Comincia dall’Italia la lotta ai viaggi del sesso. Parla la ministra del Turismo brasiliano.

Marta Suplicy, ministro del Turismo

(Paolo Manzo – Panorama) Marta Suplicy, 63 anni ben portati, è una psicologa ma soprattutto una politica brasiliana importante. Membro di spicco del Partito dei Lavoratori fondato dal presidente Lula nel 1980, potrebbe essere lei la prossima sindaco di San Paolo, metropoli che ha già guidato tra il 2001 e il 2004. La sua candidatura per le elezioni d’autunno si deciderà nei prossimi giorni. Dal marzo del 2007 è ministro del Turismo del Brasile. Panorama.it l’ha intervistata per affrontare due problematiche spinose: la violenza di Rio e i viaggi del sesso, che vedono spesso coinvolti turisti italiani.

Ministro, in Italia spesso non si sceglie il Brasile come meta turistica a causa della violenza…
Oggi il mondo è un mondo violento, molte volte pericoloso. Ma tutto il mondo, mica solo il Brasile.
Non crede però che l’immagine a tinte forti che il film vincitore dell’Orso d’Oro di Berlino Tropa de Elite ha dato di Rio, per esempio, possa influenzare negativamente il flusso di turisti europei verso il Brasile?
Non abbiamo nessun dato su questo ma non penso. Il grande feed-back negativo c’è quando un turista straniero subisce una violenza.
Ma non crede che quella di Rio sia un’emergenza costante?
Rio de Janeiro non è una città molto differente dalle altre metropoli mondiali. Tutti i sondaggi dell’Embratur, il nostro Ente del turismo, ci dicono che quando uno straniero lascia il Brasile pensa che i timori per la sicurezza che aveva al suo arrivo non fossero giustificati.
Allora come mai questa percezione?
Rio occupa nell’immaginario mondiale un luogo molto privilegiato, per il suo Carnevale e le sue bellezze, per cui quando accade qualcosa qui si ha una ripercussione mediatica che normalmente in altri luoghi non si verifica. Se lo stesso episodio violento accadesse a Buenos Aires o a Lima, eventualmente uscirebbe un articolo solo nel paese d’origine del turista. Se accade a Rio invece rimbalza in genere in tutto il mondo. Sono i vantaggi e gli svantaggi di essere una “città sogno”.
Altro tema collegato al Brasile è quello del turismo sessuale: un fenomeno che in tempi recenti ha visto protagonisti anche alcuni italiani.
Facciamo attenzione a non etichettare il Brasile come un paese meta di turismo sessuale. Non lo siamo. Esistono invece alcuni epicentri, sia dal lato dell’offerta che di domanda. Uno degli epicentri dell’offerta è Fortaleza, capitale dello stato del Ceará, nel nord-est. Qui facciamo molto, soprattutto agiamo sulla prevenzione, coinvolgendo il più possibile le ragazze e i ragazzi a rischio e le loro famiglie in corsi di formazione professionali. Perché non ha senso togliere le prostitute dalla strada sic et simpliciter. Se non si dà loro un’alternativa concreta, tornano in strada il giorno dopo. È una problematica economica. È fame, gente, è fame. La formazione è l’unica via percorribile per risolvere questo problema.

La spiaggia di Copacabana

E per combattere quelli che lei definisce gli “epicentri della domanda”?
Stiamo facendo uno studio per localizzare gli agenti emissivi, ovvero i tour operator italiani e non, coinvolti in questo tipo di turismo ignobile, per porre un freno ai flussi che non vogliamo. L’obiettivo è creare barriere all’entrata.
Ministro, può essere più precisa?
Stiamo agendo in modo segreto per prendere in flagranza di reato questi operatori internazionali. L’unica informazione che posso fornirle è che ci stiamo muovendo in congiunto con altre istituzioni. Ma su questo non posso aggiungere altro.

Busto Arsizio, frate laico abusa di una minorenne col pretesto di guidarla alla santità.

