Corteo di Torino, tensione alta.

(Sky tg24) Torino è diventata una citta vigilata e controllata ma non militarizzata come hanno tenuto a sottolineare i rappresentanti delle forze dell’ordine. Oggi infatti è il giorno del corteo organizzato dai promotori del boicottaggio contro la presenza di Israele alla Fiera del Libro e a favore della Palestina. Tra i presenti nel capoluogo piemontese il presidente del Senato Schifani che avverte: “Confermiamo il nostro sostegno a Israele”.

Torino, Napolitano a Fiera libro. Timori per il corteo di sabato.

(Sky tg24) Si apre la fiera del libro a Torino, tra polemiche e preoccupazione per le minacce suscitate dalla scelta di avere Israele come ospite d’onore. Massima allerta per il corteo di sabato organizzato dai centri sociali.

Apre oggi. Fiera del libro blindata.

(Sky tg24) Oggi si apre la fiera del libro a Torino tra polemiche e preoccupazione per le minacce suscitate dalla scelta di Israele come ospite d’onore. Ma sono tante le preoccupazini e i timori di proteste violente.

1 maggio a Torino. I Centri sociali bruciano bandiere israeliane e americana.

Contro la Fiera del Libro che ospiterà Israele.
(Agenzia radicale) Al termine del corteo del primo maggio, a Torino in piazza San Carlo, manifestazioni di protesta alcuni giovani dei centri sociali del capoluogo piemontese e dell’associazione Free Palestine hanno bruciato due bandiere israeliane e una americana: obiettivo contestare la decisione di designare Israele come Paese ospite della Fiera del Libro 2008, la cui apertura ufficiale è prevista l’8 maggio prossimo.

Come scrive il sito web del Corriere della Sera: “…Dopo aver lanciato alcuni fumogeni, nel centro della piazza, quando le circa 30.000 persone che hanno partecipato alla manifestazione si erano quasi tutte allontanate, i giovani di Askatasuna e altri gruppi, hanno dato fuoco alle tre bandiere dopo averle inzuppate di benzina. “Un gesto forte lo sappiamo – ha detto un portavoce – ma noi pensiamo che ben più forti, più clamorose siano le morti, ormai quotidiane, di civili palestinesi, tra cui anche bimbi di pochi mesi, sotto il fuoco israeliano. Proviamo vergogna nel pensare che Torino e la Fiera vogliano festeggiare e onorare questo paese che non smette di sopraffare e ferire mortalmente la sovranità di un altro paese”.

L’Unione delle Comunità ebraiche italiane ha espresso una ferma condanna per quanto accaduto. “…E’ un gesto di inciviltà che proprio nel momento in cui ci si appresta a celebrare la festa per i 60 anni di Israele a Torino, è inammissibile in uno stato democratico» ha detto Claudia De Benedetti commentando gli atti antisraeliani a Torino. «Ritengo – ha aggiunto De Benedetti – che questi atti non giovino al sereno svolgimento di una manifestazione che vedrà la presenza del presidente Napolitano a fianco di tanti amici di Israele. E sono preoccupata per un atto che testimonia un clima ostile e di ignoranza e pregiudizio. Una vera e propria censura culturale».

Corriere.it scrive poi che proprio per la sua annunciata partecipazione alla Fiera del Libro anche l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, presente al corteo di Torino, è stato oggetto di una contestazione. Il fatto è accaduto prima che iniziasse la manifestazione in piazza Vittorio dove c’era il concentramento del corteo. Quando l’ex leader di Rifondazione è avvicinato agli striscioni e alle bandiere del Prc, un gruppo di giovani dei centri sociali, presumibilmente gli stessi che poi hanno bruciato le bandiere di Israele e degli Stati Uniti, lo ha praticamente fatto allontanare.

Bertinotti parteciperà ad uno degli incontri dedicati dalla Fiera del Libro alle «parole» della Costituzione: a lui spetta il dibattito sull’articolo 1 e sulla parola «lavoro».

La sauna chiusa a Torino. Aldo Busi ed una difesa d’annunziana della prostituzione.

