New York, studente trans minacciato di espulsione, per protesta i compagni si travestono.

(La Repubblica) Micheal Loscalzo (a destra nella foto), studente di 17 anni della Brewster High School, a New York, ha annunciato il suo desiderio di diventare una donna e ha iniziato a vestirsi come una ragazza. Per questo è stato preso in giro e aggredito. I suoi compagni di scuola hanno deciso allora di dare un segno di solidarietà e si sono presentati a scuola i ragazzi con gonna e parrucca, le ragazze in abiti da uomo. Un gesto per protestare contro chi ha deriso e insultato Michael perché vuole cambiare sesso e contro i dirigenti scolastici che lo hanno minacciato di sospensione perché si veste da donna.

Tutte le altre foto.

Esami pagati in natura o con mazzette. Studentesse pronte a tutto. 110 sesso e lode.

E un dossier segreto rivela come una cupola con docenti e politici si spartiva cattedre e concorsi nell’ateneo di Bari.

(L’Espresso) È un «mosaico, una tessera che va ad incastrarsi con l’altra, perché là non esiste una persona indipendente… tutti quanti fanno parte di un ingranaggio perverso, tutti! Voglio essere molto buono, il 30 per cento delle persone che si sono laureate nell’ultimo decennio non sarebbero più laureate». Ecco che cos’è stata per anni l’Università di Bari (nella foto), e in particolare la facoltà di Economia, secondo Massimo Del Vecchio, 46 anni, professore o, meglio, “cultore della materia” a Matematica.
Per la Procura di Bari Del Vecchio è la tesserina magica nel sistema della compravendita degli esami universitari. Una rete organizzata a cellule: gli studenti avvicinano i bidelli, i bidelli avvicinano chi di dovere e l’esame si supera. C’è un tariffario, si arriva fino a 2 mila euro. Ci sono i filmati che dimostrano i passaggi di denaro da una mano all’altra, due mazzette prese in flagrante. Ci sono anche le intercettazioni che raccontano favori sessuali. Centinaia di pagine che hanno spinto il sostituto procuratore Francesca Pirrelli a chiedere e ottenere l’arresto di sei persone: due dipendenti dell’università, due bidelli e due professori, uno dei quali è appunto Del Vecchio. Altri quattro docenti rischiano l’interdizione, compresa la presidente del corso di laurea. El’inchiesta potrebbe presto allargarsi ancora. Da qualche giorno, sotto gli occhi del comandante provinciale dei carabinieri, Gianfranco Cavallo, c’è un particolare in più.

La tessera che chiuderebbe il mosaico: al momento dell’arresto a casa di Del Vecchio sono state trovate una dozzina di pagine, scritte in corsivo, fitte di nomi e cognomi, episodi, riferimenti, intrecci, nuove rivelazioni. Un memoriale – che ora viene valutato dagli uomini del tenente Michele Cataneo – che svelerebbe tutti i segreti della facoltà e dell’università, dove una cupola gestirebbe le elezioni del preside, del rettore e i concorsi universitari. Ci sono nomi di alcuni tra i più noti professori della città e quello di un parlamentare del Pdl. Appunti che non sorprendono, perché confermano il quadro delle registrazioni telefoniche. Nelle quali Del Vecchio spiegava: «Qui ci sono tre-quattro famiglie importanti: non è che loro determinano soltanto il nuovo preside, ma determinano chi si deve mettere alle cattedre. Perché al preside dicono: “Noi abbiamo la possibilità di farti preside, però dopo che ti abbiamo fatto preside tu…”. Alla prossima tornata sono ancora più forte di prima e dirò a un altro preside: “Vedi che se non vengo io, tu non vieni nominato”. Allora tu verrai da me e mi dirai: “Cosa vuoi da me?”. Due parenti falli entrare… Così il mio potere aumenterà sempre». Al professore i carabinieri hanno sequestrato «copioso materiale cartaceo» con numeri di telefono «abbinati a giovani donne», nonché «voluminoso dossier fotografico dall’esplicito contenuto erotico, ritraente giovani donne, molte delle quali verosimilmente studentesse ». Il docente era proprio al telefono con una studentessa, il 12 aprile 2006.
Del Vecchio: «Tu, ti devi aprire, ti devi aprire proprio… perché se ti apri a metà poi… ti metti in una situazione di tranquillità locale, perché se vedo che tu anziché aprirti ti copri, mi copro anche io… Se non ti sbottoni… io non ti posso fare niente».

Studentessa: «Professore, se lei mi dice ho la soluzione al tuo problema, io domani stesso sto qua… Io, professore, le sto dimi viene in mente».

Del Vecchio: «Io non intendevo sbottonati in senso figurato, io intendo in un altro senso…».

Studentessa
: «Io, professore domani le porto i soldi». Del Vecchio: «Non intendevo nemmeno in senso economico… Va bè andiamo avanti».
Secondo Del Vecchio però il baratto sessuale non è un’abitudine isolata alla facoltà di Economia e Commercio. Lo fanno i professori ma anche i bidelli. Parla per cognizione di causa perché in tanti si rivolgevano poi a lui per fare superare l’esame di matematica. Così racconta a un amico.

Del Vecchio: «Nicola (ndr, un bidello) si è fatto le studentesse greche in facoltà nell’Aula magna».

