Panico in Congo. Magia nera per «far sparire» o «far rimpicciolire» il pene di diverse persone.

Forse un movente politico dietro il fenomeno.
«Ladri di pene»: panico in Congo.

Decine di «presunte vittime» di atti di stregoneria. Rischio di linciaggio per i «colpevoli».

(Il Corriere della Sera) E’ panico a Kinshasa, la capitale della repubblica del Congo, per i «ladri di pene». Ben tredici persone sono state arrestate dalla polizia con l’accusa di aver usato la magia nera per «far sparire» o «far rimpicciolire» il pene di diverse persone. Gli arrestati sono stati accusati di stregoneria per aver prodotto devastanti effetti sugli rgani genitali di diverse «vittime» anche solo sedendosi accanto a loro in un taxi collettivo. La diffusione della notizia attraverso il tam-tam dei media locali ha prodotto una vera e propria ondata di panico, tanto che le forze dell’ordine hanno probabilmente fermato i presunti stregoni più per proteggerli dal pericolo di linciaggio che per le loro presunte capacità «magiche». Esponenti della polizia hanno anche fermato diverse «vittime» cercando di far notare che i loro organi genitali erano ancora al loro posto. La risposta, riferiscono fonti della polizia, sembra che sia sempre: «Il pene lì, ma è diventato più piccolo», oppure, «Non funziona più».

I RIBELLI DIETRO IL FENOMENO – Fenomeni di questo genere non sono infrequenti nell’Africa centrale , dove è ancora molto diffuso il timore per le pratiche di stregoneria. Dietro al panico per i «ladri di pene», secondo alcuni c’è però un movente politico. Abitanti di Kinshasa hanno infatti accusato una setta separatista di aver montato ad arte il caso per creare disordine e mettere in difficoltà il Governo.

Non l’ira divina sulle città del vizio ma un asteroide distrusse Sodoma-Gomorra.

Gb, decifrata tavoletta astronomo sumero.

(TGCom) Sodoma e Gomorra sarebbero state annientate da un asteroide del diametro di quasi un chilometro. E’ il messaggio contenuto su una tavoletta di terracotta del 700 a.C. con gli appunti di un astronomo sumero che osservava il cielo la notte della catastrofe. A decifrarlo, riporta il Times, sono stati ricercatori britannici che finalmente hanno svelato il mistero della “Planisphere tablet” dopo 150 anni di tentativi.

La tavoletta era stata ritrovata a metà ottocento da Henry Layard tra le rovine della biblioteca reale dell’antica Ninive. Secondo i ricercatori britannici, sarebbe la copia del 700 a.C. di appunti di un astronomo sumero che annotò quanto accadde la notte della catastrofe. Egli descrive l’asteroide come “una coppa di pietra bianca” che viene illustrata mentre “avanza con forza”.

Tramite una ricostruzione informatizzata di come appariva il cielo migliaia di anni fa, il gruppo di ricercatori ha anche stabilito la data dello storico avvistamento: all’alba del 29 giugno 3123 a.C. La tavoletta – della quale tuttavia sono leggibili solo metà dei segni – contiene quindi descrizioni dell’asteroide e altre della la posizione di nebulose e costellazioni.

L’impresa della decifrazione è riuscita, dopo 5 tentativi senza esito, all’équipe dell’università di Bristol, guidata da Mark Hempsall. “E’ un meraviglioso frammento di osservazione, un pezzo di scienza assolutamente perfetto” ha dichiarato.

Il gruppo di scienziati ha anche ipotizzato che l’asteroide sia precipitato sulle alpi austriache, a Koefels, dove esiste un’antica frana larga 5 km e profonda 500 metri. Durante la caduta deve aver avuto anche effetti da vera catastrofe: con temperatura a 400 gradi, frammenti del corpo celeste anche molto grandi caduti ovunque, e la distruzione di un milione di km2 di territorio.

In un suo recente libro sulla scoperta (“A Sumerian Observation of the Koefels’ Impact Event”), inoltre Hempsall ricorda che 20 antichi miti parlano di devastazioni dalle dimensioni di quelle generate dall’impatto dell’asteroide. Tra loro anche l’Antico Testamento.

Infibulazione: Il sesso negato ha 20.000 vittime in Italia.

