Bullismo: abusi sessuali su uno studente. Molestato nei bagni da 4 compagni e ricattato: costretto a pagare il «pizzo».

Indagine dei carabinieri dopo la denuncia di un ragazzo dell’alberghiero.
I soprusi, terribili, ripresi con i cellulari: i filmati ora all’esame dei Ris.
Minorenne si è sfogato con i genitori dopo aver subito in silenzio per mesi umiliazioni e brutalità.
(La tribuna di Treviso) Costretto a seguire i compagni in bagno durante la ricreazione e a subìre molestie sessuali. E poi violenze e maltrattamenti di ogni tipo, fino al pagamento di un «pizzo». E’ il drammatico episodio di bullismo che ha per teatro un istituto alberghiero trevigiano e per protagonisti cinque ragazzi tra i 17 e i 18 anni. Sul caso, denunciato dalla famiglia del giovane, sono ora in corso le indagini dei carabinieri. Accertamenti sono stati affidati anche ai Ris, in particolare l’esame di alcuni filmati girati col telefonino dei ragazzi. L’analisi del materiale è decisivo per stabilire la fondatezza di quanto riferito dal ragazzo agli investigatori e l’identità dei suoi persecutori. I primi accertamenti sono scattati lo scorso dicembre.
Sull’accaduto il riserbo degli inquirenti è massimo, ora si attendono i riscontri tecnici che permetteranno contestazioni specifiche ai ragazzini coinvolti.
Tutto ha inizio alla fine dello scorso anno quando uno studente minorenne racconta sconvolto ai genitori una serie di violenze a cui è soggetto a scuola da parte di un gruppo di suoi compagni. Il giovane si sfoga dopo aver subìto in silenzio per mesi ogni sorta di brutalità. Le violenze, spiega, si consumavano per lo più durante l’ora di ricreazione nei bagni dell’istituto alberghiero da lui frequentato.
Il ragazzo racconta di vere e proprie torture fische e psicologiche, fino a molestie sessuali di cui sarebbe stato ripetutamente vittima. I particolari sono drammatici, il livello di violenza è molto alto. Ma non ci sono soltanto le aggressioni e le umiliazioni: il giovane sarebbe stato costretto anche a pagare i suoi persecutori versando loro periodicamente un pizzo, dietro minaccia di più gravi maltrattamenti se non avesse obbedito. Quattro i suoi aguzzini: due diciassettenni e gli altri diciottenni. Una vera e propria banda, secondo il racconto del giovane, specializzata nel terrorizzare e maltrattare gli studenti apparentemente più deboli.
I genitori, ascoltato il drammtico sfogo, si rivolgono immediatamente ai carabinieri, denunciando l’inferno quotidiano al quale il ragazzino è costretto. Scattano le indagini, coordinate dal comando trevigiano: la materia è delicata vista l’età delle persone coinvolte e occorre procedere con la massima cautela. Verificando, innanzittutto, la fondatezza della ricostruzione fatta dallo studente. A sostegno di quanto da lui riferito, gli investigatori avrebbero trovato un importante riscontro: in mano ai carabinieri ci sono infatti alcuni filmati girati con la camera del cellulare, che documentano le violenze a scuola. Le immagini non sono limpide, così come non lo è il sonoro: per questo gli investigatori hanno deciso di inviare ai carabinieri del Ris il materiale girato per «pulirlo» e renderlo utiizzabile ai fini investigativi. Nel frattempo la segnalazione è stata trasmessa sia alla Procura di Treviso che a quella dei Minori di Venezia. Le indagini devono inoltre verificare se ci sono state anche altre vittime.
Quanto accaduto all’Alberghiero, se troverà conferme dall’attività investigativa in corso, rappresenta un episodio estremo di un fenomeno in espansione anche nella Marca. Tanto che proprio lunedì scorso, davanti ai cancelli della «Anna Frank» di Sant’Angelo, una coppia ha distribuito volantini antibullismo con il seguente testo: «Genitori, sapete davvero ciò che accade nei bagni della scuola? Fate attenzione a ciò che succede ai vostri figli». L’iniziativa è stata decisa dopo che, secondo la denuncia dei genitori, un ragazzino è stato costretto da un suo compagno ad abbassarsi i pantaloni, sotto minacce. L’accaduto risale all’inizio della scorsa settimana, mentre è dello scorso anno il caso di un bambino di Nervesa pestato dai suoi compagni e finito all’ospedale con un trauma cranico.

