Delanoë, il leader preferito dai socialisti francesi.

(Sfera pubblica) Il riconfermato sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, è il leader più apprezzato del Ps francese: un sondaggio rivela l’elevato grado di apprezzamento verso il primo cittadino parigino, davanti a Ségolène Royal, sconfitta da Nicholas Sarkozy ma ancora gradita al 19% dell’elettorato socialista. L’attuale presidente del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, invece, viene percepito come il prossimo detentore della leadership, con un sostegno del 18% degli elettori di sinistra. Insomma, mentre Sarkò incontra le prime difficoltà di fiducia, il Parti socialiste cerca di riorganizzarsi sulla spinta dei buoni risultati conseguiti alle amministrative.

Capacità. Delanoë sfrutta un effetto positivo dal punto di vista di comunicazione: l’amministrazione di una metropoli come Parigi che lo ha lanciato sulla platea nazionale. Come per Wowereit a Berlino e Veltroni e Roma, il primo cittadino parigino è riuscito a gestire la città, costruendo l’immagine di politico capace di guidare una realtà complessa. La grande sconfitta di Delanoë, invece, è stata la mancata assegnazione delle Olimpiadi del 2012: evento che è costato molte critiche all’esponente socialista.

Omosessualità e ambientalismo. Nel 1999, due anni prima del suo mandato come sindaco di Parigi (carica che riveste dal marzo 2001), Delanoë ha annunciato in diretta televisiva la sua omosessualità, facendosi apprezzare per la sincerità (altro punto di contatto con Wowereit). La mossa di comunicazione, infatti, ha dissipato la possibilità di illazioni della stampa scandalistica. Sul piano amministrativo, inoltre, l’esponente socialista ha seguito un percorso ambientalista, sostenuto dalla galassia della gauche plurielle.

Rivali. Strauss-Kahn è percepito come leader capace, in virtù della grande esperienza politica, arricchita dalla presidenza del Fondo monetario internazionale. Per Delanoë, quindi, la sfida si profila complicata, benché possa capitalizzare la capacità di rottura rispetto al passato della gestione partitica. Più defilata la posizione di Royal, abile comunicatrice, ma che deve superare l’immagine da sconfitta tratteggiata dopo la vittoria di Sarkozy.

Parigi, gay diciannovenne seviziato e violentato.

(Christian Poccia – Babilonia) Lo hanno prima sequestrato, rinchiuso in un appartamento e ammanettato. Poi gli hanno scritto sopra il viso “sporco ebreo” e “sporca checca”. Infine l’hanno seviziato, picchiato, violentato sessualmente e insultato.

Vittima del terrificante episodio, accaduto lo scorso 22 febbraio in una banlieu di Parigi, è un ragazzo di 19 anni. I suoi carnefici sono sei giovani di età compresa tra i 17 e i 25 anni.

Il ragazzo, ricoverato in ospedale, ha denunciato quanto avvenuto agli inquirenti. I sei aguzzini dovranno ora rispondere di “violenza di gruppo, atti di tortura e di barbarie, furto aggravato, estorsione e minacce in ragione dell’appartenenza reale o supposta ad una razza o religione e in ragione dell’orientamento sessuale”.

Francia. Amministrative 2008. Il sindaco gay di Parigi in testa ai sondaggi. Riconferma per Delanoe.

(Agi) Bertrand Delanoe conquistera’ con facilita’ al secondo turno la riconferma a sindaco di Parigi alle comunali in programma domenica 9 marzo. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio Csac pubblicato sul settimanale Nouvel Observateur.
L’esponente della gauche e’ dato al 43% delle intenzioni di voto al primo turno e al 57% al ballottaggio del 16 marzo.
Piu’ indietro staccato di 13 punti al 30% Francoise de Panafieu, esponente dell’Ump, il partito gollista di Nicolas Sarkozy, che al secondo turno raccoglierebbe il 43%.
Nettamente arretrata la candidato della formazione centrista MoDem di Francois Bayrou: Marielle de Sarnez potrebbe raggiungere il 9% al primo turno.
L’attuale inquilino dell’Hotel De Ville venne eletto nel marzo 2001 strappando alla destra Parigi dopo i diciotto anni del regno di Jacques Chirac.

Dal Papa nuovo attacco ai gay. Debole difesa de L’Unità.

