Vigoressia: L’anoressia al maschile colpisce sempre di più.

(Tulife) Si chiama anche vigoressia o ancora reversal anoressia, speculare a quella femminile. E’ l’anoressia maschile, in agguato nell’età a rischio, tra i 12 e i 25 anni, periodo della formazione dei futuri uomini e donne. Non a caso si parla di patologia della famiglia, bersagliata com’è oggi dalle difficoltà della vita e dai messaggi contraddittori delle mode: librarie e televisive (diete e ricette di cucina…), stilistiche (fantasie dell’appeal, sex o non sex, fino a confondere i generi uomo/donna…), salutiste (magri e forti a ogni costo…) il rischio è quello di incorrere in un disturbo del comportamento alimentare, DCA , di cui l’anoressia fa parte.

Difficili statistiche.
Un disturbo che tuttavia nell’ultimo secolo non sembra essere aumentato stando a quanto afferma lo psicoterapeuta Roberto Ostuzzi, presidente dell’ANSISA, Associazione Nazionale Specialisti in Scienza dell’Alimentazione e autore, per Baldini e Castoldi, del libro “Figlie in lotta con il cibo” e del più recente “Un boccone dopo l’altro”. “Quello che è cambiato”, dice Ostuzzi, “è la tipologia dell’anoressia, che da mistica nel ‘700 è diventata ai nostri giorni più legata ai mutamenti socioculturali dovuti a importanti cambiamenti nell’organizzazione sociale e familiare”.
Non si contano tuttavia i pazienti anoressici, che nella sua forma al maschile oggi si confondono sempre più tra la normalità, sfuggendo ogni statistica. Ragazzi che scambiano il contenitore (il corpo) con il contenuto (le emozioni) con comportamenti molto spesso tollerati e compatibili con la vita “normale”.
Sì, perché, come spiega Ostuzzi, i ragazzi non sviluppano soltanto l’anoressia restrittiva tipica delle ragazze, che fa dimagrire fino al rischio della vita stessa. Gli ossessionati dalla forma del corpo, sono palestrati, che vogliono eliminare ogni filo di grasso ma anche corazzarsi di muscoli dietro i quali nascondere insicurezze, forgiando ex novo la propria immagine più d’impatto.
È proprio l’esiguità dei casi trattati che fanno dell’anoressia un fenomeno ancora poco studiato, considerato che in Italia viene curato in appositi centri specialistici solo dagli anni ‘80. La percentuale di casi è in un rapporto di circa 1 a 10 maschi/femmine, con una prevalenza dello 0,3-0,5% nelle donne in età a rischio, che significa 3-5 femmine contro un maschio ogni mille. L’incidenza invece è di circa venti ragazze/due ragazzi ogni centomila abitanti. La cura è la stessa, ma perché un ragazzo si ammala di una patologia tipicamente femminile?
Gli interrogativi si moltiplicano, come pure le ricerche sui fattori di natura neuroendrocrina e metabolica, che possono accompagnare, in determinate condizioni ambientali, questo deficit nella struttura di identità di sé. Molto spesso è in gioco la ricerca di definire la propria identità di genere, di attitudine, di inclinazione sessuale. Senza essere gay, sono ragazzi che possono avere delle incertezze, magari perché sono più magri e fragili o meno decisi dei coetanei. Inoltre, a differenza del corpo delle ragazze, biologicamente stimolo per la sessualità maschile, il corpo e l’identità maschile vanno al di là dell’aspetto puramente sessuale e puntano sulla sicurezza legata all’efficienza.

