Anche la Endemol di Berlusconi tra i proprietari di Gay.tv. Il mondo gay sconcertato.

Gay.tv si rinnova.
Gay.tv, sito dedicato al target gay e gayfriendly in Italia, parte del network di tg|adv, cambia look e da oggi si presenta ai propri utenti con una nuova home page.

(Pubblicità Italia) Il sito risponde così alle esigenze di un pubblico sempre più eterogeneo con interessi, gusti e propensioni variegate. La nuova veste grafica di www.gay.tv permette un’esposizione più completa dei contenuti del sito e garantisce una fruizione più veloce da parte dell’utente.
Fra le novità la sezione Gay.fm, la nuova radio online libera e gratuita che trasmette successi italiani e internazionali.
La nuova home page prevede un maggior numero di notizie che arrivano dall’estero e che offrono agli utenti di Gay.tv un aggiornamento puntuale rispetto all’attualità e a quello che succede nel resto del mondo, in politica, in materia di diritti ma anche nel lifestyle e nell’intrattenimento.
Il sito, di proprietà di Xat Production e YAM112003 (società del gruppo Endemol), raggiunge al mese 500.000 utenti unici e 32.000.000 impression.

Ndr. Molte cose ora hanno una risposta come molte cose questi signori le dovranno spiegare. Berlusconi niente diritti ai gay ma i loro soldi li prende. Demagogia? No, solo realtà… E’ chiaro a questo punto che anche Gay.it e Clubbing, sodali in una sorta di alleanza nella politica economica (e certamente non culturale… probabilmente non ne conoscono neppure il termine…), fanno parte di questa cricca…

Gay fiction. "Queers as folk", storia di una censura tutta italiana.

Questa serie, creata da Russell T. Davies e mandata in onda dall’inglese Channel Four, nel 1999, con un autentico record d’ascolti, racconta le avventure di tre gay, Stuart, Vince e Nathan nella Manchester dei giorni nostri. Una serie dal tema senz’altro non facile, ma affrontato in modo umoristico e tagliente, come è uso dagli abitanti d’oltremanica, nonostante i protagonisti vengano anche a contatto con i piccoli e grandi drammi di tutti i giorni.

I dieci episodi che compongono le due stagioni (8+2) furono acquistate nel 2001 da La7, ma a seguito delle polemiche rimbalzate dalla stessa Inghilterra ed alimentate da esponenti del più becero conservatorismo, non venne mai mandata in onda in chiaro. Tra il 2002 ed il 2003 venne mandato in onda dai canali satellitari Jimmy e Gay.Tv, sempre in orari proibitivi e con censure di vario tipo che vanno dal taglio incondizionato di varie scene allo stravolgimento di alcuni dialoghi.
Per fortuna il mercato dei dvd spesso rimedia a certe pecche, quindi chi ha voluto ha potuto godersi il telefilm esattamente come era stato ideato e concepito dai suoi autori.
Nel 2000 il canale statunitense Showtime, ne fece un remake, anch’esso di grande successo, ambientato a Pittsburgh che durò per cinque stagioni. Molte sono le diversità con la serie inglese a partire dall’aspetto dei protagonisti (molto comune per quella inglese, belloni da copertina per la versione americana), passando attraverso l’eccessiva enfatizzazione del sesso fine a sé stesso, fino ad arrivare all’inevitabile perdita del tipico humor britanico, asse portante della serie madre.
Attualmente, la versione statunitense di Queer As Folk è trasmesso sul canale digitale terrestre Iris, in tarda notte.

Il promo della prima stagione.

I Gay sempre più a destra? E’ l’accusa che viene da sinistra e tutto ruota attorno a Berlusconi.

GAY E DESTRISMI SECONDA PARTE.

La ”comunità glbt” (che sempre e comunque metterò tra virgolette, evitando di fornire esempi affinché nel XXI secolo ancora si parli di gruppi con relative nicchie di comprensioni) si è animata, si è sbizzarrita e si è riscaldata di un calore strano. Lo stesso del quale, come parlavo nell’articolo, si carica lo stato di Israele nella discussione della propria ricchezza paragonata a quella palestinese.

(Roberto Iacono) Con la presente intendo rispondere educatamente e professionalmente a commenti, post e insulti espliciti e giù di lì comparsi a seguito del mio articolo : ‘‘Silvio, difensore dei gay”… pubblicato anche su questa rivista medesima con il titolo: “E se fosse Silvio…?” si interrogò Gay.it in nome dell’ennesima ”comunità” !!

Chiedo innanzi tutto scusa per aver fatto un errore di scrittura. Nell’articolo in questione si parla del sito Gay.it. L’articolo intende invece riferirsi esplicitamente al indirizzo Gay.tv.

Avevo in mente già da tempo di scrivere un pezzo dedicato a questi due siti e alle anime che ne illuminano la programmazione quotidiana. Ma un solo articolo per una tale mole di materiale è troppo poco. E la ”maggioranza” di questi gratuiti insulti, se non la totale assenza nel web di critiche costruttive è ora una chiara richiesta di maggiori precisazioni, dunque la stesura della parte secondaria di questa ”ricerca”.