(Fausta Maria Rigo – Fragmenta) Una cosa di cui pochissimi parlano, proprio perché in genere non se ne sa molto, è l’infibulazione. Tendiamo ad immaginarlo come un problema lontano, assolutamente rimosso dalla nostra realtà. Non è affatto così, in Italia ci sono più di ventimila donne infibulate, questo stando ai numeri ufficiali. Inoltre ci sono molte comunità che la praticano quotidianamente. Il dato sconcertante è che spesso sono proprio le donne a chiederla per non sentirsi indegne o diverse. A Roma c’è un centro che si occupa di questo, è molto conosciuto e si trova all’interno dell’ospedale San Camillo. Ho parlato con la Dottoressa Giovanna Scassellati, che opera in questo e in altri campi come ginecologa. La Dott.ssa Scassellati è molto famosa anche per le sue battaglie a favore della Legge 194 come per le sue infuocate interviste. Le sue risposte, in questo caso, mi hanno lasciata a dir poco stupita, è vero ne sapevo veramente poco.

Mi può spiegare quanti tipi di infibulazione ci sono?
Ci sono quattro tipi di infibulazione, veramente ce ne sono anche di più, in alcuni casi, invece delle incisioni, si usano sostanze come corrosivi. Comunque quando noi parliamo di infibulazione intendiamo il grado tre. Il primo grado che si chiama sunna consiste nella asportazione del clitoride, il grado due si asportano anche le piccole labbra, nel grado tre si asportano piccole e grandi labbra chiudendo tutto. Queste ultime pratiche hanno degli effetti particolarmente negativi perché prevedono l’asportazione di porzioni dove normalmente risiedono ghiandole come quelle di Bartolini. Il tessuto rimane di tipo cicatriziale. L’infibulazione viene praticata da ostetriche o donne anziane dei villaggi. Il problema è che nei villaggi c’è una vera tradizione, le donne non infibulate vengono discriminate.

A che età viene fatta di solito?
L’età cambia in continuazione, diciamo che oramai è una pratica vietata dalle grandi organizzazioni mondiali, quindi in questi paesi lo fanno clandestinamente. Però è una cosa che le donne sanno di dover fare. Una ragazza non infibulata non trova marito, nessuno la vuole, perché la credenza che la donna debba essere infibulata è radicata nei secoli.

Quali sono i problemi più gravi causati dall’infibulazione?
Nel caso del livello tre, la donna è cucita quasi completamente, quindi soffre di grandi disturbi per il trattenimento delle mestruazioni. Inoltre sono frequentissime le infezioni urinarie, possono avere cisti, cheloidi cicatriziali.

Scusi se la interrompo: abbiamo capito che l’infibulazione è la negazione del piacere, ma come fanno, se sono completamente cucite a generare dei figli?
Questo è un problema successivo. Da ragazzine loro devono essere infibulate altrimenti vengono considerate impure. Uno dei motivi si pensa che risalga al tempo in cui la maggior parte delle tribù viveva nuda. L’infibulazione era considerata igienica per le donne. Dava loro la possibilità di non preoccuparsi della sporcizia che poteva entrare, la terra, o la sabbia del deserto ad esempio, è chiaro che questa è un’idea errata, sappiamo benissimo che la vagina è chiusa naturalmente, non ha alcun bisogno di essere cucita. In verità dietro a tutto questo c’è un’idea radicata di controllo della sessualità e della donna come proprietà dell’uomo. Durante i saccheggi che avvengono tra le tribù, avere delle donne infibulate assicura che queste non vengano violentate e che successivamente non generino figli di altri.

Ecco, come fanno queste donne a partorire?
In Italia noi medici abbiamo cominciato ad avere pazienti infibulate attorno agli anni Ottanta. All’inizio le facevamo partorire col parto Cesareo. Poi abbiamo cominciato a chiederci se ci fosse un altro modo: avevamo paura che queste donne, magari tornando in Africa potessero avere difficoltà con i secondi parti, così come può succedere a quelle che hanno subito parti Cesarei. Nei loro paesi si deve essere in grado di partorire più che altro naturalmente dato che di ospedali ce ne sono pochissimi. Tenendo conto che in media gli africani fanno dai cinque ai nove figli. Da qui l’esigenza di trovare una soluzione per fare partorire queste donne nel modo più naturale possibile.

