Pedofilia. Marcelletti, sms con una ragazzina.

Il cardiochirurgo avrebbe scambiato material hard con una tredicenne.

(La Stampa) La Procura e il Gip di Palermo hanno avviato le procedure per l’intervento del tribunale dei minorenni, nella vicenda del cardiochirurgo Carlo Marcelletti, agli arresti domiciliari da ieri con le accuse di truffa, peculato, concussione e detenzione di materiale pedopornografico. I magistrati minorili stanno adesso valutando il comportamento dei genitori della tredicenne con cui Marcelletti avrebbe avuto rapporti: il tribunale potrebbe anche decidere che la ragazzina, appartenente alla “Palermo-bene”, venga tolta alla famiglia e affidata a un istituto.

La decisione è attesa nei prossimi giorni. Intanto, secondo quanto si è appreso, sarebbero decine e decine, se non proprio centinaia, gli sms che sarebbero stati scambiati da Marcelletti con la ragazzina, figlia di un’amica del chirurgo pediatrico. Gli sms erano stati inviati a commento di altri messaggi-video, gli mms, spediti e letti in precedenza, e dal contenuto che in ambienti investigativi viene definito “inequivocabile”.

Gli inquirenti avevano messo il cellulare del medico sotto controllo per le vicende riguardanti gli appalti e le operazioni effettuate in regime ’intra moenià e si sono imbattuti in messaggi di ben altro tipo. Secondo quanto si è appreso, l’intercettazione degli mms non sarebbe stata autorizzata dal Gip e il loro contenuto è stato ricostruito grazie ai successivi sms di commento.

Sempre in ambienti investigativi è emerso che Marcelletti si sarebbe fatto passare per il proprio figlio e alla ragazzina avrebbe fatto credere di essere molto più giovane, quasi suo coetaneo, per poi rivelare la propria reale identità. La giovanissima (che usava il cellulare della madre) è stata ascoltata in Procura, alla presenza di una psichiatra, e ha confermato tutto. Sebbene non abbia ritenuto di dare l’autorizzazione ad intercettare gli mms, il gip Pasqua Seminara aveva ipotizzato la possibilità di contestare l’accusa di violenza sessuale.

Ma la possibilità di aggravare le accuse spetta ai pm Fabrizio Vanorio e Caterina Malagoli, che hanno ritenuto di non esercitarla. I due rappresentanti della Procura hanno intanto fatto ricorso al tribunale del riesame contro il mancato arresto in carcere di Marcelletti, al quale il gip, nonostante la richiesta dei pm, ha concesso i domiciliari. Il cardiochirurgo sarà sottoposto oggi alle 16 al primo interrogatorio.

L’ospedale di Palermo: “Ci costituiremo parte civile”.
(Tg sky24) Carlo Marcelletti, direttore della Divisione di Cardiochirurgia pediatrica del Civico di Palermo, è agli arresti domiciliari con l’accusa di concussione, truffa e peculato. Ai microfoni di SKY TG24 parla il direttore generale del nosocomio, Francesco Licata di Baucina, il quale dice: “Se le accuse saranno confermate, ci costituiremo parte civile”.

Iran: 2 impiccagioni a Qom, gia’ 74 da inizio anno.

(Aki) Due trafficanti di droga sono stati impiccati questa mattina nel carcere di Qom, la città santa degli sciiti iraniani. I due erano stati trovati in possesso di 360 grammi di eroina. In Iran, dove dall’inizio dell’anno almeno 74 sentenze di pena capitale sono state eseguite, il traffico di droga, come l’omicidio, la rapina a mano armata, l’omosessualità, la conversione a fedi diverse dall’Islam, l’adulterio e l’insurrezione, è punito con la pena di morte. Nel 2007, secondo Amnesty International, sono state eseguite 317 sentenze di pena capitale.

Condannato imprenditore sposato sorpreso in pieno giorno a far sesso con un uomo nella piazzola dell’autostrada.

(Il tirreno) Si era fermato nella piazzola di sosta di Sibolla Nord, lungo l’autostrada Firenze-Mare, e aveva cominciato a fare sesso con un altro uomo. La scena non era sfuggita agli automobilisti: era giorno e in tanti avevano visto quei due in pose inequivocabili, vicino a un’auto in sosta. Se ne era accorta anche la polizia stradale che era intervenuta e denunciato due persone per atti osceni in luogo pubblico.