Gay.it e Gay.tv sono i due siti gay italiani più cliccati in assoluto. Sono quelli meglio e più facilmente raggiungibili, ma dietro entrambi comunque, a mio avviso, si nasconde un solo ideale. La destra…!
Gay.it viene a mostrarsi sempre, o meglio ci prova a farlo, come un sito diretto e gestito da tesserati Ds e Arcigay. Così raccogliendo le varie simpatie della ”comunità glbt” orientata verso il centro sinistra e la sinistra.
Gay.tv è invece il sito sul quale compariva l’articolo dedicato alla potenziale (auspicata in nome di Cus e Pacs e Dico) vittoria della presidenza del consiglio da parte di Silvio Berlusconi.
Dunque, dati alla mano, entrambi trattano la ”questione” omosessuale. Il primo in maniera dichiaratamente sinistroide, l’altro in modo indipendente come vuole lasciar credere.

Eppure mi rimane difficile credere ad entrambi, e non per una questione personale. Semplicemente per un livello di giustizia, d’ intelligenza che mi pare vada esplicitamente scemando in voce di un promontorio sempre più opportunista e soprattutto voltagabbana.
L’età del ”gioco della sedia”, nel quale allo stopparsi della musica bisognava fermarsi, e al suo rincalzare occupare un posto nuovo sulle sedie di paglia, (nella vecchia casa di mia zia), credevo si potesse essere chiuso con la fine della mia infanzia. Ma la politica e i vari cambi, scambi e giri delle personificazioni delle nostre idee in Parlamento, mi fa ricredere giorno dopo giorno. L’età del gioco della sedia, per me almeno, è finita. Ma non è finita per la classe politica, quella dirigente e quella imprenditoriale in un’ Italia dove la continua abiurazione del proprio credo politico è l’unica via percorsa. Battuta e ribattuta come i rabdomanti in cerca d’acqua.

Gay. it che oggi si fa grande di se stessa e si protegge dietro le proprie barricate ideologiche sinistroidi, non ha ancora chiarito come mai nel 2001 accettò la pubblicità di Forza Italia sul suo sito. Lo spiegò allora (come si può vedere nel link) ma non oggi, non più! E come mai ? Chi all’interno della direzione del sito si era preso la libertà di pubblicizzare un partito politico che aveva, già allora, poco a che fare con i diritti glbt?…Alessio de’ Giorgi, che ne è l’attuale direttore. Noto per essere il primo cittadino italiano a formare una coppia unita col rito del Pacs. L’imprenditore che creò l’idea di ”Frendly-Versilia”, il prodotto commerciale rivolto al ”turismo omosessuale” estivo in Versilia. Dal 2000 al 2006 è stato presidente regionale dell’ Arcigay, per poi candidarsi alle primarie del 2007 con il Partito Democratico ed esserne eletto membro dell’Assemblea Nazionale. Una virata la sua, totale e repentina direi, da destra a sinistra. Dal Partito di Silvio Berlusconi in ricerca disperata di maggiori elettori, al Partito Democratico.
Il gruppo di Azione Gay e Lesbica Toscana da più di un anno ha dato vita ad un’operazione di informazione e battaglia a questo ”spadroneggio” di potere. Chiede spiegazioni e , in merito, ha redatto un dossier nel quale, secondo loro informazioni, addirittura Alessio de’ Giorgi sia stipendiato dalla Regione Toscana come consulente per la questione Glbt pur non facendo nulla. Chiedono così chiarimenti e delucidazioni circa le modalità materiali e tangibili, nelle quali i soldi della ”normativa contro la discriminazione sessuale” della Regione Toscana siano investiti. Ma triste, seppur scontato aimè, alcuna risposta giunge loro.
Gay.tv, invece, è stato molto più leale nell’ affrontare la questione politica. Non ha mai smentito la sua appartenenza democratica-centro-destrista, che come evidenziava il loro articolo di cui ho parlato recentemente, si poneva addirittura il quesito dell’equazione ”diritti glbt/ Silvio Berlusconi” Certo non è segreto che l’ex direttore del sito: Francesco Italia, altro giovane imprenditore stavolta milanese, si sia candidato alle elezioni comunali 2006 con il centro destra per Letizia Moratti. Difatti il suo nome nella lista ”Letizia Moratti” per Milano era oltrechè chiaramente visibile, sicuramente di chiaro impatto nell’ambiente omosessuale milanese.