Amico: «Davvero?».

Del Vecchio: «Sì, nell’aula magna dove si riuniscono per decidere… là non ci sono nemmeno le finestre, capito?… Una ragazza di Bitonto era stata con Nicola che voleva alcuni giochetti… orali. Questa si è rifiutata e ha detto, giochiamo in questo modo… Io l’ho saputo perché questa doveva fare matematica, Nicola su matematica non poteva fare niente».

Amico: «Era cosa vostra».
Anche l’11 gennaio 2006 Del Vecchio parla con una studentessa. E allude – scrivono i carabinieri – a «rapporti sessuali intrattenuti tra studentesse, docenti e addetti alle aule allo scopo di superare gli esami».

Del Vecchio: «Tu, non ti devi spaventare, perché certe cose esistono a Bari… Io te lo dico sapendo che sei una persona che rimane qua…». E indica i nomi di alcuni docenti, non indagati. Poi prosegue: «Lui se li porta in quell’albergo; proprio ti posso dire anche il numero della stanza dove va, perché là è amico del proprietario… Una volta fu sgamato dalla moglie, si separarono pure… Poi si fanno anche i bidelli le ragazze. I bidelli non belli, quelli proprio che una dice: “Madonna, neanche se stessi in punto di morte…”».
Il 21 gennaio, invece, sempre Del Vecchio «illustra alla candidata le modalità di superamento dell’esame di inglese mediante il versamento di una mazzetta di 1.500 euro ». Ma come al solito il discorso cade anche sul sesso:

Del Vecchio: «Se puoi essere interessata dopo all’inglese, l’altro te lo posso far fare con molto poco… Per tutte e due le lingue… 1.500 euro». Poi ride. E spiega come funziona nelle altre facoltà.

Del Vecchio: «A Giurisprudenza non solo si comprano, ma bisogna vedere anche con quale metodo si comprano: se in euro o in natura. Io là conosco ragazze che si vendono proprio. Oh Dio, stanno anche a Economia… Hanno una storia con il professore che fa diritto ed è una storia che si chiude dopo la verbalizzazione sul libretto, poi hanno una storia con quell’altro… Ti dico che sono molto belle queste si vogliono solo… divertire. Cose che succedono anche da noi ma a Giurisprudenza, succede ancora di più perché il numero di cultori della materia è maggiore…».
La ragazza non sembra stupirsi. Laconica infatti commenta: «Sì, è logico». Accanto alla compravendita degli esami c’è quella delle tesi. C’è il caso per esempio di «una tesi procurata da Vincenzo Milillo (il bidello al centro dell’inchiesta, ndr) e approntata dal docente Giorgio Cusatelli», in cambio di un assegno da 2.500 euro. «Il professore – si rassicurano al telefono gli indagati – ha detto che se la vedeva tutta lui… Nicola si deve mettere d’accordo con il professore… Si segnasse tutto quello che gli dice, è il professore che sta dirigendo tutto… La tesi si fa allo scanner, non c’è bisogno di scriverla due volte. Viene nel computer, già. Si va sopra e si cambiano solo le frasi dove ha cambiato quello… e se no dobbiamo scrivere tutto di nuovo. E che siamo, fessi?». No, fessi no. Ma almeno riconoscenti: «Avevo appuntamento con il professor Cusatelli gli ho portato il vino, dieci litri di vino proprio buono».

Nell’inchiesta emerge poi una fitta rete di raccomandazioni su alcuni esami, al centro della quale si troverebbe il professore ordinario di Diritto del Lavoro, Antonio De Feo. Presidente del Circolo tennis, De Feo è un uomo di fiducia del parlamentare della Cdl ed ex governatore pugliese, Raffaele Fitto: il docente anni fa è stato arrestato con l’accusa di aver favorito un amico e parente dell’onorevole nella vendita di una società di cui era curatore fallimentare.
Fitto viene più volte nominato da De Feo anche in questa inchiesta. Il professore si premura per esempio con la sua segretaria di preparare «una cartellina dei raccomandati… perché poi farò una lettera se appoggiano Fitto». Il 15 febbraio del 2005 lo chiama invece il capo di gabinetto dell’allora governatore pugliese, Mario De Donatis che gli aveva chiesto una raccomandazione per una studentessa.

De Donatis: «L’ha fatta?».

De Feo: «Già fatta… già fatta…».

De Donatis: «Quanto?».

De Feo: «Io mi scrivo tutti ricordati…».

De Donatis: «Dammi un giorno del mese… ».

De Feo: «Un giorno del mese vuoi tu… (ride)… Aspetta, aspetta un attimo, sto facendomi dare il verbale…. Giorno trenta!».

Milano. Al liceo Parini una inchiesta fra gli studenti rivela che uno su dieci ha avuto esperienze omosessuali.

Questionario fra 200 alunni sul modello della storica indagine sul sesso: “Oggi come allora abbiamo voluto rompere un tabù”.
(Franco Vanni – La Repubblica, edizione di Milano) Stavolta non sarà scandalo, ma sicuramente l´operazione farà discutere. Al Parini torna “La Zanzara”. A 42 anni dall´inchiesta choc in cui le ragazze del liceo parlavano del loro rapporto con il sesso, i pariniani fanno rinascere lo storico giornaletto. E stavolta l´indagine tra gli studenti è sull´omosessualità.