In tribunale il giudice Mengoni al termine di un’udienza a porte chiuse ha condannato a 8 mesi un pratese di 39 anni, titolare di una ditta di abbigliamento, sposato. Era stato il 17 gennaio 2004 uno dei protagonisti del siparietto erotico lungo l’A11. L’altro uomo sarà processato separatamente.

Più volte la polizia stradale aveva messo sull’avviso gli esibizionisti che, per le loro performance, scelgono l’autostrada: i controlli saranno sempre più intensi. Come nel caso dell’area di Sibolla Nord, un punto di ritrovo per amori clandestini e, in particolare, per storie omosessuali. Troppo spesso quell’amore viene consumato direttamente sul posto, dentro le auto (nel caso del pratese fuori della macchina), senza preoccuparsi minimamente di nascondersi agli occhi degli altri viaggiatori.

Trento. Filmino hard, condannati 4 minori a nove mesi di volontariato.

La decisione del Tribunale dei minori nei confronti di studenti residenti in Val di Non.

(Il Corriere della Sera) Non una condanna alla reclusione, ma nove mesi dedicati ai servizi di volontariato. E’ la condanna (definita tecnicamente «messa in prova») decisa dal Tribunale dei minori di Trento nei confronti di 4 studenti residenti in Val di Non, responsabili di aver realizzato nel dicembre del 2006, durante una festa, un filmino hard che riprendeva una compagna di scuola, consenziente, in atteggiamenti erotici. Lo riferisce il quotidiano Trentino-Corriere delle Alpi. Il filmato a luci rosse era divenuto famoso tra i giovani della zona che amavano passarselo tra loro con i telefonini cellulari.

UNA GOLIARDATA – Complessivamente sono otto i minori coinvolti nella vicenda, su cui hanno indagato i carabinieri di Cles. I giovani si sono difesi sempre, dicendo che si è trattato di una goliardata. Quattro sono stati considerati estranei ai fatti, mentre per gli altri quattro gli inquirenti hanno dovuto procedere per il reato di diffusione di pornografia minorile. Al termine della messa in prova, che prevede anche un affiancamento da parte degli assistenti sociali, il giudice del Tribunale dei minori di Trento dovrà valutare se una volta terminato il servizio di volontariato i quattro ragazzi il reato potrà considerarsi estinto.

Egitto. Tre anni di carcere per cinque omosessuali ammalati di Aids.

Motivazione sentenza: “Prostituzione corpo in relazioni perverse”.

(Apcom) Tre anni di carcere per Cinque omosessuali affetti di aids. E’ quanto ha deciso ieri il tribunale del Cairo. Il sito web della tv satellitare al Arabiya riporta oggi la motivazione della sentenza emessa dal Tribunale penale di Qasr al Nil della capitale egiziana che “in mancanza di leggi che considerano reato i rapporti omosessuali” ha stabilito che i cinque imputati svolgevano attività di “prostituzione del corpo in relazioni sessuali perverse”. La vicenda per? sembra avere dei risvolti diversi: Fonti giudiziarie citate dall’emittente araba, riferiscono che i cinque condannati “sono stati arrestati tre settimane fa dopo una rissa avvenuta in ristorante” della capitale. Clienti del locale gli avrebbero accusati di “perversione sessuale”. Secondo la versione riportate da attivisti di organizzazioni civili le cose sarebbero andate diversamente: Le forze di sicurezza avrebbero sequestrato uno degli imputati, cinque mesi fa, “mentre passeggiava per strada”. Alla richiesta delle sue generalità, l’uomo avrebbe spiegato ai poliziotti di “frequentare un programma governativo per combattere l’Aids” di cui è affetto. Portato al commissariato, avrebbe fornito i nomi di altri suoi quattro amici “malati di Aids” che venivano subito arrestati. Analisi mediche hanno stabilito di seguito che i quattro dei condannati erano effettivamente “affetti del virus HIV”. Dando per scontato che i cinque abbiano affettivamente contratto il virus a seguito di rapporti omosessuali, in Egitto non esiste tuttavia una legge che considera reato tali rapporti. Ma secondo al Arabiya i giudici egiziani fanno ricorso ad una legge del 1961 che persegue la prostituzione. Il loro legale Adnan Ramadan, attivista dei diritti civili, contesta per? la sentenza in quanto i suoi assistiti non sono stati presi ‘in flagranza di reato’. “Quando sono stati arrestati non stavano compiendo atti sessuali”, ha detto il legale che accusa le autorità di averli arrestati “solo per il timore che trasmettessero la loro malattia”. “Speravamo che la la procura avesse pietà per la loro malattia – ha concluso Ramadan – ma dopo le offese e i maltrattamenti subiti, sono stati sequestrati in ospedale pubblico e legati ai loro letti”. Ci sarebbe da scommettere che altri, effetti del virus in quel paese, difficilmente si presenteranno all’ospedale per ricevere le cure necessarie per la loro soppravvivenza.

