Il caso Ronaldo ma non solo. Che bellissimo spettacolo offrono i vip.

(Alberto Giannino – Imgpress) Da qualche tempo, leggendo i giornali, apprendiamo che il trans e la cocaina, vanno di moda (almeno nell’alta finanza, nella politica e nel calcio). Chi pensava alle veline, alle letterine, alle starlette deve ricredersi. Forse, negli anni 60, quando era di moda la dolce vita. Ora, quando sei alle stelle non bastano più le donne bellissime (chi la pensava cosi aveva una visione un po’ riduttiva dei nostri leader, manager e calciatori), ma occorrono trans che siano trasgressivi, siano compiacenti, disponibili a tutto, e al bisogno licenziosi, depravati e riservati. Come i loro clienti. Basta pagare. Non importa se non sono di classe come la donna della tua vita, se vivono quattro in una stanza, se hanno il pisello, se sono violenti, pericolosi, se non hanno sempre caratteristiche femminili. Con loro, puoi fare tutto il sesso che vuoi, concederti follie e tirare coca fino all’alba quando sei distrutto. Può confidarti, bere e rilassarti. Un po’ come se fossi sul lettino del tuo terapeuta. Anche se, per la verità, la cocaina, ti dà la forza per fare sesso e tirare l’alba. Per esempio, a Milano, di notte ci sono i trans, e di giorno le donne albanesi e le romene. Evidentemente, se c’è l’offerta, c’è anche la domanda. E solo la Polizia può sapere ogni sera cosa succede in zona Centrale, Gioia, Novara, e Monumentale. Questi trans, occupano, a volte, interi palazzi perchè tra loro esiste molta solidarietà: c’è vita in comune, si mangia insieme, si esce insieme, e si lavora insieme. Poi, se qualcuno è dello stesso Paese (Brasile, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, ecc.), fraternizzare è più facile. Sono persone che hanno alle spalle situazioni famigliari difficilissime, dolorose, spesso sono ex bambini di strada, qualche volta arrivano dalle favelas o da zone di estrema povertà. Hanno conosciuto la fame e ora si ritrovano sul marciapiede del ricco Occidente per fare soldi presto e subito. Poi il modo con cui li fanno è relativo, è secondario. Ma sono i nostri manager, i nostri politici, i nostri fuoriclasse del calcio che li frequentano tradendo la moglie. Essi vogliono prestazioni particolari che solo il trans può dare grazie al suo bisogno famelico di denaro. E i potenti della terra li accontentano. Che strano, un potente della terra che di notte frequenta, non uno del suo rango, ma, al contrario, un poveraccio, un disperato costretto a fare la donna o l’uomo (dipende dalle abitudini del cliente) per fare quel tipo di sesso che altrimenti non potrebbe fare. Ciò che non capisco (forse sono ingenuo) è perchè costoro, anzichè fare una scappatella con donne vere, vadano con uomini travestiti e non. Che cos’hanno di più i trans che non ha una donna? Che emozioni si prova ad andare con un trans? E’ solo la cocaina che ti attira nell’alcova di un trans? O, piuttosto, è la voglia di un rapporto proibito e speciale? E’ davvero strana la mente dell’uomo. Ci sono donne che farebbero qualunque cosa per andare a letto con l’erede di una casa automobilistica, con un finanziere, con un fuoriclasse e con un politico importante. Ma loro disdegnano tali donne e preferiscono il trans che cercano da per tutto. Può darsi che loro vogliano sia il rapporto proibito che delle persone disposte a dimenticare chi hanno rimorchiato. In fondo a questi clienti basta la riservatezza, anche se devono pagare. Se a Rio de Janeiro, l’altro giorno, il fuoriclasse Ronaldo, 32 anni, avesse pagato 20 mila euro (per tre trans) non avrebbe perso il contratto con la Tim (3 miliardi di euro) e non sarebbe sulle pagine dei giornali di tutto il mondo con il rischio che anche il Milan lo mandi a casa. La “rivincita” di questi ex bambini di strada sta nel fatto che nel loro letto hanno avuto uomini potenti e ricchissimi che, per una notte, erano ai loro piedi. E che con loro si sono concessi fino a consumare ogni tipo di rapporto che con la moglie non farebbero mai. Fabrizio Corona, ex paparazzo, nel suo archivio segreto, conserva molte foto. Se le vedessimo, scopriremmo che i clienti dei trans sono molti di più, e che quelli che hanno pizzicato sono solo una piccola parte. Uomini col gusto del proibito e della trasgressione, ricchi e potenti, poveri e non, non disprezzate i “froci”, i “ricchioni”, e i “culattoni”, se siete i primi a fare ogni forma di sesso con loro. Anche perchè, se vi concentrassero tutti nello Stadio di san Siro, esso non basterebbe a contenervi, essendo uno stadio per 80 mila persone. Questo solo a Milano. Quindi, maggiore rispetto e accoglienza, per tutti. Con l’avvertenza che è immorale, contro natura e disordinato ogni tipo di rapporto fra due uomini. Trans o no.