«Oggi come allora abbiamo voluto rompere un tabù – spiega Alfredo Manfredini Bohm, 19 anni, uno degli autori – riproporre le domande ingenue del 1966 sarebbe stato anacronistico: che la maggior parte delle ragazze dispongano della loro sessualità oggi è un dato di fatto. Per i gay è diverso». Protetti dall´anonimato del quiz, quasi 10 pariniani su cento dichiarano di avere avuto un´esperienza omosessuale, e 14 non escludono di poterne avere in futuro. Leggendo le risposte alle 18 domande del questionario, distribuito in 10 classi campione, emerge che gli studenti sono favorevoli al riconoscimento delle unioni di fatto fra gay (il 75%), e all´uguaglianza, da un punto di vista dei diritti, fra omo ed eterosessuali (oltre il 90%). «Sono dati che non ci stupiscono – dice Giovanni Parmeggiani, 19 anni, anche lui fra gli autori – l´omosessualità esiste a scuola come ovunque. Fa piacere sapere che è vissuta come una cosa normale, anche se una minoranza vede ancora il gay come un diverso». Per una decina dei 200 ragazzi intervistati, infatti, l´omosessuale è “un malato da curare”, oppure “un deviato”.

Il numero commemorativo della Zanzara sarà presentato alle 18 del 27 maggio nell´aula magna del Parini, alla presenza degli studenti della classe terza B del 1966, cuore della storica redazione del giornaletto che scatenò una vera e propria repressione. Sarà un´edizione double face di otto pagine: da una parte, in versione anastatica, l´inchiesta di 42 anni fa “Che cosa pensano le ragazze d´oggi” che ai redattori costò un processo per corruzione di minorenni a mezzo stampa. Dall´altra, l´indagine fatta oggi. Le pagine centrali presenteranno il progetto “East Parini School”, raccolta di fondi per la costruzione di una scuola in India, promossa dall´associazione ex pariniani di cui fa parte anche Milly Moratti. Il giornaletto sarà regalato a tutti gli 800 ragazzi iscritti al Parini e ai 2mila ex studenti invitati per lettera alla presentazione.

Per Marco De Poli, direttore della Zanzara nel 1966, oggi 59enne, «l´inchiesta dimostra come la liberazione sessuale nella società ci sia stata. Voglio pensare che sia una conseguenza delle battaglie del Sessantotto, che la Zanzara aveva anticipato».

Anche il preside Carlo Pedretti si dice soddisfatto: «È una tradizione che continua – dice – mi auguro che la nuova Zanzara continui negli anni e raggiunga i livelli qualitativi del giornaletto storico». Quanto alla scelta dell´argomento, il preside commenta: «Di omosessualità si parla già molto, considerarlo un tabù è esagerato. Comunque, se questa è la scelta dei ragazzi è giusto sostenerla».

E ai ragazzi del Parini arrivano anche i complimenti del presidente di Arcygay. Aurelio Mancuso esulta: «L´inchiesta dimostra la maturità degli studenti del Parini. I dati emersi dimostrano che i giovani sono pronti ai cambiamenti necessari in questo Paese da un punto di vista dei diritti. E il fatto che uno studente su dieci dichiari di avere avuto esperienze omosessuali è in linea con i dati internazionali. Milano si conferma come una delle città più accoglienti verso i gay in Italia».

La vicenda del prof accusato di masturbarsi in classe. "Non ci sono elementi per una sospensione"

Il liceo King a luci rosse, Massara bacchetta il preside.
(Giuseppe Filetto – La Repubblica, edizione di Genova) «Al momento non ci sono elementi per potere avviare una sospensione cautelativa del professore – dichiara Attilio Massara – ma ci sono ragioni per ritenere che le dichiarazioni del preside del King sono state quantomeno poco opportune: un capo di istituto non si comporta così». Sono accuse al vetriolo quelle tra il direttore scolastico regionale e Renato Dellepiane. Ieri Massara non ha usato mezze misure contro il preside che negli scorsi giorni ha chiesto il suo intervento nella vicenda della studentessa che ha denunciato il professore di matematica. Stando a quando sostiene la ragazza, il docente si sarebbe masturbato in un´aula dell´istituto.
Il preside sulle pagine dei giornali ha lamentato la scarsa presenza dell´amministrazione scolastica, l´intervento poco tempestivo: soprattutto in passato, quando sono state chieste diverse ispezioni sul comportamento dell´insegnante. «Mi è dispiaciuto molto apprendere ciò – dice Attilio Massara – un capo di istituto non parla in questi termini: prima di prendere delle posizioni così marcate e di dire che dormivamo, sarebbe stato giusto prima informarsi, invece che andare in gita in Francia».
Il giorno in cui la studentessa di quarta ha denunciato il professore, Dellepiane si trovava a Saint Malo, accompagnava in gita i suoi alunni, e da lì, però, ha seguito le vicenda attraverso la vice preside Lidia Lowenberger, non facendo mancare le informazioni. «Più volte ho chiesto provvedimenti nei confronti del docente – ha ripetuto il preside – ma non siamo stati ascoltati».
Il professore per ora rimane al suo posto, mentre la vicenda sembra ormai incanalata nello scambio di accuse tra la presidenza della scuola e la direzione regionale. Per il resto Massara attende le relazioni ufficiali dell´ispettore Agostino Pittaluga. «Le ho però lette di sfuggita e non mi sembra che contengano elementi tali da poter adottare provvedimenti nei confronti del docente – spiega il direttore -: siamo in presenza delle dichiarazioni della studentessa contro quelle dell´insegnante». Poco o nulla dal punto di vista amministrativo, anche se Massara annuncia che manderà tutti gli atti alla Procura della Repubblica. D´altra parte la famiglia della ragazza (il papà è un noto docente universitario) ha già dato mandato all´avvocato Guido Colella di farsi difendere.
La studentessa continua a ripetere di non essersi sbagliata, di avere visto il professore con i pantaloni abbassati, intento a fare cose inequivocabili mentre guardava le ragazze che facevano ginnastica nella palestra di fronte. Lui, però, nega: «Una calunnia, una calunnia pazzesca. È la vendetta di una allieva perché lo scorso anno le ho dato il debito di fisica». Dice di essersi già rivolto alla polizia per denunciare la diffamazione, mentre al liceo King gli studenti ripetono che «quell´insegnante ha una doppia personalità». «Un docente che in passato ha dato più di un problema», ribadisce lo stesso preside Dellepiane.