Fissati con la palestra.
La donna anoressica deve essere magra, l’uomo muscoloso. Per una forma di fobia delle forme praticano esercizio compulsivo, cioè tantissima ginnastica e hanno eccessive preoccupazioni per la dieta perché vogliono essere magri, e avere tutti i muscoli scolpiti. Sono disposti anche all’abuso di sostanze anabolizzanti.
A Villa Margherita a Vicenza, una casa di cura convenzionata con il Sistema Sanitario Nazionale, che fa parte della rete assistenziale dei disturbi alimentari del Veneto, il 70% dei pazienti provengono da fuori Regione: su 120 ricoverati 6 sono uomini, circa il 4%. Cosa si cura e come nell’anoressia? “La cura individuale è rimetterli in contatto con il loro stato emotivo interno e verbalizzarlo. Si cura un disagio multifattoriale, con molte cause che si intersecano in maniera diversa nei singoli casi, ma sempre con una forte, ossessiva concentrazione sul cibo quale strumento per modificare il corpo nel tentativo di mettere a tacere il proprio dolore interno attraverso il controllo del guscio. Una ricerca di sicurezza effimera che renda più sopportabili le insicurezze interiori. In terapia familiare, in presenza di madre, padre, fratelli si discute insieme delle difficoltà, per capire quali possono essere i limiti o i cambiamenti da adottare per modificare una situazione che si è resa difficile”.

Aids: Positivi i primi test del vaccino con aerosol.

(Agi) E’ in via di sperimentazione uno speciale aerosol che funge da vaccino contro l’Aids. Uno studio condotto nelle scimmie, che e’ stato appena pubblicato sulla rivista ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’, ha dimostrato che il nuovo vaccino e’ sicuro ed e’ in grado di potenziare le difese immunitarie dei macachi, le cavie utilizzate nella prima sperimentazione

Ma il vaccino si trova soltanto alle prime fasi di sperimentazione. Per questo gli scienziati sono ben consapevoli del fatto che, come e’ successo piu’ volte in passato, anche questo vaccino potrebbe fallire nei successivi test. Ma al momento i risultati sono stati positivi. I ricercatori hanno gia’ dimostrato, in una sperimentazione preliminare condotta su 40 volontari sani, che e’ sicuro. E’ il primo vaccino dell’iniziativa Eurovacc (finalizzata allo sviluppo di vaccini contro il virus dell’Aids), che e’ stato sperimentato sulle persone. Il nuovo lavoro ha coinvolto 20 scienziati di 12 centri di ricerca di sei paesi europei. Per la prima volta, e’ stato dimostrato che il vaccino e’ sicuro e che l’inalazione genera una risposta immunitaria forte e duratura nel tempo. La preparazione e’ stata fatta per due virus (modifiche del ‘virus vaccinia’, il vaccino contro il vaiolo), che agiscono come ‘veicoli’ (vettori), per quattro antigeni del virus Hiv, cioe’ molecole dell’agente patogeno in grado di suscitare una risposta da parte delle nostre difese. Inizialmente, viene iniettato uno stimolo iniziale (una molecola di Dna ‘nuda’, alla quale sono incorporati questi quattro antigeni), e poi si continua con due inalazioni di vaccino. Questo sarebbe un vaccino preventivo, in corso di valutazione, ma potrebbe anche diventare un potenziale vaccino terapeutico. Infatti, una serie di sperimentazioni condotte sulle scimmie hanno dimostrato che i macachi vaccinati risultavano protetti dal virus dell’Aids. La modalita’ di somministrazione sembra avere vantaggi nello stimolare una risposta immunitaria. Infatti, essendo le vie respiratorie piu’ esposte agli agenti patogeni infettivi, la mucosa e’ in grado di generare rapidamente una risposta immunitaria. Inoltre, il vaccino per inalazione e’ molto veloce e facile da somministrare (soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove mancano mani esperte), per cui i ricercatori sono convinti che ”potrebbe offrire una soluzione praticabile per le future campagne di vaccinazione di massa contro le malattie trasmesse attraverso le mucose”, hanno detto i ricercatori. Adesso e’ partita la sperimentazione clinica di fase II in Africa, finalizzata a valutare la sicurezza e l’efficacia su un numero maggiore di volontari.

Eccezionale scoperta. Aids: Individuata la molecola che lo diffonde.

(The instablog) Finalmente un nuovo spiraglio nella lotta all’Aids, è stata scoperta la molecola che lo diffonde.

Un gruppo di scienziati diretti da Anthony S. Fauci, hanno scoperto la molecola che diffonde il virus dell’Aids.
Un recettore umano che aiuta il virus ad attaccare il sistema immunitario dell’uomo e diffonde conseguentemente la malattia.
Una scoperta fondamentale che darà la possibilità di sperimentare nuove terapie e nuovi farmaci, per arrivare a sconfiggere definitivamente questa malattia mortale.