Non è bordello: uomini che aspirano a fare sesso gratuitamente tra di loro no parchi no cinema. Dove vanno coloro che vogliono farsi una sborratina? Sauna, luogo di civiltà e nel concetto di civiltà ci sta anche la prostituzione.

(Aldo Busi – Dagospia) Ho un aggiornamento sulla sauna Antares di Torino chiusa con il pretestuoso pretesto di chissà quali illeciti a favore della prostituzione tra adulti (mentre le tangenziali di Torino pullulano di minorenni somale e affini schiave di criminali pressoché indisturbati dalle forze del cosiddetto ordine): poiché il nome Antares, costellazione dello Scorpione a parte, qualcosa mi diceva ma non riuscivo a situarlo, ho chiamato Marco Silombria, artista torinese di cui ho presentato a suo tempo due cataloghi, per delucidazioni; Silombria, che molte battaglie ha condotto con Angelo Pezzana ancora negli anni Settanta per i diritti civili e che si può annoverare tra i fondatori del FUORI! e della fondazione Sandro Penna, mi dice che una volta ci siamo incontrati proprio lì; impossibilitati a stabilire quando, abbiamo convenuto che deve essere stato un dieci anni fa, ma potrebbero essere cinque o venti (la sauna esiste dal 1981); facendo qualche sforzo, ho messo a fuoco l’ambiente: intanto, sarà stato in occasione della Fiera del Libro di Torino – alla quale non vado da almeno un decennio quale ospite star -, perché Torino non è certo città in cui qualcuno poteva e può mai andarci per un fine settimana di sesso (si mangia benissimo, gli esercenti sono di grande, spiritosa gentilezza ed è oggi di rara bellezza, ma per il resto te la raccomando tuttora: gronda una tale frigida libidine che metà basta a farti scappare, proprio come Roma e Milano e Firenze e Napoli stessa); a Torino sono stato negli ultimi tempi due volte, la prima in occasione della Fiera dell’Arte e la seconda per un incontro con i carcerati del Polo Universitario, nella prima sono andato in una sauna nuova, molto capace, con gestori e ospiti di grande educazione, di cui non ricordo il nome e in cui non c’era ombra né odore di qualsivoglia forma di sessualità, tanto che un po’ di marchette non sarebbero guastate (non per me, che non c’ho stomaco per questi barocchismi, ma almeno per ricordare da dove veniamo e dove andiamo e perché, infine, non viene mai nessuno); dunque, il mio ricordo della sauna Antares: ho rilasciato tre interviste, fine, nel senso che a) se qualcuno mi riconosce, non posso più scoparci, e quindi non scopo mai, perché o incontro qualcuno sceso dal monte Ararat o vado in bianco, il che per me è la regola b) i luoghi precostituti agli incontri sono la morte di ogni libido, sicché, se vado in sauna, pretendo di fare innanzitutto una sauna; c) la mia vista, per i gay italiani, equivale di solito a un pugno nello stomaco, mi stanno tutti a distanza di scomunicato – sei metri – e, quando mi va bene, o chiacchiero o me ne sto isolato godendomi la finlandese e il vapore e la piscina; quindi all’Antares mi andò bene, chiacchierai o meglio, risposi, alle solite domande, a voce fin troppo flautata, e me ne andai scazzato perché i servizi non corrispondevano affatto alla mia idea di cultura dell’acqua).

Al di là del mio personale essere esigente e schizzinoso, ricordo un’assoluta assenza di gigolò e di ogni parvenza di vita che non superasse età da andropausa, quindi avrò parlato di sciatica da scrittore da balletto televisivo e di mogli (le loro) a casa, contente come una Pasqua e tutte che da decenni facevano finta di non sapere; il gestore era già anziano allora, addirittura più anziano di me, non si sentiva particolarmente lusingato dalla mia presenza (credo di aver protestato per l’armadietto dalla serratura scassata), visto che aveva tra i suoi habituées magistrati, carabinieri, calciatori, intellettuali, uomini, insomma, per quanto piemontesi; l’arredamento era indescrivibile, fu anche per questo che levai le ancore al più presto, era pura arcadia da vecchia zia nubile anni Cinquanta e mi si era stretto in maniera irreversibile anche il cuore.