Professore sorpreso da una studentessa con i pantaloni abbassati a masturbarsi a scuola.

(Il Secolo XIX) Un professore di matematica e fisica è stato sorpreso da un’ alunna mentre, con i pantaloni abbassati, si stava masturbando. Il giorno dopo, martedi, il docente avrebbe minacciato i ragazzi nel caso avessero parlato ma la risposta delle famiglie non si è fatta attendere: un gruppo di loro ha sporto denuncia in Questura ed il docente è stato allontanato temporaneamente dalla scuola. Ora è in subbuglio il liceo scientifico-classico King di Sturla dove lunedi nell’ora di pranzo è avvenuto l’incredibile episodio. È sconcertato il preside Renato Delle Piane, raggiunto telefonicamente in Francia dove, con i suoi studenti, sta festeggiando un gemellaggio con un liceo di Saint Malo. Sconcertato ma non sorpreso. Dichiara: «Sono mesi, anni che questo docente, che ha 62 anni ed è sposato, crea problemi con i suoi comportamenti e nonostante abbia sollecitato spesso il Provveditorato chiedendo una ispezione, non mi è stata mai mandata, perché, dicono i dirigenti, non ci sono a disposizione ispettori esperti di matematica e fisica. Ma cosa c’entra mai?
Quel professore non mi creava certo problemi didattici… ma ben altri. Un duro, un razzista, un uomo spesso con atteggiamenti estremi. Contro di lui ho decine di lettere delle famiglie. Un dossier composto negli anni…». Dunque i fatti. Una studentessa lunedi scorso, a lezioni concluse, ritorna in classe perché si era scordata un libro e trova il docente con i pantaloni abbassati che si masturba.

Esce correndo dalla classe e si rifugia a casa dove a quel che sembra non avrebbe immediatamente raccontato ai genitori il pesante turbamento.
Ma avendo confidato ad un bidello lo sgradevole incontro, il giorno dopo è stata chiamata in presidenza. «Il docente ha negato, ha detto alla mia vicepreside che stava mangiando un panino, ma la testimone è un’alunna molto seria e molto attendibile», riferisce Delle Piane. Sta di fatto che il giorno dopo, martedi, non solo l’insegnante avrebbe minacciato i ragazzi dicendo, sembra in presenza di un’altra insegnante, che se avessero parlato avrebbero dovuto «subirne le conseguenze», ma secondo quel che è stato riferito a Renato Delle Piane avrebbe anche obbligato due studenti a camminare carponi. «Per dimostrare che egli era ben più potente di loro e poteva fare di loro quel che voleva…», aggiunge il preside

Sconfortato però. E si chiede se almeno in questa occasione questo insegnante, che negli anni gli ha creato problemi, fino ad arrivare all’increscioso imbarazzo di questi giorni, possa essere “fermato”. «Certo se fossimo riusciti in qualche modo a toccargli il tempo prima, forse non saremmo arrivati a questi punti», riflette Delle Piane il quale racconta che il docente era arrivato al King diversi anni fa con una cattedra di elettrotecnica, e le tensioni si erano manifestate da subito. Poi è rimasto lontano un anno dal King per ritornarvi con l’abilitazione di matematica e fisica «e quasi apertamente, quasi provocatoriamente, mi ha fatto capire che così nessuno lo avrebbe più sbattuto fuori dal mio liceo». Sono stati anni difficili secondo quel che racconta il preside con un professore “arrogante” con gli studenti e con i suoi colleghi. Relazioni aspre, ma mai situazioni incresciose come quella capitata lunedi a mezzogiorno, mai a quel che sembra molestie alle ragazze pur essendo un uomo descritto «piuttosto maschilista». Ora la vicenda è nella mani della vicepreside che sta preparando una relazione richiesta dal Provveditorato. Il docente è stato invitato a prendersi una settimana di vacanza in attesa che il Provveditorato legga la relazione e decida il da farsi. Il preside fa capire che avrebbe preferito un allontanamento immediato tuttavia spera nella giustizia ammnistrativa anche se finora lo ha fatto molto, molto aspettare. Il King è liceo scientifico e classico con diversi orientamenti: dalla musica allo sport alle scienze e biotecnologie. Gli iscritti sono oltre 1600, distribuiti nella sede centrale di via Sturla e nelle succursali di via Casotti a Nervi e in via Era.