Vaticano. Trans rimane ‘incinto’, la condanna del Cardinale Barragàn: "Cambiare sesso è contro la natura".

(Papanews) “Non si può cambiare l’uomo in donna e viceversa. L’essere transessuale non va d’accordo con la morale cattolica e cristiana. E’ anzi contro la natura umana. L’identità umana è uomo o donna, ma niente di intermedio”. È netto il giudizio del Cardinale Javier Lozano Barragàn (nella foto), Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, una sorta di ‘ministro della salute vaticano’, commentando il caso del transessuale statunitense Thomas, ‘incinto’ di 5 mesi. “Una cosa è la biologia, una è la morale – afferma il porporato vaticano – secondo la biologia se questa persona era donna, è rimasta donna e a livello biologico può anche rimanere incinta e procreare. La natura segue il suo corso, indipendentemente dalle decisioni culturali”. Per Barragàn, “si tratta di una cosa di tipo culturale. Questa persona – osserva – ha adottato abitudini di un uomo, ma fisicamente è rimasto donna”. “Quello che ci preoccupa è la morale. E non si può cambiare il sesso dell’uno e dell’altro. E’ contro la natura umana e l’identità umana – conclude Barragàn – è o uomo o donna, ma niente di intermedio”.

Il sesso, il Grande Fratello e l’Italica Morale.

(Tvblog) Sesso al Grande Fratello. Per due volte. Consumatosi fra il cumenda e la dottoressa Lina Carcuro. E scrivo dottoressa non a caso, perché la dottoressa rischia di essere radiata dall’ordine dei medici (sic).

Perché sui suoi amplessi con il cumenda (ormai, non ha più un nome) – veri, mediati, mediatici che siano – si sono pronunciati prima i signori dell’Ordine dei medici, poi, come se non bastasse, anche i signori dell’Aduc (l’Associazione degli utenti e dei consumatori), che non hanno niente di meglio da fare che occuparsi del sesso altrui.

Ora. A me poco importa se sia sesso vero, mediato o mediatico. Mi importa persino poco che sia sesso. Questa edizione del Grande Fratello non mi fa impazzire, e non fa impazzire gli italiani. Ma quel che mi interessa, le reazioni dell’Ordine e quelle dell’Aduc, che non possiamo certo immaginare organizzate come una campagna pubblicitaria – utilizzate, dopo, questo sì. E ci mancherebbe altro! Bisogna farlo, il G.F. è uno show e si alimenta di tutti i meccanismi dello show, con ogni diritto -, anzi, che immaginiamo essere spontanee.

E’ troppo, su un blog televisivo, predicare il fatto che una persona possa far sesso senza che consumatori o ordini di sorta abbiano qualcosa da ridire in merito? Anche se questo sesso viene consumato in televisione? Io credo di no. Credo che non sia troppo. Credo che sia il caso di smetterla con questa ridicola italica morale.

Politici e mignotte. Dal Governatore di New York al capo della polizia dell’Iran passando per il Presidente Ceko. Sesso e potere.

(Mario Calabresi – La Repubblica) «Mr Clean», il grande moralizzatore di Manhattan, lo «sceriffo di Wall Street» era il «Cliente numero 9» e questa definizione gli costerà la carriera. Eliot Spitzer (nella foto con la moglie durante la conferenza tampa), governatore dello Stato di New York, ex procuratore generale della città, stella in ascesa dei democratici, una fama costruita combattendo la corruzione, è stato incastrato ieri in un giro di prostituzione di alto livello. Non appena la notizia è diventata pubblica, ieri pomeriggio, si è scusato durante una breve conferenza stampa con la sua famiglia (la moglie era accanto a lui) e con i cittadini, ma la sua carriera è finita: non può certo sopravvivere, l´aspettativa di tutti è che dopo aver studiato le reazioni si dimetterà.

L´organizzazione a cui Spitzer si rivolgeva, la Emperors Club Vip, lavorava in America e in Europa ed era tra le più esclusive e costose, le ragazze si dividevano in sette categorie, indicate dal numero di diamanti accanto alle foto di ognuna di loro, le più ambite arrivavano a costare 5500 dollari all´ora e lavoravano anche a Londra, Washington, Los Angeles, Miami e Parigi. L´uomo che aveva incastrato mafiosi e corrotti di Wall Street con le intercettazioni telefoniche è stato bruciato proprio da sei telefonate, fatte il mese scorso, alla vigilia di San Valentino, in cui chiedeva che una squillo di lusso newyorkese che già conosceva – «Kristen: americana, minuta, brunetta, molto carina» – lo raggiungesse a Washington (dove era andato per un´audizione al Congresso) in una suite del Mayflower hotel.