(L’Unità) O uomo o donna. Una differenza «originaria e complementare» che non ammette eccezioni, «voluta da Dio». L’ha ribadita Ratzinger ieri, accusando «correnti culturali e politiche che cercano di eliminare, o almeno di offuscare e confondere, le differenze sessuali iscritte nella natura umana considerandole una costruzione culturale».

Parole scandite nello stesso giorno in cui proprio a Roma hanno sfilato i «No-Vat» – collettivo «Facciamo breccia», Cobas, associazioni gay, lesbo, trans e collettivi di sinistra – per contestare «l’ingerenza del Vaticano e del Papa nella sfera pubblica»: dalla procreazione assistita alla legge sull’aborto, tutto sul filo rosso del «restringimento degli spazi di laicità».

Benedetto XVI insiste. Ricevendo in Vaticano i partecipanti al convegno «Donna e uomo, l’humanum nella sua interezza», promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici a venti anni dalla lettera apostolica «Mulieris dignitatem» di Giovanni Paolo II, papa Ratzinger ha voluto pronunciando il suo implicito «no» a ogni iniziativa in favore delle unioni omosessuali o delle adozioni da parte di coppie gay. «Di fronte a correnti culturali e politiche – ha scandito il Pontefice – che cercano di eliminare, o almeno di offuscare e confondere, le differenze sessuali iscritte nella natura umana considerandole una costruzione culturale, è necessario richiamare il disegno di Dio che ha creato l’essere umano maschio e femmina, con un’unità e allo stesso tempo una differenza originaria e complementare». «Quando, pertanto – ha aggiunto -, l’uomo o la donna pretendono di essere autonomi e totalmente auto-sufficienti, rischiano di restare rinchiusi in un’auto-realizzazione che considera come conquista di libertà il superamento di ogni vincolo naturale, sociale o religioso, ma che di fatto li riduce a una solitudine opprimente».

L’identità maschile e femminile, secondo Ratzinger, va anche difesa perchè è alla base della famiglia «comunità di amore aperto alla vita, cellula fondamentale della società». Per quanto riguarda poi il suo appello contro le discriminazioni e le violenze nei confronti della donna, il Papa ha sottolineato come «persista ancora una mentalità maschilista, che ignora la novità del cristianesimo, il quale riconosce e proclama l’uguale dignità e responsabilità della donna rispetto all’uomo». Ci sono luoghi e culture «dove la donna viene discriminata o sottovalutata per il solo fatto di essere donna, dove si fa ricorso persino ad argomenti religiosi e a pressioni familiari, sociali e culturali». Nelle gerarchie eccelsiastiche le donne sono assenti.

A Parigi l’ultima sfilata di Valentino.

(La7) Memorabile passerella per lo stilista celebrato da grandi star e colleghi da tutto il mondo.

Valentino a Parigi con 74 abiti per l’addio alla moda.

(Panorama) Valentino Garavani stasera, con l’ultima sfilata di haute couture a Parigi, chiude la sua storia nella moda. D’ora in poi il “sarto” di 76 anni sarà un personaggio da intervistare per parlare del passato e per valutare magari il presente, e i suoi abiti verranno apprezzati nelle mostre e nei musei o addosso alle sue amiche-clienti che conserveranno gelosamente i tesori nell’armadio.