Bene, per la conoscenza che ho di posti simili e (in tutto il mondo) e della prostituzione maschile, uno dei tanti tòpoi della mia estetica letteraria, posso delucidare i profani su alcuni aspetti che solo un cretino può contestare, anche se laureato in legge: a meno che una sauna non nasca come bordello (come a Barcellona, per esempio), dove io sono capitato per sbaglio per fuggire a gambe levate perchè era come essere assaliti da uno sciame di cavallette incattivite), a nessun gestore italiano conviene mischiare le due imprese e di fatto, se avviene, la prostituzione la subisce come le piattole messe in conto; in nessuna sauna italiana si esercita la prostituzione con l’accordo del gestore, ma in quasi tutte le saune gay e no (vedi privé) capita di imbattersi in aspiranti marchette, spesso improvvisate (lo scambio di denaro è spesso un alibi per allontanare da sé la paura di essere altrettanto omosessuale di chi paga); recentemente, a Roma, sono stato testimone (conversazione ascoltata in volontariamente, involontariamente non so quanto) di un incontro a pagamento avvenuto così: l’accordo è stato preso fuori, tramite internet o per telefono, e l’appuntamento è avvenuto lì, sicché niente si può imputare al gestore; è possibile che un gestore anziano subisca la prostituzione e che, semmai, andrebbe difeso da quanti, se organizzati in una vera e propria banda, gliela imponessero con minacce e ricatti; resta aperta la questione dei massaggiatori, ma esattamente come resta aperto il Canale di Suez: si potrebbe richiudere, ma a prezzo di cosa?

Allora: nei parchi no, nei cinema no, nelle associazioni no (recente assalto di naziskin a un paio di club romani), dove andranno i milioni di uomini italiani che vogliono farsi una sborratina domenicale dopo la santa messa? Bisogna capire fino in fondo che una sauna è innanzitutto un luogo di civiltà e che nel concetto di civiltà ci sta anche la prostituzione adulta, maschile o femminile che sia, e che a nessuno deve essere permesso di fare le pulci alla sessualità per come ognuno la vive e concepisce (fermo restando l’osservanza delle leggi sull’età del consenso); il colmo del ridicolo, negli articoli della Stampa, viene raggiunto dalla foto con dei poliziotti che, come corpo del reato, esibiscono delle riviste o cassette porno che si trovano non solo in tutte le edicole ma anche nei circoli bocciofili e, mi auguro, presso le Acli e i luoghi di ristoro di Pietrelcina.

Morale: la sauna Antares non è un bordello come viene definito, la maggior parte della sua clientela, come la maggior parte della clientela di tutte le altre saune italiane e no, è costituita di uomini che, puttani e clienti allo stesso tempo grazie al prezzo d’entrata, aspirano a fare sesso gratuitamente tra di loro, e il fatto che qualcuno si incontri lì a pagamento, reclutato dentro o fuori, innanzitutto non dovrebbe riguardare nessun magistrato e poi non significa che chiunque ci vada faccia altrettanto.

Quello che invece sarebbe ora di fare, semmai, è abolire la tessera Arci, vera vergogna europea e occidentale e immonda schedatura razzista, per entrare in club e saune se maggiorenni e che nessun gestore di locale gay goda più dell’alibi di associazione culturale per non pagare le tasse come tutti quanti. E ri-baci.
Aldo Busi

Torino Lgbt FilmFest. Non c’è accordo tra i critici ed il pubblico. Un festival opaco.

La León vince il 23° Festival del cinema gay di Torino. Il film di Santiago Otheguy ha ricevuto il premio per il miglior film nell’ambito della 23esima edizione della kermesse cinematografica GLBT torinese.

(Castlerock.it) La 23esima edizione del Festival del Cinema GLBT di Torino, che si è conclusa il 25 aprile è stata vinta dal film La Leòn (nella foto l’immagine della locandina): la giuria internazionale, formata da Pier Maria Bocchi, Melania G. Mazzucco, Joao Pedro Rodrigues e Andrea Sperling, ha assegnato il premio Ottavio Mai al film diretto da Santiago Otheguy “per il suo impatto visivo, per la sua essenzialità narrativa e per la capacità di mettere in scena la potenza della natura”.