Questo particolare rende tutto più grave, perché il viaggio della ragazza, in treno, rende il reato un crimine federale. Infatti raramente vengono perseguiti i clienti delle prostitute ma una legge del 1910 stabilisce che è un crimine trasferire una persona da uno Stato all´altro con la finalità del sesso a pagamento. I quattro gestori dell´organizzazione, che negli ultimi quattro anni avrebbero guadagnato oltre un milione di dollari, sono stati incriminati proprio per questo da quella stessa procura diretta fino a poco tempo fa da Spitzer. Anche lui aveva guidato un´inchiesta su un giro di prostituzione nel 2004, in cui erano state arrestate 16 persone. Il commento dell´allora procuratore era che lo sfruttamento sessuale era un «crimine rivoltante».

«Non sono stato all´altezza delle aspettative che avevo di me», ha detto Spitzer, con gli occhi lucidi all´inizio della sua breve dichiarazione, mentre un centinaio di giornalisti gli chiedevano, urlando, se si sarebbe dimesso. «Prima di tutto chiedo perdono alla mia famiglia – ha aggiunto – e poi chiedo perdono all´opinione pubblica, alla quale promisi di essere migliore». Nessuna risposta sulle dimissioni, se non la promessa di nuove dichiarazioni nel giro di poche ore.

Eliot Spitzer, 48 anni, sposato da 21 anni con Silda Wall, fondatrice di una ong che si occupa di bambini, ha tre figlie. Da poco più di un anno è il governatore democratico dello Stato di New York, è anche un “superdelegato” alla convention del partito ed uno degli sponsor di Hillary Clinton.

Una carriera costruita sulla fama di incorruttibile, di grande moralizzatore della città e di Wall Street di cui è stato il fustigatore portando alla sbarra, quando era Procuratore generale di New York, interi consigli di amministrazione negli scandali della finanza, delle grandi corporation, delle banche come delle case farmaceutiche.

Negli ultimi mesi, come governatore, era stato al centro di polemiche a non finire, prima per aver proposto di legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, poi con la sua idea di dare la patente agli immigrati illegali, infine per aver alzato le tariffe dei trasporti pubblici.
Nato a Riverdale, il quartiere bene del Bronx, da una famiglia di ebrei austriaci, ha studiato a Princeton e Harvard, dove alla scuola di legge conobbe la moglie. La sua carriera nell´ufficio della Procura di Manhattan era cominciato all´inizio degli Anni Novanta quando guidò l´inchiesta sui traffici illegali della famiglia mafiosa dei Gambino. Da quel momento la sua ascesa era stata inarrestabile.

Invece la sua stella è tramontata in un momento, ieri all´ora di pranzo, mentre i newyorkesi si affannavano davanti alle televisioni dei bar che hanno dedicato ore di diretta allo scandalo e sui siti internet che non parlavano d´altro. Poi è stato il pomeriggio dei particolari: l´incontro del 13 febbraio era durato 2 ore, Spitzer aveva pagato 4300 dollari, e Kristen aveva detto a Rachelle, la centralinista di Emperors, che «le era piaciuto» anche se il «Cliente 9» aveva la fama «di essere uno che chiede cose che non sono sicure». I più felici sono stati i suoi nemici del New York Post, il tabloid di Murdoch che non lo ha risparmiato un giorno dalla sua elezioni e che ora camperà a lungo sulle carte dell´inchiesta.

Il presidente Ceko Vaclav Klaus sorpreso con una giovane hostess.
(Il Corriere della Sera) Il presidente della Repubblica ceca, Vaclav Klaus, è stato sorpreso in compagnia di una giovane hostess di volo mentre entrava, e il mattino dopo usciva, da un albergo alle porte di Praga. Le fotografie di Klaus, 66 anni, in compagnia di Petra Bednarova, 25, sono state pubblicate sul tabloid Aha in edicola ieri.

Klaus, appena rieletto alla presidenza, è sposato da tempo con Livia Klausova, economista coetanea, e ha due figli e cinque nipoti. Vaclav Klaus pochi giorni fa ha giurato davanti al Parlamento riunito, iniziando il suo secondo e ultimo mandato quinquennale dopo la rielezione di febbraio. Il capo di Stato ha annunciato che nel corso del suo mandato agirà nel rispetto della Costituzione e che nel semestre di presidenza europea, alla Repubblica ceca da gennaio 2009, si augura che «il governo e la presidenza possano agire congiuntamente».

Iran: scandalo a Teheran, capo polizia arrestato in un bordello.
(AkiSexgate a Teheran, dove il capo della polizia della capitale, Reza Zarei, è stato arrestato dopo essere stato sorpreso nudo in un bordello, assieme a sei prostitute svestite. Subito dopo il comandante ha rassegnato le dimissioni. La notizia dell’arresto di Zarei non è stata riportata dalle agenzie ufficiali, ma diffusa oggi da Farda News, il sito internet vicino al sindaco di Teheran e l’ex capo delle forze dell’ordine, Mohammad Bagher Qalibaf. Secondo quanto scrive il sito ‘Gooya’, uno dei più cliccati del web iraniano, l’ordine per l’irruzione nel bordello sarebbe stato dato direttamente dall’ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, capo dell’Autorità Giudiziaria. Zarei, fino alle sue dimissioni, era incaricato del piano per la moralizzazione della capitale. Durante gli ultimi sei mesi, centinaia di giovani, sia ragazzi che ragazze, sono finiti in carcere per non aver rispettato alla lettera il codice di comportamento islamico: una linea dura che aveva attirato forti critiche sull’ex capo della polizia, anche da ambienti conservatori.