Foto nude per eroina : una brutta storia da Padova.

(Padova bloglandia) Pur di avere la loro dose di eroina delle ragazzine minorenni di Padova sono arrivate al punto di barattare delle loro foto senza veli con i loro pusher. E’ questa l’agghiacciante storia che è emersa nelle ultime 24 ore a Padova e che riporta in primo piano la questione del disagio giovanile e della famigerata “cultura dello sballo”. Durante il week end appena trascorso le forze dell’ordine di Padova hanno arrestato dei pusher e hanno scoperto sul cellulare di uno di questi le foto di alcune ragazzine semi nude, scoprendo la terribile realtà. Foto in cambio di eroina questo il grottesco affare concordato tra le due parti.

Ma come possono delle ragazzine minorenni barattare delle loro foto nude per una dose di eroina? E’ questa l’angosciante domanda che molti si fanno. Purtroppo la stra grande maggioranza dei giovani di oggi si diverte lanciandosi in eccessi che spesso provocano gravi danni alla salute. E’ la “cultura dello sballo” che sta imperversando sui nostri giovani.

Ma allora come fare a bloccare questa emergenza giovanile? L’unico modo per evitare altre storie del genere è fare prevenzione nelle scuole, nelle attività sportive e in tutti gli ambiti possibili, al fine di far cambiare mentalità ai giovani. Non è possibile non riuscirsi a divertire se non si vomita o se non ci si fa un tiro di cocaina..

Il sesso esplode nei college Usa. Ora le riviste hard nascono qui. Alcune sono direttamente finanziate anche dalle casse dell’università.

Harvard, Yale, Ucla e Stanford alle prese con pubblicazioni senza veli. Responsabili e attori gli stessi studenti”Vogliono essere notati”. Alecia della Boston University: “Sono fiera del mio corpo. Perché non mostrarlo?”

(Sarha Ostinelli – La Repubblica) Le università americane parlano un nuovo linguaggio e, soprattutto, lo scrivono. Si sono messe a pubblicare, talvolta finanziandole, riviste pornografiche redatte e dirette dagli stessi studenti.
E’ un fenomeno nato di recente e si estende a macchia d’olio. Pubblicazioni di questo genere sono diventate un trend in crescita, quasi un business: Harvard, Yale, Boston University, Vassar, Columbia, University of Chicago, Stanford e Ucla hanno imitato Hugh Hefner e il suo Playboy.

Prestigiosi istituti noti per la loro serietà, con i loro motti ispirati allo studio e alla religione sembrano voler sovvertire le regole.

Il sesso non rappresenta più un tabù per nessuno. E adesso si mostra senza veli anche negli atenei. Tra i giornali sessuali popolati dagli studenti, si trovano quelli più dilettanteschi e quelli più audaci, quelli più ricchi e quelli che nascono e periscono col finire dei semestri scolastici. Il punto di riferimento per tutti, con tanto di ambizioni editoriali che mirano ad avere un seguito oltre le mura del college è Boink, della Boston University.
Alecia Oleyourryk, fondatrice del giornale sostiene: “Forse quello che facciamo dà sui nervi a qualcuno, ma il sesso è dappertutto e per questa generazione lo è sempre stato. Un corpo è un corpo. Io sono orgogliosa del mio corpo e non vedo perché non dovrei mostrarlo. Non mi impedirà di trovare un lavoro, non è più il tempo de ‘La lettera scarlatta’ ”.

H Bomb, finanziato direttamente dall’amministrazione di Harvard con un assegno da 2mila dollari, si è posizionato in qualità di giornale letterario su sesso e questioni sessuali e vanta di copertine dal titolo “Come ho perso la verginità”. L’unica lamentela della direttrice della rivista, Ming Vandenberg, è stata quella che avrebbe preferito se gli studenti fotografati per il suo giornale restassero anonimi ma la sua richiesta non ha avuto successo. “Vogliono che tutti sappiano, – afferma – vogliono essere notati”.

Se non mancano i critici e le donne che vedono in questo nuovo modo di fare sfruttamento e violenza, ci sono anche i difensori della causa. Le studentesse che posano in vari stadi di nudità sono ragazze della porta accanto, naturali, non siliconate o ritoccate da chirurghi di turno. Ma non sono le sole: davanti all’obiettivo posano spesso anche gli uomini.

Mentre alcuni giornali hanno voluto restare all’interno dei colleges, altri – tra cui Boink – hanno osato distribuire i loro numeri nelle edicole di Boston e di altre metropoli americane. Inoltre, a breve, uscirà Warner Books Boink, The Book, una collezione di foto e scritti erotici di studenti provenienti da tutta l’America.

Questa tendenza sembra avere un successo tale che chi rimane fuori dal giro corre ai ripari: alla Stanford University si lamentano di non avere nulla di simile a un sex magazine e che il massimo di erotismo nell’ateneo è un’innocente passerella in costume, a bordo piscina, dei ragazzi della squadra di nuoto.

Washington. Ucciso a scuola perchè gay ed effeminato. Aveva 15 anni.