Il film di Otheguy – un dramma splendidamente fotografato in bianco e nero che l’anno scorso fu presentato anche al Festival di Berlino, nella sezione Panorama Special – racconta la storia di Alvaro, un semplice pescatore che vive in una remota isola fuori dalla costa Argentina, nella quale la sua omossesualità e il suo amore per la letteratura fanno di lui un outsider. Il suo unico contatto con la terraferma è La Leòn, il battello guidato El Toru, un uomo rozzo e violento il quale è convinto che Alvaro rappresenti una minaccia per i valori della piccola comunità isolana.

Tra gli altri riconoscimenti assegnati a conclusione di quest’edizione del festival torinese, il Premio speciale della Giuria che è andato ex-aequo ai film Nothing Else Matters di Julia von Heinz e Les chansons d’amour di Christophe Honoré, che secondo i giurati “propone uno sguardo diverso sulla vita finalmente in grado di superare i confini del gender”.
Per quanto riguarda i documentari inoltre, il primo premio è andato al film di
Parvez Sharma A Jihad for Love, per la sua regia, definita “coraggiosa, ipnotizzante e convincente”.
Il pubblico del Festival invece ha premiato Were the World Mine, diretto da Tom Gustafson e il documentario Darling! The Pieter-Dirk Uys Story, dell’australian
o Julian Shaw, che si è aggiudicato anche una menzione speciale della Giuria.

“Leon” a Berlino lo scorso anno.

La sauna chiusa a Torino. Parlano i clienti: "Sono cose private, lo Stato cerchi criminali". I ragazzi; "Signori per bene che pagavano i libri".

Così si difende uno dei frequentatori del locale gay.

(Massimo Numa – La Stampa) Il «vecchio» professore, una volta, insegnava lettere in un liceo classico. E’ un uomo dall’aspetto giovanile, appena sopra i sessanta. Adesso si divide tra una località turistica della riviera romagnola e la casa di Torino. Fa parte, senza clamore, di un’associazione che ha come postulato due parole: «Cristiani omosessuali».

Professore, lei era un cliente dell’Antares?
«Guardi, subito non mi sono ricordato. Il nome non mi suonava nuovo ma l’indirizzo sì, lo conoscevo: via Pigafetta. Bel locale, tranquillo. Ben frequentato. Ci sono stato, in un passato recente, qualche volta. Quante? Non ricordo…Ma basta a essere criminalizzato, a diffondere il mio nome sui media. Chi ha fatto il mio nome?».

Non si preoccupi. Nessuno violerà la sua privacy. Volevamo solo capire se le accuse all’Antares sono vere…
«Anche perchè, io, in sauna ci vado per lavarmi, per rilassarmi. A casa, la sauna, io non ce l’ho. E lei?»
Neanch’io. Ma si parla di prostituzione, di ragazzi giovanissimi…
«Mai visti. Non prendiamoci in giro. Tra adulti, ognuno è libero di fare ciò che vuole. Lo Stato, se ha energie, si occupi di altro. Magari della criminalità. Quella vera».

“Prof e signori bene mi pagavano i libri”.
I ragazzi di via Pigafetta: «Sesso per sopravvivere».

(Massimo Numa – La Stampa) Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone/forse quella che sola ti può dare una lezione/quella che di giorno chiami con disprezzo “pubblica moglie”/quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie…». Son cambiati i tempi, da quando De André sgomentava le famiglie. Il «vecchio professore» è sempre un po’ vizioso ma, a quanto pare, ha cambiato bersaglio. Quelli che frequentavano la sauna gay Antares di via Pigafetta 73d, prediligevano ragazzoni robusti, dall’aria esotica: tunisini, brasiliani, marocchini, romeni e anche made in Italy. Nel caso, un ragazzino dall’aria efebica, 18 anni, compiuti da un mese. Che racconta, ai poliziotti del commissariato San Secondo che hanno sbarrato le porte della «casa», nell’elegante quartiere di Crocetta: «Sono studente, libri e tasse costano, e faccio le marchette per pagarmi i corsi. Che male c’è?».