Sesso e "rapporti a rischio", in Francia sono in aumento le malattie veneree. Ricomparsa la sifilide tra i gay.

Colpiti soprattutto donne e giovani.

(Apcom) – Aumenta in Francia il numero delle infezioni dovute a malattie veneree. Lo rivela oggi le Figaro, che cita il Bollettino epidemiologico settimanale dell’Istituto di prevenzione sanitaria (Ivs), secondo il quale le Malattie sessualmente trasmissibili (Mst) sono in aumento.

Negli ultimi tre anni, afferma l’Ivs, l’aumento dei casi di infezioni da gonococco (responsabile della gonorrea) è stato del 50% all’anno, concentrato tra le donne (più 264% in tre anni) che non vivono a Parigi (più 94%). L’eta’ media dei pazienti e’ di 30 ani per gli uomini, di 23 anni per le donne. In aumento anche i casi di clamidia, anch’essi piu’ frequenti nelle donne (+62% in tre anni contro piu’ 55% negli uomini). Anche la sifilide, praticamente scomparsa negli anni Novanta, e’ ricomparsa negli ultimi anni, in particolare tra gli omosessuali e i bisessuali, anche se, osserva Le Figaro, dei casi sono comparsi nel 2006 anche tra gli eterosessuali.

All’origine del fenomeno, spiega il quotidiano, c’e’ un aumento dei comportamenti cosidetti “a rischio”, e cioe’ un minor ricorso al preservativo nei rapporti sessuali, in particolare con partner occasionali. Dei comportamenti che, prosegue il giornale, sono anche all’origine della recrudescenza delle infezioni da Hiv e di Aids, malgrado le campagne di informazione e di prevenzione lanciate dalle autorita’ sanitarie e cittadine

Ecstasy avvelenata è allarme. A Massa ragazzo in fin di vita: In Italia una partita di droga devastante.

Una delle possibilità è che la sostanza stupefacente sia stata tagliata aggiungendo del pesticida.