Viene da porcisi parecchie, nuove domande. Ma la questione rimane solamente una a mio parere, e sarò breve. Dietro questi alti muri di buonismi e di diritti si nasconde una realtà assai chiara e politicamente ben orientata. Il lavorio di una lobby attenta, ben attenta, all’educazione dell’intrattenimento nel pieno stile Mediaset. Si nasconde chi continua a volerci insegnare che un omosessuale è normale, e così facendo ritira fuori un termine inutile (normale), vetusto e scevro nel mondo contemporaneo dal senso di ogni sua singola lettera. Chi continua a pensare di poter proteggere il suo orticello dorato solo difendendo a spada tratta qualsiasi messa in discussione di assunti liberamente discutibili. La questione dei diritti, quella vera che si è pronti a rivendicare con i denti, è gestita dai circoli di serie B. Così designabili non per la loro importanza, non per la loro intelligenza. Ma solo per l’incidenza dei loro audience mediatici. La grossa fetta del ”mercato di nicchia” omosessuale viene divorata tra due colossi, tutt’intorno rimangono solo le briciole. Non occorre essere omosessuali per capire certe cose. Qui si sta parlando di chi continuamente in anni di attività ha pubblicizzato la possibilità che la destra accolga tra le sue braccia le questioni gay, lesbiche, bisessuali e transessuali! Ma queste questioni oggi riguardano tutti noi se si parla di Pacs, Dico e Cus. Le elezioni sono prossime, e nell’aria, questione di giorni inizierà un lento processo urbano, nel quale dall’alto vedremo piovere chili e chili di carte di manifesti e litri di colla. Le nostre orecchie sentiranno proposte, pareri, promesse, ma per quel che riguarda la ”questione glbt” credo sia inammissibile uno schieramento a destra. L’ennesimo.
”La Destra” così come si chiama il mega partitone di Francesco Storace alla sua Assemblea Costituente ha già stretto entrambe le mani a Silvio Berlusconi. In questo grosso girarrosto di destre ed estreme destre confluiranno MOLTO probabilmente quei 500 mila voti che fin’ora erano sempre rimasti appesi tra AN, Forza Italia e gli altri compari. Questi 500 mila sono l’ 1,5 % dell’elettorato nazionale. Sono i nostalgici senza vergogne, sono i ”giovani” e non più giovani di forza nuova, fiamma tricolore, trifoglio, ecc. etc. Chi rimarrà fuori, solo per ora, è l ”alternativa sociale” della Mussolini. Fuori perchè è storica la inconsunstanzialità tra Storace e la Mussolini. Ma lei, la Signora che aveva ammesso ”meglio fascisti che froci” non fà mistero della sua stima per Silvio. …. così come l’estrema destra non ha mai fatto mistero del suo odio raziale, xenofobo, anticomunista ed omofobo… Dunque se davvero Berlusconi vincesse. Che posto occuperebbe quella iconologica stretta di mano tra lui e l’uomo che ha forgiato la destra riuscendo, forse, per la prima volta a mettere daccordo tutta l’estrema destra italiana ?
Cus, Pacs e Dico sono una prerogativa SOCIALE non omosessuale. Una legge occorre, ma che non sia lo specchietto delle allodole di una o dell’altra sponda. Che non sia la quotidiana giustificazione ad un valore e una ricerca dei Diritti. Certo per fare questo ci vorrebbe laicità si! ma io chi si sentì un tempo, non troppo lontano, in dovere di farci presente che si sentiva ”l’unto del Signore” me lo ricordo ancora….
e chi ha voluto capire ha capito!

Gay e sinistra. Il sito di Giulietto Chiesa picchia duro sui "gay di regime".

Silvio, difensore dei gay.

(Roberto Iacono – Megachip) La degenerazione, o forse la sola e totale assuefazione dal niente o dal troppo possono rendere l’uomo un essere ancor più meschino di quanto alla pari potrebbe essere un topo di fogna…
Denominata nei parlamenti europei, quelli meramente politici, come in quelli per i diritti umani: la comunità ”Glbt” la comunità gay è sotto tutti gli aspetti niente altro che un’ombra miserabile di se stessa. Inesistente.

Il piccolo spazio che lascia è solo, giusto giusto guarda un po’, per la ”comunità gay”. Espressioni incomprensibili e pesanti per chi un minimo usa il cervello per farci fare qualche passeggiata alle sinapsi.

Espressioni nefaste per chi capisce che a descrivercisi ”comunità”, non solo si rischia di auto-discriminarsi, ma peggio ancora si intraprende la stessa strada politica di un paese, a caso, come Israele. E ci si chiude, ci si stringe, ci si accomoda gli uni con gli altri e ci si stringono le mani sudaticcie giorno dopo giorno. Mentre intorno crescono i muri dentro i quali le paure si snidano e si annidano. Prende piede il terrore di veder venire meno lo status guadagnato, di essere discriminati ! Ci si sente in una roccaforte inespugnabile, ma precari psicologicamente, e non di un terrore vero, tangibile, ma di una paura collettiva, di una diffidenza altrui nei confronti della propria differenza. Differenza rintracciata e chiamata ”diversità”.

Allo stesso modo lo Stato della ”Santa Chiesa”, guardando il mondo dal suo cannocchiale dell’ osservatore romano denuncia tutti i giorni la qualunque delle situazioni per le quali si sente minacciata, oltraggiata. Allo stesso modo le ”comunità sociali contemporanee” (chiamiamole così va) si stringono. Tutte sembra sviluppino caratteristiche simile se non basicamente identiche…

Quella gay in questo però ha due varianti differenti. La prima è che i gay hanno fama storica di essere incorreggibili SENSIBILI (dunque inattaccabili, si sa un sensibile è colui che vede solo il giusto da farsi, colui che ha cuore e altruismo. quindi agisce sempre nel bene). La seconda meno nota sotto gli occhi di tutti si basa sui soldi. Il vil danaro e la famosa scalata sociale che distingue i sogni, almeno apparenti, di buona parte di questa comunità di potenziali ”saranno famosi”. Il sito web italiano Gay.it *, forse il più visitato, comunque molto famoso. Si occupa poco di politica. E di certo in questo è poco criticabile.

Preferisce occuparsi di pubblicità, di moda, di auto, di estetica, di capitalismo in una parola sola. Gli piace parlare dell’acquistabile, e così gli piace farsi porta voce di una fetta di paese i cui interessi, così sembra, siano indirizzati esclusivamente verso una bilancia bilanciata nella quale da una parte stanno i famosi diritti umani per le parità dei diritti e dall’altra tanti e tanti chili di soldi. Soldi che si spalano tra i circoli romani dell’ Arcigay e del Mario Mieli. Soldi che si spalano come budini col cucchiaino rispettivamente tra locali hard, sex, osè e fetish i primi e serate danzanti i secondi.