 La violenza contro le donne è un flagello mondiale che una su tre subisce almeno una volta nella vita, e in 192 stati tra quelli che fanno parte delle Nazioni Unite non esistono leggi che puniscano gli uomini protagonisti di tali violenze. Lo afferma un rapporto dell'Onu | Foto Ansa

(Panorama) Un uomo di 50 anni, un frate laico, è stato arrestato dagli investigatori del commissariato di polizia di Busto Arsizio (Varese) con l’accusa di violenza sessuale aggravata e continuata su una ragazza di età inferiore ai 14 anni. Secondo quanto si è appreso, l’uomo, conosciuto e stimato dalla famiglia della ragazza, aveva proposto alla giovane un “percorso mistico di preghiera” che avrebbe potuto farla giungere alla santità. In realtà, stando ai risultati dell’indagine, l’educatore durante queste sedute, approfittava sessualmente della ragazzina. Il frate laico è anche accusato di produzione e detenzione di materiale pedopornografico ritrovato in un computer nella sua abitazione.

Secondo la ricostruzione, il frate laico, appartenente all’ordine religioso secolare francescano, aveva convinto i genitori di una ragazzina ad affidargli la figlia sostenendo che era stata prescelta per sconfiggere il demonio. Ha cominciato così con lei un “percorso mistico” che avrebbe elevato l’adolescente al ruolo di “angelo”. L’uomo, fermato ieri pomeriggio dai poliziotti dell’Ufficio minori e della Squadra investigativa del Commissariato di Busto Arsizio e condotto in carcere dove si trova in stato isolamento, avrebbe consumato le violenze, durate qualche mese, da settembre a novembre dello scorso anno, durante queste sedute spirituali. Nel corso della perquisizione domiciliare nell’abitazione del frate laico sono stati trovati e sequestrati tre computer portatili contenenti centinaia di file con immagini pedopornografiche e foto che ritraggono la minore nelle parti intime. L’operazione è stata coordinata dal pm Roberto Pirro della Procura della Repubblica di Busto Arsizio.

Milano. Nudi in classe, arrestato il maestro. L’uomo avrebbe detto ai piccoli: spogliate un vostro compagno, poi vi dò il Viagra.

Violenza sessuale su 9 bambini a Quarto Oggiaro. Denunciato il preside. Sono stati i genitori a dare l’allarme.
(Biagio Marsiglia – Il Corriere della Sera) «Forza bambini, che aspettate, tutti addosso a Mario… e levategli anche i pantaloni… poi venite qua che vi do il Viagra..». Ora di geografia, quarta elementare a Quarto Oggiaro, periferia Nord-Ovest di Milano. Dovrebbe parlare d’altro, il maestro venuto da Napoli. E invece la lezione prende un’altra piega. E Mario, che in classe resta in mutande, dopo l’assalto corre in un angolo a piangere, il viso rosso, pieno di vergogna e rabbia. Lacrime a scuola e a casa. E così si scopre, di mamma in mamma, che quel maestro di cose strane ne fa parecchie. Prende i bambini in braccio, soprattutto i maschietti, e gli infila le mani sotto i pantaloni, poi dice e fa altre cose che non dovrebbe dire e fare. Avrebbe approfittato anche di una bambina che vede poco o niente.

«No, è un pedofilo, va cacciato…», vanno a dire alcuni genitori al preside. E così inizia la brutta storia del «cattivo maestro», ora agli arresti domiciliari con un’accusa infamante, violenza sessuale su minori con l’aggravante di essere il loro tutore. Ma nei guai c’è anche il preside. Si sarebbe mosso troppo tardi, consigliando al maestro di mettersi in malattia anziché denunciare subito i fatti alla magistratura e al Provveditorato. Cosa che è avvenuta solo nel dicembre scorso, sotto Natale, quando per disperata protesta i genitori dei bambini della quarta elementare di Quarto Oggiaro hanno tenuto i figli a casa da scuola e al preside hanno spedito una sorta di ultimatum: «O quello se ne va per sempre, o i bambini restano a casa».