Corsi anti-bullismo per mille studenti. L’idea della Provincia di Pescara.

L’esperimento all’Aterno e all’Acerbo, a lezione anche i docenti. La Laad di Cordova curerà il biennio.
(Monica De Panfilis – Il Centro di Pescara) I primi ad essere coinvolti saranno i mille studenti degli istituti Aterno e Acerbo. Partirà da loro la guerra che la Provincia dichiara al bullismo con il progetto sperimentale «E se la vita fosse un gioco di squadra?», al via a fine mese. In questo modo – con i corsi anti-bulli indirizzati agli alunni – il fenomeno del momento, che solo negli ultimi mesi in città ha fatto registrare diversi episodi finiti anche sulle cronache nazionali, entra a poco a poco nelle scuole.
Questa volta il bullismo entra dalla porta principale con seminari e percorsi didattici organizzati dalla Laad, la Lega abruzzese antidroga. Il progetto biennale ha come scopo l’istituzione di un osservatorio anti-bullismo. «Contiamo di estendere l’iniziativa ad altri istituti, aspettiamo l’adesione di una scuola media di Montesilvano, ma per il prossimo anno scolastico puntiamo a coinvolgere una fascia molto più ampia della poolazione scolastica per diffondere gli strumenti in grado di contrastare questo fenomeno», ha detto ieri mattina l’assessore alla Tutela sociale Mauro Di Zio presentando l’iniziativa con il presidente della Provincia Giuseppe De Dominicis, Gianni Cordova e i presidi dei due istituti, Eliseo Marrone e Annateresa Rocchi. «Il progetto», ha spiegato Cordova, «è strutturato in due fasi: la prima è rivolta ai docenti, per i quali sono stati pensati dei seminari formativi che indaghino il problema bullismo e le sue dinamiche; la seconda è rivolta direttamente agi studenti (per quelli dell’Acerbo sono coinvolte le classi del biennio) con percorsi didattici-esperenziali». Otto ore complessive di lavoro per ciasuna classe con lo scopo di focalizzare l’attenzione dei ragazzi sull’ascolto delle proprie emozioni e sui processi di integrazione sociale con l’obiettivo di riscoprire il gruppo-classe come luogo in cui instaurare relazioni. In entrambi i casi gli incontri saranno tenuti dallo psicologo e dal sociologo della Laad, Carlo Ambrosini e Paolo Balducci, affiancati dal sociologo Christian Gretter e dall’operatrice sociale della Lega antidroga, Margherita Cordova.
«L’esperienza didattica che coinvolgerà i ragazzi servirà a far comprendere loro la drammaticità del problema», ha auspicato De Dominicis. «Che è più forte tra i ragazzi iscritti alle prime classi, quelli che nel momento iniziale della socializzazione incontrano grosse difficoltà», ha sottolineato la preside Rocchi riportando la sua esperienza tra gli studenti dell’Acerbo. «La scuola può fare qualcosa ma non può risolvere tutti i mali della società», ha ammonito Marrone, dirigente scolastico dell’Aterno, auspicando la collaborazione delle famiglie. «Perchè il bullismo altro non è che lo specchio della società, fatta da quelle famiglie permissive che fanno scivolare i ragazzi nel vittimismo e da quelle dedite alla repressione che producono violenza come atto di imposizione».

«Bugie ai giudici sulle violenze sessuali all’Ipia». Nel 2004 la denuncia: «Nostro figlio vittima del branco per anni nella palestra della scuola.

