L’Arcigay risponde al Papa: Il calo demografico non dipende dalle coppie gay.

(La Repubblica) “Le cause del calo demografico nei paesi occidentali non e’ certo provocato da quei governi che, con le loro leggi avanzate, consentono alle coppie gay di vivere insieme e formare una famiglia. Pertanto le cause del fenomeno della bassa natalita’ sono ben altre e Benedetto XVI dovrebbe cercarle altrove e non puntare il dito, per l’ennesima volta alla faccia della neutralita’ della Chiesa dalla politica, contro i governi progressisti, come la Spagna o l’Ungheria, che hanno leggi che garantiscono tutte le unioni, senza distinzione di razza sesso o religione”. E’ quanto afferma il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso, in un comunicato. “Inizi il Papa – aggiunge Mancuso – nel consentire anche ai preti di potersi sposare, e quindi fare figli legalmente, perche’ cosi facendo darebbe il suo piccolo contributo al ripopolamento dell’Occidente”.

Emma Bonino; Coppie gay favoriscono calo demografico? Magari!
“C’è un problema vero di sostenibilità”.

(Apcom) – “Il Papa dice che aprire alle coppie gay favorisce il calo demografico? Se così fosse sarebbe una bella notizia”: lo ha detto Emma Bonino, intervistata da ‘Radio Radicale’. “Anche se è un tabù e nessuno ne parla, un problema vero di sostenibilità è proprio quello dell’esplosione demografica, che porta tutta una serie di complicazioni e di rischi gravissimi”, ha ricordato l’ex ministro. “All’inizio del secolo scorso eravamo un miliardo e mezzo, oggi siamo sei, e con una aspettativa di vita molto più lunga. Non mi pare questo l’elemento essenziale. Anzi, se lo fosse sarebbe una buona notizia”, ha concluso la Bonino.

Papa. Rovasio: sue parole sono gravi e offensive per le persone lesbiche e gay. Negare i diritti per cause di calo demografico è analisi da osteria piuttosto che da fine teologo. Tolga il voto di castita ai preti.
(Dichiarazione di Sergio Rovasio, Segretario Associazione Certi Diritti)
‘Che il Papa sostenga che i diritti alle coppie gay non devono esistere perche’ c’e’ gia’ un forte calo demografico in corso, e’ un fatto grave e offensivo, innanzitutto verso le persone lesbiche e gay. Peraltro incolpare i gay del calo demografico e non, semmai, le famiglie cattoliche che usano abitualmente il preservativo o la pillola delgiorno dopo, e’ espressione di ipocrisia tendente a nascondere un fenomeno molto diffuso nel mondo cattolico. La nuova tesi del Papa e’ piu’ da osteria che da fine teologo e dimostra – fosse una novita’ – una forte e preoccupante attenzione verso il mondo lgbt. Se la sua ossessione sul tema del calo demografico e’ cosi pregnanate faccia eliminare il voto di castita’ alle suore e ai preti che, si sa, non sono persone necessariamente omosessuali’.

Il Papa: "Le unioni omosessuale sono contrarie all’insegnamento della Chiesa”