(La Repubblica, edizione di Firenze) Ecstasy tagliata con una sostanza killer, forse con pesticidi. Un giovane è in gravissime condizioni all´ospedale di Massa e in Versilia scatta l´allarme. Ci potrebbe essere in giro una partita di droga addizionata con veleni: ragazzi fate attenzione in queste notti e soprattutto nel fine settimana, raccomandano i carabinieri. In allarme la direzione aziendale della Asl 1 che, si legge in un comunicato, «è preoccupata» e ha deciso così di informare la cittadinanza su quello che è accaduto e sui rischi. I carabinieri fanno scattare controlli, cercano di rintracciare gli amici di quel venticinquenne, le persone con cui si è incontrato la notte scorsa. Setacciano i numeri con le chiamate del suo telefonino. Tutto per risalire a chi gli ha venduto la pasticca avvelenata, per capire da dove viene quella sostanza e con quali aggiunte chimiche è stata trattata. Una delle possibilità è che l´ecstasy sia stata tagliata con dei pesticidi. L´ipotesi, spiegano alla Asl, è stata avanzata in una consultazione telefonica con il Centro Antiveleni di Milano esaminando i sintomi e l´aggravarsi del ragazzo.
Ma da Milano frenano: «Prima di formulare delle ipotesi aspettiamo di ricevere gli esami tossicologici dalla Toscana». Sarebbe il primo caso in Toscana di droga contaminata da pesticidi, non però il primo in Italia perché successe già quattro anni fa in Lombardia (nel Milanese) e di recente si è ripetuto anche nel Nord Europa, precisano i carabinieri.
Prime ore di ieri, intorno alle 4 della notte: il ragazzo si sente male mentre è nella sua stanza. In casa, una villetta nel centro di Massa, ci sono i genitori e la sorella. Lui suda, vomita, sviene, si riprende. Chiamano il 118 e l´ambulanza lo porta subito all´ospedale San Giacomo e Cristoforo. E´ ancora cosciente quando viene soccorso, fa in tempo a dire che ha preso dell´ecstasy. Davanti ai medici arriva con un´insufficienza respiratoria acuta: poi il quadro generale precipita. Edema polmonare. Viene intubato, sottoposto a ventilazione meccanica. L´elettrocardiogramma mette in evidenza una ipocinesia diffusa in tutto il cuore, cioè una riduzione dei movimenti della muscolatura. Si temono danni cerebrali. Va in arresto cardiaco, lo rianimano. La sua vita però è appesa a un filo e ai monitoraggi delle macchine che sostengono le sue funzioni vitali.
Gli investigatori dell´Arma corrono a casa del giovane per perquisirla: bisogna fare in fretta, capire che droga ha assunto, rintracciare chi gliel´ha venduta. I carabinieri trovano un grammo di cocaina, una dose di eroina, un panetto di cento grammi di hashish e schegge di una sostanza che potrebbe essere proprio ecstasy (ma la conferma si avrà soltanto nei prossimi giorni dopo le analisi). I genitori riferiscono che il figlio è tornato a casa dopo le 21,30. La pasticca potrebbe averla presa anche prima. Da anni il ragazzo è ostaggio delle droghe, ha cercato più volte di uscirne ma senza successo, spiega chi indaga. La sua famiglia ha lottato con lui, lo ha aiutato in tutti i modi, lo ha sorretto dopo ogni ricaduta, rialzato dopo ogni fallimento.
Il giovane che è disoccupato, aveva da poco espresso alla mamma il desiderio di riprendere la scuola. Non c´è degrado di affetti nella sua vita, non c´è una storia di emarginazione e povertà. Nella sua stanza le cose sono in ordine, i mobili spolverati, i libri e i maglioni al loro posto, la chitarra appoggiata in un angolo. I militari della compagnia di Massa sequestrano il cellulare e le agende dove il ragazzo ha segnato appunti, nomi e cognomi. Tracce che adesso potrebbero rivelarsi utili alle indagini coordinate dal pm Leonardo Tamborini della procura. L´esito degli accertamenti tossicologici si conosceranno soltanto nei prossimi giorni.
«Nel nostro territorio potrebbe girare – scrive in un comunicato la Asl di Massa – droga, ecstasy tagliata con sostanze pericolosissime, potenzialmente letali». Forse pesticidi, forse altri veleni chimici che vengono mescolati dagli spacciatori alla polvere da pressare. O per amplificarne gli effetti o per aumentare i profitti. Impossibile riconoscere a occhio nudo le pasticche «tagliate» da quelle che non lo sono, da qui l´allarme scattato in Versilia e anche, attraverso i carabinieri, in alcune aree vicine della Liguria. Se l´ecstasy con il veleno non è un caso isolato ma fa parte di una partita di droga arrivata sul mercato, altri giovani rischiano la vita.

Aids, Al via la sperimentazione a Padova e Venezia, acido polilattico ai malati.

Scatta la sperimentazione di 24 mesi tra Padova e Venezia.

(Cristiana Boggian – La Tribuna di Treviso) Sta per partire uno studio di 24 mesi nelle divisioni di Malattie Infettive di Padova e Venezia (nella sede di Mestre), allo scopo di verificare l’efficacia, la durata, la qualità della vita e l’impatto economico, dell’utilizzo dell’acido polilattico sui pazienti affetti da Aids. Ad autorizzare la sperimentazione dell’acido polilattico è stata la Regione Veneto. L’assessore regionale alle politiche sanitarie Francesca Martini: «Alla luce dei risultati che otterremo dallo studio, capiremo se estendere il trattamento a tutti i pazienti veneti. Per ora infatti la sperimentazione coinvolgerà i malati di Venezia e Padova. Ad esclusione di quelli che hanno subito interventi di implantologia facciale, di coloro che hanno abusato di sostanze stupefacenti e alcol, e di chi si sottopone a terapie sistemiche per neoplasie (tumori), terapie steroidee o immunomodulanti».

Non senza una punta d’orgoglio, l’assessore Martini sottolinea che «il Veneto è la prima Regione in Italia ad approvare la sperimentazione dell’acido polilattico».