Come è iniziata la sua ricerca in questo campo?
Ho fatto una ricerca su tutto quello che si era fatto, prima in Italia e poi ho cominciato a leggere i testi stranieri. In particolare, ho trovato del materiale interessante su degli studi fatti dal dottor Gordon di Londra. Sono partita e sono andata a verificare di persona. In effetti questo dottore, in un ospedale di Londra, è stato uno dei primi ad accogliere e studiare i casi delle donne infibulate in modo da poterle aiutare. In Inghilterra l’emigrazione africana è iniziata da molti anni e comunque, prima di questa, c’erano le colonie britanniche, quindi questo problema è sentito da tempo. La tesi del dottor Gordon era che a queste donne andava insegnata una modalità di iniziazione differente dall’infibulazione.

Vuole dire che Gordon tentava di sostituire l’infibulazione con una pratica meno truculenta?
Esatto. Il problema è che non era per niente facile. L’idea della menomazione è molto radicata, è sentita in maniera molto forte. Non sarà per niente facile che si smetta totalmente di praticarla. Ricordo che ad un congresso, una donna rivendicò con vigore il diritto a continuare questa pratica su chi la volesse. Disse che lei andava fiera di essere infibulata perché lo era sua madre e sua nonna prima di lei. Per alcune di queste donne riconoscere quanto questa cosa sia sbagliata equivarrebbe ad accettare che la propria madre ha agito male nei loro confronti. Non è facile accettare che tua madre ti abbia fatto consapevolmente una cosa sbagliata, preferiscono negare la realtà. Il cammino è lungo, la maggior parte delle donne africane non conosce la anatomia vera di una vagina, non sanno come sarebbe se non fossero state mutilate. Perché questa cosa viene fatta loro quando sono bambine. Inoltre un altro problema sono gli errori. Questi che praticano l’infibulazione, operano con strumenti di fortuna, lamette sporche ad esempio, che oltre a portare infezioni possono sfuggire di mano e fare un disastro. E infatti questo succede, i risultati sono devastanti quando non sopraggiunge addirittura la morte. Il clitoride è irrorato da un’arteria che si chiama appunto clitoridea. Se questa arteria viene incisa è difficile fermare il flusso, si muore dissanguati. E i casi purtroppo sono tanti.

Nei Paesi occidentali ovviamente questa pratica è vietata, secondo lei c’è gente che infibula clandestinamente?
Guardi, non lo so. Noi non ne abbiamo idea anche se sospettiamo di sì, ovviamente negli ospedali pubblici c’è un controllo massiccio, però chissà cosa succede in alcuni studi privati. Sicuramente ci sono molte comunità che spingono perché questa cosa venga accettata in Italia. Mi pare che a Firenze un ginecologo somalo avesse proposto di sostituire questo rito con una iniziazione fatta con una iniezione di liquido fisiologico. Per me è una totale sciocchezza, una cosa comunque inaccettabile.

Ci sono donne infibulate che chiedono di essere operate per tornare ad una normale funzionalità del loro corpo?
Certo, soprattutto quelle che, essendo completamente cucite, non riescono ad avere nessun rapporto. Un po’ di tempo fa ho avuto una paziente che era addirittura una dottoressa. Ultimamente le mie pazienti, anche essendo chiuse, hanno ancora il clitoride, evidentemente si tende a non menomarle completamente, ma forse è soltanto perché, come le ho detto, è molto rischioso asportare il clitoride non essendo medici e non avendo attrezzature adatte. Quello che nessun medico italiano fa, è richiuderle dopo i parti, sono moltissime le donne africane che lo chiedono. Noi non possiamo, né vogliamo farlo, eppure non è facile convincerle di quanto sia dannoso.
Tra l’altro, le donne infibulate dovrebbero essere aperte molto prima del parto, diciamo alcuni mesi prima, per evitare una infinità di problemi legati anche al cambiamento di dimensioni dell’utero, oltre a quelli di una ferita aperta così grande. Sarebbe meglio partorire con la ferita già rimarginata. Noi consigliamo sempre loro di operarsi prima, ma solo di rado lo fanno, e così rischiano anche la vita
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Quindi questo è un problema profondamente culturale.
Esatto, calcoli che i dati ufficiali parlano di diciannovemila donne in questo stato in Italia, invece i numeri sono di gran lunga più alti. Il problema non è affatto da sottovalutare. Per adesso Roma e Firenze hanno dei centri che si occupano, prima di tutto, di informare queste donne e di aiutarle a decidere come vivere soprattutto la gravidanza. Quello che dico è che ce ne dovrebbero essere molti di più, come minimo in ogni regione italiana, come avviene negli altri Paesi. Noi abbiamo, oltre ai ginecologi, psicologi e assistenti sociali che lavorano con noi.

Il Papa insiste, il diavolo esiste.