Il pm Giovanni Porcheddu ha chiesto al gup tre rinvii a giudizio per falsa testimonianza. Nei guai un professore di ginnastica, una bidella e un compagno di classe del disabile.
(La Nuova Sardegna) I giudici del tribunale per i minori non avevano usato mezzi termini quando, motivando due condanne per violenza di gruppo su uno studente disabile, avevano accusato gli insegnanti e i compagni di scuola della vittima di avere fatto mancare a forze dell’ordine e magistratura «quel minimo di leale collaborazione civica oggettivamente richiesta dalla gravità dei fatti». Ora il pm chiede tre rinvii a giudizio per falsa testimonianza. Oltre a non collaborare per smascherare i responsabili di uno sconvolgente episodio di bullismo all’Ipia, insomma, nel 2005 qualcuno avrebbe anche mentito.
Il sostituto procuratore Giovanni Porcheddu ha depositato nella cancelleria del Gup la richiesta di rinvio a giudizio per un compagno di scuola della vittima, un insegnante di ginnastica e una bidella dell’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato di Sassari. Secondo una sentenza di condanna emessa in primo grado e confermata in appello (i due imputati hanno presentato ricorso in Cassazione), tra il 2003 e il 2004 ogni martedì la palestra della scuola ospitò un branco che infieriva su un ragazzo affetto da «ritardo cognitivo e relazionale». Abusi sessuali, umiliazioni, scherzi atroci in una escalation insulsa e risaputa da tanti nella scuola. In un caso le violenze sessuali sarebbero state immortalate con i telefonini.
Quando quattro anni fa la denuncia dei genitori della vittima fece esplodere lo scandalo, con tre studenti finiti dietro le sbarre, in tanti all’Ipia giurarono di non sapere. Stando all’accusa formalizzata dal pm Porcheddu, qualcuno si spinse al punto da «affermare deliberatamente il falso» davanti ai giudici del tribunale per i minori. Si trattava del primo dei processi scaturiti dall’inchiesta. L’altro, a carico degli studenti maggiorenni, è ancora in corso in tribunale.
La richiesta di rinvio a giudizio per falsa testimonianza riguarda Pietro Gavino Solinas, 23 anni, sassarese, ex compagno di scuola della vittima e degli imputati. Il giovane, ventenne quando venne chiamato a testimoniare, negò di avere assistito ad abusi sessuali sul ragazzo disabile e disse di non avere visto nessuno fotografare il «branco» in azione sulla preda.
La richiesta di rinvio a giudizio per falsa testimonianza riguarda anche Sabrina Carboni, 38 anni, di Porto Torres, bidella all’Ipia. L’ausiliaria è accusata di avere affermato il falso affermando «che dalla sua postazione di lavoro si poteva sentire a tutto ciò che i ragazzi si dicevano negli spogliatoi della palestra» e che «nessuno degli alunni della classe frequentata dalla vittima entrava nei bagni per fare la doccia». Circostanza rivelatasi invece vera al processo.
Per il pm, merita di andare a processo anche Costantino Pulino, 53 anni, di Sorso, da oltre venti insegnante di ginnastica all’Istituto professionale sassarese. Il professore è imputato di avere mentito quando giurò che la vittima «non entrava negli spogliatoi della palestra per cambiarsi».
Queste ed altre affermazioni furono stigmatizzate dai giudici dei minorenni con una sentenza che rappresentò un atto di accusa alla scuola. «Deve con rammarico prendersi atto – si legge nella sentenza – che scarso o addirittura nullo è stato il contributo probatorio proveniente dall’ambiente scolastico: sia i compagni di classe, sia gli operatori scolastici, sia i docenti. Differenti i rispettivi ambiti ma comune la causale, consistente nel tenere il più possibile lontano da sé sospetti di complicità o comunque di omesso o insufficiente controllo».
All’udienza preliminare per le presunte false testimonianze si parlerà soprattutto dell’ambiente scolastico. Gli imputati, difesi dagli avvocati Pietro Diaz e Chiara Maninchedda, si difenderanno. Davanti al gup non dovrà presentarsi Generosa Trabacco, 47 anni, sassarese, insegnante di ginnastica inizialmente indagata per falsa testimonianza. Dopo avere ricevuto una memoria difensiva dalla docente, assistita dall’avvocato Pier Luigi Carta, il pm ha deciso di archiviare l’accusa che la riguarda. Il gup Salvatore Marinaro, che si occuperà del delicato caso, ha già stralciato la posizione della professoressa.

