I gay di Conegliano pregano con un sacerdote in chiesa.

Ieri l’originale iniziativa. Vian: «Grazie a don Paolo che ci ha accolto in chiesa».
(Diego Bortolotto – La Tribuna di Treviso) Il parroco prega insieme a gay e lesbiche contro l’omofobia e le discriminazioni. E’ successo ieri mattina, quando i promotori del circolo gay «Shake» hanno partecipato ad una messa nella chiesa di San Pio X prima dell’inaugurazione del loro circolo.

«Noi non siamo contro la Chiesa – spiega il presidente del nuovo Circolo gay e lesbiche «Shake» di Conegliano, Francesco Vian – e abbiamo trovato la solidarietà di qualche religioso a Conegliano. Questa mattina alcuni di noi sono stati a messa per ricevere una benedizione». Il presidente dell’associazione, che è cattolico, ha letto la prima lettura del Vangelo durante la messa, quindi con l’autorizzazione di don Paolo Cester, sacerdote della parrocchia di San Pio X, è stata fatta un’invocazione contro l’omofobia durante la preghiera dei fedeli, che i giovani del gruppo gay avevano preparato. «Noi non vogliamo essere contro nessuno – continua il presidente dell’associazione Francesco Vian – anzi siamo un gruppo nato per confrontarsi e discutere, siamo contenti anche perché l’amministrazione comunale si è dichiarata disponibile ad una collaborazione». Ieri infatti all’inaugurazione della nuova sede di via Settembrini 135 del gruppo omosex e lesbo di Conegliano ha portato a sorpresa il saluto dell’amministrazione l’assessore Loris Balliana. Presenti anche Feltre e Zanella dell’opposizione. A differenza di Treviso dove il prosindaco Gentilini aveva invocato la «pulizia etnica dei culattoni», a Conegliano è arrivata l’approvazione dell’iniziativa da parte dell’amministrazione comunale. «L’augurio è che possiate lavorare con serenità – ha detto l’assessore alla famiglia – noi ci siamo e potete contare su di noi». Si sono poste le basi per l’organizzazione di un convegno pubblico sulla questione dell’omofobia in famiglia, tema che l’associazione affronterà in uno dei suoi prossimi incontri. Se dal presidente Vian è emerso il desiderio di collaborazione con istituzione territoriali, sia in ambito clericale che amministrativo, dal responsabile regionale del movimento gay, Alessandro Zan, invece non sono mancate aspre critiche al mondo «romano», sia quello Parlamentare che ai vertici ecclesiastici. «Vi è una Chiesa che mostra sempre più una gerarchia piramidale maschilista – ha dichiarato Zan – con un atteggiamento reazionario preoccupante, anche di una classe politica che si unisce ai diktat della Chiesa cattolica». Il richiamo del presidente arcigay Veneto è stato ai diritti che devono essere riconosciuti agli omosessuali, come quello del matrimonio civile. Le istituzioni locali a Conegliano si sono invece dimostrate aperte. All’avvio del nuovo circolo ha partecipato anche l’Associazione partigiani, con il responsabile Coneglianese Piero Marcon: «La scelta dell’Anpi è di essere i nuovi resistenti di fronte a nuove ingiustizie ed oppressioni, per difendere i diritti sociali». Il circo «Shake» gay, lesbo, bisex, trans ed etero friendly conta una quarantina di aderenti, molti dei quali si ritrovano ogni mercoledì.

Il Papa: "Le unioni omosessuale sono contrarie all’insegnamento della Chiesa”