(Agi) Separare la sessualita’ dalla procreazione e’ sbagliato ed espone al rischio dell’infelicita’. Ne e’ convinto Benedetto XVI, per il quale il legame tra sessualita’ e procreazione (affermato 40 anni fa dall’enciclica ”Humanae Vitae” di Paolo VI) va rispettato sia scegliendo di non usare anticoncezionali e regolando invece le nascite con i metodi naturali, sia, nel caso opposto di un figlio che non arriva, rinunciando all’uso delle tecniche che spostano il concepimento dall’unione dei coniugi alla provetta di un laboratorio.
”In una cultura sottoposta alla prevalenza dell’avere sull’essere – ha denunciato – la vita umana rischia di perdere il suo valore. Se l’esercizio della sessualita’ si trasforma in una droga che vuole assoggettare il partner ai propri desideri e interessi, senza rispettare i tempi della persona amata, allora cio’ che si deve difendere non e’ piu’ solo il vero concetto dell’amore, ma in primo luogo la dignita’ della persona stessa”. Quanto alla fecondazione artificiale, essa separando ugualmente sesso e procreazione espone di fatto allo stesso rischio: ”nessuna tecnica meccanica – ha spiegato il Papa teologo – puo’ sostituire l’atto d’amore che due sposi si scambiano come segno di un mistero piu’ grande che li vede protagonisti e compartecipi della creazione”. ”Come credenti non potremmo mai permettere – ha detto nel discorso rivolto al convegno celebrativo dell’enciclica montiniana – che il dominio della tecnica abbia ad inficiare la qualita’ dell’amore e la sacralita’ della vita. Nella fecondita’ dell’amore coniugale – ha ricordato – l’uomo e la donna partecipano all’atto creativo del Padre e rendono evidente che all’origine della loro vita sponsale vi e’ un si’ genuino che viene pronunciato e realmente vissuto nella reciprocita’, rimanendo sempre aperto alla vita. Questa parola del Signore permane immutata – ha scandito – con la sua profonda verita’ e non puo’ essere cancellata dalle diverse teorie che nel corso degli anni si sono succedute e a volte perfino contraddette tra loro”.
Per questo ‘‘la legge naturale, che e’ alla base del riconoscimento della vera uguaglianza tra le persone e i popoli, merita di essere riconosciuta come la fonte a cui ispirare anche il rapporto tra gli sposi nella loro responsabilita’ nel generare nuovi figli. L’insegnamento espresso dall’Enciclica ”Humanae Vitae”, che esortava i cattolici ad accogliere sempre la vita e a non sbarrargli la strada con l’uso di anticoncezionali, ”non e’ facile”, ha ammesso Ratzinger. ”Esso, tuttavia – ha sottolineato – e’ conforme alla struttura fondamentale mediante la quale la vita e’ sempre stata trasmessa fin dalla creazione del mondo, nel rispetto della natura e in conformita’ con le sue esigenze”.
Nei diversi Paesi, i vescovi si oppongono al pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali perche’ esso e’ ”contrario all’insegnamento della Chiesa” ma anche perche’ creando una mentalita’ permissiva contribuisce alla grave crisi dell’istituzione familiare, testimoniata dalla notevole diminuzione del numero dei matrimoni e dall’impressionante aumento dei divorzi, molto spesso anche precoci. ‘‘Tale situazione ha detto oggi il Papa ai vescovi dell’Ungheria – unita alla carenza di sussidi per le famiglie numerose, ha portato ad un drastico calo delle nascite, reso ancor piu’ drammatico dalla diffusa pratica dell’aborto”.
Secondo Benedetto XVI, ”la crisi della famiglia costituisce un’enorme sfida per la Chiesa: sono in questione la fedelta’ coniugale e, piu’ in generale, i valori su cui si fonda la societa”’. Ed a risentire di questo disorientamento degli adulti sono i giovani: ”nelle citta’ essi sono attratti da nuove forme di divertimento e nei centri piu’ piccoli sono spesso abbandonati a se stessi’‘. Per questo, ha detto il Pontefice, occorre moltiplicare ”gli sforzi per la pastorale scolastica e universitaria, come pure, piu’ in generale, per l’evangelizzazione della cultura, che ai nostri giorni si avvale anche dei mezzi della comunicazione sociale”. E’ dunqe ”auspicabile” che anche in Ungheria ”i rapporti con le autorita’ statali siano caratterizzati da rispettosa collaborazione, grazie anche agli accordi bilaterali”. Tutto cio’, ha concluso Ratzinger, potra’ ”recare beneficio all’intera societa’ in particolare nel campo dell’istruzione e della cultura”, soprattutto se le attivita’ della Chiesa saranno ”sostenute dalle pubbliche Istituzioni, a vantaggio soprattutto dei ceti sociali meno abbienti”.

Vaticano. Il Papa ai vescovi magiari: "Giustamente voi avete criticato il pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali".

Papa; In Ungheria ancora vive le conseguenze del comunismo. Consumismo “sconsiderato” e famiglia minacciata da secolarismo.
(Apcom) Un paese che soffre ancora del suo passato comunista, e in particolare del “clima di sospetto” che lo denotava, ma minacciato anche da nuovi problemi come un consumismo “sconsiderato” e da una secolarizzazione che mette in crisi in primo luogo la famiglia: è l’affresco a tinte fosche dell’Ungheria che Papa Benedetto XVI ha tratteggiato ricevendo, questa mattina in Vaticano, i vescovi magiari.

“Purtroppo il lungo periodo del regime comunista ha segnato pesantemente la popolazione ungherese, così che ancora adesso se ne notano le conseguenze”, ha detto Ratzinger: “In particolare, viene rilevata in molti una certa difficoltà a fidarsi degli altri, tipica di chi ha vissuto a lungo in un clima di sospetto”.