A sparargli un compagno di classe, infastidito dai suoi modi effeminati. Larry, nuova icona della tolleranza. Aveva 15 anni.
La comunità omosessuale gli dedica la «giornata del silenzio».
L’allarme: secondo un sondaggio, il 64 per cento degli studenti gay subisce provocazioni verbali e fisiche.

(Paolo Valentino Veglia – Il Corriere della Sera) Sull’uniforme della scuola, pantaloni blu e camicia bianca, Larry King amava indossare stivaletti fucsia con un tacco di 9 centimetri. Portava gli orecchini, metteva rossetto e mascara, si laccava le unghie. Larry aveva 15 anni ed era gay. Non faceva nulla per nasconderlo. E poco sembrava importargli dei lazzi, delle battute e delle ingiurie, dei tovaglioli bagnati che volavano al suo passaggio nei corridoi, nelle aule o nelle toilette della E.O. Green Junior High School di Oxnard, una cittadina di 60 mila abitanti in California. Larry rispondeva a tono. Provava a mettere in imbarazzo quelli che lo insultavano, facendo battute caustiche.

Brandon McInerney, 14 anni, era tra i più accaniti nel dileggio anti-gay di Larry. Ma invece di arrabbiarsi, King gli aveva detto che lui gli piaceva. E molto. Anzi, pochi giorni prima del 14 febbraio gli aveva chiesto: «Do you want to be my Valentine? ». Il 12 febbraio, mentre Larry King lavorava al computer nel laboratorio della scuola, Brandon gli è arrivato alle spalle, ha tirato fuori una pistola e gli ha sparato un colpo alla testa. È morto due giorni dopo.

Incriminato per omicidio premeditato, con l’aggravante di aver agito spinto dalla tendenza sessuale della vittima, Brandon McInerney rischia ora l’ergastolo. Il suo delitto ha sconvolto genitori, insegnanti e studenti di tutto il Paese. Ma soprattutto ha riaperto una polemica nazionale sulla scarsa attenzione che le scuole americane dedicano al problema della tolleranza fra gli studenti, la mancanza di programmi specifici e l’assenza di regole che proibiscano esplicitamente il bullismo o l’harassement basati sull’orientamento sessuale. Quello di King non è il primo caso del genere. La memoria è subito andata a quello di Matthew Shepard, lo studente del Wyoming ucciso da due coetanei perché gay. O più indietro nel tempo, di Brandon Teena, il transessuale del Nebraska massacrato nel 1994 perché non testimoniasse al processo contro i suoi stupratori, la cui vicenda ispirò il film «Boys don’t cry».
La comunità gay è in allarme, preoccupata che il caso di Larry sia la conseguenza estrema di un fenomeno crescente ma spesso ignorato.

Un’indagine del 2005, condotta dal gruppo di auto- difesa Gay, Lesbian and Straight Education Network, ha rivelato che il 64% degli studenti e studentesse omosessuali è oggetto di provocazione verbale e fisica a scuola e che il 30% di loro ha perso almeno un giorno di lezioni nel mese precedente, preoccupati della propria incolumità. Il gruppo ha deciso di dedicare a Larry una «giornata del silenzio» il 25 aprile prossimo. «Larry non era un cittadino di seconda classe, come io non una cittadina di seconda classe», ha detto nel suo popolarissimo talk-show Ellen De Generes, comica e gay dichiarata. Secondo Carolyn Laub, direttore dello Straigh Education Network, «con sempre più studenti che riconoscono prima la loro identità sessuale, le nostre scuole devono porsi il problema di insegnare il rispetto della diversità basata sul genere e sulla tendenza sessuale, la morte di Larry deve servirci da monito».

Mentre i club per gay, lesbiche e bisessuali sono in crescita nelle scuole superiori americane, 650 soltanto in California, nelle medie il fenomeno è ancora poco conosciuto e incoraggiato, «Larry King aveva una voce straordinaria, avrebbe cantato l’inno nazionale all’apertura della stagione di baseball », ha raccontato Avery Laskey, 13 anni, un’amica dai tempi della scuola elementare. Quanto a McInerney, si sa che amava le arti marziali e si era arruolato negli Young Marines.

Sesso, studenti e case. "Offro a studentessa una stanza doppia. Per il pagamento chiedo solo prestazioni sessuali".

Annunci esplici o velati, rivolti a chi deve pagarsi gli studi. Il caso scoppia in Francia. Un’inchiesta fotografa il fenomeno italiano. “Casa gratis in cambio di sesso” in Rete il mercato degli affitti hard. Il documento di Repubblica Tv: così attirano le studentesse.

(Laura Pertici e Fabio Tonacci – La Repubblica) C’è chi scrive “cerco un aiuto domestico”. E invece vuole sesso in cambio di un tetto, una stanza. Perché desidera una ragazza che si muova per casa, che entri ogni tanto gli faccia compagnia. Una donna con la quale ridere davanti alla tv. “Offro a ragazza italiana o europea max 32 anni posto in camera doppia centro di Milano. Completamente gratis. Prestazioni saltuarie da concordare. Sono un professionista di 29 anni, sano e pulito”.