Il Papa day discusso su La7 tra verità propaganda e ipocrisie.

(La7) Oggi ad Omnibus parliamo con Rocco Buttiglione, Franco Grillini, Massimo Teodori, Mario Morcellini e Moni Ovadia della vicenda del papa Benedetto sedicesimo, del rifiuto alla Sapienza e della chiamata di oggi a piazza S.Pietro che ha assunto sfumature politiche.

Una Chiesa che scambia il sacro col profano.

(Eugenio Scalfari – La Repubblica) E’ durato ventiquattr’ore il gelo tra Vaticano e Campidoglio, tra il Papa e il sindaco di Roma. Poi c’è stata la marcia indietro guidata dal cardinal Bertone, Segretario di Stato, e Roma da città in “gravissimo degrado” come aveva affermato Benedetto XVI di fronte a Veltroni, Marrazzo e Gasbarra allibiti di tanta inattesa severità, è diventata di colpo una “città godibile e accogliente” e le istituzioni locali “alacremente impegnate a migliorare la socievolezza e il benessere diffuso”.

Le due diplomazie parallele hanno lavorato sotto traccia senza risparmiarsi, ottenendo infine il risultato desiderato da entrambe (quella di Veltroni e quella di Bertone): correggere la “gaffe” di papa Ratzinger, ristabilire rapporti amichevolmente corretti tra le due sponde del Tevere, mettere allo scoperto l’ultimo colpo di coda di Ruini, autore del dossier cui si era ispirato il Papa per la sua improvvida sortita. Ruini sta facendo i bagagli, tra poco lascerà il Vicariato (per limiti d’età).
Al suo posto andrà il prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, candidato del Segretario di Stato.

Quanto all’assalto antiveltroniano scaturito dopo l’intervento papale dell’altro giorno, la correzione effettuata dal cardinale Segretario di Stato ha avuto l’effetto di un “boomerang”: per l’ennesima volta gli statisti del centrodestra – con la sola eccezione di Casini – si sono esposti con strepiti e sceneggiate clericaloidi per poi trovarsi spiazzati e beffati.
Una vittoria non trascurabile per Veltroni, derivante da un appuntamento che in condizioni diverse avrebbe avuto dai “media” l’attenzione di poche righe e che si è invece trasformato in una prova di forza del sindaco di Roma e leader del Partito democratico.
Tutto è bene quel che finisce bene, ma è proprio così?

Dipende dai punti di vista. Per i laici-laici (adesso si usa definirli così) restano molti punti interrogativi dopo questa vicenda, ma problemi ancora maggiori si pongono al laicato cattolico.

Non che siano nati dalla “gaffe” di Benedetto XVI; esistono da molto tempo e precedono di anni l’incoronazione dell’attuale pontefice. Ma quest’ultima sua sortita ha avuto l’effetto di riproporli tutti, insoluti e sempre più urticanti.

Al di là della palese inconsistenza politica e culturale di papa Ratzinger, che da Ratisbona in qua si comporta come un allievo di questo o quel dignitario della sua corte spostando la barra del timone secondo i suggerimenti che gli vengono da chi di volta in volta lo consiglia, esiste più che mai un disagio profondo nella Chiesa e nel laicato cattolico. La Chiesa di Benedetto XVI, ma anche quella di Giovanni Paolo II, non riesce ad entrare in sintonia con la cultura moderna e con la moderna società. Questo è il vero tema che dovrebbero porsi tutti coloro che si occupano dei rapporti tra la società ecclesiale e la società civile all’inizio del XXI secolo.

La gerarchia ecclesiastica e quello che pomposamente viene definito il Magistero si sono da tempo e sempre più trasformati in una “lobby” che chiede e promette favori e benefici, quanto di più lontano e disdicevole dall’attività pastorale e dall’approfondimento culturale. Il “popolo di Dio” soffre di questa trasformazione; i laici non trovano terreno adatto al dialogo se non sul piano miserevole di comportarsi anch’essi come una confraternita pronta a compromessi e patteggiamenti.
Quando un Papa arriva al punto di bacchettare un sindaco di Roma e un presidente di Regione e reclama maggiori aiuti finanziari per il Gemelli e il Gesù Bambino e per le scuole cattoliche; quando il Vicariato di Roma e il vertice della Conferenza episcopale intervengono direttamente sui membri del Parlamento e del Consiglio comunale romano per bloccare una legge o mandarne avanti un’altra; quando questa prassi va avanti da anni di fronte a problemi mondiali che chiamano in causa civiltà e culture, bisogna pur dire che siamo in presenza di spettacoli desolanti.