Soldi che cicciano come piante grasse da vere e proprie ”aziende di settore” che lavorano stagionalmente come la Digayproject; senza contare le varia tessere e tesserine di iscrizione al ”chicchessia circolo”. Ma quanto guadagnano i vertici di questi cucuzzari. Quanto guadagnano Imma Battaglia, Franco Grillini e Vladimir Luxuria? Con quanto riescono a fare secca la fine del mese grazie hai loro conflitti di interessi?

L’unione di stipendi parlamentari, imprenditoriali e ”artistici” è un argomento che spaventa meno rispetto all’omofobia! Tutto tace in merito. In questo sito si parla poco di politica, si parla poco in generale, si sta passivi (nessun se ne risenta) come davanti ad una televisione, ma la scelta su cui cade il telecomando è sempre e comunque frivola! gossip, shobiz, e tante e tante foto ammicchevoli e maliziose. Il sesso sembra l’unica vera preoccupazione quotidiana. L’unica rubrica adatta a questo tipo di cose (politiche) è ”politica e storia”… Ma chi ci trovo? Silvio Berlusconi, l’imprenditore per eccellenza, colui che ha una triennale in conflitti d’interesse! “E se fosse Silvio…?” questo è il titolo dell’articolo, che è poi tra l’altro l’ home page del sito se non titolo della mail che mi sono trovato postata.

Ebbene si, si chiedono quelli della redazione; se fosse Silvio e il centro destra e fare una legge antiomofobica e per le pari opportunità come per i dico e i pacs, quindi se fosse Silvio a vincere. Se il centro destra diventasse rappresentante dei diritti di questa comunità? Se lo chiedono, e se lo avallano ( ndr. ”se la cantano e se la sonano”). Guardatevi l’articolo, e vedetene le foto come pure tutte le frasi evidenziate in neretto nero, che cadono sempre su concetti come: “Berlusconi”, “trionfo senza precedenti alle elezioni”,”un unico vincitore”… mentre agli altri rimane solo il neretto grigio al massimo.

E cade addosso, almeno a me, un po’ di sconforto. Innanzi tutto per la necessità di un ghetto nel quale parlare solo da opportunisti, un articolo dove pensare solo alle proprie problematiche senza accennarne altre ”esterne”. Modo nel quale ci si definisce diversi tra esseri. E poi per le idee. Credere nell’uomo che si lascia chiamare cavaliere senza che noi se ne conosca il perché! Credere nella sua eleggibilità e soprattutto divulgarne l’idea in un articolo da prima pagina che verrà letto da migliaia di persone… Ipotizzare che la destra in realtà sia qualcosa in cui anche la ”comunità glbt” dovrebbe credere.

Spingere una bella fetta di elettori alle urne col cervello fritto due volte forse è meglio! Come si può pensare di credere che la destra si occupi di pacs se è proprio in un partito che si chiama La Destra che stanno convergendo i gruppi neofascisti. Ma la ”comunità” si sente sicura e rappresentata! …. o forse no, sarò leale la comunità preferisce perdere poco tempo ad informarsi. Preferisce forse, come tanta altra gente comune, lasciarsi rappresentare da altri, mentre si imbelletta. Preferisce andare in una discoteca del ghetto, vedere amici del ghetto, bere nel pub del ghetto, farsi le vacanze nel villaggio turistico del ghetto…in soldoni: spendere, spendere e spendere purchè sia nel ghetto, così, che ne vada nella realizzazione di una propria personalità presente e rappresentata dal simbolo di una sessualità. Mi stupisco un poco, ma alla fin fine tutto questo mi ricorda già qualcosa… E penso a quel genio di Mimmo, l’amico pugliese definibile ”il memoria”…un laureato vecchio ordinamento in Storia che è una vera enciclopedia, e una volta mi raccontò di come quella che conosciamo come ”notte dei lunghi coltelli” in realtà non fu che una vicenda omosessuale.

L’ ”epurazione” dei tanti gay dichiarati che a lungo avevano esplicitamente scapeggiato all’interno del terzo reich di hitler & coo. Destra, estrema destra e destrismi con omosessualità hanno dunque già convissuto… spero voi possiate sbagliarvi nel vostro articoletto circa la vittoria della poltrona del presidente del consiglio. Trovo poco consono il posto della giustizia in mano ad un idrovora dei soldi.

Le richieste folli di Valeria Marini, ovvero il gossip mal riuscito di gay.tv, la smentita e le scuse di Queerblog,

(Queerblog) Per correttezza pubblico il comunicato stampa del Billy di Milano che smentisce quello che ho riportato nel mio post su Valeria Marini, basandosi su un articolo di Gay.tv.

La Sig.ra Valeria Marini, come le altre testimonials che l’hanno preceduta (Amanda Lear, Paola Barale, Maria Grazie Cucinotta, Rita Rusic, Ornella Muti, Luisa Corna, Eva Robins, Martina Colombari) è intervenuta in modo assolutamente gratuito all’evento THE RED PARTY 8. Non solo. La Sig.ra Valeria Marini é stata anche l’unico testimonial che ha messo del Suo alla riuscita del party.

A proprie spese ha fatto realizzare 200 t-shirts con la scritta VALERIA MARINI PER THE RED PARTY, il cui ricavato delle vendite é stato devoluto alla LILA lega Italiana Lotta Aids, che ha avuto il pieno controllo economico delle entrate della serata, relative la beneficenza.

La limousine che ha accompagnato la Sig.ra Valeria Marini, é stato un pensiero dello showroom di moda Studio Zeta Milano.