“Il senso di insicurezza – ha proseguito – è poi accentuato dalla difficile congiuntura economica, che uno sconsiderato consumismo non contribuisce a migliorare. Le persone, compresi i cattolici, risentono in genere di quella debolezza di pensiero e di volontà che è assai comune nei nostri tempi”. Secondo Benedetto XVI, più specificamente, “la prima realtà che purtroppo fa le spese della diffusa secolarizzazione è la famiglia, che anche in Ungheria attraversa una grave crisi”. Sintomi di questa cristi, per il Papa, sono “la notevole diminuzione del numero dei matrimoni”, “l’impressionante aumento dei divorzi”, il moltiplicarsi di “coppie di fatto”. “Giustamente – ha ricordato – voi avete criticato il pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali”. “Tale situazione, unita alla carenza di sussidi per le famiglie numerose, ha portato ad un drastico calo delle nascite”, ha aggiunto il Papa, concludendo il ragionamento, “reso ancor più drammatico dalla diffusa pratica dell’aborto”.

Genova. Gli anti Papa arruolano Vattimo contro il «soldato di Hitler».

(Fabrizio Graffione – Il Giornale) Pasero, Gibelli, Conti, Franchini, Aime, Casarino, Della Regione. Sono i nomi dei sette docenti universitari, tutti di Lettere e Filosofia, che hanno firmato il documento dei no global contro la visita del Pontefice a Genova in programma domenica 18 maggio. Gli anti papa sono riusciti perfino a arruolare il filosofo torinese Gianni Vattimo. Pure l’ex europarlamentare si è messo a contestare Ratzinger e a riempire le fila del pride laico. Così come hanno fatto i responsabili di altre associazioni. Da Arcigay alle Ninfe Arcilesbica, Azione Trans, Città partecipata, Usciamo dal silenzio, Lila, Humpty Dumpty, Assemblea antifascista, centri sociali Zapata e Terra di Nessuno, Laboratorio Buridda.
Il documento, con le firme in calce, è stato distribuito ieri pomeriggio dai giovani contestatori nella sede occupata dell’Humpty Dumpty di via delle Fontane, a due passi dall’università. Gli organizzatori dell’anti Papa day hanno poi confermato che il corteo ci sarà. Si muoverà da Sampierdarena, da piazza Frassinetti alle 10, fino a Caricamento per finire nelle facoltà universitarie. Ma siccome non si vuole offendere la fede di nessuno, almeno così dichiarano i giovani, o forse perché la questura non avrebbe comunque rilasciato il permesso, si organizzerà il giorno precedente, sabato 17. Una giornata di contestazione e basta, insomma. «Una mobilitazione per i diritti, le libertà e contro l’integralismo vaticano». Niente zone rosse. Niente azioni violente. Niente assalti e imboscate al corteo papale. Così rassicurano.
Tuttavia è previsto un picchetto davanti alla sede dell’ospedale Galliera, luogo significativo di contestazione perché è una struttura sanitaria presieduta dal cardinale Bagnasco e dove i medici non praticano aborti. Per il resto sono ancora in corso le trattative con il rettore dell’università genovese Gaetano Bignardi per la concessione delle aule e degli spazi per i dibattiti, le tavole rotonde, le feste, i film, come la proiezione del Caso Calvi, da organizzare a Lettere e Filosofia.
Ieri pomeriggio in quello «scagno» okkupato dai no global c’erano un pochino tutti i rappresentanti degli anti Papa. Le solite bandiere rosse e i soliti manifesti, da quelli cubani a quelli nordvietnamiti, fino a quelli attuali contro le politiche di Fassino e D’Alema. E anche uno, appeso alle pareti, particolarmente «violento» contro il Papa, fotografato prima da giovanissimo, con la divisa dell’esercito tedesco, e poi con l’abito talare. «Da soldato di Hitler a soldato di Hitler» era la vergognosa didascalia. Cui si aggiungeva un minaccioso «schiacciamo l’infame», poi coperto con un foglietto e un po’ di nastro adesivo. Roba simile a quella che viaggia sul web. Sul sito internet http://www.dirittinrete.it si spiega l’iniziativa di protesta e si può aderire al movimento. Basta cliccare a lato della fotina del giovane Ratzinger che, vestito da chierichetto, fa il saluto nazista.
«Da alcuni anni a questa parte – si legge sulla pagina di internet – assistiamo a un’offensiva clericale e integralista contro i diritti della persona che vede in campo tutte le strutture politico istituzionali della Chiesa e le sue articolazioni associazionistiche». «Non vogliamo fare ingerenza e rispettiamo la fede altrui», ripete ancora Luca Oddone del centro sociale Zapata.

Parata per la visita del Papa a Genova, divise le associazioni gay.