Sulla passerella del marchio, che da quasi mezzo secolo porta il suo nome, ci saranno nuove creazioni, nuove forze, come è giusto che sia. Il suo addio, dopo quasi un anno di saluti, feste di commiato e celebrazioni degne di un re, è una sorta di santificazione nella chiesa mondiale dell’eleganza.
Alla sfilata ci sarà anche Alessandra Facchinetti, la stilista di 35 anni che l’azienda (venduta da Garavani e dal socio Giancarlo Giammetti già una decina d’anni fa) ha deciso di assoldare per sostituire il maestro, il quale ha espresso rammarico per non essersi mai occupato di allevare un vero “delfino”. Quindi ha dovuto “digerire” Alessandra e lo ha fatto “obtorto collo” tanto che non manca occasione di ricordare di non averla scelta lui. Domani comunque la maison Valentino volta pagina: escono sia Garavani sia Giammetti e con loro anche alcuni collaboratori, inclusa Daniela Giardina che, per oltre 30 anni, come capo dell’ufficio stampa, ha tenuto bordone a tutti i capricci dei due.
La sfilata non sarà una retrospettiva ma avrà comunque il sapore antico di una rievocazione. Valentino ha deciso di mostrare, con 74 uscite in passerella, tutto quello che ha saputo fare nella sua vita da couturier: quindi una serie di abiti da giorno in lana double, quella che egli iniziò a usare negli anni ‘60. Poi una parte in avorio e bianco che cita una famosa collezione su cui c’è un altrettanto famoso aneddoto.
Alcuni anni fa, infatti, fu chiesto a Valentino cosa ricordasse del ‘68 e di quel periodo di fermento, ed egli rispose: “Ah, sì il ‘68, l’anno di una mia meravigliosa collezione bianca”.
Tra questi capi del ‘68, appunto, un bel completo da cocktail con giacchina, tutto preziosamente ricamato: “è un tipico completo Valentino, il maestro ne vuole sempre almeno uno in ogni collezione” spiega Livia, assistente dell’assistente del maestro, con lui da 1976. Andando avanti nella rassegna, ecco una lunga serie di abiti a fiori, corti o lunghi: anemoni giganti o piccolissimi, dalie, mimose viola su fondo giallo: sono vestiti senza tempo, possono restare nel guardaroba per una vita senza mai sfigurare. Ed è questa la forza di Valentino e, in fondo, perfino la sua modernità.
Gli abiti da sera sono dei monumenti: una lunga tunichetta incrostata di preziosità se ne sta ancora tra le mani delicate delle sarte che danno gli ultimi punti alla spirale di tulle che la avvolge come un colpo di vento. Un altro vestito è come un bouquet di rose: centotrenda volants in tutte le gradazioni del rosa per formare un insieme spettacolare. L’abito fresia ha una rete di spalline a “budellino” di raso che formano corolle tremolanti sul dorso. Il vestitino mughetto sembra appena sbocciato ed è tale l’illusione che par di sentirne il profumo.
Agnese Zogla è una giovane bellezza lettone che ha il ruolo di modella d’atelier: su di lei (ovviamente taglia 38) sono stati cuciti i vestiti che stasera saranno indossati da uno stuolo di mannequin. Ma in passerella ci sarà anche lei che farà ben tre uscite e la terza, la numero 59, con un lungo abito bianco. Perché Valentino ha deciso di chiudere la sfilata con il candore, per creare il clima rarefatto adatto al colpo di scena finale: sarà infatti un diluvio di rosso a chiudere, tra lacrime, abbracci e musica strappacuore, la carriera del maestro sulle scene della moda. Dal 19 giugno prossimo, comunque, gli appassionati del sempiterno stile Valentino potranno goderne in tutte le sfumature al Musee des Arts decoratifs di Parigi dove si aprirà la mostra retrospetiva “Temi e Variazioni”, con duecento abiti scelti tra i più significativi della sua carriera.

Il lato porno della Biblioteca Francese. Grande successo, molte donne tra i visitatori. Molte scene lesbo, poco sull’omosessualità maschile.

A Parigi “L’Inferno” in mostra, vietato ai minori. Dal 1844, il settore (off limits) ha raccolto migliaia di libri e immagini licenziosi. Da tempo è aperto. Adesso una rassegna per chi ha compiuto 16 anni. Il simbolo è una grande “X” luminosa.

(Giampiero Martinotti – La Repubblica) Non esiste un solo inferno, ce ne sono molti, più o meno conosciuti: quello pagano dove sono sepolti i morti, quello cristiano destinato ai peccatori, quello dantesco che tutti abbiamo studiato a scuola. E poi c’è l’inferno della Valtellina, vino rosso prodotto dalle uve di nebbiolo. Infine, c’è l’inferno della Bibliothèque Nationale parigina, riconosciuto dai dizionari di lingua francese: “Reparto chiuso di un biblioteca che contiene opere di carattere licenzioso”. L’Enfer è un mito, fin dalla sua creazione nel 1844, quando vennero catalogati e tenuti lontano dai lettori tutti i libri che, come si diceva nel Settecento, “si leggono con una sola mano”. La pornografia, insomma, con le sue descrizioni esplicite e i suoi disegni che non lasciano spazio alla fantasia (oppure ne lasciano troppo, dipende dai gusti e dalle inclinazioni). Luogo in cui si alternano miti letterari, come quello del marchese de Sade, ma cui si affiancano opere di autori dai nomi improbabili (Pierre du Bourdel, tutto un programma), pubblicate clandestinamente e spesso finite sugli scaffali della Biblioteca Nazionale solo grazie ai sequestri, in particolare quelli che colpirono i fanatici, gli uomini che avevano collezionato la pornografia come altri le farfalle o i francobolli. Malgrado la nostra epoca molto permissiva, la Bibliothèque Nationale non aveva mai dedicato una mostra ai tesori del suo Inferno, da anni aperto ai lettori. Da un mese, e fino all’inizio di marzo, una grande X rosa proiettata sulla facciata di una torre della biblioteca ricorda ai passanti che libri, documenti iconografici, stampe, fotografie e un filmino anni Venti li aspettano negli austeri corridoi che accolgono ricercatori di tutto il mondo.