E’ risaputo da tutti che la Sig.ra Valeria Marini oltre ad essere una soubrette, é anche una stilista di moda affermata con una propria sfilata durante la settimana della moda.

Al contrario, é assolutamente vero il compenso devoluto al parrucchiere della Sig.ra Valeria Marini per euro 150,00.

Il THE RED PARTY é un evento nato e voluto per continuare a sensibilizzare ed a parlare di un grande problema della nostra “community” l’AIDS! Il GRUPPO BILLY crede fermamente che su un problema così grande, che riguarda tutti noi, dovrebbe esserci meno gossip e più rispetto.


Ndr. Cari amici di Queerblog, state attenti alle patacche, ne girano parecchie, soprattutto tra i gay. Perchè doversi scusare a causa della superficialità di altri? Un abbraccio.

Panorama ci prova a parlare di gay e prende una cantonata, Il ragazzo suicidatosi a Roma era o non era gay?

Ndr. Quanta superficialità e mancanza di serietà c’è nel giornalismo italiano. Era ormai appurato che Claudio, il giovane romano suicidatosi gettandosi sotto il metro nei giorni scorsi, non aveva compiuto il gesto estremo perchè gay, almeno secondo la famiglia, un pò più dubbiosi ma poco attendibili gli amici, che i giornalisti in cerca di sensazionalismo ci riprovano. Dopo il tentativo di appropazione propagandistica con articoli di riprovazione oleografica e successive scuse alla famiglia da parte di Fabrizio Marrazzo, l’Arcigay nazionale e Gay.tv, ci prova Panorama. Come se nulla fosse successo. Vorremmo conoscere le fonti di questa signora Gandus che firma l’articolo. Una vergogna.

Famiglia & tabù: mamma mia, sono gay.