Il capo della Cei Bagnasco: rispettino le opinioni altrui. Bufera sulla Meloni per le critiche al Pride di Bologna.

(Erika Dellacasa – Il Corriere della Sera) «Ognuno può esprimere la propria opinione sempre nel limite della libertà e del rispetto di tutti e nella civiltà delle forme». Così l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco ha invitato «al buon senso e alla moderazione » la rete laica che sta organizzando manifestazioni per il 17 e il 18 maggio durante la visita di papa Ratzinger a Savona e Genova. Il cardinale ha fatto un richiamo «alla civiltà di forme, modi e tempi».

L’idea di una «gay parade » certo non rallegra la Curia. L’appello lanciato dalla rete laica «in difesa della laicità dello Stato contro le ingerenze della Chiesa» è stato sottoscritto da associazioni di gay, lesbiche e trans. «Il nostro corteo avrà una parte colorata rappresentata dalle associazioni degli omosessuali — spiega Luca Oddone del centro sociale Zapata — ma dal Global Meeting di Marghera lanceremo un invito a tutti i centri sociali a venire a Genova. Non è un “gay pride”, ma un “pride laico”».

Arcilesbica e Azione Trans hanno confermato l’adesione mentre ieri l’Arcigay ligure, in disaccordo sui tempi, ha detto che non prenderà parte al corteo. «La nostra iniziativa — dice Oddone — non è contro il Papa né contro la Messa. Non facciamo ingerenze nelle opinioni e nella fede altrui però vogliamo essere liberi di criticare la Chiesa quando si occupa della legge elettorale o di quella sull’aborto ». I no global hanno scelto per il corteo di Genova il 17, quando il Papa sarà a Savona.

Ma il tema «gay parade» rimane sensibile non solo a Genova. Le dichiarazioni dell’esponente di An Giorgia Meloni sul Gay Pride del 28 giugno a Bologna ieri hanno scatenato le polemiche. «Lo trovo una ostentazione fastidiosissima, si vedono scene raccapriccianti — ha detto —. Non ho nulla contro i gay, alcuni miei amici lo sono, ma il Gay Pride fa male agli omosessuali». Replica dell’ex ministro alle Pari Opportunità Pollastrini: «Fastidiosissima la posizione della Meloni». Protesta dell’Arcigay per «i banali stereotipi dei filantropi di destra».

Nella classifica del Time il Papa conta meno di Kakà e della Jolie. Al Vaticano sono contenti.

(Tiscali notizie) E’ il Dalai Lama il leader più influente nel mondo. Come ogni anno, la rivista Time ha stilato l’elenco di uomini politici, ma anche pionieri, scienziati, attori e “titani” che sono stati capaci di lasciare un segno nella nostra epoca. Nessun italiano tra i big-100, ci sono invece Kakà, George Clooney, la coppia Brangelina.

Il giudizio del Vaticano – Nella classifica manca anche il Papa, fatto questo che ha suscitato la reazione del Vaticano. “Mi fa molto piacere che il Papa non ci sia, perché sono stati utilizzati criteri assolutamente estranei a valutazioni sull’autorità religiosa e morale del pontefice”, ha detto ai giornalisti padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. “E’ difficile – ha proseguito – fare paragoni e graduatorie con caratteristiche che sono eterogenee: ci sono attori, tennisti etc”. “Per questo – ha continuato – trovo positivo non confondere il tipo di autorità e di servizio del Papa con altri criteri di carattere mondano”. Il portavoce ha sorvolato ad una domanda sul perché nella lista sia stato inserito il Dalai Lama. “E’ un discorso diverso”, ha osservato.

Autorità spirituali e politici – Assente Benedetto XVI, è invece presente all’undicesimo posto Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli. Il leader spirituale dei tibetani svetta in cima alla classifica del 2008 dinanzi al presidente russo Vladimir Putin, al senatore afro-americano Barack Obama, e agli altri due sfidanti per la ‘corsa’ alla Casa Bianca, Hillary Clinton e John McCain. Estromesso dalla lista dello scorso anno, il presidente Usa W.J. Bush è al settimo posto, dopo il suo omologo cinese Hu Jintao. Al dodicesimo l’imam radicale sciita Muqtada al-Sadr, considerato evidentemente più influente del leader di Al-Qaeda, Osama bin Laden, e del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, entrambi spariti.