Bullismo a Milano. «Sei gay» e lo fanno spogliare nudo in classe.

(Augusto Pozzoli – Il Giornale) Per intere settimane bersaglio di un gruppo di compagni di classe: deriso, insultato, umiliato. E l’altro giorno, in una prima di un liceo milanese nella zona di Baggio, viene immobilizzato sulla cattedra e denudato. Un odioso caso di bullismo destinato forse a restare sconosciuto se non fosse stato segnalato attraverso un messaggino arrivato sul cellulare dello studente preso di mira, inviato dai suoi stessi aguzzini: «Sei un gay». La mamma del ragazzino aveva quasi subito intercettato il messaggio e la mattina dopo si era precipitata a scuola per chiarire col preside la situazione.

Scatta l’indagine. È così viene a galla una verità che era sfuggita agli stessi insegnanti, perché gli episodi di bullismo avvenivano normalmente durante l’intervallo o nei corridoi della scuola. Il preside non perde tempo: chiama uno dei servizi di emergenza istituiti dall’Asl di Milano per fronteggiare il bullismo e si avvia l’intervento per rimediare alle pesanti conseguenze provocate da questa vicenda. Sul ragazzo vittima delle prevaricazioni dei compagni, ma anche sulle responsabilità degli studenti bulli. «Abbiamo già incontrato il consiglio di classe – dice Nicola Iannaccone, lo psicologo dell’Asl che ha in carico il caso –. Lavoreremo con i docenti, ma anche con i ragazzi. L’importante è che ciascuno faccia la sua parte nel modo dovuto». Un intervento provvidenziale anche per evitare che il caso potesse finire in mano alla magistratura. La madre del ragazzino in un primo tempo, infatti, avrebbe voluto denunciare la situazione alla polizia. Il preside l’ha convinta ad accettare un’altra via d’uscita. Mentre si sta ancora cercando di ricostruire l’intera situazione raccogliendo prove e testimonianze, presto il consiglio di classe alla presenza dei rappresentanti dei genitori e degli stessi studenti dovrà riunirsi per valutare il comportamento dei bulli e decidere quali sanzioni dovranno subire. Non potrà passare inosservata, comunque, nemmeno la responsabilità di coloro che hanno assistito passivamente agli episodi di bullismo, in particolare quello dell’altro giorno durante il quale il ragazzino è stato a forza denudato. Ma l’intervento più impegnativo dello psicologo dell’Asl riguarderà la vittima di questa situazione. «Se non ci fosse stato quel messaggino intercettato dalla mamma – spiega Iannaccone – il caso sarebbe ancora rimasto coperto: ancora adesso quel povero studente ha paura di parlare. È una classica vittima di bullismo: ragazzino complessato perché piuttosto cicciottello, timido, incapace di fare del male a una mosca. Dovrà essere aiutato a capire che cosa gli è successo e perché. Perché possa relazionarsi alla sua classe, ai suoi coetanei senza soccombere».

Preso a calci, ha un ginocchio lesionato. Picchiato dai bulli perché vuole fare il ballerino.