Il Papa:”Battere Satana dentro di noi”. Angelus, Pontefice spiega la Quaresima.

(TGCom) La quaresima è il tempo in cui il credente s’impegna contro i mali del mondo, affronta la sua battaglia spirituale contro le cause che li generano. E’ quanto ha affermato Benedetto XVI durante l’Angelus. Dobbiamo “guardare il male in faccia e lottare contro i suoi effetti, soprattutto contro le sue cause, fino alla causa ultima, che è Satana senza scaricare il problema sugli altri, sulla società o su Dio, ma riconoscere le proprie responsabilità”.

“A questo proposito – rileva il Papa teologo – risuona quanto mai urgente, per noi cristiani, l’invito di Gesù a prendere ciascuno la propria croce e a seguirlo con umiltà e fiducia”. Per i cristiani, infatti, ricorda Ratzinger, “la croce, per quanto possa essere pesante, non è sinonimo di sventura, di disgrazia da evitare il più possibile, ma opportunità per porsi alla sequela di Gesù e così acquistare forza nella lotta contro il peccato e il male”.

Nella visione cristiana, “la via della Croce è l’unica che conduce alla vittoria dell’amore sull’odio, della condivisione sull’egoismo, della pace sulla violenza”. E dunque “entrare in Quaresima significa pertanto rinnovare la decisione personale e comunitaria di affrontare il male insieme con Cristo”. “Vista così – conclude il Pontefice – la Quaresima è davvero un’occasione di forte impegno ascetico e spirituale fondato sulla grazia di Cristo”.

Il ricordo di Lourdes, “affidiamo i malati a Maria”
Ai fedeli in Piazza San Pietro Benedetto XVI ha ricordato che “quest’anno l’inizio della Quaresima provvidenzialmente coincide con il 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes”. “Quattro anni dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione da parte del beato Pio IX – ha sottolineato il Pontefice -, Maria si mostrò per la prima volta l’11 febbraio del 1858 a santa Bernadette Soubirous nella grotta di Massabielle. Seguirono altre successive apparizioni accompagnate da eventi straordinari, e alla fine la Vergine Santa si congedò rivelando alla giovane veggente, nel dialetto locale: ‘Io sono l’Immacolata Concezione'”.

Papa Ratzinger ha evidenziato che “il messaggio che la Madonna continua a diffondere a Lourdes richiama le parole che Gesù pronunciò proprio all’inizio della sua missione pubblica e che noi riascoltiamo più volte in questi giorni di Quaresima: ‘Convertitevi e credete al Vangelo’, pregate e fate penitenza”. Ha quindi esortato i fedeli ad accogliere l’invito di Maria e a vivere il tempo di Quaresima “con gioia interiore e generoso impegno”.

Benedetto XVI ha inoltre affidato alla Vergine “i malati e quanti se ne prendono amorevole cura”, ricordando che domani, giorno della Madonna di Lourdes, si celebra la Giornata Mondiale del Malato.

La Candelora e la Festa dei "femminielli".

(Parole non dette) La Solennità della Presentazione del Signore, si celebra 40 giorni dopo la festività del Natale del Signore. Conosciuta anche come “Festa delle Luci”, ebbe origine a Gerusalemme intorno al IV sec., con il nome di “Ipapante” (“Incontro”), dove veniva celebrata con grande solennità. Nel VI sec., Papa Sergio I ne fece tradurre i testi liturgici in latino e la fece celebrare anche nella Chiesa d’Occidente, dove in Francia venne arricchita di significato con una solenne benedizione di candele e processione. In Occidente, questa festività, pian piano si trasformò in “Festa della Purificazione di Maria”; va dato atto alla Chiesa Cattolica di averne ripristinato il nome originale nel 1960 e con questo il suo autentico significato. Questa “Festa delle Luci” è senz’altro la festività di riferimento della prima parte del Tempo Ordinario, e seconda come importanza solo alla solennità della Trasfigurazione del Signore. Ma la festività della “Presentazione del Signore” oltre che “Festa delle Luci”, viene anche chiamata “III° Natale” o “Piccolo Natale”, questo perché se nel “I° Natale” (25 dicembre), Cristo si è rivelato ai poveri e ai “marginali” in genere nella figura del pastori, se nel “II° Natale” (Epifania) si è manifestato ai popoli del mondo nella figura dei Magi, nel “III° Natale si è manifestato ai credenti. Nel “III° Natale” inoltre la situazione si capovolge:non sono più: poveri, pastori, magi che vanno dal Signore, ma è lui che nelle braccia dei suoi genitori va a “incontrare” credenti e sacerdoti nel tempio. I credenti, spesso impastoiati se non ingannati dalle loro tradizioni, morali, presunzioni e discipline di ogni genere, spesso si trovano nell’incapacità di “vedere”, di “trovare” Dio, se Dio non va da loro, non si manifesta al loro cuore. Dio, inoltre, non disdegna di manifestarsi ai credenti, nei luoghi che i credenti hanno riservato alla preghiera, nella sua più sublime e stupefacente Epifania: quella nell’umanità di un fragile bambino.