Finora nella cura dell’infezione da Hiv, è stato adottato il protocollo antiretrovirale, che ha profondamente modificato il decorso dell’infezione, riducendo in modo significativo la mortalità. L’uso di queste terapie ha quindi portato grandi benefici ai malati di Aids, modificandone l’aspettativa di vita. Tuttavia, comportando l’obbligo di assumere farmaci per periodi di tempo sempre più lunghi, ha portato anche inevitabili rischi. E solo di recente sono stati scoperti i pesanti effetti collaterali che sono associati all’uso prolungato dei farmaci antiretrovirali. Tra questi c’è la lipodistrofia, una sindrome che comporta pericolose alterazioni metaboliche.

I dati a disposizione del ministero della Salute, aggiornati al 31 dicembre 2006, rivelano che in Veneto sono stati diagnosticati dalle strutture di assistenza 3.291 casi di Hiv. E solo il 10% di questi non risiede in Veneto. «Il numero dei malati di Aids – fa sapere l’assessorato alle Politiche Sanitarie della Regione – continua ad aumentare. Mentre diminuisce sensibilmente il numero dei decessi. Il Veneto risulta essere la sesta Regione in Italia come numero complessivo di casi segnalati, con una incidenza di 1,1 persone ogni mille abitanti».

L’ultimo studio della Regione conferma che il maggior numero di casi di Aids (ben l’80%), si riscontra in soggetti con età compresa tra i 25 e i 44 anni. Maggiormente colpita la popolazione di sesso maschile. Tra i fattori di rischio si è ridotta notevolmente l’incidenza della tossicodipendenza. E il più importante fattore di rischio è ora il rapporto eterosessuale.

Il sesso orale sta diventando una delle cause principali di tumori alla bocca negli uomini.

Tumori: lo studio, con sesso orale rischi da Hpv in aumento anche per lui.

(Adnkronos Salute) – Il Papillomavirus umano (Hpv), responsabile del cancro al collo dell’utero nelle donne, sta diventando una delle cause principali di tumori orali negli uomini. E, data la diminuzione del vizio del fumo fra il ‘sesso forte’, il veicolo numero uno si rivela essere il sesso orale. Ne sono convinti gli esperti della Johns Hopkins University di Baltimora (Usa), che hanno pubblicato sul ‘Journal of Clinical Oncology’ uno studio condotto su oltre 46 mila casi di neoplasie di questo tipo registrati negli ultimi 30 anni dal National Cancer Institute, distinguendo i tumori dovuti a infezione da Hpv da quelli non riconducibili al contatto col virus. Secondo il team di ricercatori, guidati da Maura Gillison – riporta il ‘Time’ – l’Hpv oggi provoca tumori al cavo orale esattamente come il fumo o l’alcol e questo ‘traguardo’ negativo è stato raggiunto velocemente, dal 1973 al 2004.

Il vaccino oggi disponibile per prevenire l’infezione da Papillomavirus viene somministrato gratuitamente solo alle ragazze giovani, anche se l’azienda produttrice ha in programma di avanzare richiesta di autorizzazione pure per l’immunizzazione dei maschi. I trial che sosterranno la domanda di ‘via libera’ per la nuova indicazione – avanzata principalmente allo scopo di rallentare la diffusione del virus fra le donne attraverso il contagio sessuale con i loro partner maschili – sono però focalizzati sui tumori anali e del pene e non su quelli del cavo orale, sottolineano gli esperti. Eppure, ricerche precedenti avevano dimostrato che l’Hpv provoca ogni anno circa 5.600 casi di tumori alle tonsille, alla lingua e alla gola. E, anche se la relazione causa-effetto fra sesso orale non protetto e malattia non è ancora stata provata, c’è bisogno di maggiore attenzione nei confronti di questo problema.

Maschio, quarantanni e vergine? Attenti alle disfunzioni sessuali.

(Medicina live) Uno studio condotto dai ricercatori della Columbia University in collaborazione con il New York State Psychiatric Institute’s HIV Center for Clinical and Behavioral Studies ha dimostrato che gli uomini che mantengono intatta la propria verginità fino a 21-23 anni hanno maggiori possibilità di andare incontro allo sviluppo di disfunzioni sessuali nel corso della vita.