Aggiungo che si tratta di responsabilità condivise. La gerarchia cattolica baratta da anni (o da secoli?) il sacro con il profano; le istituzioni politiche l’accompagnano su questa strada di compromessi al ribasso per cavarne improbabili tornaconti elettorali; lo stuolo sempre più vociante degli atei devoti affianca o precede il corteo.
Verrebbe spontaneo di voltar la faccia dall’altra parte per non vedere.

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Veltroni ha fatto bene a protestare sottotraccia e portare a casa la vistosa correzione di rotta vaticana.
Zapatero, in una situazione per molti versi analoga, ha scelto una strada diversa. L’Episcopato spagnolo guidato dal primate vescovo di Madrid aveva pochi giorni fa portato in piazza un milione di fedeli per protestare contro la legge sul matrimonio dei “gay”; la vicepresidente del governo, signora Fernandez de la Vega, ha ufficialmente commentato quella manifestazione con queste parole: “La società spagnola non è disposta a tornare ai tempi in cui una morale unica era imposta a tutto il Paese né ha bisogno di tutele morali. Tanto meno ne ha bisogno il governo che non le accetta”.

Capisco che Madrid non è Roma e il vescovo di Madrid non è il Papa. Ma la Chiesa è la stessa in Spagna come in Italia. I laici-laici italiani avrebbero probabilmente preferito che la protesta del leader del partito democratico fosse stata simile a quella del suo collega spagnolo, ma in Italia non si può. L’Italia è una provincia papalina, Porta Pia è una data caduta in disuso, il Concordato fu voluto e firmato da un altro ateo devoto come Benito Mussolini e inserito nella Costituzione con il voto determinante di un altro ateo come Togliatti per ragioni esclusivamente politiche.
In Italia ci sono oggi due minoranze, quelle dei cattolici autentici e quella degli autentici laici. In mezzo c’è un corpaccione di laici e di cattolici “dimezzati”, che ostentano virtù civiche e religiose che non praticano affatto. Quella è la maggioranza del paese. Il resto viene da sé.

Il guaio è che la gerarchia ecclesiastica e il Magistero non sono affatto turbati da questa situazione paganeggiante. La loro preoccupazione è l’otto per mille, i contributi pubblici agli oratori, la costruzione di nuove chiese e parrocchie, l’esenzione dall’Ici, l’insegnamento del catechismo nella scuola pubblica, il finanziamento di quella privata. E naturalmente la crociata antiabortista, la moratoria.

A loro interessa non già di usare lo spazio pubblico per propagandare la dottrina e il Vangelo ma entrare nelle istituzioni politiche per guidare il voto dei parlamentari e condizionare i partiti. L’attuale Segretario di Stato, che rimpiange il Togliatti dell’articolo 7 della Costituzione, è comunque un progresso rispetto al suo predecessore, cardinal Sodano che, alla vigilia di ogni elezione, esaminava i leader dei vari partiti per vedere chi offriva maggiori garanzie alla Santa Sede. E quelli si facevano esaminare, felici quando il “master” toccava ad uno di loro invece che all’altro.
Serve a qualche cosa una Chiesa così? Fa barriera contro le invasioni barbariche del terzo millennio o invece apre loro la porta?

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Risponderò con una citazione quanto mai attuale: “La Chiesa sembra porsi di fronte allo Stato e alle forze politiche italiane come un altro Stato e un’altra forza politica; l’immagine stessa della Chiesa risulta appiattita sulle logiche dello scambio, impoverita di ogni slancio profetico, lontana dal compito di offrire ad una società inquieta e per tanti aspetti lacerata motivi di fiducia, di speranza, di coesione. Le responsabilità del laicato cattolico sono del tutto ignorate. La sorpresa e il disorientamento sono forti per tutti i cattolici che hanno assorbito la lezione del Concilio Vaticano II su una Chiesa popolo di Dio nella quale il ruolo della gerarchia non cancella ma anzi è al servizio di un laicato che ha proprie e specifiche responsabilità. Tra queste vi è proprio quella di tradurre nel concreto della vita politica e della legislazione di uno Stato democratico esigenze e valori di cui la coscienza cattolica è portatrice. E’ legittimo e doveroso per tutti i cittadini, e perciò anche per i cattolici, contribuire a far sì che le leggi dello Stato siano ispirate ai propri convincimenti ma questo diritto dovere non è la stessa cosa che esigere una piena identità tra i propri valori e la legge. E’ in questa complessa dinamica che si esprime la responsabilità dei cattolici nella vita politica. Urgente si è fatta l’esigenza della formazione del laicato cattolico alle responsabilità della democrazia. Perché mai l’Italia e i cattolici italiani debbono sempre esser trattati come “il giardino della Chiesa”?”.