(Valeria Gandus – Panorama.it) Lunedì 12 novembre, mentre l’Italia si interrogava sulla morte assurda di un giovane tifoso e la violenza di orde di suoi coetanei, un altro ragazzo di 22 anni toglieva il disturbo in silenzio. Si chiamava Claudio, aveva 22 anni ed era studente di economia a Tor Vergata. Prima di suicidarsi ha mandato un sms agli amici spiegando la ragione di quel gesto: Claudio era gay e, non riuscendo ad affrontare le discriminazioni che subiva per il suo orientamento sessuale, aveva trovato come unica soluzione il suicidio. Oltre a quel gesto estremo, di Claudio non si sa molto. Non si sa, per esempio, se la famiglia fosse al corrente della sua omosessualità. Ma è probabile che non lo fosse: se avesse avuto il conforto di amici e familiari solidali, Claudio forse non si sarebbe sentito così solo e impotente ad affrontare la cattiveria del mondo.
«La conoscenza dell’omosessualità dei propri figli aiuta le famiglie a prevenire la violenza contro di loro perché li fortifica» spiega infatti Alessandro Galvani, educatore dell’Agedo, l’Associazione di genitori, parenti e amici di omosessuali che offre sostegno ai ragazzi gay e alle famiglie. «Essere capiti e appoggiati dai propri cari li mette in condizione di reagire alle violenze invece di subirle».
Ma dirlo ai genitori è ancora oggi un problema, anzi il problema per i ragazzi e le ragazze che scoprono di avere un orientamento sessuale differente da quello dei loro coetanei. E accettare questa peculiarità è altrettanto difficile per i genitori, anche i più aperti, del tutto impreparati a confrontarsi con figli diversi da quelli che credevano di conoscere.
«Chiunque abbia un figlio prefigura per lui, o per lei, un futuro fatto di fidanzamenti, convivenze, matrimoni, figli» ricorda Galvani. «L’ipotesi di poter generare un omosessuale non è contemplata, o se è presa in considerazione, lo è in modo puramente teorico». Per i ragazzi non è diverso: quella omosessuale è una condizione a cui nessuno li ha preparati: invaghirsi di un compagno di scuola invece che di una compagna è una rivelazione che per primi faticano ad accettare.
«Io m’ero accorta presto, già verso i 14-15 annni, che mia figlia era omosessuale» dice Patrizia Querini, madre di Benedetta Emmer. «Tante cose lo suggerivano: il rapporto con le amiche, l’attaccamento esagerato a qualcuna di loro, le ansie e le delusioni per queste relazioni». Ma Benedetta, molto riflessiva e chiusa, non si confidava. «Ha aspettato fino ai 25 anni. Anche se a modo suo lo diceva, magari venendo a cena con amiche vistosamente gay. E comunque sapeva che in famiglia eravamo aperti e che in me avrebbe trovato tutto l’appoggio possibile».
Eppure per Benedetta, oggi splendida quarantenne al nono mese di gravidanza (inseminazione artificiale a Londra), è stato difficile non solo parlarne con i genitori ma prendere lei stessa atto della sua condizione: «La prima fidanzata l’ho avuta a 21 anni, prima avevo avuto solo ragazzi» racconta. «La scoperta di poter avere relazioni erotiche con le femmine mi ha mandato in crisi: sono entrata in conflitto con me stessa, ho faticato ad accettare questa realtà».
A quei tempi l’omosessualità era un argomento tabù in molte famiglie (anche se non in quella di Benedetta) e le poche organizzazioni gay erano più sensibili all’aspetto politico che a quello privato della questione. Per un giovane il coming-out risultava difficile sia in famiglia sia fuori. Ma anche oggi che la mentalità pare cambiata e i gay impazzano al cinema e in tv (un certo tipo di gay: tanto vistosi quanto lontani dalla realtà), fra i giovani e le giovani omosessuali il silenzio, la chiusura in se stessi, la paura di confrontarsi su questo aspetto così importante della vita, è pratica comune: secondo i dati dell’Arcigay, l’83 per cento degli omosessuali tiene all’oscuro la famiglia della propria condizione. In attesa che qualcuno o qualcosa li aiuti ad accettarsi e a disvelarsi.
Qualcosa che può essere la rete, buca virtuale delle lettere dove inviare richieste d’aiuto e coming-out o trovare consigli di esperti e siti dedicati. Ma più spesso l’aiuto viene da associazioni come l’Arcigay, che con la sua Gay help line, un numero gratuito, fornisce ascolto, sostegno e informazioni in forma riservata; o la Listalesbica, che fa lo stesso online.
In aiuto dei genitori vanno organizzazioni come l’Agedo, dove lavorano come volontari padri e madri che mettono a disposizione di altri genitori la propria esperienza, fornendo un supporto umano e psicologico.
Tutti hanno alle spalle storie che li hanno cambiati. Come quella di Mila Banchi, responsabile dell’Agedo Toscana, con sede a Livorno. «Jacopo aveva 17 anni quando s’è confidato con sua sorella Marta, di 3 anni maggiore» racconta. «Lei pensava che non avesse le idee chiare e l’ha frenato nel dichiararsi coi genitori. Io invece l’ho capito senza che me lo dicesse: approcci inconcludenti con le ragazze, tante amiche del cuore e nessun innamoramento. Finché un giorno ho visto in lui gli occhi di una persona innamorata. Di un ragazzo. Ed è stato un colpo al cuore».
Pianti e lacrime («non me li perdonerò mai» dice ora Mila), poi la paura: «Che qualcuno potesse ferirlo, che rimanesse vittima del bullismo, che facesse incontri sbagliati». E il padre? Come la figlia non era sicuro che l’orientamento sessuale di Jacopo fosse definitivo e gli ha imposto un percorso psicologico. «Per fortuna la scelta è caduta su uno psichiatra serissimo che ha capito subito tutto e non ha messo in dubbio il mio orientamento sessuale, tantomeno ha cercato di correggerlo» dice oggi Jacopo.
Ma la strada per l’accettazione in famiglia è stata ancora lunga. «Eravamo persone aperte, avevamo vissuto negli Stati Uniti, a Boston, dove l’omosessualità è totalmente sdoganata. Eppure, il percorso è stato lungo e difficile» ricorda Mila. «Quello che ha lavorato più di tutti è stato Jacopo: ci ha accompagnato con pazienza a scoprire questa realtà per noi nuova, ci ha redarguito quando dicevamo scemenze, ci ha portato nei locali che frequentava, ci ha fatto conoscere i suoi amici». Un’iniezione di normalità, insomma, la dimostrazione pratica che la vita di un ragazzo gay non è poi troppo diversa da quella degli altri.
«Ed è proprio così» assicura Claudia Toscano, orgogliosa madre di Manlio. «Mai avrei pensato, tanti anni fa, che avrei avuto un figlio di 31 anni affermato nel lavoro e in coppia con un uomo. E invece Manlio convive felicemente da 2 anni con Claudio (sono insieme da 10) e io e mio marito siamo affezionati a lui, il miglior genero che potessimo sperare».
Manlio, figlio unico, buon carattere, aveva 17 anni quando si presentò ai genitori con un fascio di fogli di giornale sotto il braccio e un’aria seria. «Devo dirvi una cosa: sono gay». E senza nemmeno dar loro tempo di riprendersi dalla notizia dispiegò i fogli (un inserto del Corriere Salute sull’omosessualità) e ne riassunse il contenuto (l’omosessualità non è una malattia). La prima reazione della madre (il padre era ammutolito) fu d’incredulità: «Ne sei sicuro?». La seconda quasi di offesa: «Perché non ce l’hai detto prima?». La risposta di Manlio, lapidaria: «Perché avevo paura che mi metteste alle calcagna uno strizzacervelli. Non fatelo, sto benissimo».
Dice Claudia che i primi tempi dopo la rivelazione furono dolorosi («dove abbiamo sbagliato?») e stranianti: «Vigeva una specie di silenzio-assenso: “Fa’ quel che vuoi, ma noi non vogliamo saperne niente”». Un atteggiamento di difesa, sbagliato, dice oggi. «Ci pareva di avere in casa un estraneo e ci tenevamo a distanza. Poi, lentamente, le cose sono cambiate. Soprattutto non abbiamo avuto più paura. Perché bisogna dirlo: il pregiudizio crea paura. Di un futuro di dolore e difficoltà per il proprio figlio omosessuale».
Oggi Claudia è volontaria al centro Jonathan di Pescara, dove da qualche anno si è trasferita, ed è referente dei genitori con figli gay. È attiva e battagliera, ma ha un rimpianto: non aver capito prima che cosa stava succedendo a suo figlio. E a tanti dei suoi studenti (ha insegnato per anni alle medie): «In classe almeno uno su 20, secondo le statistiche, era così e io non me ne sono accorta: avrei potuto aiutarli, far loro coraggio, e invece li ho lasciati soli, disorientati, impauriti».
Ma anche chi capisce può avere rimpianti. È il caso di Laura Mariotti Manfredi, responsabile con il marito Lino dell’Agedo a Torino. «Andrea non ci ha detto niente. Ho scoperto tutto io facendo una cosa di cui mi vergogno: frugare fra le sue cose» racconta. «L’ho fatto a fin di bene, per capire che cosa c’era alla base di quel suo cambiamento d’umore, di un’aggressività esagerata anche per un adolescente come era lui all’epoca». E fra le sue carte ha trovato la risposta: fogli con su scritto «amo Miky («e fra i suoi amici non c’era nessuna Michela ma un Michele») e una lettera d’amore di un certo Marco.
«È stato un colpo» ricorda Lino, il padre, «ma naturalmente ha prevalso l’amore per nostro figlio. E separatamente, senza nemmeno dircelo, Laura e io abbiamo fatto la stessa cosa: gli abbiamo scritto una lettera».
«Me l’ha portata il mio migliore amico, che i miei genitori avevano scelto come tramite ignorando che fosse anche lui gay» ricorda Andrea. «Erano lettere molto simili, mi rassicuravano sul fatto che nulla sarebbe cambiato, che sarei stato sempre il loro figlio amatissimo. Io invece di sentirmi sollevato sono rimasto paralizzato: per un giorno intero non sono uscito dalla mia camera nemmeno per parlare. Poi ho finalmente trovato il coraggio».
La sofferenza è stata di tutti e tre. «Sono stato malissimo, ho faticato molto ad accettare la situazione» ammette Lino. «Io, invece, all’inizio mi sono sentita offesa: perché non me l’aveva detto, perché mi aveva esclusa?» dice Laura. Il motivo era semplice quanto doloroso: la sorella maggiore di Andrea, una ragazza disabile. Il ragazzo non voleva dare ai suoi genitori un altro dolore, caricarli di un altro problema.
Dice Lino, il padre, che il percorso di accettazione è stato lungo e doloroso: 2 anni per elaborare una sorta di lutto, seppellire la vecchia immagine del figlio e far nascere quella nuova. «Ma anche noi siamo rinati: oggi possiamo dire di essere diversi: più ricchi, attenti, sensibili».