Una rivoluzione furibonda, e finalmente sono partite le segnalazioni e l’inchiesta. Il maestro è stato messo agli arresti e il preside è finito sul registro degli indagati per concorso in maltrattamenti, violenza sessuale aggravata e truffa ai danni dello Stato per avere consigliato all’insegnante contestato di marcare visita quando ammalato non era. Il magistrato che guida le indagini, Marco Ghezzi, per il maestro 42enne aveva chiesto il carcere, ma il gip Giovanna Verga, che proprio ieri ha ultimato gli interrogatori delle nove piccole vittime alla presenza di uno psicologo, ha deciso per una misura restrittiva più morbida, ai domiciliari. Intanto, la squadra mobile ha raccolto decine di deposizioni. Ha ascoltato le colleghe del maestro, che qualcosa di strano avevano notato e denunciato già all’inizio dell’anno scolastico, e così pure ha raccolto le testimonianze dei genitori dei piccoli alunni maltrattati. Dunque, alla chiusura del caso mancano davvero pochi tasselli e pochi giorni.

«Non vogliamo clamore, ma che sia fatta giustizia in fretta — precisa uno degli avvocati che assistono le famiglie dei bambini, Laura De Rui — almeno due delle vittime stanno soffrendo le pene dell’inferno. Sono nell’età in cui possono leggere i giornali, vedere la tivù, e per questo è giusto che sulla vicenda cali il silenzio. Per non aggiungere dolore a dolore…». Ma dall’altra parte raccontano tutta un’altra storia. Il preside giura d’avere fatto il suo dovere fino in fondo, e lui, A. S., il «cattivo maestro», ci tiene a dire che è «povera vittima di una maldestra congiura, proprio come i maestri d’asilo di Rignano Flaminio…». E dice ancora: «È tutta una montatura per un rimprovero fatto a un bambino dopo un compito in classe…». E spiega bene, il maestro, che quelle pasticche distribuite a scuola mica erano Viagra per davvero. Erano soltanto caramelline alla menta.

Pedofilia. Marcelletti, sms con una ragazzina.

Il cardiochirurgo avrebbe scambiato material hard con una tredicenne.

(La Stampa) La Procura e il Gip di Palermo hanno avviato le procedure per l’intervento del tribunale dei minorenni, nella vicenda del cardiochirurgo Carlo Marcelletti, agli arresti domiciliari da ieri con le accuse di truffa, peculato, concussione e detenzione di materiale pedopornografico. I magistrati minorili stanno adesso valutando il comportamento dei genitori della tredicenne con cui Marcelletti avrebbe avuto rapporti: il tribunale potrebbe anche decidere che la ragazzina, appartenente alla “Palermo-bene”, venga tolta alla famiglia e affidata a un istituto.

La decisione è attesa nei prossimi giorni. Intanto, secondo quanto si è appreso, sarebbero decine e decine, se non proprio centinaia, gli sms che sarebbero stati scambiati da Marcelletti con la ragazzina, figlia di un’amica del chirurgo pediatrico. Gli sms erano stati inviati a commento di altri messaggi-video, gli mms, spediti e letti in precedenza, e dal contenuto che in ambienti investigativi viene definito “inequivocabile”.

Gli inquirenti avevano messo il cellulare del medico sotto controllo per le vicende riguardanti gli appalti e le operazioni effettuate in regime ’intra moenià e si sono imbattuti in messaggi di ben altro tipo. Secondo quanto si è appreso, l’intercettazione degli mms non sarebbe stata autorizzata dal Gip e il loro contenuto è stato ricostruito grazie ai successivi sms di commento.

Sempre in ambienti investigativi è emerso che Marcelletti si sarebbe fatto passare per il proprio figlio e alla ragazzina avrebbe fatto credere di essere molto più giovane, quasi suo coetaneo, per poi rivelare la propria reale identità. La giovanissima (che usava il cellulare della madre) è stata ascoltata in Procura, alla presenza di una psichiatra, e ha confermato tutto. Sebbene non abbia ritenuto di dare l’autorizzazione ad intercettare gli mms, il gip Pasqua Seminara aveva ipotizzato la possibilità di contestare l’accusa di violenza sessuale.