L’autore di questa pagina è Pietro Scoppola e la data è del febbraio 2001, nel pieno d’una campagna elettorale che si concluse con la vittoria di Berlusconi e del suo cattolicesimo ateo e paganeggiante. Ma potrebbe essere stata scritta anche oggi con la stessa attualità. Purtroppo l’autore è scomparso, la sua voce non parla più e la perdita è stata grave per i laici ma soprattutto per i cattolici.

Scoppola si rendeva conto che solo il dialogo tra la minoranza dei veri laici e la minoranza dei cattolici autentici avrebbe ridotto il peso di quell’indifferenziato corpaccione di finti devoti e di finti laici “appiattiti sullo scambio dei benefici e dei favori, impoveriti di slancio profetico e pastorale, dominati dalla gerarchia e dalle oligarchie”.

Questo era il problema di allora ed è ancora quello di oggi. Di esso il Partito democratico, la sinistra radicale, i cattolici moderati, gli uomini e le donne di buona volontà, dovrebbero discutere; su di esso dovrebbero dialogare. La gerarchia occupi tutto lo spazio pubblico che vuole ma non interferisca nell’autonomia dei laici e delle istituzioni civili. I rappresentanti di queste ultime impediscano le interferenze anziché assecondarle o nel caso migliore tollerarle fingendo che non vi siano state. Queste finzioni non fanno bene né alla Chiesa popolo di Dio né alla democrazia.

Post scriptum. Molti lettori mi chiedono di intervenire a proposito della campagna per una moratoria sull’aborto.

L’ho già fatto nei miei due ultimi articoli domenicali e non mi sembra di dover aggiungere altro. Mi chiedono anche un’opinione sulla disponibilità di Veltroni a dialogare su questi temi con Giuliano Ferrara, l’ateo devoto che ha promosso quella moratoria. Non ho opinioni in proposito.

Anche a me capita talvolta di dialogare con il conduttore di “Otto e mezzo” in qualcuna delle sue trasmissioni. Certo Veltroni è un capo partito, ma questo non cambia molto le cose. Mi permetto semmai di incitare Veltroni a discuterne con le donne che sono le vere protagoniste, anzi le vere vittime di questa campagna di stampa regressiva. Il corpo delle donne, dal momento in cui è stato fecondato dal seme maschile e quali che siano le circostanze di quella fecondazione, dovrebbe diventare di proprietà della legge, cioè dello Stato? Questo sarebbe l’illuminismo cristiano di cui si scrive sul “Foglio”? Se questo è il tema, credo e spero che Veltroni avrà usi più utili per impiegare il suo tempo.

Spagna, chiesa arrogante. L’Arcivescovo di Toledo: La formazione morale degli alunni “non è competenza dello Stato”.

L’Arcivescovo di Toledo interviene sulla materia scolastica “Educazione alla cittadinanza” imposta dal Governo di Zapatero a tutti gli alunni: “lo Stato vuole trasmettere una visione dell’uomo dove Dio non conta, ispirata da un laicismo radicale”.

(Agenzia Fides) L’Arcivescovo di Toledo e Vicepresidente della Conferenza Episcopale Spagnola, il Cardinale Antonio Cañizares (nella foto), in una conferenza sulla materia scolastica “educazione alla cittadinanza”, imposta dal Governo socialista a tutti gli alunni, ha ricordato che il rifiuto di questa materia non “è una questione di confessione religiosa, bensì di umanità”. Ha pertanto difeso il diritto inalienabile dei genitori a scegliere liberamente l’educazione morale e religiosa che desiderano per i propri figli.
Il Card. Cañizares ha quindi espresso la volontà “di difendere alcuni diritti fondamentali, di fronte all’imposizione di una determinata concezione dell’uomo e della morale”. Una difesa “che espone un pensiero unico e che non riguarda né le affermazioni dei partiti, né pretende di andare contro il Governo”.
L’Arcivescovo di Toledo ha poi aggiunto che la formazione morale degli alunni “non è competenza dello Stato”, diversamente si tratta di una “trasgressione innegabile” dei diritti dei genitori, dei centri educativi e degli insegnanti. Per il Vicepresidente della Conferenza Episcopale Spagnola, lo Stato tenta di trasmettere “una visione dell’uomo dove Dio non conta, ispirata da un laicismo radicale” ed una formazione morale che i cristiani non possono accettare poiché contraria alla loro fede. A tal proposito, ha ricordato che l’80 per cento dei genitori ha chiesto per i suoi figli l’insegnamento della religione.
Il Cardinale Cañizares ha anche ricordato che esiste il diritto dei genitori a scegliere l’insegnamento morale e religioso che desiderano per i propri figli, cosi come il diritto alla libertà di coscienza e religiosa.
Rispetto all’introduzione, in altri paesi europei, di una materia scolastica simile a quella spagnola, l’Arcivescovo di Toledo ha affermato che non vi è alcun paese dove sia accaduto ciò che sta accadendo in Spagna. Secondo il Cardinale, in altri paesi si insegnano i diritti fondamentali, la Costituzione e perfino l’urbanizzazione, ma non si pretende di formare una “identità personale””. Ha infine affermato che non solo la Chiesa cattolica, ma anche altre confessioni religiose in Spagna sono contrarie all’“educazione alla cittadinanza”.