(Agi) Separare la sessualita’ dalla procreazione e’ sbagliato ed espone al rischio dell’infelicita’. Ne e’ convinto Benedetto XVI, per il quale il legame tra sessualita’ e procreazione (affermato 40 anni fa dall’enciclica ”Humanae Vitae” di Paolo VI) va rispettato sia scegliendo di non usare anticoncezionali e regolando invece le nascite con i metodi naturali, sia, nel caso opposto di un figlio che non arriva, rinunciando all’uso delle tecniche che spostano il concepimento dall’unione dei coniugi alla provetta di un laboratorio.
”In una cultura sottoposta alla prevalenza dell’avere sull’essere – ha denunciato – la vita umana rischia di perdere il suo valore. Se l’esercizio della sessualita’ si trasforma in una droga che vuole assoggettare il partner ai propri desideri e interessi, senza rispettare i tempi della persona amata, allora cio’ che si deve difendere non e’ piu’ solo il vero concetto dell’amore, ma in primo luogo la dignita’ della persona stessa”. Quanto alla fecondazione artificiale, essa separando ugualmente sesso e procreazione espone di fatto allo stesso rischio: ”nessuna tecnica meccanica – ha spiegato il Papa teologo – puo’ sostituire l’atto d’amore che due sposi si scambiano come segno di un mistero piu’ grande che li vede protagonisti e compartecipi della creazione”. ”Come credenti non potremmo mai permettere – ha detto nel discorso rivolto al convegno celebrativo dell’enciclica montiniana – che il dominio della tecnica abbia ad inficiare la qualita’ dell’amore e la sacralita’ della vita. Nella fecondita’ dell’amore coniugale – ha ricordato – l’uomo e la donna partecipano all’atto creativo del Padre e rendono evidente che all’origine della loro vita sponsale vi e’ un si’ genuino che viene pronunciato e realmente vissuto nella reciprocita’, rimanendo sempre aperto alla vita. Questa parola del Signore permane immutata – ha scandito – con la sua profonda verita’ e non puo’ essere cancellata dalle diverse teorie che nel corso degli anni si sono succedute e a volte perfino contraddette tra loro”.
Per questo ‘‘la legge naturale, che e’ alla base del riconoscimento della vera uguaglianza tra le persone e i popoli, merita di essere riconosciuta come la fonte a cui ispirare anche il rapporto tra gli sposi nella loro responsabilita’ nel generare nuovi figli. L’insegnamento espresso dall’Enciclica ”Humanae Vitae”, che esortava i cattolici ad accogliere sempre la vita e a non sbarrargli la strada con l’uso di anticoncezionali, ”non e’ facile”, ha ammesso Ratzinger. ”Esso, tuttavia – ha sottolineato – e’ conforme alla struttura fondamentale mediante la quale la vita e’ sempre stata trasmessa fin dalla creazione del mondo, nel rispetto della natura e in conformita’ con le sue esigenze”.
Nei diversi Paesi, i vescovi si oppongono al pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali perche’ esso e’ ”contrario all’insegnamento della Chiesa” ma anche perche’ creando una mentalita’ permissiva contribuisce alla grave crisi dell’istituzione familiare, testimoniata dalla notevole diminuzione del numero dei matrimoni e dall’impressionante aumento dei divorzi, molto spesso anche precoci. ‘‘Tale situazione ha detto oggi il Papa ai vescovi dell’Ungheria – unita alla carenza di sussidi per le famiglie numerose, ha portato ad un drastico calo delle nascite, reso ancor piu’ drammatico dalla diffusa pratica dell’aborto”.
Secondo Benedetto XVI, ”la crisi della famiglia costituisce un’enorme sfida per la Chiesa: sono in questione la fedelta’ coniugale e, piu’ in generale, i valori su cui si fonda la societa”’. Ed a risentire di questo disorientamento degli adulti sono i giovani: ”nelle citta’ essi sono attratti da nuove forme di divertimento e nei centri piu’ piccoli sono spesso abbandonati a se stessi’‘. Per questo, ha detto il Pontefice, occorre moltiplicare ”gli sforzi per la pastorale scolastica e universitaria, come pure, piu’ in generale, per l’evangelizzazione della cultura, che ai nostri giorni si avvale anche dei mezzi della comunicazione sociale”. E’ dunqe ”auspicabile” che anche in Ungheria ”i rapporti con le autorita’ statali siano caratterizzati da rispettosa collaborazione, grazie anche agli accordi bilaterali”. Tutto cio’, ha concluso Ratzinger, potra’ ”recare beneficio all’intera societa’ in particolare nel campo dell’istruzione e della cultura”, soprattutto se le attivita’ della Chiesa saranno ”sostenute dalle pubbliche Istituzioni, a vantaggio soprattutto dei ceti sociali meno abbienti”.