Ma la possibilità di aggravare le accuse spetta ai pm Fabrizio Vanorio e Caterina Malagoli, che hanno ritenuto di non esercitarla. I due rappresentanti della Procura hanno intanto fatto ricorso al tribunale del riesame contro il mancato arresto in carcere di Marcelletti, al quale il gip, nonostante la richiesta dei pm, ha concesso i domiciliari. Il cardiochirurgo sarà sottoposto oggi alle 16 al primo interrogatorio.

L’ospedale di Palermo: “Ci costituiremo parte civile”.
(Tg sky24) Carlo Marcelletti, direttore della Divisione di Cardiochirurgia pediatrica del Civico di Palermo, è agli arresti domiciliari con l’accusa di concussione, truffa e peculato. Ai microfoni di SKY TG24 parla il direttore generale del nosocomio, Francesco Licata di Baucina, il quale dice: “Se le accuse saranno confermate, ci costituiremo parte civile”.

Festini a base di sesso e cocaina per Cacioppo che è sempre più nei guai.


Si complica la situazione del noto attore cabarettista di Zelig, Giovanni Cacioppo, indagato dalla Procura di Fermo per l’accusa di spaccio di stupefacenti e cessione di cocaina a minori in cambio di prestazioni sessuali.

(Fabio Castori – Il resto del carlino) Si complica la situazione del noto attore cabarettista di Zelig, Giovanni Cacioppo, indagato dalla Procura di Fermo per l’accusa di spaccio di stupefacenti e cessione di cocaina a minori in cambio di prestazioni sessuali. Il sostituto procuratore Luigi Ortenzi, che coordina l’inchiesta, ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini a tutte le persone coinvolte e per Cacioppo, oltre alle precedenti accuse di spaccio, si è aggiunta l’aggravante di aver ceduto stupefacenti a minori in cambio di prestazioni sessuali.

A questo punto, per il comico siciliano, si avvicinano sempre più il rinvio a giudizio e il conseguente processo. Cacioppo era finito da circa un anno nel mirino della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno a seguito di un’indagine su un vasto traffico di droga e di festini a base di sesso e cocaina, che si consumavano a casa di alcuni insospettabili fermani. Il nome di Cacioppo era spuntato nel corso delle intercettazioni telefoniche effettuate dagli uomini delle Fiamme Gialle.

Gli investigatori, da una telefonata in particolare, avevano individuato alcune delle persone presenti a un festino consumatosi in un appartamento di Fermo. Tra queste anche una ragazza minorenne che, interrogata dagli investigatori, avrebbe raccontato di avere ricevuto cocaina proprio da Cacioppo. In mano agli inquirenti ci sarebbero anche altre testimonianze che inchioderebbero il cabarettista.

L’indagine, nella quale è rimasto invischiato il noto personaggio dello spettacolo, vede coinvolto un giro di insospettabili, del quale farebbero parte un centinaio di persone tra fermani, sangiorgesi e altri volti noti provenienti anche dalle province limitrofe. Alcuni di loro, come Cacioppo, sarebbero accusati di istigazione alla prostituzione e spaccio di stupefacenti con l’aggravante della richiesta di prestazioni sessuali.

L’inchiesta era nata da una costola di un’importante operazione antidroga messa a segno dalla Guardia di Finanza nel settembre del 2006, che aveva fatto emergere un giro di prostituzione anomala, in cui erano state coinvolte decine di ragazze, che offrivano prestazioni sessuali solo ed esclusivamente in cambio di cocaina. A tirare i fili di questo raccapricciante teatrino, secondo gli inquirenti, sarebbero professionisti e noti imprenditori.

