FERRARA -PANNELLA.
Sull’interruzione di gravidanza scontro tra Giuliano Ferrara e Marco Pannella per un mancato confronto televisivo.
Il Garante per la privacy ha avviato accertamenti sul caso verificatosi al Policlinico “Federico II” di Napoli, dove tre giorni fa la polizia ha fatto irruzione in seguito a una segnalazione anonima, rivelatasi falsa, che denunciava un aborto illegale. Gli agenti avevano eseguito sequestri di materiale clinico e interrogatori, ma l’aborto terapeutico era regolare. Oggi l’Authority ha chiesto alla Questura di Napoli, alla Procura e all’Azienda ospedaliera informazioni sul caso per valutare eventuali violazioni della privacy, ma anche per “verificare il quadro delle misure organizzative e tecniche adottate per assicurare la tutela dei diritti delle persone ricoverate per interventi relativi all’interruzione volontaria della gravidanza”. Intanto infuria la polemica sull’aborto. Oggi a tenere banco è la lite tra Giuliano Ferrara e Marco Pannella. Ferrara, fondatore di una lista anti-abortista, ha rifiutato di presentarsi in un studio televisivo per confrontarsi in diretta con il leader radicale sul tema dell’interruzione di gravidanza. Pannella ha dato in escandescenze in diretta tv polemizzando sull’assenza di Ferrara.

VELTRONI: “SE VINCERÒ PIÙ AIUTI AI PRECARI E ALLE FAMIGLIE”.
Il leader del Pd ha presentato alcune delle sue idee elettorali a Porta a Porta. “No alle larghe intese”.
Giornata intensa quella di ieri per Walter Veltroni. Il segretario del Pd si è dimesso da sindaco di Roma, ha trovato l’accordo elettorale con Antonio di Pietro sull’alleanza con l’talia dei valori e infine ha presentato le due idee programmatiche alla “terza camera” del Parlamento: il salotto di Bruno Vespa. Qui, Veltroni sgombra subito il campo dalle ipotesi di inciucio: (niente larghe intese…)

Il leader del Pd però invita Silvio Berlusconi a cambiare “insieme” e prima del voto i regolamenti parlamentari. Poi alcuni dei punti che presenterà sabato all’Assemblea costituente del partito. Innanzitutto la questione salariale: se vinceremo le elezioni – spiega Veltroni – stabiliremo “un compenso minimo legale” di circa 1.000 euro al mese anche per i lavoratori atipici. E poi ci sarà il “sostegno alla famiglia e alla natalità” con una “detrazione fiscale per ogni figlio di circa 2.500 euro”.

ECCO IL SIMBOLO DELLA COSA ROSSA.
Niente falce e martello per la Sinistra Arcobaleno.
Rifondazione Comunista, i Verdi, i Comunisti italiani e Sinistra Democratica. Fausto Bertinotti, che ha escluso una sua candidatura come capolista in tutte le circoscrizioni, ha detto che l’obiettivo della sinistra deve essere l’unità per rompere il duopolio PD-PDL. “Ognuno la porta con sè” è stata la risposta di Bertinotti ai cronisti che gli chiedevano dell’assenza della falce e martello dal simbolo della Sinistra Arcobaleno che, ha proseguito il presidente della Camera, punterà alla doppia cifra alle elezioni politche di aprile.

LA STRATEGIA DELLE ALLEANZE IN VISTA DELLE ELEZIONI.
Berlusconi ha invitato Casini ad abbandonare il proprio simbolo. Veltroni ha incontrato i radicali e Di Pietro.
Quella di oggi è una giornata cruciale per le alleanze in vista delle elezioni del 13 e 14 aprile, date in cui si andrà alle urne anche per le amministrative. Nel centrodestra, Silvio Berlusconi ha infatti invitato l’Udc ad abbandonare il proprio simbolo. Il leader del Popolo delle libertà Berlusconi ha rivolto il suo appello al leader dell’Udc chiedendogli di fare a meno di un simbolo – ha detto il cavaliere – che non ha una storia come quella dello scudocrociato. Pronta la risposta di Casini: “Sì alle unioni, no alle annessioni”. Sul fronte opposto, Walter Veltroni, che stamane lascerà il Campidoglio, è chiamato a sciogliere il nodo dell’intesa con l’Italia dei Valori. In tarda mattinata il segretario del Pd Veltroni incontrerà l’ex pm Antonio Di Pietro. Se questo matrimonio si può fare, difficile appare l’intesa invece con i radicali che sono gia arrivati al loft del Pd di piazza Sant’Anastasia.