La denominazione di “Candelora” data popolarmente alla festa deriva dalla somiglianza del rito del Lucernare, di cui parla Egeria: “Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima” (Itinerarium 24, 4), con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio).

La Festa dei “femminielli”
Ogni anno, il 2 febbraio, in occasione della Candelora, tutti i femminielli da Napoli (soprattutto dai Quartieri Spagnoli) si ritrovano sul sagrato di Montevergine a intonare canti di ringraziamenti alla Madonna Schiavona (di cui si conserva un mirabile ritratto all’interno della Chiesa) con i ritmi della “Tammurriata”. La Tammurriata, come scrivono Patrizia Gorgoni e Gianni Rollin nel libro “Tammuriata” è un “ballo”, un canto, un suono, una delle maggiori espressioni musicali e sociali della tradizione folcloristica campana. Essa si è sempre realizzata, sin da tempi remoti, e continua a realizzarsi in tutta la sua solare estemporaneità, ad opera del popolo, nelle campagne di provincia, Il fenomeno della tammurriata è legato soprattutto a momenti ritualizzati della collettività e con più precisione alla sacralità devozionale rivolta alle tante Madonne campane e a Sant’Anna
Ma perché i femminielli dovrebbero cantare lodi alla Madonna Schiavona? Secondo una leggenda che si tramanda da secoli, la festa dei “femminielli” sarebbe ancora più antica della costruzione del Santuario stesso e risalirebbe addirittura al 1256, quando due omosessuali furono cacciati dalle mura cittadine per atti considerati osceni e portati sul monte Partenio per lasciarli morire in una giornata d’inverno. Invece il miracolo si compì, e oltre al sole che squarciò le tenebre i due potettero anche accoppiarsi secondo le leggi di natura. I “femminielli” da anni si recano il 2 febbraio per ringraziare la Madonna per il miracolo compiuto, in una tammurriata di sincretismo religioso tra sacro e profano accettata da tutta la comunità che vi partecipa di vero cuore.

Alleanza anti Aids tra la Glaxo e il Vaticano.

Il Pontificio consiglio per la pastorale della salute riceve farmaci a prezzo di costo per l’Africa. Una malattia, l’Hiv-Aids, che secondo la Chiesa è «patologia dello spirito», derivante com’è «dall’abitudine di identificare nel piacere l’unica finalità della sessualità, e dalla tossicodipendenza, figlia della medesima carenza di valori e cultura del benessere.

(Elisa Pasetto – L’Arena di Verona) Ogni giorno nel mondo più di 6.500 persone muoiono a causa dell’Aids. Secondo la Banca mondiale, una spesa sanitaria pro capite di 14 dollari all’anno è il minimo indispensabile per fornire i servizi essenziali, ma la spesa media dell’Africa Sub-sahariana, per esempio, non supera i sei dollari. Ecco perché è fondamentale una mobilitazione internazionale per raccogliere fondi aggiuntivi che garantiscano una sanità sostenibile anche nei Paesi in via di sviluppo, dove i governi quasi sempre non dispongono delle risorse necessarie. Di questo si occupa la fondazione Il buon samaritano, che dal 2004, quando fu istituita da Giovanni Paolo II, ha distribuito 500mila euro ricevuti in donazione per sostenere economicamente i malati più bisognosi dei Paesi più poveri del mondo, in special modo quelli che soffrono di Hiv-Aids. Ne è responsabile il cardinale Javier Lozano Barragàn, presidente del Pontificio consiglio per la pastorale della salute, che ieri è giunto a Verona per una visita nella sede della GlaxoSmithKline e un incontro con i dipendenti.