Gli elementi raccolti fino ad oggi nel corso delle indagini sarebbero supportati da un fiume di intercettazioni telefoniche, che non lascerebbero dubbi su quanto accadeva in determinati ambienti esclusivi dove, oltre alle storie di sesso, si consumavano anche quelle legate a importanti quantitativi di cocaina che venivano ceduti in occasione dei festini.

Famiglia Cristiana, il Papa e i preti pedofili…

LA VERGOGNA DEI PRETI PEDOFILI.
Tutta la comunità deve impegnarsi in un’opera di purificazione, invocando la misericordia di Dio e degli uomini. Ma senza trascurare la speranza che deve alimentare la Chiesa e l’umanità.

Sono un laico non credente, ma da ragazzino facevo parte degli Scout, ero iscritto all’Azione cattolica, frequentavo la parrocchia e facevo il chierichetto. Mi sono allontanato dalla Chiesa dopo che il parroco, poi diventato monsignore, aveva tentato nei miei confronti un “approccio” non proprio ortodosso. Per fortuna, sono riuscito a scappare a gambe levate, e in parrocchia non ci ho più rimesso piede: non volevo che il prete ci riprovasse! Capisco che sia quasi fisiologico che in ogni struttura si trovino persone d’ogni tipo: santi, idealisti, profittatori, delinquenti…, e che anche la Chiesa non ne sia immune, ma chi ha autorità dovrebbe intervenire. Soprattutto, quando in queste situazioni scabrose sono coinvolti degli ecclesiastici. Io sono fiorentino e certe storie di sesso tra “chierici e verginelle” mi richiamano alla mente le novelle del Boccaccio. Perché la Chiesa non è più drastica nei suoi interventi, non foss’altro per tutelare i tanti preti perbene, che vanno distinti dalle “mele marce”? Proprio oggi leggo che un prete è stato arrestato perché coinvolto in un giro di prostituzione. Mi auguro che le gerarchie ecclesiastiche intervengano subito, sospendendolo o allontanandolo almeno fino a quando la sua situazione non sarà chiarita. Non vorrei che si giustificasse l’inerzia dietro l’ipocrisia del dire che «ognuno è innocente fino a prova contraria». I sacerdoti, lo dico da laico, devono essere al di sopra d’ogni sospetto. Nell’interesse di tutti coloro che credono in voi. Temo, purtroppo, che non sarà così. Ovviamente, so che non mi risponderà. Lettera firmata

(Don Antonio Sciortino*) Benedetto XVI nella sua recente visita negli Stati Uniti ha denunciato ben cinque volte la vergogna dei preti pedofili. E ha chiesto alla Chiesa d’impegnarsi in un’opera di purificazione, invocando la misericordia di Dio e degli uomini. Con altrettanta forza, ha ricordato la speranza che deve sempre alimentare la comunità ecclesiale e l’umanità.

La Chiesa è più grande del peccato dei suoi membri, e se dei sacerdoti ne hanno offuscato il volto, ha in sé le risorse per rialzarsi e continuare a essere sorgente e via di salvezza per gli uomini. Sui preti pedofili, come su tutto, è sbagliato generalizzare. Quando condanniamo, con amarezza e rabbia, i sacerdoti che hanno tradito la loro missione, non possiamo ignorare che tantissimi preti, suore e missionari spendono la loro vita nel silenzio e nella dedizione totale al prossimo, in Italia e nel mondo.

L’insistenza e la forza con cui Benedetto XVI, già da cardinale e ora da Papa, ha condannato i preti pedofili, ha cambiato radicalmente il modo con cui questa “vergogna” era affrontata in passato.

Per paura di scandalizzare i fedeli e per timore che perdessero la fiducia nei loro preti, si tendeva a coprirli col silenzio o a non dedicargli un’attenzione specifica. I superiori intervenivano con rimproveri o trasferendo i colpevoli ad altre sedi o ad altri incarichi, pensando – con molta ingenuità – che un trasferimento bastasse a sanare la situazione. Non si accorgevano che si spostava il “male”, togliendolo da una parte e trapiantandolo altrove.