Rivoluzionari e sportivi – Tra i ‘leader e rivoluzionari’, anche Sonia Gandhi ed Evo Morales. Nel gruppo ‘eroi e pionieri’, svetta la coppia più glamour del pianeta, Brad Pitt e Angelina Jolie, seguiti da Oprah Winfrey – la star dei talk show americani, inclusa per la quinta volta – ‘blade runner’ Oscar Pistorius, Mia Farrow, il tennista Andre Agassi, Kakà e -nonostante abbia trascorso la gran parte degli ultimi diciotto anni agli arresti domiciliari- la leader della resistenza birmana Aung San Suu Kyi.

Artisti e scienziati – Tra gli artisti, Joel ed Ethan Coen -i fratelli pluripremiati nell’ultima notte degli Oscar per Non e’ un paese per vecchi, Bruce Springsteen, Mariah Carey, George Clooney e, per la prima volta, Miley Cyrus -la star appena quindicenne di ‘Hannah Montana’- la più giovane presenza nella lista e che, recentemente è stata indicata come l’attrice giovane più ricca di Hollywood (18 milioni di dollari solo nel 2007). Tra gli scienziati, il sindaco della ‘grande mela’, Michael Bloomberg, lo scienziato-manager padre della decifrazione del genoma, Craig Venter; tra ‘titani’, Rupert Murdoch. Steve Jobs e Karl Lagerfeld.

Genova. Bagnasco sul Pride laico: «Manifestate ma con giudizio».

(Il Secolo XIX) «Ognuno, nel limite della libertà e del rispetto di tutti, penso che abbia la possibilità di esprimere le proprie opinioni, ripeto, nel rispetto e nella civiltà delle forme, dei modi e dei tempi»: è la risposta dell’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, a una domanda sul “pride laico”, manifestazione annunciata da diversi centri sociali e associazioni laiche genovesi, tra le quali Arcigay e Arcilesbica, in occasione della visita pastorale del Papa il 17 e 18 maggio nel capoluogo ligure.

Una serie di eventi che avrà il suo momento clou in un corteo in programma il pomeriggio del 17 da Sampierdarena a Caricamento, nel centro città. Da parte di Bagnasco, che questa mattina ha preso parte all’ inaugurazione, alla Fiera del Mare di Genova, della Festa dell’ età libera dedicata agli anziani, l’auspicio che «prevalga il buon senso e il reale rispetto delle opinioni altrui» e l’ invito a seguire l’esempio dei nonni: «penso che la prospettiva sapiente dei nonni e di tutte le persone che sono avanti nel cammino della vita suggerisca sempre a tutti tanto buon senso, tanto equilibrio e la non esasperazione delle cose».

Intanto a Savona è possibile prenotare sul sito della diocesi di Savona i pass per la Messa solenne che il papa terrà a Savona il 17 maggio. Inviando la richiesta, si avrà subito una mail di risposta con il biglietto allegato. Tutti i pass saranno muniti di codice a barre, per motivi di sicurezza, e recheranno l’indicazione del settore dove prendere posto; ogni settore sarà contraddistinto da un colore e una lettera. I biglietti per la Messa possono essere ottenuti anche chiamando l’apposito numero che è stato attivato in Curia.

Famiglia Cristiana, il Papa e i preti pedofili…

LA VERGOGNA DEI PRETI PEDOFILI.
Tutta la comunità deve impegnarsi in un’opera di purificazione, invocando la misericordia di Dio e degli uomini. Ma senza trascurare la speranza che deve alimentare la Chiesa e l’umanità.

Sono un laico non credente, ma da ragazzino facevo parte degli Scout, ero iscritto all’Azione cattolica, frequentavo la parrocchia e facevo il chierichetto. Mi sono allontanato dalla Chiesa dopo che il parroco, poi diventato monsignore, aveva tentato nei miei confronti un “approccio” non proprio ortodosso. Per fortuna, sono riuscito a scappare a gambe levate, e in parrocchia non ci ho più rimesso piede: non volevo che il prete ci riprovasse! Capisco che sia quasi fisiologico che in ogni struttura si trovino persone d’ogni tipo: santi, idealisti, profittatori, delinquenti…, e che anche la Chiesa non ne sia immune, ma chi ha autorità dovrebbe intervenire. Soprattutto, quando in queste situazioni scabrose sono coinvolti degli ecclesiastici. Io sono fiorentino e certe storie di sesso tra “chierici e verginelle” mi richiamano alla mente le novelle del Boccaccio. Perché la Chiesa non è più drastica nei suoi interventi, non foss’altro per tutelare i tanti preti perbene, che vanno distinti dalle “mele marce”? Proprio oggi leggo che un prete è stato arrestato perché coinvolto in un giro di prostituzione. Mi auguro che le gerarchie ecclesiastiche intervengano subito, sospendendolo o allontanandolo almeno fino a quando la sua situazione non sarà chiarita. Non vorrei che si giustificasse l’inerzia dietro l’ipocrisia del dire che «ognuno è innocente fino a prova contraria». I sacerdoti, lo dico da laico, devono essere al di sopra d’ogni sospetto. Nell’interesse di tutti coloro che credono in voi. Temo, purtroppo, che non sarà così. Ovviamente, so che non mi risponderà. Lettera firmata