A proposito del comunicato dei Papaboys sul gaypride romano.

Gay Pride, sobrietà, suvvia.
(River-blog) Tre giorni di malattia e si torna a parlare di Gay Pride. Prima Gianni Alemanno, che lo ha criticato (sarebbe stata una notizia il caso contrario). Adesso a pronunciarsi è il responsabile dei PapaBoys, già ospitato su questo sito per alcune sue posizioni vagamente omofobe. Dice il presidente dell’associazione cattolica: “Nella libertà della diversità è necessario richiedere, ed a voce alta, massimo rispetto per la religione, per i credenti tutti, e condannare tutto ciò che è blasfemia ed attentato al sacro. Sono scandalizzato per l’immoralità, nel manifestare contro ciò che è sacro, che ogni edizione del Gay Pride evidenzia per le strade delle città che vedono questo tipo di incontri”. Ancora: “Non è detto che si debba stare zitti ogni volta che si attenta alla religione, recando gravi offese a chi ha nel proprio dna la tradizione cristiana“. E poi un messaggio ai gay, anzi, “agli appartenenti al mondo omosessuale” (manco fosse un sindacato): “Vogliamo ricordare le parole della Dottrina Sociale della Chiesa, che non condanna – come tanti media vorrebbero far passare – ma richiama ad una vita sessuale lineare e sobria, non portando in piazza quelle diversità che per prime incalzano l’uomo verso l’immoralità”.

Insomma, gay sì, ma tra le mura di casa. Un po’ come fanno i pedofili. Brava gente, al lavoro; orchi a casa.

Gaypride di Roma: Limitare le offese e tutto ciò che è blasfemo. I papaboys: "Bene il Sindaco Alemanno. Era l’ora!".

Comunicato stampa.

“Nella libertà della diversità è necessario richiedere, ed a voce alta, massimo rispetto per la religione, per i credenti tutti, e condannare tutto ciò che è blasfemia ed attentato al sacro.” – Questa la dichiarazione di Daniele Venturi – Presidente dell’Associazione Nazionale Papaboys – che si dice – scandalizzato per l’immoralità, soprattutto nel manifestare contro ciò che è sacro, che ogni edizione del Gay Pride evidenzia per le strade delle città che vedono questo tipo di incontri.”

‘Non è detto che si debba stare zitti – continua Venturi – ogni volta che si attenta alla religione, recando gravi offese a chi ha nel proprio dna la tradizione cristiana. Ben vengano le parole del neo Sindaco Alemanno, (era l’ora! ndr) che vanno finalmente a ‘spezzare’ le catene di concupiscenza ed appoggio incondizionato delle precedenti amministrazioni comunali.

‘Agli appartenenti al mondo omosessuale – continua la nota dei Papaboys – vogliamo ricordare le parole della Dottrina Sociale della Chiesa, che non condanna – come tanti media vorrebbero far passare – ma richiama ad una vita sessuale lineare e sobria, non portando in piazza quelle diversità che per prime incalzano l’uomo verso l’immoralità. ‘Il primo punto che la Chiesa tende a sottolineare è che la Chiesa si rifiuta di considerare la persona a partire solo dal suo orientamento sessuale. Per la chiesa non c’è l’eterosessuale o l’omosessuale, ma c’è una persona che è figlia di Dio, che è depositaria di un dono di grazia, che ha i suoi talenti e ha le sue ferite, che vanno riconosciute, confessate e affidate a Dio. La Chiesa invita i fedeli a distinguere tra l’orientamento, l’inclinazione, la tendenza omosessuale e gli atti.

Per approfondimenti:
http://www.papaboys.it/missione/read_riflessioni.asp?id=2

Giovanni Profeta – Ufficio Stampa
Associazione Nazionale Papaboys

+39 06/97270510 – 06/97270529
ufficiostampa@papaboys.itwww.papaboys.it

Ecuador. La chiesa non accetta una legge sulle unioni gay.