Oggi il Papa ha affrontato il problema alla radice, chiedendo un esame più accurato di chi vuole farsi prete. Vale sempre il consiglio che san Tommaso dava a proposito dei giovani che desideravano andare in monastero: «Bisogna giudicarli in base a quello che sono oggi, e non cullarsi nella speranza di un futuro cambiamento, specialmente quando si tratta di persone cui verranno affidati compiti di guida e di azione salvifica».

La Chiesa non purifica sé stessa limitandosi a denunciare i preti pedofili, emarginandoli e mettendoli in situazioni di non nuocere. Questo è il primo passo. Nel delitto di pedofilia non va dimenticata la vittima, violata e ferita, che spesso si chiude nel silenzio, pagando pesanti conseguenze per tutta la vita. Se qualcuno ha avuto modo di incontrare chi, nell’infanzia o nell’adolescenza, ha subìto questa ferita, sa che la vittima cerca di dimenticare e rimuovere il passato.

Ma, anche a distanza di anni, il trauma fa sentire i suoi devastanti effetti, e si acuisce quando si sta per stabilire un rapporto affettivo con un’altra persona. Le ferite del passato sono radici avvelenate che, prima o poi, generano fiori marci. Quando il Papa parla di purificazione, invita la Chiesa a curare e sanare le “piaghe aperte” di questi suoi figli. L’ha fatto intendere con chiarezza, anche nel recente viaggio negli Usa, accettando di incontrare le vittime dei preti pedofili.

Infine, una parola anche sui pedofili. Premesso che occorre “tolleranza zero”, la Chiesa deve aiutarli a prendere coscienza della loro perversione, per contenerla e guarirne. Non basta “stracciarsi le vesti”, bisogna anche “redimerli”. Opera non facile, né di breve durata, che richiede l’impegno serio del pedofilo e l’aiuto di persone esperte.

*Direttore di Famiglia Cristiana.

Cedeva i 3 figli per giochi erotici di gruppo, arrestata una madre a Palermo.

Ansa)[/i]

(Panorama) La polizia ha scoperto a Palermo un giro di abusi sessuali di cui erano vittime tre fratellini, tutti con meno di 10 anni. I fatti si sarebbero verificati a Ballarò, un quartiere popolare della città. I poliziotti hanno eseguito quattro provvedimenti cautelari che riguardano un diciassettenne e tre maggiorenni, tutti accusati di violenza sessuale di gruppo. Le ordinanze sono state emesse dal gip del Tribunale per i Minorenni di Palermo, Valeria Spatafora, e dal gip del Tribunale di Palermo, Maria Pino, su richiesta dei sostituti procuratori Francesca Lo Verso e Alessia Sinatra.

Fra le persone arrestate c’è anche la madre 30enne dei tre piccoli che subivano le violenze e poi una coppia, marito e moglie, di 25 e 24 anni, titolare dell’abitazione in cui si sarebbero verificati gli abusi. Una delle bambine, già ospite di una casa famiglia, ha avuto il coraggio di rivelare agli assistenti sociali alcuni segreti fino ad allora sottaciuti. La casa della coppia di coniugi, secondo gli investigatori, sarebbe stata nel corso del tempo luogo di abituale frequentazione per la piccola e la madre e soprattutto teatro di giochi erotici spinti cui, nel migliore dei casi, i fratellini sarebbero stati costretti ad assistere.

Strumento di coinvolgimento per i bambini ai “giochi sessuali di gruppo” sarebbe stato il gioco dell’obbligo e della verità realizzato con la classica bottiglia che a conclusione del suo giro avrebbe stabilito il destinatario dell’abuso perpetrato dalla coppia di coniugi ed addirittura dalla madre delle vittime. Secondo gli investigatori, gli indagati all’interno dell’abitazione non si sarebbero limitati ai giochi sessuali ma avrebbero anche fumato sostanze stupefacenti ed avrebbero visionato film pornografici, sempre in presenza dei minorenni. Le dichiarazioni delle vittime sono state vagliate da operatori e psicologi infantili che in conclusione ne hanno attestato l’attendibilità.