Viaggio nelle pieghe di un’inchiesta, ora affidata al pm Monica Abbatecola, che potrebbe – se non altro – svelare qualche retroscena ancora sconosciuto sulla prostituzione maschile, alimentata senza fine dai giovani extracomunitari. E clandestini. Come i romeni dell’Antares. Ragazzi dallo sguardo duro, che non hanno voglia di parlare. Le prestazioni sessuali all’interno della sauna, per loro, servono a raccogliere denaro. Per sopravvivere, per vivere meglio. Gli habitués li coprivano di regali, anche. Vestiti e gadget, per trasformarli, secondo i loro desideri, in fidanzatini, con la speranza dell’esclusività.

Il vicequestore Silvia Governa aveva ricevuto una serie di esposti dai vicini di casa del «casotto»: «Ci hanno preoccupato, e non poco, i contenuti di quelle segnalazioni. Denunciavano la presenza di minorenni, che non abbiamo riscontrato, per fortuna, dopo mesi di controlli e di spaccio di cocaina. E anche questo aspetto è risultato inesistente, almeno per ora».

Governa, responsabile del commissariato, ci tiene a precisare che «i clienti non sono stati accusati di nulla. Non è un reato, frequentare un locale per gay. Certo, erano imbarazzati e preoccupati. Sono quasi tutti sposati, con figli. Solo uno ha provato a fare il furbo. “Sono senza documenti”, mi ha detto. Gli ho chiesto se era arrivato lì con l’auto. E la patente? Insomma, reazioni tutto sommato comprensibili. Quanto al titolare, dovrà spiegare al pm come mai, in tutti questi anni, non s’è mai accorto di cosa realmente succedeva all’interno del suo locale. I casi di prostituzione sono avvenuti, realmente. I ragazzi lo hanno confermato. Non ci sono misteri».

Muti, i dirigenti della questura, sui nomi dei vip, amanti del clima. Tutti vorrebbero sapere ma la risposta è una sola: «Lasciate perdere, le carte sono segrete». Ma tant’è, ci pensa il titolare dell’Antares a svelare il mistero. Secondo lui, là dentro, ci vanno tutti. Ovviamente, solo clienti di alto profilo sociale. La categoria più gettonata, i professori. Anche universitari, anche noti. Molto noti. E poi liberi professionisti, anche magistrati che facevano aspettare sotto al scorta. Svetta il preside di un istituto superiore della provincia, sorpreso pure lui con il pareo e le pantofole di spugna bianca. C’è incertezza sull’uso o no del perizoma. Qualcuno dice sì, che c’erano; altri smentiscono. Poi una flotta di attori, teatro e cinema, dai nomi famosissimi. In trent’anni, secondo Lo Marco, sono passati i «re» di Cinecittà, alcuni con solida fama di rubacuori e mai passati attraverso l’outing.

Vedi anche:

La sauna-bordello di Torino. Intervista al proprietario Mario Lo Marco

“Dov’è il reato? Ci si incontrava tra vecchi amici”.

(Massimo Numa – La Stampa) Mario Lo Marco, 70 anni (in foto), è il titolare della sauna-gay «Antares». L’ha aperta nel 1981 dietro suggerimento – dice – «di un funzionario di polizia». Per evitare guai e controlli. Adesso è triste. Immobile dinanzi al portone, guarda gli agenti al lavoro e si lascia andare a un lungo amarcord.

Signor Mario, che cosa è successo?
«Non riesco a capire proprio perchè l’hanno chiusa, la sauna. Come potevo sapere che i ragazzi si prostituivano? Pensi che nei giorni scorsi ne ho cacciati quattro, tutti romeni. Un cliente mi aveva avvisato: “Mario, quelli chiedono soldi…”. Li ho buttati fuori».

Senta, ma davvero ha una clientela d’alto bordo, come si mormora?
«Certamente sì. Al momento del controllo, davvero spettacolare, c’erano almeno quaranta agenti, avevo in casa due vescovi, uno di Como o forse di Lugano, avvocati, medici, un preside, professori. Eh, gente a posto, molti sposati. Vengono da anni, alcuni sono diventati amici. Intendiamoci: io sono etero, eterosessuale».