(Don Antonio Sciortino*) Benedetto XVI nella sua recente visita negli Stati Uniti ha denunciato ben cinque volte la vergogna dei preti pedofili. E ha chiesto alla Chiesa d’impegnarsi in un’opera di purificazione, invocando la misericordia di Dio e degli uomini. Con altrettanta forza, ha ricordato la speranza che deve sempre alimentare la comunità ecclesiale e l’umanità.

La Chiesa è più grande del peccato dei suoi membri, e se dei sacerdoti ne hanno offuscato il volto, ha in sé le risorse per rialzarsi e continuare a essere sorgente e via di salvezza per gli uomini. Sui preti pedofili, come su tutto, è sbagliato generalizzare. Quando condanniamo, con amarezza e rabbia, i sacerdoti che hanno tradito la loro missione, non possiamo ignorare che tantissimi preti, suore e missionari spendono la loro vita nel silenzio e nella dedizione totale al prossimo, in Italia e nel mondo.

L’insistenza e la forza con cui Benedetto XVI, già da cardinale e ora da Papa, ha condannato i preti pedofili, ha cambiato radicalmente il modo con cui questa “vergogna” era affrontata in passato.

Per paura di scandalizzare i fedeli e per timore che perdessero la fiducia nei loro preti, si tendeva a coprirli col silenzio o a non dedicargli un’attenzione specifica. I superiori intervenivano con rimproveri o trasferendo i colpevoli ad altre sedi o ad altri incarichi, pensando – con molta ingenuità – che un trasferimento bastasse a sanare la situazione. Non si accorgevano che si spostava il “male”, togliendolo da una parte e trapiantandolo altrove.

Oggi il Papa ha affrontato il problema alla radice, chiedendo un esame più accurato di chi vuole farsi prete. Vale sempre il consiglio che san Tommaso dava a proposito dei giovani che desideravano andare in monastero: «Bisogna giudicarli in base a quello che sono oggi, e non cullarsi nella speranza di un futuro cambiamento, specialmente quando si tratta di persone cui verranno affidati compiti di guida e di azione salvifica».

La Chiesa non purifica sé stessa limitandosi a denunciare i preti pedofili, emarginandoli e mettendoli in situazioni di non nuocere. Questo è il primo passo. Nel delitto di pedofilia non va dimenticata la vittima, violata e ferita, che spesso si chiude nel silenzio, pagando pesanti conseguenze per tutta la vita. Se qualcuno ha avuto modo di incontrare chi, nell’infanzia o nell’adolescenza, ha subìto questa ferita, sa che la vittima cerca di dimenticare e rimuovere il passato.

Ma, anche a distanza di anni, il trauma fa sentire i suoi devastanti effetti, e si acuisce quando si sta per stabilire un rapporto affettivo con un’altra persona. Le ferite del passato sono radici avvelenate che, prima o poi, generano fiori marci. Quando il Papa parla di purificazione, invita la Chiesa a curare e sanare le “piaghe aperte” di questi suoi figli. L’ha fatto intendere con chiarezza, anche nel recente viaggio negli Usa, accettando di incontrare le vittime dei preti pedofili.

Infine, una parola anche sui pedofili. Premesso che occorre “tolleranza zero”, la Chiesa deve aiutarli a prendere coscienza della loro perversione, per contenerla e guarirne. Non basta “stracciarsi le vesti”, bisogna anche “redimerli”. Opera non facile, né di breve durata, che richiede l’impegno serio del pedofilo e l’aiuto di persone esperte.

*Direttore di Famiglia Cristiana.

A Genova arriva il Papa. Arcigay e decine di sigle della sinistra extraparlamentare mobilitano la piazza con una sorta di gaypride.

(Giovanni Mari – Il secolo XIX) Una parata laica di due giorni a Genova, concomitante con la visita di Papa Benedetto XVI in Liguria. Una piazza genovese sarà «invasa», il 17 e 18 maggio, da associazioni e centri sociali, con un appello a «mobilitarsi» rivolto a «tutti i liguri»; per lanciare «battaglie laiche» come la difesa della legge sull’interruzione di gravidanza, il riconoscimento delle coppie di fatto e i diritti degli omosessuali. E dal concentramento, verosimilmente lontano dai luoghi toccati dal Pontefice, probabilmente in un quartiere del ponente cittadino, gli organizzatori contano di muoversi in corteo, in Parade, verso il centro. L’obiettivo è quello di una «festa», con maschere, preservativi giganti e vessilli atei, sullo stile dei Gay Pride.