Finto fotografo condannato a Bari. Realizzava film porno con minorenni.

Il Tribunale ha condannato un finto fotografo di 33 anni, che estorse le prestazioni in video a due ragazzine, promettendo in cambio dei “book” .
(La Gazzetta del Mezzogiorno) Spacciandosi per fotografo accreditato presso importanti riviste di moda nazionali, un agente di commercio barese di 33 anni, Flavio Stancarone, indusse due ragazze minorenni a girare filmini pornografici per ottenere in cambio book fotografici da inviare ai giornali: oggi l’uomo è stato condannato a Bari a tre anni di reclusione per diffusione di materiale pornografico minorile. La sentenza è stata emessa con rito abbreviato dal giudice Antonio Lovecchio.
Il finto fotografo fu arrestato dalla Polizia nel maggio 2007 in esecuzione di un provvedimento cautelare. Le indagini erano state avviate dalla Squadra mobile dopo le denunce presentate dalle mamme delle due ragazzine vittime del trentatreenne: durante una perquisizione nell’abitazione dell’uomo furono sequestrati book fotografici realizzati con la promessa di portarli all’attenzione delle riviste di moda e, successivamente, un computer con otto cd rom contenenti le immagini pornografiche.

Ragazzate. E’ scandalo nelle redazioni. Sorpresi a "misurarselo" cinque ragazzi denunciati con l’insegnante. Anche l’Avvenire ne parla.

Che la “pruderie” in Italia faccia sempre il suo bell’effetto ed attiri l’attenzione è un dato di fatto ma quella, che a ben vedere, è una ragazzata, diventa una delle principali notizie del giorno non ce lo saremmo mai aspettata.
Il fatto:
(Rainews 24) Cinque alunni di una scuola media del Napoletano, due di 13 anni e tre di 12, sono stati denunciati insieme con la loro insegnante, una quarantenne, per atti osceni in luogo pubblico commessi in concorso tra loro.

I cinque, secondo quanto accertato dalla polizia sulla scorta di una segnalazione anonima confermata dal preside dell’istituto che aveva raccolto le denunce di alcuni genitori, si sarebbero denudati in aula esibendo gli organi genitali per poi sfidarsi sulle rispettive misure.

In particolare due di loro avrebbero istigato gli altri tre a seguirli in fondo all’aula dopo aver chiesto il permesso col pretesto di dover parlare della gita scolastica.

L’insegnante, una supplente, anche lei accusata di concorso in atti osceni, ha replicato alle accuse dicendo di non essersi accorta e di non aver visto quello che effettivamente i ragazzini facevano in classe. Una versione alla quale gli investigatori sono poco propensi a credere.

Inoltre indagini sono in corso da parte della Procura dei Minori e del commissariato di polizia di Frattamaggiore su altri episodi di esibizionismo avvenuti nella stessa classe ma con altri bambini come protagonisti. Anche la posizione del preside e’ al vaglio degli inquirenti, mentre gli alunni non sono stati per il momento ascoltati.

La versione di Panorama:

In classe la gara choc: alla ricerca dell’alunno più “dotato”.
Ansa)[/i]

Pre-adolescenti, tra i 12 e i 13 anni, che gareggiano, in aula, per premiare il più dotato, da veri e consumati esibizionisti. E la supplente, una donna di 40 anni che sostituiva la collega di ruolo, dice: “Non me ne sono accorta”. Si tratta di cinque alunni della seconda media dell’istituto “Giovanni XXIII”, in via Piave a Sant’Antimo (paese in provincia a nord di Napoli), che si sarebbero sfidati a “chi ha il pisello più lungo”.
I cinque, secondo quanto accertato dalla polizia sulla scorta di una segnalazione anonima confermata dal preside dell’istituto che aveva raccolto le denunce di alcuni genitori, si sarebbero denudati in aula esibendo gli organi genitali per poi sfidarsi sulle rispettive misure. Sembra che siano stati, in più occasioni, due dei ragazzini ad istigare gli altri. Altre volte le “gare di genitali” sarebbero state ingaggiate nei bagni dell’istituto per misurare la “propria virilità”.
Ci penserà la procura a capire se è vero che l’insegnante non si è accorta di quello che stavano combinato i suoi alunni che, stando alla versione dell’insegnante, si sarebbero appartati in un’aula accanto con la scusa di discutere su un’imminente gita scolastica e qui avrebbero dato il via all’esibizione. Una versione alla quale gli investigatori sono poco propensi a credere.