Idiozie di un gay? Alberto, mi sfuggono un paio di cose…

(Une belle histoire) Oggi ero in facoltà ed aprendo la home di Gay.Tv io ed un mio amico siamo scoppiati a ridere. Il sito titolava a metà pagina Per Alberto la Messa è Finita. Ora, nelle settimane scorse ho accuratamente evitato di commentare il fatto che Arcigay abbia fra le sue principali priorità quella di radunare gente per la partecipazione ad un programma televisivo (e non dico altro perché sarebbe come sparare sulla croce rossa), ma dopo essermi spanciato non riesco a trattenere le dita e a non lanciare un appello: Alberto, volpe che non sei altra, posso dirti una cosa? Magari te l’avranno fatto notare in molti ma son convinto che repetita iuvant. Ora ti sarai accorto che essere frocio da queste parti e di questi tempi per ora non è proprio questa gran botta di culo…essere froci e forzaitalioti significa essere masochisti.

Essere froci, forzaitalioti e fare i chierichetti la domenica per poi andare a fare coming out a “Ciao Darwin!” significa essere idioti e basta. Che poi tutta questa mania d’apparire…io un paio di modelli a cui ti sei potuto ispirare ce li avrei anche in mente… Ma mica volevi fare uno stacco di coscia come la Brambilla? A proposito di circoli, partiti e “Popolo della Libertà”. Fini non aderisce, Casini da picche, Bossi è pronto col gesto dell’ombrello. Quindi la notizia più importante di oggi è che Berlusconi ha cambiato nome a Forza Italia?

Marrazzo e Gay tv, diciamo le cose come stanno: Figura di merda.

(Tutta la Redazione) No, nessun commento alle figuracce di Fabrizio Marrazzo dell’Arcigay di Roma, dell’Arcigay Nazionale e di Gay.tv, quello che pensiamo sta scritto nel titolo.
Eppure a gay.tv in un articolo di scuse, invece di incassare il colpo con filosofia, rincarano la dose arrampicandosi sugli specchi e tirano in ballo la “famiglia”, ovviamente più in generale e non quella di Claudio il ragazzo che si è suicidato.
Un tempo questo modo di fare si chiamava dilettantismo, un modo “amatoriale” di fare giornalismo, per quel che ci riguarda crediamo sia anche un cattivo modo di fare gli interessi dei gay italiani.
Non basta avere in tasca il tesserino di giornalista o avere un incarico di prestigio (anche se solo di forma) per essere bravi cronisti.

Non commentiamo neppure l’articolo di Gay.tv, ci pensa già da solo a commentarsi e ci pensano nel forum i suoi lettori che dimostrano di avere più sale in zucca di chi ha scritto il pezzo e di chi chiede scusa.
Che caduta di stile e che superficialità hanno dimostrato tutti quanti, eppure noi avevamo dubitato delle ragioni che avevano spinto Claudio al suicidio, avevamo poi criticato Marrazzo per la sua propaganda e messo in guardia dal scivolare su una buccia di banana come dimostrava di essere questa. In un paese che non sia l’Italia fatti come questi ed il cattivo giornalismo portano a delle dimissioni. Altro che scuse.


Una marcia indietro che però non è bastata alla battagliera Imma Battaglia, dell’associazione “concorrente”, DìgayProject. “Sparare a zero sulla presunta omosessualità di qualcuno è un atto che non condividiamo, perché lede la dignità e la privacy dell’individuo, specialmente di un ragazzo che ha compiuto un gesto estremo“, ha affermato. E ancora: “ E’ doveroso un atteggiamento meno spregiudicato e disinvolto e di un maggior senso di responsabilità che un rappresentante come Fabrizio Marrazzo dovrebbe avere“.