La macchina della sicurezza si è già messa in moto e stamattina è stato fissato a Genova un vertice tra i promotori della due giorni di protesta e gli agenti della Digos. L’allarme è scattato quando dal cartello delle sigle che hanno indetto la manifestazione è emersa la critica per la spesa pubblica (almeno 800 mila euro) destinata all’organizzazione della visita di Papa Ratzinger. Un messaggio considerato simile a quelli espressi alla vigilia dei giorni del contro-G8 genovese del luglio 2001, quando i no global denunciarono «la spesa inutile e folle di denari degli sfruttati per ospitare la lobby dei potenti della Terra».

Eppure, a sostegno dell’iniziativa, è previsto un appello-manifesto firmato da decine di intellettuali, tutto impostato sul ragionamento politico e non sull’azione diretta. Il documento sarà diffuso domani, quando i promotori dirameranno l’invito alla «mobilitazione generale». Parte del contenuto “politico” delle manifestazioni è già contenuto nella convocazione dei mezzi di comunicazione per domani: «In vista dell’arrivo del Pontefice, crediamo che il 17 e il 18 maggio debba aver voce e visibilità anche un’altra Genova: quella laica, atea, dei diritti, delle libertà della persona e quella di chi – cattolico o diversamente credente – non intende vivere in un Paese che imponga per legge una morale religiosa».

Le sigle coinvolte sono le più svariate: dai centri sociali genovesi Zapata e Terra di Nessuno al Laboratorio occupato Buridda, dal gruppo degli universitari Humpty Dumpty, all’Assemblea Antifascista; nonché le associazioni Arcigay e “Le Ninfe-Arcilesbica”; quindi il movimento Città Partecipata (che corse alle ultime elezioni amministrative), l’associazione “Usciamo dal Silenzio” e la Lila (Lega italiana per la lotta all’Aids).

«Intendiamo costruire – si legge nel testo – una due giorni di mobilitazione che coinvolga tutte le realtà, le singole e i singoli cittadini che intendono affermare questi principi di libertà in un momento in cui, dall’offensiva contro la donna e contro la legge 194 alla negazione dei diritti delle coppie omosessuali, l’autoritarismo vaticano e clericale si manifesta sul fronte politico e culturale, negando spazi di libertà, di scelta e di critica».

A preoccupare le forze dell’ordine sono diversi elementi. A cominciare dai fischi contro il presidente della Cei e cardinale di Genova Angelo Bagnasco da parte della piazza durante le imponenti manifestazioni del 25 aprile (alla presenza del Presidente della Repubblica). E non sono servite a gettare acqua sul fuoco le parole di ieri dello stesso Bagnasco: «I fischi? Sono episodi estremamente circoscritti e il buon senso delle gente li sa ben valutare. In questo periodo sono in visita pastorale attraverso i vicariati genovesi e mi accorgo quanto il buon senso sappia valutare episodi di contestazione come questi, del tutto infondati e limitati a poche persone».

Ma è soprattutto la dinamica organizzativa dell’evento a far scattare il livello di guardia. In primo luogo l’estrema varietà delle sigle che hanno firmato la mobilitazione; quindi gli inviti che Zapata e Tdn hanno già rivolto ai centri sociali di mezza Italia. Infine, la stessa formula dell’appello «generale» alla mobilitazione, che potrebbe portare in piazza le realtà più disparate. E proprio queste sono già state invitate a programmare nuove iniziative di protesta.

Napolitano offre concerti al papa. Peccato che i musicisti siano precari.