Per avere quella ragazza si va su internet, ci si affida ad una bacheca virtuale, un portale di annunci. Si spera che dall’altra parte, davanti al computer, ci sia una studentessa, magari fuori sede, senza troppi soldi. Una disponibile. E la si trova. Perché se decine e decine sono i messaggi di maschi che cercano e che ogni giorno vengono pubblicati da portali conosciuti e rispettabili, parecchie sono le risposte delle ragazze.

“Ho bisogno di mini appartamento e persona discreta con cui condividere affitto in zona centrale. Sconto in cambio di sesso”. Repubblicatv ha incontrato gli uomini che preferiscono la scorciatoia. Ha risposto ai loro inviti lanciati dai siti più comuni: Kijiji, Porta Portese, Bakeka. Da una mail è nata una telefonata. Poi un appuntamento al bar. Dopo diversi imbarazzi ecco l’appartamento, la stanza, il conteggio dei rapporti. “Quante volte al mese?”. Dipende. Davanti ad una persona in carne ed ossa, gli uomini sembrano più impacciati. Sospettosi. Il video che testimonia gli incontri (girato con telecamera nascosta) è all’indirizzo web tv. repubblica. it. Qui vi raccontiamo come è nata e cresciuta questa inchiesta.

LO STUDENTE
Marco ha un altro nome. Ma viene davvero dall’Abruzzo, studia Giurisprudenza a Roma, ha 23 anni. Lui su internet è spavaldo. Da Bakeka. it annuncia: “Offro a studentessa una stanza doppia, costo 270 euro. Per il pagamento chiedo solo prestazioni sessuali”. Rispondiamo al messaggio, ci manda una mail con il suo numero di cellulare. Telefoniamo. È mattina. Lui è a casa a studiare. “Vediamoci, così parliamo con calma”. Sì, ma quante volte, non vorrei ci fossero equivoci. “Ora non so dirti, è meglio se ci incontriamo”.

Ci troviamo in un bar sulla via Tuscolana, non lontano da Cinecittà. Marco si nasconde dietro agli occhiali neri. Ha l’aria un po’ arrogante. Ordina il caffè, si siede. Alza le lenti. Racconta. “Ci sono dei miei amici che lo fanno, hanno delle ragazze in casa. Sono studentesse pure loro. Solo che facendo sesso risparmiano sull’affitto. Io sto in una camera grande. C’è un letto a una piazza e mezza. Se vuoi quello lo do a te, ne possiamo mettere uno più piccolo vicino. Ogni mese pago 270 euro, in casa c’è pure un coinquilino. Tu magari potresti trasferirti piano piano. Così non se ne accorge il proprietario”. Non voglio diventare una fidanzata, cosa ti aspetti, due o tre volte al mese? “Non lo so, te l’ho detto. Ma non faccio beneficenza, all’annuncio hanno già risposto tre ragazze prima di te. Non voglio forzature”.

Un caso isolato? No. “Non si può dire quanti siano gli universitari che alimentano questo mercato – dice Giulia Serventi Longhi, direttrice di Studenti Magazine – ma dal nostro sito Studenti. it abbiamo lanciato due forum per sapere se in ateneo c’è chi usa il corpo per fare soldi. Pensavamo ad una provocazione, ci hanno risposto in tantissimi. C’è chi ha l’amico gigolò, chi la compagna che fa la camgirl e si spoglia davanti alla webcam. Se non si hanno problemi di coscienza, l’affitto in cambio di sesso è una strada percorribile”.

IL QUARANTENNE
In Francia a gennaio è stato pubblicato il romanzo-confessione Mes chères études (“I miei cari studi”) della ventenne Laura D. Senza falsi pudori la giovane parla delle sue esperienze di studentessa costretta a prostituirsi, via internet, per pagare le tasse universitarie. Il quotidiano “Le Figaro” si è occupato di sesso in facoltà: citando uno studio del sindacato Sud etudiantes del 2006 ha registrato che 40mila giovani tra i 19 ed i 25 anni erano pronti a concedersi per pagare rette e affitti. E un altro giornale, “Liberation”, si è interessato al fenomeno del “sesso per un tetto”: pagamenti in natura in cambio di una stanza o un appartamento.

Notizie che hanno colpito un inserzionista napoletano di 45 anni. Su Vivastreet. it ha pubblicato questo messaggio: “Annuncio serio. Come a Parigi. Offro gratuitamente una stanza arredata indipendente con bagno in palazzo signorile zona Vomero a studentessa universitaria. In cambio di due prestazioni sessuali mensili”. Non siamo arrivati all’incontro. Il signore aveva già trovato compagnia.

L’UFFICIALE DELLA FINANZA
Lui ha 30 anni. Una casa grande. Intorno troppo silenzio, Arriva in anticipo in un bar sulla via Prenestina, a Roma. Vuole spiegare. “L’appartamento me l’ero venduto, adesso però lo sto ricomprando. Vorrei qualcuno con cui ridere se vedo un film comico, una persona con la quale scambiare due parole. Questa cosa del sesso sì, l’ho scritta. Ma adesso non so quantificare. Tu come fai? Quattro volte al mese che vuol dire? Conosciamoci, proviamo a capire di più. Non ti sto chiedendo di fare le pulizie. L’importante è avere in casa una persona fidata. Una che se lasci un braccialetto non te lo fa sparire”.