I Vescovi chiariscono che “in nessun modo accetterebbero una legge a beneficio della legalizzazione delle unioni omosessuali come fonte specifica di particolari diritti ed obblighi”.
(Fides) Mons. Antonio Arregui, Arcivescovo di Guayaquil e Presidente della Conferenza Episcopale Ecuadoriana, ha inviato una lettera aperta ai cattolici del paese nella quale si precisano alcuni orientamenti dei Vescovi che hanno causato preoccupazione in un considerevole numero di credenti, perché sono stati interpretati male.
Nella sua lettera l’Arcivescovo sottolinea che “l’unica finalità di ogni intervento della Chiesa cattolica in materie sociali e giuridiche consiste nella promozione e nella tutela della dignità della persona umana alla luce del Vangelo e della retta ragione”. Quindi ricorda che il matrimonio è “una relazione naturale dell’uomo con la donna, fonte delle nuove generazioni, un bene umano che caratterizza tutte le epoche e tutte le culture. Ben iscritto nella natura stessa della persona umana, non è a disposizione di alcun potere politico”. Tuttavia, in Ecuador, in occasione dei dibattiti sulla nuova Costituzione, “sono sorte delle proposte mirate ad equiparare l’unione tra persone omosessuali al matrimonio e alla famiglia”. Secondo quanto spiega il Presidente della Conferenza Episcopale, “quelle unioni o associazioni sono contrarie alla natura e di suo sterili, ed in nessun modo possono assomigliare alla reciproca donazione personale, propria ed esclusiva, per la quale l’uomo e la donna tendono alla propria realizzazione come persone, per collaborare con Dio nella generazione ed educazione dei figli”. Non si può avere pertanto un cosiddetto “matrimonio omosessuale” né una “famiglia omosessuale”.
Inoltre “la morale cristiana considera la pratica omosessuale come un grave disordine morale incompatibile con la vita di fede, perché contrasta con la legge naturale ed i comandamenti della Legge di Dio”, sebbene mantenga sempre il rispetto per tutta la persona umana e le sue libere decisioni. Perciò “la Chiesa accoglie con rispetto, comprensione e delicatezza gli uomini e le donne che hanno tendenze omosessuali”.
Portando tutto questo nel campo della legislazione, Mons. Arregui considera che “nessuna legge può tentare di assimilare queste relazioni e convivenze all’incomparabile ricchezza del matrimonio e della famiglia”.
Una volta spiegati e chiariti questi punti essenziali per la coscienza cristiana, l’Arcivescovo constata che la confusione si è prodotta “parlando della regolazione dei diritti e degli obblighi che possono nascere in una relazione duratura tra persone omosessuali, rispetto alle quali non potrebbe esserci un vuoto giuridico”. Cioè “come tutti i cittadini, anche loro, gli omosessuali, grazie alla loro autonomia privata, possono ricorrere anche al diritto comune per ottenere la tutela di situazioni giuridiche di interesse reciproco”. Ma in nessun modo i Vescovi potrebbero accettare in questo senso “una legge a favore della legalizzazione delle unioni omosessuali come fonte specifica di particolari diritti ed obblighi”.
La lettera si conclude con un appello a tutti per unire gli sforzi “al di sopra delle differenze politiche, per rendere un buon servizio alla nostra Patria”.

L’omosessualità nella Bibbia. Un libro per scoprire le relazioni amorose fra uomini nel testo sacro.

(Affari Italiani) L’omosessualità è uno dei grandi temi sociali odierni anche nell’ambito delle chiese. Tra i cristiani, l’argomentazione biblica gioca un ruolo decisivo ma pericoloso: il ricorso alla Bibbia rischia infatti di legittimare, in maniera a-storica, posizioni antitetiche di condanna e giustificazione.

Gli oltre duemila anni che ci separano dalla Bibbia ebraica comportano invece un’attenta lettura contestuale dei testi biblici nonché di quelli delle antiche civiltà che li hanno influenzati.
In “L’omosessualità nella Bibbia e nell’antico Vicino Oriente“, Thomas Römer e Loyse Bonjour delineano così un percorso storico e informativo nel mondo dell’antico Vicino Oriente e della Bibbia per identificare concezioni e statuto delle relazioni amorose e sessuali tra uomini in tali società.