Pecoraro Scanio accusato di corruzione si difende: "Non ho mai chiesto regali sono sorpreso e allibito".

Il ministro Pecoraro Scanio replica alle accuse della Procura di Potenza. “L’avvocato Fella? Me lo presentò un magistrato come persona abbastanza in gamba”.

(La Repubblica) “Ho appreso di questa storia dalle agenzie di stampa e sono assolutamente sorpreso e allibito per quanto mi viene attribuito. Viene fuori ad una settimana dal voto e questo mi offende molto”. Alfonso Pecoraro Scanio replica così alle accuse della Procura di Potenza: “Io non ho mai sollecitato appalti di alcun genere. – dice – Anzi credo che la ditta in questione di cui si parla nell’indagine abbia perso gli appalti sotto il mio ministero. Tra l’altro questa agenzia di viaggi aveva già dei rapporti con il ministero dell’Ambiente prima ancora che io ne diventassi il ministro”.

E per quanto riguarda i telefonini che gli sarebbero stati forniti dall’azienda “Modus vivendi” cosa dice?
“Io non ho mai ricevuto telefonini, quello che ho attualmente è quello di servizio che appartiene al ministero dell’Ambiente. Poi gli altri telefonini che ho avuto non so da dove provengano perché sono cellulari forniti dal partito e quindi se ne è occupata la tesoreria”.

Ma conosce Mattia Fella, titolare dell’agenzia viaggi Visetour?
“Sì che lo conosco. Fella fa delle manifestazioni per noi, si occupa del sito delle notizie verdi”.

E il fratello di Fella è stato assunto come consulente?
“Sì, è vero fa parte dei duecento membri della commissione del mio ministero. Tra l’altro Fella è un avvocato referenziato che mi è stato presentato dall’ex presidente del Tribunale di Orvieto come persona abbastanza in gamba. Per questo ha ottenuto la nomina, ma nulla di più”.

Domani il Tar decide sul reintegro del poliziotto licenziato per una vicenda oscura. Per il Mieli licenziato perchè gay.

Secondo il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli il vero motivo del licenziamento è che l’agente e’ gay.
(Ansa) Sta per giungere a un epilogo la vicenda di E.D., poliziotto della Questura di Roma licenziato nel 2004 dopo aver subito un’aggressione in casa che, secondo gli investigatori, sarebbe stata una messa in scena per mascherare un gioco erotico finito male. Secondo il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, invece, il vero motivo del licenziamento era che l’agente e’ gay.

Il poliziotto, che era stato indagato per favoreggiamento e simulazione di reato, era stato poi prosciolto dal Gup per mancanza di elementi di accusa, e aveva quindi fatto ricorso al Tar per ottenere il reintegro nel posto di lavoro. Il prossimo 3 aprile, fa sapere il Circolo Mario Mieli, si sapra’ se E.D. potra’ tornare a lavorare. L’associazione auspica un ”completo reintegro professionale del poliziotto discriminato” e sottolinea che ancora oggi, nonostante le direttive europee affermino il contrario, la legge italiana non ha recepito l’inversione dell’onere della prova, e percio’ e’ la persona discriminata che deve provare il danno subito. Resta altissimo, quindi – concludono – il rischio di discriminazione sul lavoro per le persone omosessuali.

Appello dei candidati Glbt della Sinistra arcobaleno al governo per Mohamed.

(Ansa) Il ministro dell’Interno intervenga sulla convalida del permesso di espulsione a un immigrato senegalese omosessuale a Torino che potrebbe essere perseguitato per questo nel suo Paese. Lo chiedono i candidati e le candidate della Sinistra Arcobaleno Titti De Simone, Vladimir Luxuria, Gianpaolo Silvestri, Paolo Hutter e Antonio Soggia. “Il Ministro dell’Interno – scrivono in una nota – intervenga immediatamente per riaffermare quegli obblighi e quei valori sanciti nell’articolo 10 della Costituzione. Il giudice di pace di Torino ha riconvalidato, dopo quasi tre anni e mezzo, il decreto di espulsione a Mohammed, un immigrato senegalese gay, pur avendone accertato l’omosessualità e riconoscendo i pericoli a cui andrebbe incontro se rimpatriato”. “Si è compiuto – attaccano – un totale rovesciamento della logica che aveva portato un altro giudice di pace, tre anni fa, ad annullare l’espulsione dello stesso giovane. Era stata la Cassazione a disporre di rifare il processo, per meglio accertare sia l’orientamento sessuale sia la sua perseguibilità in Senegal”. “La protezione umanitaria degli stranieri omosessuali che rischiano la persecuzione nel loro Paese – proseguono – dovrebbe essere un principio acquisito. La sentenza di Torino non tiene conto di questa legge e confidiamo che prima o poi sarà cancellata, ma, nel frattempo, il Ministero degli Interni dia disposizioni umane e legali alla questura. Lo chiediamo come candidati della Sinistra Arcobaleno, auspicando che anche le altre formazioni politiche facciano lo stesso.