Il ragazzo vittima delle percosse, nella sua abitazione.
Racconta la sua passione in un tema.
(Lodovico Poletto – La Stampa) Andrea non ha mai sognato di essere Ronaldo. E se avesse un mito quello sarebbe il ballerino russo Rudolf Nureyev. Andrea ha 13 anni, suona la chitarra, il pianoforte e va benissimo a scuola, in tutte le materie. Ma invece di tirare calci al pallone va a scuola di danza per imparare a muoversi leggero sulle punte, come un esperto ballerino di danza classica. Andrea lo hanno picchiato due suoi compagni di classe, una seconda media di un paese della cintura di Torino, con calci e pugni e botte alle gambe e alle ginocchia. Lo hanno insultato, umiliato, sfottendolo in modo pesante per quella sua passione così poco usuale tra i ragazzini. Volevano spaccargli le gambe: «E adesso prova a ballare se ci riesci».

Andrea da quel giorno è bloccato a casa. Ha le gambe fasciate e il medico che l’ha visitato parla di lesioni ai legamenti del ginocchio sinistro e di ematomi al quadricipite destro. Deve muoversi con due stampelle: se vuol tornare a danzare, se vuole che il suo sogno possa un giorno diventare realtà, ha bisogno di riposo e di tante cure.

Ennesima storia di bulli, verrebbe da dire. Ma questa, in realtà, è molto di più: è la storia di una grande passione e di grande intolleranza. È un film che diventa realtà. È Billy Elliot – pellicola inglese del 2000 – ambientato in un comune di 6 mila anime alle porte di Torino. Diceva Billy: «Quando ballo sento un fuoco che mi brucia dentro. Elettricità pura. Entro in un mondo mio e mi scordo del resto». Andrea ha scritto anche lui della sua passione nell’ultimo tema in classe, quello che gli è costato l’umiliazione e le botte. Ha usato altre parole ma la stessa intensità per ricordare gli inizi di questa sua passione – «Vedevo i ballerini della mia scuola eseguire i «pas de chat», i «double tour en l’air» e altri passi molto complicati e rabbrividivo. Si muovevano e saltavano in modo impressionante: erano fantastici» – per descriverla alle sue insegnati. Una in particolare, Carla: «È stata lei a farmi amare la danza più di ogni altra cosa al mondo».

Il giorno prima di San Valentino il tema di Billy-Andrea, sulla sua vita di adolescente e sulla sua passione, è passato di mano in mano in quella classe. Lo hanno letto tutti i suoi compagni. Qualcuno si è complimentato con lui. Altri hanno ripreso con gli sfottò. «Succede da sempre: ci sono due ragazzi in particolare che fanno i furbi con lui. Sapesse quante volte lo hanno picchiato» racconta Angela, la mamma di Andrea. Lo scorso anno gli hanno anche fatto infilare la testa nel gabinetto. Lo hanno preso in giro con insulti irripetibili. Stavolta sono passati direttamente alle botte sulle gambe.

La denuncia che mamma Angela ha presentato ai carabinieri è dettagliata: «Hanno attaccato briga negli spogliatoi della palestra. Erano in due, si chiamano…». Era l’una del pomeriggio, o poco dopo. L’ora di ginnastica era appena finita e Andrea aveva fretta come non mai. Doveva cambiarsi rapido e poi correre a scuola di danza. Ma le sue scarpe non erano al loro posto. Erano sul pavimento dello spogliatoio, tra la panchina e i borsoni da ginnastica, riempite d’acqua da qualcuno con troppa voglia di scherzare. Andrea s’è arrabbiato. E in due lo hanno aggredito. Giù spintoni, i pugni nello stomaco e calci alle gambe: «Così impari a fare il furbo con noi, ballerino». Andrea lo hanno portato due ore dopo all’ospedale Molinette per un controllo. Lesioni confermate, ha bisogno di riposo assoluto, hanno sentenziato i medici. E la mamma è corsa dai carabinieri a fare denuncia: «Hanno capito il mio dramma e sono subito andati a scuola a parlare con gli insegnati».

«Una follia» dice adesso Loredana Furno, titolare di una delle scuole di danza più famose dei Torino. Quella, tra l’altro, dove va a ballare anche Andrea. «Credo che questa sia una storia di intolleranza senza senso» insiste, spiegando che Andrea è un buon allievo, che s’impegna come pochi altri, che davvero per lui la danza classica è una passione che brucia dentro.