Il rapporto sessuale può essere suddiviso in cinque fasi: l’insorgere del desiderio (I fase), la fase di eccitazione iniziale (II fase), cui segue la massima eccitazione o plateau (III fase), e, infine l’orgasmo (IV fase) e la risoluzione (V fase). Le disfunzioni sessuali possono riguardare una o più di queste fasi e consistere nell’alterazione delle sensazioni soggettive e/o delle prestazioni sessuali della persona.
Nelle disfunzioni del desiderio sessuale (prima fase) questo può essere troppo basso o assente, si parla in questo caso di avversione sessuale, o troppo elevato. In quest’ultimo caso può essere determinante nell’insorgere del disturbo un grado d’ansia (la cosiddetta ansia da prestazione) eccessivamente alto.

Durante la fase dell’eccitazione, l’uomo può presentare difficoltà o impossibilità a raggiungere l’erezione (la cosiddetta impotenza) che possono essere di natura organica o psicogena e per la quale esistono rimedi farmacologici di provata efficacia come il Viagra, il Cialis e il Levitra . I disturbi dell’orgasmo rientrano invece in tre categorie: eiaculazione impossibile, eiaculazione ritardata ed eiaculazione precoce . Gli uomini affetti da eiaculazione impossibile o ritardata hanno difficoltà a lasciarsi andare, al contrario degli uomini che soffrono di eiaculazione precoce, i più numerosi, hanno difficoltà a controllare il momento in cui desiderano raggiungere l’orgasmo.

Sembra quindi che chi comincia ad essere sessualmente attivo intorno ai venti anni abbia più probabilità di incorrere in questo tipo di disturbi. Tuttavia questo non deve essere un invito a iniziare precocemente l’attività sessuale, sembra infatti che anche in questo caso si corrano gli stessi rischi.

Svizzera. Il virus HIV continua a diffondersi tra gli omosessuali.

Contrariamente alle speranze delle autorità sanitarie, la diffusione del virus HIV in Svizzera non si è arrestata nemmeno nel 2007.

(Swissinfo) L’anno scorso sono state segnalate 735 nuove infezioni, circa lo stesso numero del 2006. A preoccupare sono i casi di nuovi contagi fra gli omosessuali maschi, quasi raddoppiati rispetto a quattro anni fa.
La lotta contro l’AIDS è lungi dall’essere vinta e l’epidemia continua a diffondersi tra la popolazione. Stando alle prime cifre dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), pubblicate lunedì, nel 2007 sono stati segnalati 735 nuovi casi di contagio.
Tenendo conto delle dichiarazioni tardive si dovrebbe addirittura raggiungere il livello elevato del 2006 (761 nuovi casi).
Il virus ha continuato a propagarsi soprattutto tra gli omosessuali di sesso maschile, constata l’UFSP. In questo gruppo, che costituisce il 41% del totale dei casi, il numero di infezioni segnalate cresce quasi ininterrottamente dal 2001, con incrementi particolarmente forti (di oltre il 36%) nel 2002 e nel 2005. Il numero di nuovi contagi è quasi raddoppiato rispetto a quattro anni or sono: con 160 casi nel 2003 a fronte dei 302 di fine 2007.
Tra il 2006 e il 2007 l’aumento è tuttavia stato più «contenuto», raggiungendo il 4% (+ 12 casi). Questo «fa pensare che le misure di prevenzione rafforzate dall’Aiuto Aids svizzero e dalle sue organizzazioni partner abbiano frenato l’aumento annuale», scrive l’UFSP.

“Missione: Possibile”
Le autorità sanitarie sperano soprattutto che il progetto di prevenzione “Missione: Possibile” permetta di rallentare la spirale delle infezioni.
La campagna, in atto fino a maggio fra la comunità gay, raccomanda di proteggersi per tre mesi consecutivi, in quanto è durante la fase primaria che le persone appena contaminate sono più contagiose.
Le diagnosi relative ad una trasmissione del virus tra persone di sesso opposto continuano al contrario a diminuire, una tendenza constatata a partire dal 2004. I nuovi casi nel 2007 sono stati 328, 34 in meno rispetto al 2006. Il calo è particolarmente forte fra i cittadini elvetici (da 135 a 98 nuovi casi).