Imbarazzante…
«Tanto imbarazzante. Le persone si sono sentite colpite ingiustamente, nessuno ha commesso reati. E non è detto che si venga in sauna per fare qualcosa di trasgressivo. Si incontrano gli amici, si decide che cosa fare dopo, in un ambiente sicuro e tranquillo. Trent’anni di lavoro, mai un problema. Fino a quando, proprio qui fuori, ho avuto una discussione con un pezzo grosso. Lui insultava i pensionati che vanno nel market: “Non è vero che sono poveri, hanno tutti il telefonino in tasca!”, sbraitava. L’ho messo a terra con poche parole. Se n’è andato furibondo. Ed eccoci qui».

Un po’ di storia?
«Siamo stati i primi in Italia. “Antares” è nato proprio come una sauna club solo per gay. Una rivoluzione, ci hanno copiato tutti. Si pagano otto euro per l’ingresso, dieci nei festivi e si assicura il servizio. La regola è la massima discrezione e il rispetto».

Torniamo ai clienti illustri? Vero o falso?
«Vero, vero. Ricordo tre notissimi volti della televisione e del cinema, due purtroppo scomparsi. Poi un attore famoso, specialista di western all’italiana. Un grandissimo attore di teatro, ora ultraottuagenario, un re del palcoscenico».

I nomi?
«Li dico ma non li scrivete. Per piacere. Dunque X, Y, Z. Lo scrittore gay, super noto, molto provocatore, il professore universitario, gentilissimo. Il presidente di una squadra di serie A, una persona squisita che non c’è più. Sacerdoti, come il parroco di S., don I., mi sembra».

Tanto per non far torto a nessuno, visto che ha citato quasi tutte le categorie professionali. E i magistrati?
«Due. Venivano con l’auto blu. L’autista restava fuori. Eh, quanti poliziotti e carabinieri sono passati di qui. E giornalisti, anche…».

Insomma, un successone…
«Rovinato da questa assurda operazione. Ma perchè, poi? Certo, qualche vicino ce l’aveva con noi, per partito preso. Sono deciso a combattere, per riaprire al più presto. Mi accusano di essere diventato milionario. Figuriamoci…».

A Torino managers, attori, giornalisti, docenti e calciatori nel bordello gay. E spuntano un vescovo ed un sindaco.

Torino, blitz nella sauna: colti sul fatto un vescovo straniero e un ex sindaco di provincia. Tra i clienti un vecchio attore di film western, un preside, qualche manager, giornalisti e tre stelle del teatro.

(Massimo Numa – La Stampa) Il padre missionario. L’ex sindaco di Forza Italia, star del Cuneese. Il preside dell’istituto superiore, provincia di Torino. Gli avvocati. I medici. I giornalisti, tv e carta stampata. I manager. Poi il noto attore di teatro, ottuagenario. Tre grandi del palcoscenico, tutti e tre col «vizietto». Poi: l’intrepido eroe di mille spaghetti-western. Il professore universitario e lo scrittore, icona nazionale dei gay. Un alto prelato (forse) svizzero; un vescovo ortodosso e un paio di calciatori, vicini al tramonto. Il tempo di tirare il fiato, e vai con altri vip: un illustre docente di filosofia, poliziotti e anche carabinieri. Infine un congruo numero di pensionati.

La polizia di Torino scopre che una gay-sauna, l’Antares, nel cuore delll’elegante quartiere della Crocetta, si era trasformata in un «casotto». Denuncia il titolare per aver tollerato le marchette-pirata (sfruttamento della prostituzione) e sequestra il locale. Blitz nella tarda sera di venerdì, con decine di agenti che irrompono nel club. Dentro una decina di prostituti, italiani e stranieri, al lavoro con una trentina di clienti. Separè e lettini da massaggi. Candele profumate e preservativi gettati per terra, con gli agenti che fanno lo slalom. Asciugamano bianco in vita, le pantofole di pezza e il perizoma (non tutti). Molti erano già «operativi», un gruppetto ha cercato di re-infilarsi in fretta la grisaglia d’ordinanza.