Loro, i bulli massacratori del ballerino, ovviamente non parlano: hanno tredici o quattordici anni. Qualcuno li difende: «Hanno famiglie complicate, bisogna capirli». Altri li criticano: «Se ci sono guai arrivano sempre da loro». Andrea non li odia, ma pensa al male che gli hanno fatto: «Soltanto perché a me piace danzare». E intanto sogna Nureyev. E il giorno in cui, come Billy Elliot, danzerà nel «Lago dei cigni».

Polemiche corsi anti-bullismo e gay a Roma. Il Circolo Mieli risponde a L’Avvenire.

Un pessimo Avvenire.

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli respinge con forza l’attacco del quotidiano cattolico L’Avvenire, effettuato senza alcuna cognizione di causa, ribadendo che il progetto preso così tanto attaccato vuole promuovere, tramite la libera espressione degli studenti, una riflessione sulle tematiche del bullismo per favorire lo scardinamento delle dinamiche che provocano gli innumerevoli ed incresciosi episodi e fornire spazi di ascolto per gli studenti. Peraltro già il titolo del progetto, “Smontiamo i bullismi” dovrebbe far riflettere della serietà con la quale il Circolo Mario Mieli affronta il tema del bullismo, del quale non ha assolutamente una visione da “parrocchietta” come le illazioni contenute nell’articolo dell’Avvenire vorrebbero far credere, ma un’assoluta visione a 360° il cui obiettivo è sensibilizzare studenti, insegnanti e genitori sulle difficoltà che i ragazzi incontrano durante la crescita in un contesto che generalmente non prevede o non accetta le diversità (non solo di orientamento sessuale, ma anche di religione, etnia e disabilità).

Il progetto non prevede quindi in alcun modo l’affermazione di una specifica visione “culturale” della sessualità umana né di alcuna posizione politica o ideologica, a differenza di quanto invece spesso avviene nelle attività e nelle strutture gestite da organismi collegati alla chiesa cattolica, che bene farebbero a metter più spesso in pratica il vecchio detto della pagliuzza e della trave.

E’ oltremodo doveroso per il Circolo Mario Mieli ringraziare gli Istituti che ancora una volta hanno accordato la propria fiducia alla nostra Associazione, che già in passato ha avuto modo di dar prova di serietà e professionalità nel corso di interventi in diverse scuole romane.

Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Segreteria Politica – Andrea Berardicurti
06/5413985 – 348/7708437

L’Avvenire attacca il Comune di Roma sulle inizitive anti-bullismo.

A scuola di bullismo.

(L’Avvenire ) Il Comune di Roma ha deciso di patrocinare un’iniziativa anti-bullismo «a 360 gradi» che – «per ora», viene sottolineato – si svilupperà in 6 scuole superiori romane e si articolerà in 60 incontri «obbligatori» per insegnanti, famiglie e studenti delle classi prescelte.

Presentata così, la cosa meriterebbe solo applausi. Invece hanno subito preso a fioccare da più parti allarmi e riserve. E può sembrare strano, ma solo fino a quando non si colgono gli esatti e sconcertanti contorni dell’operazione. Basta, infatti, informarsi appena un po’ per scoprire che questa meritoria battaglia, col beneplacito dell’amministrazione capitolina, è stata appaltata al ’Mario Mieli’, un’organizzazione che si definisce «circolo di cultura omosessuale».

Gli «operatori» che verranno inviati nelle sei scuole di Roma sono stati, insomma, selezionati all’interno di una precisa e unica realtà militante, da anni polemicamente impegnata per l’affermazione della sua parziale visione «culturale» della sessualità umana. Perché? In base a quali criteri si è stabilito che la «non sopraffazione» e la «non discriminazione delle diversità» per diventare finalmente materie di studio e di formazione debbano finire per concidere, incredibilmente, con le posizioni sostenute in certi ambienti gay? La scuola non può e non deve diventare campo libero per imposizioni propagandistiche e scorribande pseudo-educative. Il bullismo del ’politicamente corretto’ non fa meno danni di ogni altro bullismo. E l’autentico rispetto per ogni persona ci impone di denunciarlo con la stessa determinazione.