Il libro sarà presentato a Torino lunedì 12 maggio (ore 21, Salone della Casa Valdese, corso Vittorio Emanuele II, 23).

Thomas Römer e Loyse Bonjour
“L’omosessualità nella Bibbia e nell’antico Vicino Oriente”
a cura di Maria Ambrogio
Piccola Collana Moderna” 123 – pp. 144. Euro 12,50

Famiglia Cristiana, il Papa e i preti pedofili…

LA VERGOGNA DEI PRETI PEDOFILI.
Tutta la comunità deve impegnarsi in un’opera di purificazione, invocando la misericordia di Dio e degli uomini. Ma senza trascurare la speranza che deve alimentare la Chiesa e l’umanità.

Sono un laico non credente, ma da ragazzino facevo parte degli Scout, ero iscritto all’Azione cattolica, frequentavo la parrocchia e facevo il chierichetto. Mi sono allontanato dalla Chiesa dopo che il parroco, poi diventato monsignore, aveva tentato nei miei confronti un “approccio” non proprio ortodosso. Per fortuna, sono riuscito a scappare a gambe levate, e in parrocchia non ci ho più rimesso piede: non volevo che il prete ci riprovasse! Capisco che sia quasi fisiologico che in ogni struttura si trovino persone d’ogni tipo: santi, idealisti, profittatori, delinquenti…, e che anche la Chiesa non ne sia immune, ma chi ha autorità dovrebbe intervenire. Soprattutto, quando in queste situazioni scabrose sono coinvolti degli ecclesiastici. Io sono fiorentino e certe storie di sesso tra “chierici e verginelle” mi richiamano alla mente le novelle del Boccaccio. Perché la Chiesa non è più drastica nei suoi interventi, non foss’altro per tutelare i tanti preti perbene, che vanno distinti dalle “mele marce”? Proprio oggi leggo che un prete è stato arrestato perché coinvolto in un giro di prostituzione. Mi auguro che le gerarchie ecclesiastiche intervengano subito, sospendendolo o allontanandolo almeno fino a quando la sua situazione non sarà chiarita. Non vorrei che si giustificasse l’inerzia dietro l’ipocrisia del dire che «ognuno è innocente fino a prova contraria». I sacerdoti, lo dico da laico, devono essere al di sopra d’ogni sospetto. Nell’interesse di tutti coloro che credono in voi. Temo, purtroppo, che non sarà così. Ovviamente, so che non mi risponderà. Lettera firmata

(Don Antonio Sciortino*) Benedetto XVI nella sua recente visita negli Stati Uniti ha denunciato ben cinque volte la vergogna dei preti pedofili. E ha chiesto alla Chiesa d’impegnarsi in un’opera di purificazione, invocando la misericordia di Dio e degli uomini. Con altrettanta forza, ha ricordato la speranza che deve sempre alimentare la comunità ecclesiale e l’umanità.

La Chiesa è più grande del peccato dei suoi membri, e se dei sacerdoti ne hanno offuscato il volto, ha in sé le risorse per rialzarsi e continuare a essere sorgente e via di salvezza per gli uomini. Sui preti pedofili, come su tutto, è sbagliato generalizzare. Quando condanniamo, con amarezza e rabbia, i sacerdoti che hanno tradito la loro missione, non possiamo ignorare che tantissimi preti, suore e missionari spendono la loro vita nel silenzio e nella dedizione totale al prossimo, in Italia e nel mondo.

L’insistenza e la forza con cui Benedetto XVI, già da cardinale e ora da Papa, ha condannato i preti pedofili, ha cambiato radicalmente il modo con cui questa “vergogna” era affrontata in passato.

Per paura di scandalizzare i fedeli e per timore che perdessero la fiducia nei loro preti, si tendeva a coprirli col silenzio o a non dedicargli un’attenzione specifica. I superiori intervenivano con rimproveri o trasferendo i colpevoli ad altre sedi o ad altri incarichi, pensando – con molta ingenuità – che un trasferimento bastasse a sanare la situazione. Non si accorgevano che si spostava il “male”, togliendolo da una parte e trapiantandolo altrove.