Un modo per consolidare il sodalizio che lega il cardinale, coordinatore delle attività poste in atto dalla Santa Sede per agevolare l’accesso alle cure da parte delle popolazioni svantaggiate, e la multinazionale farmaceutica, che da anni è impegnata sul fronte sociale, in particolare per il miglioramento della salute nei Paesi in via di sviluppo. Proprio Gsk, infatti, si è impegnata con Il buon samaritano a garantire per i Paesi poveri i farmaci antiretrovirali contro l’Hiv-Aids a prezzo di costo: solo 217 dollari per il trattamento necessario a una persona per un anno, contro i 10-15 mila dollari stando ai listini delle case farmaceutiche.

«Da anni collaboriamo col Vaticano», ha spiegato Angelos Papadimitriou, presidente Gsk, «da quando ci si è resi conto della necessità che i Paesi occidentali, privilegiati, scendano in prima linea per garantire l’accesso alla salute anche a chi è svantaggiato. Il nostro obiettivo, come azienda farmaceutica, è investire nella ricerca indirizzata alle malattie che colpiscono soprattutto il mondo in via di sviluppo».

Gsk è infatti l’unica realtà del settore i cui ricercatori lavorano sia per la prevenzione che per il trattamento delle tre malattie prioritarie del Sud del mondo: malaria, tubercolosi e, appunto, Hiv-Aids. In Spagna, inoltre, esiste un centro di ricerca dedicato, con oltre 100 scienziati che studiano esclusivamente queste patologie.

Un aiuto fondamentale, quello di Gsk, per la fondazione del cardinale Barragàn, che dimostra anche la possibilità di un dialogo concreto tra scienza e fede. «Un dialogo efficace è decisamente possibile», ha affermato il cardinale, «basti pensare che il creatore del mondo e l’autore della parola coincidono. Il problema, semmai, nasce quando non si agisce nel nome della parola di Dio». L’alto prelato ha poi ringraziato i vertici aziendali e i dipendenti prima di presentare l’attività de Il buon samaritano, che sfrutta la «rete diplomatica» vaticana dei nunzi apostolici in 172 Paesi per superare le eventuali barriere governative e «garantire, al di là di ogni rischio di corruzione e di ogni lungaggine burocratica, che il denaro proveniente dalle donazioni internazionali si trasformi integralmente e il più rapidamente possibile in medicine per i bisognosi». Perché la prevenzione è certamente importante, sostiene il cardinale, ma «la priorità sono le persone che già muoiono ogni giorno come mosche».

Una malattia, l’Hiv-Aids, che secondo la Chiesa è «patologia dello spirito», derivante com’è «dall’abitudine di identificare nel piacere l’unica finalità della sessualità, e dalla tossicodipendenza, figlia della medesima carenza di valori e cultura del benessere. Fenomeni aggravati dalla povertà, e dalla promiscuità. Ecco perché l’Aids va combattuto con il ritorno alla sacralità della vita e del sesso e con l’educazione alla castità».

Il Papa alla Sapienza. Radio Maria: i docenti e gli studenti universitari sono satanisti. La registrazione.

(Chiesa cattiva) La libera scelta del papa di non partecipare alla cerimonia di apertura dell’anno accademico dell’Università La Sapienza di Roma ha generato i commenti più raccapriccianti. Padre Livio, il predicatore tuttologo di Radio Maria, si spinto al di là di ogni immaginabile limite, sostenendo che i professori universitari siano satanisti cornuti con tanto di coda e tridente:

“Non escludo, come dicono alcuni giornali, che ci siano gruppi satanici tra questi studenti… come gruppi di atei che hanno come slogan “Odia la Chiesa”, Ammazziamo Cristo” o cose di questo genere, sono gruppi al limite del satanismo… tra l’altro. Comunque, non facciamoci illusioni. Satana è ovunque, anche nelle Università, non mi meraviglia che ci siano dei professori cornuti, con tanto di tridente e coda. Sotto, sotto c’è sempre l’odio contro dio, l’odio contro Cristo, l’odio contro la chiesa. Dietro questi personaggi c’è sempre il maligno. State tranquilli che è così, non mi posso sbagliare su certe cose… perché non si spiega… se tu vai lì e li spruzzi di acqua santa esce fuori il fuoco, fumano… se gli spruzzi di acqua santa fumano, come avviene negli esorcismi più tremendi”.

Superstizione. Il cardinale Comastri mette in guardia la Chiesa: “Niente scetticismo, Satana esiste davvero”.