Roma, bullismo, scuole e gay. Per Telefono Rosa meglio pluralità di voci.

Presidente Moscatelli: evitare provocazioni, essere costruttivi.

(Apcom) – Posto che è sempre un bene quando ci si confronta con gli adolescenti di bullismo, forse i corsi organizzati dal circolo omosessuale Mario Mieli che partiranno la prossima settimana in alcune scuole di Roma “avrebbero potuto essere strutturati in altro modo”. Per Maria Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono Rosa, sarebbe infatti stato “meglio fare dei corsi che danno voce a tutti, nei quali diversi esperti si alternino nel parlare ai ragazzi esplorando i diversi punti di vista sulla diversità e la violenza”.

Telefono Rosa sta curando dei corsi ‘tipo’ per alcune figure di operatori, finanziati dal Comune e avviati in quattro municipi di Roma, strutturati sul principio di diversi esperti che trattano ognuno un argomento: questo, per la Moscatelli, sarebbe “l’esempio giusto da seguire, non quello di ‘corsi-accetta’ che affrontano il problema bullismo da un unico punto di vista. Se anche i corsi organizzati dal Mario Mieli raggiungessero il bersaglio – prosegue in una intervista telefonica – si svilupperebbe prima, come sta già accadendo, una tale polemica che i ragazzi ne uscirebbero confusi. Il corso, già prima di partire, si snatura: in queste cose è inutile fare provocazioni – conclude – c’è spazio per tutti, meglio cercare di essere costruttivi”.

I cattolici: che c’entrano i gay con delle lezioni antibullismo? E a Milano denunciate violenze contro un gay all’oratorio.

Dopo il Forum delle famiglie e Alleanza nazionale, anche ‘Avvenire’, il quotidiani dei Vescovi italiani, critica l’iniziativa anti-bullismo di alcune scuole romane promossa dal circolo gay Mario Mieli e patrocinata dal Campidoglio. “Che c’entra quel circolo?”, si domanda il quotidiano dei vescovi in un corsivo.
“In base a quali criteri si è stabilito che la ‘non sopraffazione’ e la ‘non discriminazione della diversità’ per diventare finalmente materie di studio e di formazione debbano finire per coincidere, incredibilmente, con le posizioni sostenute in certi ambienti gay?”, si domanda ‘Avvenire’. “Il bullismo del ‘politicamente corretto’ non fa meno danni di ogni altro bullismo. E l’autentico rispetto per ogni persona ci impone di denunciarlo con la stessa determinazione”.

A Milano intanto dopo l’arresto di due adolescenti accusati di violenze e aggressione nei confronti di altri due ragazzi all’interno dell’oratorio dei Padri Sacremantini continuano le indagini per chiarire se vi siano stati precedentemente nell’oratorio altri atti di questo genere.

Risulta stridente e sgradevole per i lettori verificare che l’Avvenire si occupa di più di politica ed ideologie anzichè di fatti concreti come l’aggressione bullista ed omofoba avvenuta in un suo oratorio e soprattutto stupisce che non sia stata stampata da parte del giornale nessuna nota chiarificatriche che spieghi il perchè i responsabili siano stati all’oscuri di tali atti, atti che in sostanza avvenivano sotto i loro occhi.

Milano. Bullismo contro un ragazzo gay? Si secondo l’Arcigay ma il Corriere nel suo pezzo non ne parla.

Finiscono in manette due bulli di 15 e 17 anni.
(Il Corriere della Sera) Insultavano e malmenavano pesantemente due ragazzi “in difficoltà” all’interno dell’oratorio Padri Sacramentini (Orpas) della parrocchia di Sant’Angela Merici in zona Greco-Turro a Milano. Per questo la polizia ha denunciato un 15enne e un 17enne che capitanavano una banda di coetanei nota tra i ragazzi che frequentano l’oratorio per i continui atti di sopraffazione e bullismo. Le vittime sono due amici di 22 e 21 anni, entrambi descritti come introversi, timidi ed emotivamente molto fragili.