Oggi il Papa ha affrontato il problema alla radice, chiedendo un esame più accurato di chi vuole farsi prete. Vale sempre il consiglio che san Tommaso dava a proposito dei giovani che desideravano andare in monastero: «Bisogna giudicarli in base a quello che sono oggi, e non cullarsi nella speranza di un futuro cambiamento, specialmente quando si tratta di persone cui verranno affidati compiti di guida e di azione salvifica».

La Chiesa non purifica sé stessa limitandosi a denunciare i preti pedofili, emarginandoli e mettendoli in situazioni di non nuocere. Questo è il primo passo. Nel delitto di pedofilia non va dimenticata la vittima, violata e ferita, che spesso si chiude nel silenzio, pagando pesanti conseguenze per tutta la vita. Se qualcuno ha avuto modo di incontrare chi, nell’infanzia o nell’adolescenza, ha subìto questa ferita, sa che la vittima cerca di dimenticare e rimuovere il passato.

Ma, anche a distanza di anni, il trauma fa sentire i suoi devastanti effetti, e si acuisce quando si sta per stabilire un rapporto affettivo con un’altra persona. Le ferite del passato sono radici avvelenate che, prima o poi, generano fiori marci. Quando il Papa parla di purificazione, invita la Chiesa a curare e sanare le “piaghe aperte” di questi suoi figli. L’ha fatto intendere con chiarezza, anche nel recente viaggio negli Usa, accettando di incontrare le vittime dei preti pedofili.

Infine, una parola anche sui pedofili. Premesso che occorre “tolleranza zero”, la Chiesa deve aiutarli a prendere coscienza della loro perversione, per contenerla e guarirne. Non basta “stracciarsi le vesti”, bisogna anche “redimerli”. Opera non facile, né di breve durata, che richiede l’impegno serio del pedofilo e l’aiuto di persone esperte.

*Direttore di Famiglia Cristiana.

Una ricercatrice del Cnr racconta la sua contestazione. "Sì, ho fischiato Bagnasco questa Chiesa supera i limiti".

“Ma non ce l´ho con la religione, ad applaudire Don Gallo a Palazzo Ducale, dieci giorni fa, c´ero anch´io”.

(Donatella Alfonso – La Repubblica, edizione di Genova) «Non so come sia partito il primo fischio. Ma sicuramente non è stato zittito, anzi si sono uniti progressivamente in tanti: ragazzi e persone anziane, signore con la bandierina tricolore, certo non quelle persone da cui ti aspetteresti una reazione così decisa. Mi sembra impressionante come anche a me sia venuto spontaneo unirmi, fischiare: lo confesso, mi è uscito dal cuore. Perché io rispetto chi ha fede e chi crede, ma l´ingerenza di questa Chiesa sta diventando così palese e oppressiva; e Bagnasco come presidente della Cei la rappresenta. Quella protesta non era contro la religione, ma contro un certo tipo di Chiesa: ad applaudire don Gallo a palazzo Ducale, una decina di giorni fa, c´ero anch´io…». Elisabetta Schiano, ricercatrice del Cnr, non ha esitazioni a spiegare perché, nel pomeriggio del 25 aprile, anche lei si è unita alla protesta – molti fischi, “buu”, grida “vai via” – contro l´arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Angelo Bagnasco, mentre raggiungeva a piedi palazzo Ducale per la cerimonia solenne del 25 aprile. Nella stessa piazza, poco dopo, l´arrivo del presidente Giorgio Napolitano è stato invece salutato da una vera e propria ovazione delle migliaia di presenti.
Ma la protesta di piazza Matteotti non c´entra nulla con la Resistenza, con gli eventi del passato, né con posizioni politiche contrapposte: tanto è vero che le bandiere dei partiti della sinistra si trovavano ai margini della piazza, lontane da dove sono partiti i primi fischi che hanno agilmente superato i primi applausi, peraltro non troppo nutriti. La ragione di questo malessere andrebbe invece ricercata negli atteggiamenti che la Chiesa, e la Cei in particolare, hanno preso sui temi più eticamente sensibili: dall´aborto ai Dico. «Io vedo molte polemiche anche sui costi della visita di Papa Ratzinger; se fosse stato Wojtyla, non si sarebbe detto nulla del genere – precisa Schiano – Ripeto, mi ha impressionato, e sicuramente come me tutti gli altri che hanno fischiato o gridato, pensare “veramente, di questa chiesa non se ne può più”. E´ vero che è anche colpa dei politici che non sono capaci a contrastare un´ingerenza eccessiva non solo negli affari del paese, ma nelle scelte quotidiane delle persone».
Resta il fatto che la democratica Genova, in cui sicuramente la componente laica è molto forte, mai aveva contestato così apertamente un arcivescovo. E che questo ha sicuramente creato una macchia , ma anche un elemento di riflessione, in una giornata di festa indiscussa com´è stata davvero quella del 25 aprile. «Io non sono genovese, ma ci vivo da tempo – risponde Elisabetta Schiano – Penso che Genova abbia un profondo senso dello stato, ma qui si è oltrepassato il limite: è questa Chiesa, e Bagnasco che la rappresenta, ad aver fatto di tutto per arrivare a questo….». Rispetto per chi crede e per chi ha rispetto delle opinioni degli altri, invece; dissenso verso chi «ha un eccesso di presenza nella vita di uno stato e dei suoi cittadini. E mi chiedo: é necessario che in ogni manifestazione pubblica ci sia sempre una presenza della religione?».