(Bruno Volpe – Petrus) “La Madonna è un’arma potentissima contro le seduzioni di Satana, in quanto all’arroganza e alla superbia del Maligno, del grande tentatore, contrappone la forza dell’umiltà e della semplicità. In questo senso, si può tranquillamente affermare che chiedere la protezione della Vergine Maria sia un metodo efficacissimo per vincere le tentazioni del Diavolo”. Esordisce così, con la forza di una grande fede mariana, il Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro, tra i più stretti collaboratori del Servo di Dio Giovanni Paolo II, attuale Vicario Generale per la Città del Vaticano di Papa Benedetto XVI e tra i più grandi teologi di Santa Romana Chiesa.

Eminenza, a volte si fa tanta confusione: ci spieghi chi è Satana.
“E’ il padre della menzogna, un essere perverso e pervertitore. Era un angelo nato buono, perchè Dio non genera creature cattive, ma per sua spontanea volontà si è ribellato a Dio per superbia, perché voleva essere come Lui, ed è sprofondato all’inferno”.

Dunque, oltre che perverso, è anche pervertitore…
“Sì, nel senso che contagia negativamente. Gli esempi buoni portano risultati e frutti positivi, mentre il demonio con le sue malefatte genera e confonde, divide, quindi porta al male”.

C’è chi, all’interno stesso della Chiesa, nega l’esistenza del Diavolo o le cosiddette ‘possessioni diaboliche’.
“E invece il Diavolo esiste, negarlo non ha senso. Il demonio è un essere spiritualmente subdolo, la cui esistenza è confermata in modo inoppugnabile dalla parola di Dio e dal Vangelo. Gesù stesso scacciava i demoni”.

Ma, alla fine, è sempre l’uomo a cedere e a scegliere il Male, giusto?
“Certo. Satana tenta, si insinua, ma è l’uomo con il suo libero arbitrio a scegliere tra il Bene e il Male, tra il buono e il cattivo. Poi alla fine dei tempi sarà Dio, giudice supremo, a giudicare anche queste scelte”.

Eminenza, non trova che qualche volta gli stessi cattolici, quelli che dicono di credere all’esistenza di Satana, tendano a minimizzare l’influenza negativa del Maligno nella vita di tutti i giorni?
“Questa tendenza esiste. Ma i cattolici non devono cadere nella tentazione di ignorare le seduzioni del demonio. E’ compito dei pastori informare e mettere in guardia i fedeli; io, personalmente, non mi stancherò mai di richiamare l’attenzione sulla pericolosità di Satana. Del resto, avvenimenti di cronaca nera recenti lo hanno confermato, laddove ve ne fosse bisogno: il demonio non dorme mai e non si stanca di tentare”.

Cardinale Comastri, ritiene che ci sia bisogno di un maggior numero di esorcisti, come ha chiesto pubblicamente Padre Gabriele Amorth?
“La pratica dell’esorcismo è disciplinata dalla Chiesa stessa. Ora, non so se gli esorcisti siano pochi o molti. Ma quello che è certo è che bisogna praticare esorcismi sulle persone possedute e infastidite dal demonio. Ritengo questa pratica molto importante e, a volte, persino necessaria. Detto questo, aggiungo che prima di ricorrere ad un esorcismo è sempre doveroso e prudente accertare con l’ausilio di un medico, possibilmente specialista in psichiatria, eventuali cause organiche o patologiche. L’esorcismo, che significa liberazione dal demonio di un posseduto, deve quindi essere effettuato con scrupolo, attenzione e saggezza. Solo dopo aver escluso malattie, si può procedere alla pratica dell’esorcismo. In ogni caso, lo ribadisco: il demonio esiste davvero, non dorme proprio mai ed è sempre pronto alla subdola tentazione”.

Accuse all’esorcista" di Salerno. "Usa il suo ruolo a scopo di lucro, favorisce la superstizione e inganna la gente".

(Adista) Altre grane per l’arcivescovo di Salerno, mons. Gerardo Pierro. Oltre ai due procedimenti a suo carico in corso presso la Congregazione per i Vescovi (per aver scelto di andare pubblicamente a votare durante le primarie del Partito Democratico) e presso la Pontificia commissione Ecclesia Dei (per il contrasto con un gruppo di tradizionalisti che chiedono la messa tridentina), un nuovo grattacapo arriva per don Gerardo Perillo, nominato, qualche anno orsono, esorcista diocesano, che sta divenendo in diocesi una figura piuttosto controversa.