Vietata ai minori di sedici anni, la mostra ha un successo senza precedenti: la Biblioteca accoglie il doppio dei visitatori che di solito frequentano le sue esposizioni. E non crediate che ci siano soltanto uomini: a vista d’occhio, le donne rappresentano almeno il 50 per cento dei frequentatori, se non di più. Segno che il sesso e le sue rappresentazioni più o meno licenziose, oscene o, talvolta, caricaturali ai nostri occhi contemporanei costituiscono un’attrattiva per tutti.

In fondo, i libri e i documenti esposti testimoniano soprattutto la continuità dell’espressione pornografica, dai primi tentativi del Seicento fino ai nostri giorni. Sessi maschili eretti nelle illustrazioni, descrizioni minuziose dei piaceri sessuali si riproducono attraverso i secoli fino ai luoghi comuni ancora in voga nei cortili scolastici: la lubricità dei confessori, la sensualità nei conventi femminili, il sogno maschile di mettere al proprio servizio l’omosessualità femminile, la grandezza del pene: “Quindici pollici di lunghezza ! otto di circonferenza! Ah la mia f… si scarica al solo pensiero”, recita Giunone in un improbabile dialogo dedicato al godemiché. Il tutto sotto il patrocinio dell’Aretino, considerato anche in Francia l’ispiratore e il capostipite di tutta la letteratura erotica.

Com’è nato l’Enfer? Secondo l’attuale responsabile del dipartimento, Marie-Françoise Quignard, la sua creazione “non è dovuta al potere politico, ma ai bibliotecari. Forse perché all’epoca la Biblioteca Nazionale era diventata un luogo di lettura pubblico e, con l’aiuto del puritanesimo, non si volevano dare a tutti certi libri osés. Per avere accesso a queste opere bisognava farne domanda e ad esaminarla era un comitato”. Nel 1876, l’Enfer contava 620 volumi. Nel corso del Novecento, ovviamente, la collezione è cresciuta e oggi ci sono almeno duemila libri, cui si aggiungono stampe, incisioni e fotografie. Soppresso nel 1969 in seguito all’onda libertaria del Maggio, l’Enfer è stato ricreato nel 1983, ma solo come luogo di classificazione della letteratura erotica, non come il ghetto misterioso e inaccessibile di altri tempi.

Percorrere la mostra è come sfogliare gli incunaboli della pornografia contemporanea: pensando a internet e tutto quel che si può trovare con pochi click, l’Inferno della Nazionale parigina non ci fa scoprire nulla. I pochi minuti di un filmino del 1921 assomigliano più che altro a una caricatura della pornografia (e già trent’anni fa i circoli Arci avevano fatto girare in tutta Italia un’antologia del cinema porno dei nostri nonni estremamente documentata).

Ma la mostra ha il merito di diradare il mistero e la morbosa curiosità che ha sempre circondato l’Enfer. La decisione di mostrare al pubblico per la prima volta una parte dei tesori conservati in quella sezione è stata decisa, dice ancora la Quignard, “perché questo inferno alimenta tutti i fantasmi. Lo si vede come una sorta di penitenziario della censura o, all’opposto, come un boudoir galante, un luogo chiuso dove sarebbero conservati, al riparo dagli sguardi, l’oscenità e il licenzioso. Ma l’Inferno della Biblioteca Nazionale non è né un boudoir né una prigione, bensì una segnatura attribuita a un volume conservato nella riserva dei libri rari”.