Unioni gay, Bernardini e Rovasio: e’ ora di smetterla di considerare le unioni gay attacchi minacciosi alla famiglia fondata tra uomo e donna.

Basta con questi atteggiamenti omofobici delle gerarchie teocratiche vaticane.
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani e Sergio Rovasio, Segretario Generale Gruppo ‘Socialisti e Radicali – Rnp’.

Che il Papa ci dica un giorno si e l’altro pure che il matrimonio è un istituto che deve essere celebrato tra uomo e donna è cosa risaputa e, francamente, non riusciamo a capire dove sta la notizia. Ma dire che vi sarebbero ‘attacchi minacciosi alla famiglia fondata tra uomo e donna’, evidentemente riferiti alle unioni gay o al matrimonio tra due persone dello stesso sesso, è fatto da ricondurre ad un tipico atteggiamento omofobico.

Due persone che si amano e che desiderano unirsi in matrimonio o in Pacs, indipendentemente dal fatto che siano dello stesso sesso oppure no, non è cosa da giudicare come ‘attacco minaccioso’ a chicchessia e la chiesa farebbe bene a smetterla con queste frasi false e offensive verso le persone glbte

La riflessione. Studenti trasformati in dei gigolò per soldi, sesso, edonismo e ribellione.

(Alberto Giannino- Imgpress) Nel 1980, il film “American gigolò” di Paul Schrader, narrava la storia di Julian Kay (Richard Gere) uno squillo di lusso, lo stallone più pregiato di un’agenzia che procurava compagnie maschili a ricche signore sole. Coinvolto in un omicidio di cui è ingiustamente sospettato, è salvato da una spregiudicata signora che si è innamorata. Ottimo a livello descrittivo, specialmente nella 1ª parte, s’ingolfa quando Schrader vuol mettere a fuoco i personaggi. Richard Gere donatore d’amore come donatore di sangue? A pagamento, comunque. Ebbene, 28 anni anni dopo, leggiamo che a Milano, Roma, Firenze, Torino, e Bologna abbiamo gigolò italiani prestanti che, per soldi, hanno prestazioni sessuali con uomini e con donne. Con gli omosessuali la prestazione minima sarebbe di 50 euro, mentre con le donne la prestazione sarebbe di 150 euro. Senza contare che un week end di tre giorni costerebbe fino 1.000 euro. Il regista Schrader aveva anticipato queste tematiche fin dal 1980 intuendo i problemi giovanili con grande lungimiranza. Infatti i gigolo sono presenti sugli annunci gratuiti delle riviste settimanali delle grandi città, sugli annunci dei quotidiani, frequentano bar dove prendere aperitivi, ristoranti e locali vari per fare approcci, e, infine discoteche e club priveè per concretizzare le conoscenze. La motivazione che adducono questi studenti universitari sono i soldi. I soldi per pagare i libri, l’università, l’affitto della casa, i vestiti griffati, la macchina, la benzina, le ricariche del cellulare e gli spiccioli per tirare avanti. Ecco allora che le analisi correnti sono giuste: i giovani pensano alla carriera, al successo e ai soldi. Avidi dell’avere più che dell’essere, sono materialisti ed edonisti, cioè contrari ai valori spirituali. Non sono contro Dio, ma sono senza Dio. Il benessere, la ricchezza e l’opulenza delle nostre metropoli li costringe a vivere come se Dio non esistesse. Se Dio viene allontanato dal loro orizzonte, cade persino il discorso morale del cristianesimo: il Decalogo e le Beatitudini. E quindi diventa tutto lecito. La sessualità disordinata, l’adulterio, gli atti impuri, la depravazione li riducono sovente al rango animale. Sono ragazzi che se ne infischiano dei valori proposti dalle tre agenzie educative più importanti: famiglia, scuola e comunità ecclesiale. I giovani sono rappresentativi; essi sono la vita nella sua freschezza, nella sua pienezza; essi sono, rispetto al passato, la modernità, l’attualità; rispetto all’avvenire gli scopritori, gli innovatori; sono la speranza. Così è sempre stato; ma oggi la gioventù riveste caratteri ancora più importanti nel contesto sociale, perché sono padroni, cioè sono subito messi in possesso dei beni, di cui la vita moderna dispone, gli strumenti della tecnica, la cultura, il benessere, il giudizio sopra ogni cosa e ogni valore; il vincolo della obbedienza, della norma comune, della dipendenza, nella famiglia, nella società, nella tradizione è allentato fino a diventare quasi inesistente; sono liberi e arbitri di se stessi e tendono ad esserlo anche degli altri; la moda della «contestazione» li seduce, la smania del cambiamento supplisce spesso in loro la consapevolezza dei fini da raggiungere; essi non temono alle volte d’arrivare ad esplosioni di follia. La nostra è un’epoca in cui le vecchie ideologie hanno portato all’odio, al disordine morale e alla disgregazione sociale, si sono rivelate illusorie; la nostra è una società in cui troppi messaggi umani e troppe promesse di facile felicità attraggono i giovani, lasciandoli però poi insoddisfatti e delusi. Questi giovani, non si ribellano ad una visione, che pretende di dare il primo posto e talvolta l’unico posto al profitto economico, al successo, all’egoistica strumentalizzazione degli altri. Essi non contestano una società, che alla loro sete di autenticità risponde spesso con studiate formule di compromessi ipocriti, che al loro desiderio di amicizia e di comunicazione oppone gli schemi di una convivenza basata sull’indifferenza e sullo sfruttamento reciproco, che alla loro volontà di dedizione generosa non sa offrire la prospettiva stimolante di una ragionevole possibilità di lavoro, che al loro bisogno di trascendenza viene incontro con i surrogati dei beni di consumo o addirittura mediante le alienanti evasioni dell’erotismo e della droga. Da qui la vita dissoluta e dissipata che molti conducono all’insaputa dei genitori. da qui il degrado morale e i compromessi con la coscienza. Ci sono, per fortuna, migliaia di studenti che studiano, ma non penserebbero mai a un rapporto mercenario. Evidentemente il discorso morale non fa presa su questi giovani. Per fortuna possiamo contare su milioni di giovani (che sono la maggioranza) che fanno volontariato e solidarietà. Che si dedicano al prossimo e alle opere di carità.Che si battono per la pace ed il progresso dei popoli. Che si battono per la giustizia e per la libertà. Che rispettano il proprio corpo. Che sono giovani sani, belli, ricchi dentro, che possiedono valori positivi (vita, famiglia, la verità, la bontà e la società) da trasmettere ad altri giovani e che finalmente vogliono realizzare la civiltà dell’amore.