Immigrato gay protetto in Italia rischia il rimpatrio.
(L’Unità) Nel 2005 era stato protagonista di una sentenza senza precedenti. «Mohamed», 24 anni, cittadino senegalese irregolare, aveva ottenuto di poter restare in Italia per la sua dichiarata omosessualità. In patria, se scoperto, avrebbe rischiato fino a cinque anni di carcere. Oggi la sentenza è stata capovolta.

Tre anni fa il questore di Torino aveva ordinato l’espulsione di Mohamed ma il giudice di pace aveva bloccato il provvedimento facendo riferimento all’articolo 19 del Testo Unico sull’Immigrazione Bossi-Fini che recita: «In nessun caso può disporsi l’espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali».

Il legale di Mohamed, Maurizio Cossa, aderente all’Associazione studi giuridici per l’immigrazione, aveva dichiarato: « Per fortuna, ci siamo imbattuti in un giudice di pace, che ha interpretato con serietà e attenzione i codici. In Senegal, l’omosessualità, oltre ad essere punita per legge, è considerata una grave colpa anche in ogni ambiente. I gay e le lesbiche sono pesantemente discriminati, isolati, spesso subiscono angherie fisiche».

Dopo che la Cassazione ha disposto la revisione del processo per accertare sia l’orientamento sessuale del ricorrente sia la sua perseguibilità in Senegal, un altro giudice di pace ha ribaltato la vecchia sentenza e ora Mohamed rischia il rimpatrio forzato.

In una lettera firmata i candidati della Sinistra Arcobaleno Titti De Simone, Vladimir Luxuria, Gianpaolo Silvestri, Paolo Hutter e Antonio Soggia, definiscono «gravissimo» l’episodio.

Quest’ultima sentenza cita la legge senegalese che infligge “da uno a cinque anni di carcere a chiunque commetta un atto impudico o contro natura con un individuo dello stesso sesso” e ne trae la conclusione che essa colpisce un comportamento e non la “mera” condizione di soggetto omosessuale. Quindi non ci sarebbero gli estremi per includere il caso nelle eccezioni all’espulsione, previste dalla legge sull’immigrazione.

I firmatari della lettera chiedono al «ministero degli Interni di intervenire per evitare il rischio che Mohamed venga fermato, trattenuto e rimpatriato in Senegal».

Gay iraniano: rinviata al 5 marzo la decisione sul suo rimpatrio in Iran.

Intervenga d’urgenza la Farnesina. Chiesto un incontro con l’Ambasciatore olandese a Roma.
Questa mattina il giudice olandese ha incontrato a Rotterdam, Seyed Mehdi Kazemi il ragazzo gay iraniano di 19 anni che ha chiesto lo status di rifugiato. Le autorità inglesi avevano chiesto a quelle olandesi il rimpatrio immediato a causa di una complessa situazione burocratica che avrebbe avuto come effetto la deportazione del giovane in Iran dove lo attende la morte certa a causa della sua omosessualità. Il Giudice si è riservato di decidere il 5 marzo. Per questo motivo il Partito Radicale Nonviolento, Nessuno Tocchi Caino e l’Associazione Radicale ‘Certi Diritti’ hanno chiesto, con una lettera, un incontro urgente con l’ambasciatore olandese a Roma per chiedere che venga applicata Direttiva europea 2004/83/CE che impone il riconoscimento dello status di rifugiato a persone che necessitano di protezione internazionale. E’ stato anche chiesto alla Farnesina di intervenire urgentemente presso le autorità olandesi.

«Bugie ai giudici sulle violenze sessuali all’Ipia». Nel 2004 la denuncia: «Nostro figlio vittima del branco per anni nella palestra della scuola.