Calo tra le donne
Tra i cittadini di sesso femminile, il numero di nuovi contagi conferma ugualmente la tendenza al ribasso, passando dagli 80 del 2002 ai 40 dell’anno scorso.
C’è però stato un incremento delle infezioni presso i migranti in provenienza dall’Africa sub sahariana (145 contro i 137 del 2006). Queste persone sono generalmente già infettate quando arrivano in Svizzera, precisa Roger Staub, responsabile della sezione AIDS presso l’UFSP. Solo quando sopraggiunge un altro problema di salute, la loro sieropositività viene scoperta.
Fra i tossicodipendenti dopo anni di calo (un picco di 120 casi nel 2003) si osserva ultimamente una leggera inversione di tendenza. Fra gli infettati si contano nettamente più uomini (72%) che donne. In quasi in un terzo dei casi si tratta di nuove infezioni. Per ora – precisa l’UFSP – non ci sono informazioni o studi che possano attestare se in questo gruppo siano aumentati i comportamenti a rischio (scambio di siringhe) oppure se la causa risieda in un eventuale cambiamento nei programmi di distribuzione controllata di stupefacenti e siringhe.

Decessi
Secondo le statistiche dell’UFSP, a fronte delle 101 vittime dell’anno precedente, nel 2007 l’AIDS ha ucciso 60 persone, cifra che dovrebbe però ancora salire con gli annunci tardivi. Nel 1994 i morti erano ben 686, nel 1998 205, nel 2002 177 e nel 2005 139.
La consistenza del calo registrato – sottolina l’UFSP – è dovuta al miglioramento e alla maggiore disponibilità delle cure antiretrovirali.

L’Aids e i suoi fratelli. Soprattutto eterosessuali i malati di Hiv secondo il ministero della Salute sulla diffusione del virus nel 2007.

(Flavia Amabile – La Stampa) Che cosa è l’Aids oggi, nel 2008? Sempre di più una malattia di persone mature, eterosessuali dipendenti al massimo da sigarette, e poco informate su come potrebbero evitare l’infezione. I dati del ministero della Salute sulla diffusione del virus in Italia si riferiscono a tutto il 2007 e lasciano pochi dubbi. Nel 1995, quando l’Aids era la malattia del secolo, la nuova peste, l’unzione del vizio di omosessuali e drogati di vario tipo, i casi in Italia erano 5.600. Dodici anni dopo sono quattro volte di meno 1200, e il tutto ha assunto tinte meno trasgressive: è soprattutto la malattia del sesso incauto.

Di sicuro a spiegare questo calo dei malati ci sono le nuove terapie, come rileva anche il ministero della Salute in un suo comunicatoSono aumentati infatti i malati che con il virus convivono senza troppe difficoltà: ormai circa 23 mila. Per lo stesso motivo sono aumentati i sieropositivi, oltre 120 mila , cifra che comprende anche i i malati di Aids. Il tasso di crescita è di circa 3.500-4 mila nuove infezioni l’anno.

Di sicuro però sono soprattutto cambiati i malati. Nel 1997 più della metà (il 58,1%) erano tossicodipendenti, uno su cinque (il 20,4%) eterosessuali e uno su sette circa (il 15%) erano omosessuali. Dodici anni dopo i tossicodipendenti sono la metà, circa uno su quattro (il 27,4%) mentre sono raddoppiati i malati per rapporti eterosessuali (43,7%) e un po’ anche quelli per contatti omosessuali (22%). Aumenta anche l’età delle persone colpite: in media ultra-quarantenni.

Eterosessuali che hanno rapporti non protetti, si direbbe: oltre il 60% di casi di Aids si verifica in persone che non si sono sottoposte a terapie antiretrovirali. Non se l’aspettavano, insomma, come accade a chi si infetta per contatti sessuali o fra gli stranieri. Sono calati di molto i morti: da 4581 nel 1995, si è arrivati a circa 200 nel 2007.

I lombardi sono i più esposti con il 30% dei casi. Al secondo posto il Lazio con il 13% e l’milia Romagna con il 10%. In realtà il tasso di incidenza più alto subito dopo la Lombardia appartiene alla Liguria. E a livello più locale vi sono tassi alti nella provincia di Rimini (14,5 casi su 100 mila abitanti) e nel Lazio (10,5 casi ogni 100 mila abitanti).