Un nuovo strumento per capire una politica dalle mille facce. Nasce "Il voto gay".

Un nuovo strumento che ci permetta di capire le mille sfaccettature, sfumature e insidie di quei politici che chiedono il voto gay. E’ con questa precisa missione che abbiamo deciso di mettere online un nuovo supporto web: Il voto gay.

Un blog che di giorno in giorno cercherà di tenervi informati sulla politica rivolta ai gay ed all’intero universo Lgbt del nostro paese dalle segreterie dei vari partiti politici, per accattivarsi un voto che potrebbe risultare particolarmente pesante e decisivo per la creazione di una nuova maggioranza governativa.

Così come cercherà di tenervi informati su ciò che faranno le organizzazioni di un litigioso movimento Glbt italiano che si distingue in modo particolare per le sue assenze dalle più importanti scelte non solo politiche ma anche civili e sociali del nostro paese.

Altrettanto pesante e decisiva potrebbe anche rivelarsi la protesta dei gay con l’annullamento della scheda, con un segno o una scritta che possa individuare il voto di protesta del mondoGlbt ed un efficace mezzo per contarci e far capire ai politici che contiamo.

Oguno esprime un numero, a destra come a sinistra ma nessuno è realmente in grado di sapere a quanto ammonta il voto gay, questa potrebbe essere l’occasione per contarci realmente.

Il comunicato politico numero uno di Beppe Grillo.

(Beppe Grillo)La democrazia può partire solo dal basso. Il nuovo Rinascimento avrà origine nei Comuni. Le liste civiche devono organizzarsi per le elezioni amministrative del 13 aprile 2008. Il blog sosterrà le liste civiche. Beppe Grillo sarà presente nelle città che presenteranno una lista civica. Le elezioni politiche di aprile sono contro la Costituzione. Il cittadino non può scegliere i propri rappresentanti. I concessionari dello Stato non devono fare politica. I referendum non possono essere cancellati. I referendum non possono essere rinviati. Il risultato delle prossime elezioni è nullo. L’informazione è nelle mani dei gruppi economici e dei partiti. La monnezza è di Stato. Beppe Grillo parteciperà al Monnezza Day a Napoli il 23 febbraio insieme a esperti e medici per il rilancio della raccolta differenziata e per la salute dei cittadini. L’informazione è deviata. Beppe Grillo depositerà tre proposte di referendum alla Corte di Cassazione in febbraio. Abolizione dell’ordine dei giornalisti. Abolizione del finanziamento pubblico all’editoria. Abolizione del Testo Unico sul sistema radiotelevisivo che prostituisce l’informazione agli interessi dei partiti e di Mediaset. Il 25 aprile si voteranno i referendum in tutte le piazze d’Italia. Le proposte di legge popolari per un Parlamento Pulito depositate al Senato sono state ignorate dai nostri dipendenti. Fuori i condannati. Due mandati. Votazione diretta del candidato. Hanno firmato 350.000 italiani. Firme certificate da pubblici ufficiali e dai Comuni di residenza. Mai avvenuto in Italia in un solo giorno. Un lavoro di mesi di migliaia di persone. I partiti hanno occupato la democrazia. I parlamentari non sono eletti, ma nominati. Per essere nominati basta pagare. Un milione di euro un deputato. Tre milioni di euro un senatore. Il conflitto di interessi è un conflitto con il Paese.
Per un nuovo Rinascimento. V-day 25 aprile.

"Italia rialzati!". Al meeting del Circolo della Libertà forte attacco di Berlusconi ai "partitini".

Berlusconi: ”I voti fuori da Pdl e Pd sono inutili e dannosi”.