“Tutto il clero è scettico”, spiega ad Adista un prete che ha chiesto di rimanere anonimo. “Il vescovo gli ha dato l’incarico di esorcista appena arrivato dalla diocesi di Benevento, senza che conoscesse la realtà locale”. “Inoltre – aggiunge – è ancora giovane, sulla quarantina, mentre di solito per fare l’esorcista ci vuole una persona matura e navigata. È un ruolo delicato, si sa, è facile sbagliare”. Un altro prete diocesano, sempre sotto condizione di anonimato, ha parola ancora più dure: “Usa il suo ruolo a scopo di lucro, favorisce la superstizione e inganna la gente. Appoggiato dal vescovo, organizza, ogni quindici giorni, messe ‘per togliere il malocchio’”.

Il seguito dell’esorcista sarebbe in rapida crescita, con fedeli che arrivano da lui per farsi ‘curare’ anche da fuori regione. Accanto a Perillo, cinque “collaboratori laici”, ‘consacrati’ dallo stesso sacerdote. Uno di questi, Elia Villani, in un articolo pubblicato dal quotidiano online Petrus, racconta la propria esperienza accanto all’esorcista: “Mi sono ritrovato – scrive – a far parte di un gruppo di ragazzi che aiuta un parroco esorcista nell’esercizio del suo ministero. (…) Tante persone oggi hanno seri problemi di natura spirituale, sono vittime di fatture, malocchio, stregoneria, invidia, maledizioni di ogni genere, messe nere e rituali vari, vessazioni e possessioni diaboliche. (…) Mi è toccato pregare per una donna che si porta dietro fin dall’infanzia un maleficio; per essere più preciso, quando nacque, un suo parente, all’insaputa dei familiari, la consacrò a satana. Solo dopo molti anni si è manifestato il male. (…) Un caso che mi ha colpito particolarmente è quello di una famiglia vittima di uno spregevole e, consentitemi il termine, schifoso maleficio. Invitati a cena presso l’abitazione di amici, almeno cosi erano considerati, hanno mangiato inconsapevolmente la carne di un animale sul quale era stato esercitato, prima di essere cucinato, un rituale”.

Don Gerardo risulta ufficialmente moderatore della parrocchia dei Santi Giuseppe e Fortunato nella piccola località di Aversana di Battipaglia. In realtà, dopo essere stato cacciato dal parroco di quella chiesa al termine di una lite violentissima, la sua base operativa è adesso una piccola cappella, quella del Rosario in località Borgo Cioffi. La cappella sarebbe di proprietà della famiglia Iemma, grandi proprietari terrieri della zona, e la crescente fama di “santo” di don Gerardo servirebbe, un giorno, secondo alcuni, proprio a ‘valorizzare’ uno di questi terreni, su cui potrebbe sorgere un complesso in grado di accogliere pellegrini e fedeli. Una speculazione che potrebbe risultare assai redditizia. La cappella, intanto, è stata consacrata lo scorso 14 settembre dal card. Francesco Marchisano, presidente dell’Ufficio del lavoro della sede apostolica. Il cardinale, dal 26 luglio di quest’anno, è cittadino onorario di Battipaglia, su proposta proprio di uno dei “collaboratori laici” dell’esorcista. (a. s.)

Australia, taglia pene per errore. Incidente in cerimonia di iniziazione.

(TGCom) Un aborigeno 23enne in Australia occidentale si è trovato con il pene tagliato a causa di una circoncisione finita male nel corso di una cerimonia di iniziazione. A causa dei due profondi tagli provacatigli da un 50enne che stava eseguendo la pratica, il giovane ha perso mezzo litro di sangue. Il malcapitato è ora ricoverato in ospedale mentre l’improvvisato chirurgo è stato arrestato.

Doveva essere una cerimonia tribale di iniziazione, ma è finita nel peggiore dei modi. Il cerimoniere, forse a causa di un tremito di troppo oppure per effettiva imperizia, ha inciso con la lametta più del dovuto, e così per la vittima una circoncisione che doveva segnare il passaggio alla vita adulta si è trasformata in una semi-evirazione.

Il portavoce della polizia di Perth, Ian Hasleby, ha raccontato che i due si erano recati in un parco della città dove il capo tribale ha sbagliato per due volte la mira, causando una grave emorragia. Il giovane è riuscito a raggiungere a piedi la vicina stazione della metropolitana ed è stato assistito da alcune guardie ferroviarie prima di essere trasferito in ambulanza all’ospedale centrale di Perth, dove rimane in condizioni definite stabili. Il 50enne, il cui nome non è stato reso noto, dovrà comparire mercoledì prossimo davanti al tribunale locale, sotto accusa di lesioni illegali.