Tra i vialetti dell’università “La Sapienza” nessuno si scandalizza. Entriamo in diverse facoltà, spieghiamo dell’inchiesta. Non si sorprendono. Molti studenti dicono che “non si fa per necessità, ma per avere una vita più facile”. Però non vogliono giudicare. “Ne ho sentite parecchie di queste storie. Ognuno è libero. L’importante è non essere sfruttati”.

Michael Lucas. Il magnate del pornogay invitato a parlare tra mille contestazioni all’università di Stanford.

(Christian Rocca – Il foglio) La scelta di invitare un magnate dei film porno omosessuali a parlare di salute sessuale all’Università di Stanford è stata duramente contestata da una parte degli studenti californiani, ma non per il primo dei motivi che viene in mente. La storia è questa: il 15 febbraio scorso il principe dell’industria pornografica gay americana, Michael Lucas, è stato invitato da un’associazione di studenti di Stanford a parlare all’università.
L’argomento di discussione a Stanford era il sesso e la salute. Lucas è il più famoso attore, regista e produttore di film omosessuali, vincitore di vari premi di categoria, tra cui un Oscar, anche per il suo remake della “Dolce Vita” [1] [2]che pare sia stato il film porno più costoso di tutti i tempi. La scelta degli studenti di puntare su Lucas, ha scritto New Republic, era allo stesso tempo provocatoria e divertente, in piena linea con la tradizione progressista, libertaria e di sinistra dell’università californiana. Lucas è un ovvio esperto del tema, anche perché è un convinto sostenitore dell’idea di promuovere il sesso sicuro e uno dei pochi registi di film gay che durante le riprese impone ai suoi attori di usare il condom.
L’incontro era stato ben organizzato, la sala bloccata, Lucas arruolato e tutto quanto, senonché sul giornale universitario, The Stanford Daily, alcuni studenti hanno sentito il bisogno di esprimere tutto il loro disappunto per la decisione e l’opportunità di invitare Lucas. Gli organizzatori si sono dovuti difendere, lo stesso Lucas ha scritto sulle colonne del quotidiano, ma la polemica non s’è placata. L’incontro alla fine si è fatto, con soltanto cinquanta persone ad ascoltare l’ospite d’onore.
A scatenare la protesta non è stato il ruolo di Lucas nel mondo della pornografia, men che mai il suo essere un militante omosessuale. Gli studenti hanno invece scoperto che Lucas è un fervente sostenitore di Israele e un altrettanto feroce critico dell’islamismo militante, al punto da aver definito il Corano “il nuovo Mein Kampf” per l’omofobia e l’antisemitismo che ispira: “Non riesco proprio a capire – si legge su New Republic – come sia possibile che i gay possano stare al fianco dei musulmani portatori di burka, urlatori del jihad e innamorati del Corano”.
Queste sue opinioni non sono piaciute al collettivo degli studenti, che ha cominciato ad accusarlo di essere un razzista. Lucas ha replicato, sottolineando di non aver mai detto una parola contro gli arabi o i musulmani, ma di avercela soltanto contro l’ideologia islamista. E, a riprova, ha citato i suoi eroi intellettuali, musulmani laici e anti islamisti come Wafa Sultan, Ayaan Hirsi Ali e Salman Rushdie.

La passione per Lee Harris e Oriana Fallaci.
Trentaseienne, ebreo russo, trasferitosi a Berlino, Lucas è arrivato negli Stati Uniti nel 1997 dove ha fondato la sua casa di produzione di pornocinema. “Se stessi con la bocca chiusa la mia situazione finanziaria sarebbe nettamente migliore”, ha detto Lucas. Sul suo blog, infatti, accanto alle immancabili immagini spinte, c’è la sua visione del mondo, molto simile a quella di un neoconservatore, un neoporn gay circondato da attrezzi sessuali, ma che cita Bernard Lewis e regala agli amici i libri del filosofo Lee Harris, l’autore di “Suicide of Reason: Radical Islam’s threat to the west”, spesso citato e intervistato su queste colonne.
Abbonato fin dal suo arrivo in America a New Republic, la rivista filo israeliana, neoliberal e di confine tra i democratici e i neoconservatori, Lucas è un fan del commentatore del New York Times David Brooks, di Oriana Fallaci, anche se a quest’ultima imputa una certa omofobia, e di Nicolas Sarkozy. Il porno mogul ha opinioni su tutto, contro quel “fottuto venditore di noccioline” di Jimmy Carter, contro la guerra in Iraq perché l’America ha colpito l’obiettivo sbagliato, ma soprattutto contro i giornali troppo soft nei confronti del terrorismo islamico: “Mi dà davvero fastidio che non facciano vedere alla gente le teste tagliate”. Lucas ce l’ha con i fondamentalisti e i parrucconi del Partito repubblicano, ma soprattutto con i liberal anti israeliani e che giustificano il maltrattamento delle donne professato dall’islamismo.
Lucas ha accusato gli studenti di Stanford di “terrorismo intellettuale” e di “dogmatismo”, scrivendo sul loro giornale che la sua speranza invece era che l’università non rovinasse ulteriormente il significato della parola “liberalismo” come già hanno fatto per esempio Michael Moore e Noam Chomsky: “Non riesco a capire come la sinistra progressista possa difendere l’ideologia più arretrata e reazionaria della terra”.