In fondo, la vera ricchezza sta proprio qui, nella rarità bibliografica e non nei contenuti, triti e ritriti come le posizioni del Kamasutra. E anche nel documentare l’evoluzione della letteratura erotica, dapprima anonima e poi d’autore. Ma sempre oggetto di controversie e processi, come nell’Ottocento dimostrarono i casi di libri, non certo pornografici, come I Fiori del male e Madame Bovary. Del resto, l’esposizione segnala anche la persistenza di un tabù, che resiste a lungo: l’omosessualità maschile. Se quella femminile (tipico fantasma dei principali fruitori della pornografia, i maschi) è presente, quella maschile non c’è, come se nemmeno l’Inferno avesse potuto nasconderla alla pudibonderia ottocentesca. La sua unica testimonianza è recentissima ed è rappresentata dai testi di Jean Genet. Ma con il grande scrittore parigino siamo già ai nostri tempi, lontani dalle rappresentazioni triviali o raffinate che nel 1844 spinsero i bibliotecari a creare l’Enfer.

Dopo Milano la modauomo si sposta a Parigi.

(Fashionfm)Si sono appena spenti i riflettori sulla 4 giorni di kermesse milanese di Milano Moda Uomo AI2008/2009, che già l´attenzione del “popolo della moda” si sposta Oltralpe.
44 (importanti) sfilate in 4 giorni, da oggi, 17 gennaio, a domenica 20 (per la prima volta immediatamente dopo la Week milanese, senza quindi la consueta pausa della Haute Couture): è questo l´impegnativo appuntamento di Parigi per la moda menswear per il prossimo autunno/inverno
I soliti noti della moda francese ci sono (quasi) tutti: da Vuitton a Gaultier, da Givenchy a Lanvin, da Hermès a Dior Homme… passerelle sulle quali corrono con passo deciso sorprese, ritorni e novità esaltanti. Ma Parigi è anche la seconda patria degli idolatrati designer giapponesi – da Yamamoto a Watanabe, fino a Comme des Garcons -, dei sempre di tendenza belgi, dal redivivo Dries Van Noten ad Ann Demeulemeester, e del signore evergreen della moda inglese, Paul Smith.
Novità di quest´anno: Yves Saint Laurent salta un turno. Non sfila infatti a Parigi il menswear per l´autunno/inverno 2008/2009 della maison durante questa settimana del pret à porter maschile. La clamorosa decisione è stata presa dal direttore creativo Stefano Pilati: al posto della sfilata, un incontro più intimo ed informale con la stampa selezionata ed i buyers, nel corso del quale poter parlare della collezione, guardandola da vicino e toccandola con mano.
Per una sfilata “tradizionale” che viene a mancare, un debutto da tenere d´occhio: quello sulle passerelle menswear di Bruno Pieters.
Di seguito il calendario delle sfilate. Da domani, on line su http://www.fashionfm.it, le foto delle sfilate e le interviste ai protagonisti.

Giovedì 17
GASPARD YURKIEVICH
ROMAIN KREMER
LOUIS VUITTON
JEAN PAUL GAULTIER
NUMBER (N)INE
YOHJI YAMAMOTO
DRIES VAN NOTEN
GIVENCHY

Venerdì 18
JUNYA WATANABE MAN
BLAAK HOMME
DAMIR DOMA
KRIS VAN ASSCHE
KIMINORI MORISHITA
RYKIEL HOMME
COMME DES GARCONS HOMME PLUS
UTE PLOIER
KENZO
BRUNO PIETERS
JOHN GALLIANO
WALTER VAN BEIRENDONCK

Sabato 19
JEROEN VAN TUYL
MIHARAYASUHIRO
JUUN J
HENRIK VIBSKOV
ANN DEMEULEMEESTER
ATTACHMENT
ERIC LEBON
SHAWN COLLINS
EMANUEL UNGARO
PETAR PETROV
HERMÈS
RAF SIMONS

Domenica 20
U-NI-TY
LANVIN
AGNÈS B.
WINTLE
ARMAND BASI
MASATOMO
TILLMANN LAUTERBACH
PAUL SMITH
WOOYOUNGMI
DIOR
FRANCESCO SMALTO
BERNHARD WILLHELM

Tendenze. La moda nasce in strada e finisce in Rete. È boom dei siti che si occupano di «street fashion».