Binetti: Mai più fiducia su temi eticamente sensibili da parte del governo.

Quello delle materie non negoziabili “è un panorama amplissimo”.

(Apcom) Per la senatrice del Pd Paola Binetti, da giorni al centro dell’attenzione per essere andata a un passo dal mandare in crisi il governo con il suo voto contro l’inserimento di una normativa anti-omofobia nel pacchetto sicurezza, chiede che Prodi non ponga “mai più” la fiducia su provvedimenti eticamente sensibili. “Quando un tema si pone sulla frontiera che può essere la coscienza delle persone – ha detto a margine della presentazione del libro-intervista ‘Le frontiere della vita’ alla Università Cattolica – non ci si può mettere la fiducia sopra, non si può blindarla, ma bisogna lasciarla libera per rispetto delle persone. Il rispetto del Parlamento è anche rispetto della coscienza dei parlamentari”.

Tracciare un confine tra i temi eticamente sensibili e quelli che non lo sono, per la senatrice è però un’impresa molto difficile: “C’è una zona di chiaro-scuro che le sfide della tecnica oggi, per esempio, ci propongono in un modo che mai era stato preso in considerazione prima e quindi richiedono una grande elaborazione, riflessione, condivisione e approfondimento. Per questo non si possono mettere sì e no. C’è una complessità in questi temi in cui la modernità della tecnologia ci sfida”.

L’unico perimetro possibile, ha ribadito, è quello tracciato dalla nota dottrinale di Papa Ratzinger nella quale “lui da un lato pone la vita, la famiglia e l’educazione. Dall’altro le lotte di contrasto alla povertà, la solidarietà e la pace. Quello che emerge – continua Binetti – è un panorama amplissimo perché ciò che è eticamente sensibile è anche il modo con cui lo si affronta. Dobbiamo stare molto attenti, c’è tanto margine su cui la nostra ragione può trovare la spazio di condivisioni, poi c’è il valore soglia. Dobbiamo cercare di restare lontani da quel valore soglia, tanto quanto ce lo permettono le comuni posizioni”. Per questo “mai più” la fiducia sui temi etici e “il meno possibile” su tutti gli altri “per rispetto al lavoro dei parlamentari”.

Quanto alle critiche dei movimenti omosessuali su alcune sue recenti dichiarazioni, la senatrice riconosce che nei loro confronti “ci sono dei problemi e delle sensibilità. Capisco anche che molti omosessuali hanno subito sulla loro pelle discriminazioni e addirittura, in qualche caso, violenza. Io naturalmente le respingo in modo totale e assoluto. Capisco anche che su certi aspetti le nostre posizioni siano un po’ diverse perché sono diverse le sensibilità. Sono amica di molte persone omosessuali – conclude – con cui condividiamo il senso e il valore di tante battaglie per i diritti umani. Se noi tra le battaglie inseriamo il no alla discriminazione e alla violenza io sono totalmente d’accordo”.