E si è scomodato pure l’Avvenire, il quotidiano dei vescovi e particolarmente restio a dare notizie che abbiano a che fare col sesso. Ma in questo caso, qualcuno obbietterà, si tratta di educazione. E di minori, aggiungiamo noi… forse un poco di tatto e riservatezza, soprattutto dai preti, ce la seremmo aspettata, invece… messi in “prima pagina” come si dice… perchè?


Atti osceni a scuola, denunciati 5 minorenni e l’insegnante.
(Avvenire) Cinque alunni di una scuola media del Napoletano, due di 13 anni e tre di 12, sono stati denunciati insieme con la loro insegnante, una quarantenne, per atti osceni in luogo pubblico commessi in concorso tra loro. I cinque, secondo quanto accertato dalla polizia sulla scorta di una segnalazione anonima confermata dal preside dell’istituto che aveva raccolto le denunce di alcuni genitori, si sarebbero denudati in aula esibendo gli organi genitali per poi sfidarsi sulle rispettive misure. In particolare due di loro avrebbero istigato gli altri tre a seguirli in fondo all’aula dopo aver chiesto il permesso col pretesto di dover parlare della gita scolastica. L’insegnante, una supplente, anche lei accusata di concorso in atti osceni, ha replicato alle accuse dicendo di non essersi accorta e di non aver visto quello che effettivamente i ragazzini facevano in classe. Una versione alla quale gli investigatori sono poco propensi a credere. Inoltre indagini sono in corso da parte della Procura dei Minori e del commissariato di polizia di Frattamaggiore su altri episodi di esibizionismo avvenuti nella stessa classe ma con altri bambini come protagonisti. Anche la posizione del preside è al vaglio degli inquirenti, mentre gli alunni non sono stati per il momento ascoltati.

Resta il fatto che comunque è strano che diverse redazioni, alcune anche particolarmente importanti ed autorevoli (noi ve ne abbiamo dato solo un saggio) si siano fiondate sopra questa notizia che, lo ripetiamo resta in sostanza una ragazzata. Chi maschio e adolescente non se l’è “misurato” con amici o compagni? Senza per questo cadere in “infernali perversioni” o restarne choccati secondo il parere dell’autorevole Panorama.
E comunque gli australiani dicono le la masturbazione allontana il cancro per cui, cari ragazzi “curatevi”…

L’insegnante fa sesso con padre e figlio. Confessa la storia all’uomo che la denuncia.

La donna, sotto processo per rapporti sessuali con tre minori consenzienti, avrebbe confessato la vicenda al padre di uno dei ragazzi divenuto nel frattempo suo amante.

(Quotidiano.net) Una giovane insegnante è sotto processo per aver avuto rapporti sessuali e di libidine con tre minori consenzienti. Lo rende noto l’edizione palermitana de ‘La Repubblica’ indicando nel padre di un ragazzino, divenuto poi l’amante dell’insegnante, l’autore della denuncia della donna.

L’uomo sarebbe venuto a conoscenza degli atti di libidine commessi dalla donna col figlio durante i loro rapporti sessuali. Oltre al figlio dell’amante, l’insegnante avrebbe compiuto atti di libidine o rapporti sessuali con altri due ragazzini di dodici anni durante le lezioni di ripetizione. Il processo, che è in corso, è stato aggiornato al 29 maggio.