Mezza età
Il vice questore Silvia Governa, che comanda il commissariato di zona, ha fatto un po’ di fatica a identificare gli uomini, tutti di mezza età, tanti i sessantenni e anche qualche ultra. Nessuno è stato denunciato, saranno interrogati dal pm Monica Abbatecola. Temono lo scandalo e non hanno torto. Il più imbarazzato, in preda a una crisi nervosa, era il padre missionario. Ma per il preside e l’ex sindaco non sono stati momenti belli. Tremanti e impauriti. A casa li aspettano mogli e figli.

L’orario della sauna, «la prima a Torino, anzi in Italia, fondata nel 1981», dice orgoglioso il titolare Mario Lo Marco, 70 anni, era flessibile: 14-20 e ultimamente 16-24. Tappezzerie rosso sangue, la statua di Apollo color oro in grandezza naturale e persino un ritratto di Gesù, fuori luogo nonostante la costante presenza di sacerdoti. Una video-room per guardarsi in santa pace i film porno che in casa, nel salotto buono, non potresti. Titoli suggestivi, le foto sulle custodie delle cassette e di cd, mostrano ragazzi muscolosi, alcuni neri, con membri enormi ed espressioni decise. Il resto della «casa», divisa su due piani, ci svela uno stile decadente, con abat-jour gialli dalla luce bassa e ovattata, e stampe giapponesi. Poi l’area hard: lettini spartani, divisi da sottili paravento. Musica d’atmosfera, come nei fitness club.

I boys
I boys sono un po’ naif e ammettono candidamente di prostituirsi. Uno, un torinese che ha compiuto da poco 18 anni, è studente e si giustifica: «I libri costano, faccio le marchette per comprarli…». I romeni, giovanissimi, hanno un’aria più dura. Alcuni si sono «fidanzati» con gli habituè e dopo la sauna li seguono a casa. Qualche volta finisce male. Come a un importante manager milanese che, alla mattina, s’è accorto che l’amico di una notte gli aveva portato via il Rolex da 20 mila euro. «Non facevamo niente di male – hanno detto due dolci brasiliani – ci facevamo pagare». Clienti, soprattutto, «passivi», spiega uno degli animatori, un non più giovane omosessuale. I residenti del condominio della sauna non ne potevano più: «Andirivieni di giorno e di notte, gente stranissima, traffico convulso. Era ora che la chiudessero». Lo Marco li ascolta, non stupito, e commenta: «Non davamo fastidio a nessuno, ci hanno chiusi solo perchè è un locale per gay».

Il suo difensore, Raffaella Variglia, è sicura che l’Antares tornerà alla ribalta: «Le accuse contestate al titolare sono inconsistenti. Se all’interno della sauna i clienti prendevano accordi tra loro per incontrarsi, Lo Marco non c’entra nulla. Non vorremmo che, alla fine, sia in atto una crociata anti-gay».

Ndr. Le dichiarazioni di questo avvocato non giungono nuove… L’ennesima discriminazione secondo il ben noto motivetto del Presidente dell’Arcigay?

Torino. Scoperta casa di appuntamento gay alla Crocetta.

Era stata allestita all’interno di una sauna. Tra i clienti, professionisti, pensionati, impiegati e imprenditori.

(La Stampa) Un’oasi di peccato nel quartiere bene di Torino, quella Crocetta già in passato finita sulle pagine di cronaca per un centro massaggi a luci rosse con clienti vip. Questa volta, però, a soddisfare una clientela maschile dai gusti particolari o trasgressivi non erano avvenenti ragazze, ma giovani ragazzi che offrivano i loro servizi ’extrà soprattutto nella sauna della palestra.

A scoprire il centro benessere hard sono stati gli agenti del commissariato San Secondo, che hanno denunciato il proprietario del locale, un italiano, e sequestrato la struttura oltre a numeroso materiale pornografico. Secondo quanto emerso dalle indagini giovani ragazzi, italiani ma soprattutto stranieri, tutti maggiorenni, si prostituivano all’interno del centro frequentato da professionisti, pensionati, impiegati, imprenditori.