E molti blogger frequentano le sfilate milanesi in cerca di ispirazione.

(Daniele Lorenzetti – Il Corriere della Sera) La rivoluzione dei blog? Sta contagiando anche il mondo della moda. Sono infatti in costante aumento i siti di «street fashion» che scovano stili e tendenze con un occhio all’uomo della strada. Il loro momento d’oro sono le settimane del pret-à-porter (quella della moda maschile è in corso in questi giorni a Milano), quando il popolo dei fashion victims, eccentrico, bizzarro, provocatorio, invade come uno sciame le capitali del settore. Sono loro, gli stylist, i buyer e i giornalisti da “Il diavolo veste Prada” gli arbitri che osservano, annotano, inventano la moda che verrà. Le foto dell’abbigliamento “di strada” da tempo si sono fatte largo anche sulla stampa “seria”: prima le riviste di tendenza, come The Face o I-D, ora persino il New York Times, ospitano una rubrica apposita, e periodiche gallerie di personaggi.

IN RETE – Ma il vero boom si sta compiendo su Internet: una controrivoluzione della moda dal basso che scalza egemonie consolidate, promuove stilisti emergenti e ancora ignorati dal circuito dell’informazione. Tra i siti più popolari c’è quello del fashion blogger Matthew L. Gates, che insieme a tre amici, fotografa gli abiti delle persone per strada a San Francisco, fuori dai locali e poi le posta in www.streetfancy.blogspot.com. Nato nel mese di agosto 2006, «Street Fancy» riceve più di 11.000 visite al mese, soprattutto da studenti d’arte in cerca di ispirazione. Tra i pionieri del nuovo anche facehunter.blogspot.com; ma il catalogo è lunghissimo, da Londra a Helsinki, da New York a Shanghai. Forse il più celebre fashion blogger è Scott Schuman, inventore di The Sartorialist (www.thesartorialist.blogspot.com). La pellicola di Shumann è morbida, elegante, e i suoi soggetti come proiettati in un mondo da sogno. Con la sua bravura questo newyorkese dagli occhi azzurri e l’aria impeccabile, giacca sartoriale e foulard di seta, si è conquistato un incarico da freelance per GQ Magazine e style.com e ora è un divo del settore. A Milano lo si vede appostato al di fuori delle location per immortalare il popolo delle sfilate. «Mi piace scovare personaggi che mescolano stili diversi – dice fuori dal defilé Ferragamo – Cosa penso dello stile milanese? C’è un grande lusso, un senso di estrema qualità e design, una morbidezza e assenza di aggressività… è, come dire, semplicemente bello…».

LA SFIDA – Ma se il Sartorialist è entrato nell’elenco dei 100 blog più influenti del 2007 della rivista Time, ha subito trovato emulatori. Fosco Giulianelli, italiano residente a Stoccolma, ha lanciato il network www.thefashionist.se e presidia pure lui l’uscita delle sfilate milanesi. E adesso, al di là dei blog di moda, anche i siti di social networking come MySpace e Share Your Look stanno lanciandosi nel settore. Su ShareYourLook.com, gli utenti pubblicano regolarmente le foto degli abiti che indossano: per sfidare il conformismo «total look» delle griffes e avvicinarsi almeno un poco al famoso quarto d’ora di celebrità.

Minacce a Bertrand Delanoe il sindaco gay di Parigi.

Il sindaco di Parigi e gay dichiarato Bertrand Delanoe, è oggetto di email intimidatorie inviate da un sito islamico radicale.

(Ap) Il sito e la persona che ha inviato le e-mail non sono ancora stati identificati dalle forze dell’ordine, le quali parlano in condizione di anonimato non essendo autorizzate a discutere pubblicamente dell’argomento. Esse affermano che il messaggio è partito da un sito web gestito da Salafiti, o fondamentalisti islamici. Il sindaco Bertrand Delanoe in una intervista alla radio RTL afferma di essere stato informato dei fatti dalle autorità sabato. Successivamente in una intervista TV sul canale iTele ha affermato ‘Sono calmo. Ho tutte le informazioni di cui necessito ed ho completa fiducia nel lavoro delle forze di polizia in merito al terrorismo in particolar modo, e sulla protezione del sindaco di Parigi‘,
Forze nazionali e locali anti terrorismo stanno lavorando insieme sul caso.