Il pm Giovanni Porcheddu ha chiesto al gup tre rinvii a giudizio per falsa testimonianza. Nei guai un professore di ginnastica, una bidella e un compagno di classe del disabile.
(La Nuova Sardegna) I giudici del tribunale per i minori non avevano usato mezzi termini quando, motivando due condanne per violenza di gruppo su uno studente disabile, avevano accusato gli insegnanti e i compagni di scuola della vittima di avere fatto mancare a forze dell’ordine e magistratura «quel minimo di leale collaborazione civica oggettivamente richiesta dalla gravità dei fatti». Ora il pm chiede tre rinvii a giudizio per falsa testimonianza. Oltre a non collaborare per smascherare i responsabili di uno sconvolgente episodio di bullismo all’Ipia, insomma, nel 2005 qualcuno avrebbe anche mentito.
Il sostituto procuratore Giovanni Porcheddu ha depositato nella cancelleria del Gup la richiesta di rinvio a giudizio per un compagno di scuola della vittima, un insegnante di ginnastica e una bidella dell’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato di Sassari. Secondo una sentenza di condanna emessa in primo grado e confermata in appello (i due imputati hanno presentato ricorso in Cassazione), tra il 2003 e il 2004 ogni martedì la palestra della scuola ospitò un branco che infieriva su un ragazzo affetto da «ritardo cognitivo e relazionale». Abusi sessuali, umiliazioni, scherzi atroci in una escalation insulsa e risaputa da tanti nella scuola. In un caso le violenze sessuali sarebbero state immortalate con i telefonini.
Quando quattro anni fa la denuncia dei genitori della vittima fece esplodere lo scandalo, con tre studenti finiti dietro le sbarre, in tanti all’Ipia giurarono di non sapere. Stando all’accusa formalizzata dal pm Porcheddu, qualcuno si spinse al punto da «affermare deliberatamente il falso» davanti ai giudici del tribunale per i minori. Si trattava del primo dei processi scaturiti dall’inchiesta. L’altro, a carico degli studenti maggiorenni, è ancora in corso in tribunale.
La richiesta di rinvio a giudizio per falsa testimonianza riguarda Pietro Gavino Solinas, 23 anni, sassarese, ex compagno di scuola della vittima e degli imputati. Il giovane, ventenne quando venne chiamato a testimoniare, negò di avere assistito ad abusi sessuali sul ragazzo disabile e disse di non avere visto nessuno fotografare il «branco» in azione sulla preda.
La richiesta di rinvio a giudizio per falsa testimonianza riguarda anche Sabrina Carboni, 38 anni, di Porto Torres, bidella all’Ipia. L’ausiliaria è accusata di avere affermato il falso affermando «che dalla sua postazione di lavoro si poteva sentire a tutto ciò che i ragazzi si dicevano negli spogliatoi della palestra» e che «nessuno degli alunni della classe frequentata dalla vittima entrava nei bagni per fare la doccia». Circostanza rivelatasi invece vera al processo.
Per il pm, merita di andare a processo anche Costantino Pulino, 53 anni, di Sorso, da oltre venti insegnante di ginnastica all’Istituto professionale sassarese. Il professore è imputato di avere mentito quando giurò che la vittima «non entrava negli spogliatoi della palestra per cambiarsi».
Queste ed altre affermazioni furono stigmatizzate dai giudici dei minorenni con una sentenza che rappresentò un atto di accusa alla scuola. «Deve con rammarico prendersi atto – si legge nella sentenza – che scarso o addirittura nullo è stato il contributo probatorio proveniente dall’ambiente scolastico: sia i compagni di classe, sia gli operatori scolastici, sia i docenti. Differenti i rispettivi ambiti ma comune la causale, consistente nel tenere il più possibile lontano da sé sospetti di complicità o comunque di omesso o insufficiente controllo».
All’udienza preliminare per le presunte false testimonianze si parlerà soprattutto dell’ambiente scolastico. Gli imputati, difesi dagli avvocati Pietro Diaz e Chiara Maninchedda, si difenderanno. Davanti al gup non dovrà presentarsi Generosa Trabacco, 47 anni, sassarese, insegnante di ginnastica inizialmente indagata per falsa testimonianza. Dopo avere ricevuto una memoria difensiva dalla docente, assistita dall’avvocato Pier Luigi Carta, il pm ha deciso di archiviare l’accusa che la riguarda. Il gup Salvatore Marinaro, che si occuperà del delicato caso, ha già stralciato la posizione della professoressa.