Stasera esibizione in diretta sulla Rai.
(Liberazione) Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per fare bella figura con Benedetto XVI ha pensato bene di regalargli un bel concerto sinfonico. Una serata molto raffinata, con un programma di tutto rispetto che va da Luciano Berio alla Settima di Beethoven passando per Brahms.
L’occasione è il terzo anniversario del pontificato. Per questo “special event” ha chiamato il suo amico di sempre Luigino Corbani, manager “migliorista” (vecchio Pci) di Milano ora impegnato a gestire la “Verdi”. Tutto sommato, un bel colpo che servirà al Quirinale per vezzeggiare il Santo Padre, vero e proprio musicofilo, e a Corbani, e al suo giro musicale di Milano, a risollevare un po’ le sorti di questa orchestra che non si trova certo in buone acque. La Rai ha addirittura previsto una diretta televisiva (oggi alle 17.15) e una replica radiofonica su “Rai 3” per sabato 26 aprile.
C’è un piccolo particolare che tutti fingono di ignorare: quell’orchestra, di una settantina di elementi, che nel ’93 quando fu inaugurata si fregiava dell’appellativo di “giovanile” è in realtà composta interamente da precari. O meglio, a dire il vero, un contratto i giovani maestri ce l’hanno, ma è un contratto di opera intellettuale, una prestazione individuale. Insomma, una versione “nobile” del più famigerato “co.co.co”. Senza contare, però, che a rigor di logica applicare un contratto d’opera intellettuale a un orchestrale è un po’ come dire a un operaio della catena di montaggio che verrà retribuito con una parcella da avvocato. E’ il solito inganno dei falsi lavori autonomi. L’orchestrale non ha niente di autonomo in quanto deve sottostare a dei precisi orari di lavoro e seguire delle direttive. Il resto, o sono solisti o direttori d’orchestra. I solisti non eseguono, però, duecentosettanta repliche l’anno.
Il settore è regolato da un preciso contratto nazionale, che ovviamente alla “Verdi”, come in molte altre orchestre, più o meno giovanili, in Italia, non viene applicato. Molto meglio farsi passare per fondazione privata, concludere una sorta di “scrittura privata” con ogni singolo orchestrale, salvo poi prendere soldi pubblici. Ad un certo punto anche il rubinetto pubblico a favore della Verdi è stato chiuso. Motivo? All’Enpals non risultavano versati una parte dei contributi pensionistici. Un bel pasticcio, che ha complicato la situazione. I maestri per un lungo periodo non hanno nemmeno percepito lo stipendio mensile. E attualmente ci sono ancora in ballo diverse tranche di arretrati.
Che vibrazioni potranno mai trasmettere al Santo Padre gli “archi” di una orchestra così tesa e stonata? Una parte dei maestri sono sulla via dell’ammutinamento. Gli altri si limitano a “deglutire” perché le alternative sono poche. E così va bene anche accettare una cosiddetta busta paga che fino a tutto il 2007 raggiungeva appena i 1.300 euro. La Verdi è stata anche trascinata in tribunale da un “violoncello” e da un “violino”. L’unico modo, sembra, per tentare di veder riconosciuti i propri diritti a un contratto degno di questo nome. In pieno stile “migliorista” Corbani, a sua volta amico di Gianni Cervetti, un altro paladino dei diritti dei lavoratori negli anni ’70, stoppa l’ingresso ai sindacati. Hanno il via libera solo quelli compiacenti, ovvero la Cisl. «Quello che ci ha fatto vedere il sindacato – spiega Sokol Koka, violoncellista ribelle – in realtà è il testo del contratto nazionale depurato della parte sui diritti». Perché la Cisl che dovrebbe tutelare il contratto collettivo si fa garante, sotto le spoglie della consulenza, di un accordo individuale?
Contro la Verdi ha lanciato strali anche Vittorio Sgarbi, in qualità di assessore alla Cultura di Milano, parlando di «conti economici fallimentari», ma non citando la disastrosa situazione degli orchestrali.
«La nostra realtà? Professori d’orchestra che lavorano nei call center a sei euro l’ora per pagare il mutuo, o come camerieri per arrotondare e poter mangiare», sottolinea Raffaella Campo, violinista ribelle della Verdi.
«La situazione è drammatica – sottolinea Giancarlo Albori, segretario della Slc Lombardia – ed a questo punto è compito di tutti di riportare a congruità contrattuale tutto il settore delle orchestre, anche perché il denaro pubblico non si può continuare a spendere in situazioni dove non vengono riconosciuti i diritti dei lavoratori».
«Anche in eventi musicali di rilievo internazionale – racconta Antonio Salerno, segretario del Siam, uno dei tanti sindacati che cercano di tutelare i musicisti – il nodo della precrietà riemerge prepotentemente». Lo scorso settembre al concerto-omaggio di piazza San Marco a Roma dedicato all’Oscar del Maestro Ennio Morricone, «i musicisti sono stati trattati come i lavoratori stranieri irregolari nell’edilizia o nel bracciantato agricolo: niente contratto e guai a chi sgarra perché non lavorerà più». Quel concerto è stato mandato in onda dalla Rai, che ovviamente ha percepito dei proventi pubblicitari. Esattamente come il concerto di stasera nella sala “Paolo VI”.