Ostensione di Padre Pio. Vendola a S.Giovanni Rotondo: ‘Io qui Comunista e Cattolico’.

(Teleradioerre) ‘Laico non è parola contraddittoria con cattolico. Comunista e cattolico non sono una contraddizione in termini, dal mio punto di vista. Credo che siano fortunatamente chiarite da tanto tempo’. Così il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, parla con i giornalisti della propria presenza alla celebrazione che si è conclusa poco fa a San Giovanni Rotondo prima della ostensione delle spoglie di Padre Pio. ‘E comunque – ha proseguito Vendola – io sono il presidente della Regione Puglia e in un giorno come questo non posso che essere con il mio popolo, non posso che essere a San Giovanni Rotondo per un evento che ha uno straordinario fascino e un richiamo mondiale’. ‘San Giovanni Rotondo – ha detto ancora – è uno dei luoghi più amati nell’universo della cristianità’. ‘Per noi quindi – ha aggiunto – è molto importante anche dal punto di vista civile essere in grado di organizzare la migliore accoglienza per tutti i pellegrini che verranno qua, sperando che siano non soltanto un contributo importante in termini di turismo religioso ma che ogni passo di pellegrino possa essere un seme buono per il nostro territorio’.

Il Papa duro sul dramma pedofilia "Necessario tempo di purificazione".

(La Repubblica) “Un tempo di purificazione per ciascuno e per ogni singola Chiesa e comunità religiosa”. Dopo lo scandalo degli abusi sessuali commessi dai sacerdoti, è questa la cura auspicata da Benedetto XVI per la chiesa americana. Il Papa lo ha affermato nella celebrazione che ha riunito oggi tutto il clero e i religiosi di New York nella cattedrale di St.Patrick.

“Sia un tempo di guarigione”, ha auspicato il Pontefince, tornato per la quinta volta in questo viaggio a parlare della “vergogna” della pedofilia.

L’altra priorità affermata da Benedetto XVI è la difesa della vita in ogni sua forma. “La Chiesa è
chiamata a proclamare il dono della vita – ha detto il Papa -, a proteggere la vita e a promuovere una cultura della vita”. “La proclamazione della vita – ha proseguito Benedetto XVI – deve essere il cuore della nuova evangelizzazione. E’ questo il messaggio di speranza che siamo chiamati ad annunziare e ad incarnare in un mondo in cui egocentrismo, avidità, violenza e cinismo così spesso sembrano soffocare la fragile crescita della grazia nel cuore della gente”.