Le aggressioni nei loro confronti sono state continue, soprattutto sul 21enne che il 28 novembre e il 25 gennaio scorsi si è fatto visitare in ospedale dove gli è stata diagnosticata una prognosi di sette giorni nel primo caso e di dieci nel secondo. Dopo almeno otto aggressioni in un paio di mesi, sostenuti dai loro genitori, i due ventenni hanno deciso di denunciare i loro aguzzini al commissariato di zona, che ha organizzato un appostamento. Così, quando i due giovani sono stati circondati dal gruppetto e i due bulli si sono fatti avanti per l’ennesima aggressione, il 21enne hanno inviato un sms agli agenti appostati nei pressi che sono entrati nell’oratorio e hanno fermato i due minorenni, entrambi studenti di istituti della zona, denunciati per violenza e minacce al Tribunale per i minorenni a cui è stato richiesta anche la diffida a frequentare l’oratorio.
I sacerdoti dell’oratorio erano a conoscenza delle prepotenze messe in atto dai due minorenni, ma hanno sempre ritenuto che si trattasse di episodi casuali e saltuari non destinati a ripetersi. Nell’ottobre scorso, il 21enne e il 22enne erano state vittime di un ventenne brasiliano che, forte della sua prestanza fisica, li aveva in più occasione picchiati e derubati, prima di essere arrestato dalla polizia.

BULLISMO/ ARCIGAY: SERVONO URGENTI POLITICHE INTERVENTO SOCIALE
Sconcerta costante presenza insulti contro omosessuali.
(Apcom) – Oggi a Milano un ‘branco’ di minorenni ha compiuto un nuovo gesto di violenza nei confronti di un giovane “ritenuto” gay e di un altro giovane ‘diverso’ che cercava di difenderlo. Luogo della vicenda un oratorio ‘Orpas’ della parrocchia Sant’Angela Merici a Milano.

L’episodio di bullismo, spiega in una nota l’Arcigay, conferma che “sono urgenti politiche di intervento sociale e culturale per combattere ogni forma di violenza nei confronti di ragazzi perpetrata da altri ragazzi. Quello che sconcerta, oltre il ripetersi degli episodi in tutta Italia, è la presenza costante di insulti e di provocazioni contro ragazzi accusati di essere omosessuali”.

Secondo l’Arcigay questo avviene perché “il clima d’odio, alimentato dalle gerarchie cattoliche e dalle destre italiane, favorisce l’emulazione di atteggiamenti razzisti e omofobi”. “Non stupisce infine l’atteggiamento dei preti dell’Oratorio che, come accade agli insegnanti delle scuole medie e superiori, non danno il giusto peso a questi atti violenti valutandoli come semplici bravate. Bisognerebbe strutturare in tutte le scuole del paese corsi di formazione sul bullismo e di educazione alle differenze – concludono – Questo sarebbe utile alla chiesa italiana, che potrebbe usare una piccola parte dell’ingente introito dell’8 per mille incassato grazie ad un meccanismo truffaldino, per istruire meglio i suoi preti a contatto con le giovani generazioni”.

Una nota di condanna per i fatti di Milano è giunta anche dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma che “respinge con fermezza l’ondata di violenze perpetrate ai danni di giovani gay e si è adoprato sin dalla sua nascita contro la discriminazione alle persone gay, lesbiche e transessuali”.

Ndr. Arcigay ci ha ormai abituato a notizie di questo tipo che poi o vengono dimenticate oppure ridimensionate o, peggio ancora, smentite. A chi dobbiamo credere..? All’Arcigay o al Corriere? E se anche fosse vero, perchè strumentalizzare e “sputtanare” così dei giovani adolescenti. Non è meglio scegliere un rispettoso silenzio invece di accendere l’altoparlante dei comizi? Staremo a vedere.