In risposta alla lettera di Felix Cossolo contro l’Expo a Milano.

Quando vogliono i gay sanno essere sorprendenti.
E Felix Cossolo con la sua lettera contro l’Expo a Milano non solo risulta essere sorprendente ma dimostra quanta piccineria ci sia in quelli che continuano a strombazzarsi padri del “Movimento Lgbt” italiano.

Una lettera che da la dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, di quanta ottusità alberghi nella testa non solo dei “padri fondatori” ma ad esempio, anche in quella dei dirigenti dell’Arcigay e di tutta quella corona del rosario che gli gira attorno (Gay.It, Gay.tv, GayLib, GayLeft, Facciamo breccia, ecc.).
L’Arcigay ancora una volta dimostra di essere un gigante con una testolina piccola e rinsecchita. Incapace di fare ragionamenti politici e culturali non solo ampi ed alti ma anche piccoli, conservando, restando legata alle tradizioni.

Ma torniamo alla lettera di Cossolo pubblicata da Gay.tv e prontamente rilanciata dall’Arcigay e da GayNews suo organo di propaganda.
Expo a Milano? Bene, perbacco, è dagli inizi del ‘9’00 che non se ne tiene una in Italia (quella del ’42, non si tenne causa la seconda guerra mondiale e il fascismo spese decine di milioni dell’epoca per costruire il quartiere fieristico, l’Eur) vediamo come fiondarci dentro, approfittarne per avere una straordinaria visibilità.

La Moratti non ci vuole, meglio… giorni e giorni sui giornali polemizzando con un centrodestra ancora una volta discriminatorio e ottuso che ci rifiuta non solo i diritti come omosessuali ma anche il diritto di essere cittadini omosessuali che vogliono partecipare alla costruzione ed all’organizzazione di un evento così importante non solo per Milano ma per l’Italia intera. Cosa fare? Si vedrà, c’è tempo. Si coinvolgeranno, ovviamente gli organismi Glbt internazionali, grazie alla presenza di Gottardi, si potrebbero pensare mostre (possibilmente non ideate da Sgarbi o la solita paccottiglia fatta da chiappe o foto “glamour” di nudi palestrati), spettacoli (non le solite Rettore, Ivan Cattaneo e compagnia cantante…), è ovvio che il livello dovrà essere alto, talmente alto che i nomi di chi potrebbe formare un comitato organizzatore, stentano a venirmi in mente.

Penso solo a Pasquale Quaranta che un paio di anni fa con il suo Pride culturale salernitano dimostrò che esistono alternative al rutilante circo colorato dei Pride/sfilata tradizionali. E poi vi rendete conto di quanti miliardi (già miliardi) di euro gireranno attorno a questo evento tra finanziamenti pubblici e privati. E secondo voi non salterebbe fuori qualche milioncino da destinare alla “Lobby gay” italiana. Peccato che nei fatti non esista.

Ma eppoi… e se la Moratti invece raccogliesse favorevolmente un’iniziativa da parte dei gay, (Donna Letizia per l’Expo ha bisogno di tutti, ma proprio tutti) che scenari si aprirebbero?

Non lo sapremo mai, è più comodo criticare e fare chiacchere da portineria piuttosto che crescere. E poi, siamo ancora in tempo a metterci piede?
E a Milano, l’Arcigay che dice? Tace of course.

Federico Salviati.

Ps. E se Milano ottenesse il suo Expo, non si salti sul carrozzone dei vincitori candidando nel 2014 Milano sede del Pride internazionale… sarebbe talmente scontato da risultare alla fine nauseante.

Figuracce: E i gay litigano in nome del Pd.

Un violento scambio di lettere sui siti lgbt.

Uno può pensarla come crede, ma che il Partito Democratico sia un colosso saldo, granitico e ben piantato è solo una chimera. Scelto Veltroni come leader, con percentuali degne di un partito unito, la realtà è un’altra. Il futuro Pd andrà a sistemarsi molto più a centro dell’attuale governo Prodi, e creerà una spaccatura profonda fra chi ancora crede nella sinistra. Prendete i movimenti gay: domenica, il giorno stesso delle primarie, ecco un vivace scambio di lettere poi pubblicate sui due principali siti lgbt.
Ad aprire le ostilità il sito gay.tv con un titolo sparato sulla home-page: ‘I candidati gay del Pd ci chiedono il voto. Con quale coraggio?’. Più chiaro di così…

Risponde dopo poco Alessio De Giorgi, direttore dell’altro sito, gay.it, e uno dei nomi del movimento lgbt presenti nelle liste del Pd. Anche lui, senza troppi peli sulla lingua, accusa il sito Gay tv per la ‘piccola carognata’ del titolo. Segue una lettera di risposta da parte di Giuliano Federico di gay tv e poi commenti vari.

L’intero epistolario potete trovarlo sui siti. Nulla di nuovo sotto il sole, quello che mi ha spinto a scrivere questo post è soltanto il pensiero di quel che accadrà, i miliardi di litigi che dovremo subire nei prossimi mesi, forse anni, prima delle elezioni, in nome dell’unità del Partito Democratico.

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Ndr: dimentica di dire o forse non sanno a La Stampa, che entrambi hanno partecipazioni azionarie l’uno dell’altro. Democrazia o stupidità? Ma, di questi tempi…