“Devono sapere i cittadini che i voti dati fuori dal bipolarismo (Pdl e Pd) sono voti inutili, sprecati, anzi pericolosi”. Cosi’ Silvio Berlusconi durante il suo intervento al meeting del Circolo della Libertà, in corso a Milano. Berlusconi si è rivolto agli elettori affinché non “sprechino” il loro voto alle prossime elezioni e ha spiegato se votare “al di fuori di questi due pilastri” a favore di piccoli partiti é addirittura pericoloso “perché in questo modo gli daranno forza di ostacolare i progetti”.
Grazie Mastella – Il Cavaliere sottolinea che “il frazionamento della politica é un male” e ha sottolineato che “la grande novità delle prossime elezioni non è la divisione nella sinistra e il Pd ma il grande schieramento del popolo della libertà. Un obiettivo che inseguivo da sempre”. “Siamo riconoscenti a Mastella per la caduta del governo Prodi”, ha aggiunto il Cavaliere, “senza Mastella Prodi sarebbe ancora al governo, la riconoscenza è uno dei valori che abbiamo anche in politica”. “Ieri sera con grande senso di responsabilità Bossi mi ha detto che presenterà il suo simbolo solo dove la Lega ha numeri alti, quindi al nord”, ha detto ancora l’ex premier.

Gli auguri al Pd – Il leader di Forza Italia fa gli auguri al Partito democratico, sperando che anche in Italia nasca una sinistra “democratica ed europea”. “Finalmente una sinistra cosiddetta moderata e riformista comincia a capire – ha detto Berlusconi – speriamo che la loro decisione di presentarsi da soli alle elezioni sia una decisione storica destinata a durare nel tempo, non solo una strategia elettorale, magari con il ripensamento di riunirsi con la sinistra subito dopo le elezioni. Speriamo che nasca finalmente un partito veramente democratico e veramente europeo. Auguri”.

Decisione giusta – Secondo Berlusconi comunque la decisione del Pd di presentarsi da soli alle elezioni era “necessaria e indispensabile. Non potevano fare altrimenti, dopo il fallimento del governo non potevano presentarsi insieme alla sinistra. E’ una decisione che avviene con molto ritardo, considerando che in Inghilterra i laburisti lo hanno fatto negli anni Trenta, i socialdemocratici tedeschi nel dopoguerra”.
L’incontro con Bossi – Il Cavaliere ha anche parlato del suo incontro con Umberto Bossi tessendo le lodi del leader del Carroccio: “Ho fatto notte con la Lega e con Bossi e ho constatato la sua lealtà, il suo grande senso di responsabilità. Bossi mi ha annunciato che presenterà il suo simbolo solo laddove la Lega esiste con numeri alti, cioè nel Nord Italia e non nel Centro e nel Sud e questo – sottolinea il Cavaliere – è un atto di grande lealtà e di grande responsabilità”.

La stoccata all’Udc – Una stoccata indiretta all’Udc che però apre a Berlusconi. “Sono disponibile a ogni dialogo purché avvenga nella chiarezza e nella serietà”, afferma Pier Ferdinando Casini . ”L’importante – insiste il leader dell’Udc – è che gli italiani sappiano che io lavoro per unire i moderati, non per dividere. Al termine di questa vicenda, ciascuno si dovrà assumere le proprie responsabilità. Sia ben chiaro che per me l’alleanza di centrodestra è la prima opzione che ho davanti”.
La risposta di Casini – Per il leader dell’Udc “è il momento della responsabilità e non ho nessuna intenzione di alimentare polemiche che dividono i moderati. L’avversario – rimarca Casini – rimane Veltroni e magari Bertinotti”. “Noi – insiste – non polemizziamo con Berlusconi, ma siamo impegnati a polemizzare con Veltroni e con un Pd che presenta un bilancio fallimentare di questa legislatura. Ci auguriamo che i moderati si presentino uniti e, se non sarà possibile, la scelta sarà comunque quella di rappresentare gli elettori moderati nelle urne. C’è bisogno di serietà, alla gente – avverte ancora Casini – non interessano le polemiche, ma un progetto per il futuro del Paese”.

Il servizio si Sky Tg24.