Santa Madre Natura, ora pro nobis.

(Alternativa Liberale) Da quando una parte degli abitanti del nostro pianeta, sconvolti dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale, ha portato alla ribalta il tema dei diritti umani, la Chiesa cattolica ha ritenuto suo dovere farsi paladina di tali diritti: secondo Benedetto XVI, la “vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità e difeso da ogni manipolazione ideologica e da ogni arbitrio e sopruso del più forte” è un dono di Dio, non una conquista dell’evoluzione della consapevolezza umana. Continua—>>

Rosy Bindi: Gaypride a Treviso? inutili provocazioni reciproce.

La manifestazione si terrà dopo l’invito del pro-sindaco Gentilini a fare pulizia etnica di omosessuali. L’esponente del Pd: Veltroni e Letta sbagliano se non vengono qui. «Il burqa? Va tollerato Il vero rischio è Gentilini». La Bindi a Treviso: «Qualsiasi alleato per batterlo»

(Gianni Favero -Il Corriere del Veneto) «Allo stesso modo con il quale vogliamo vedere i crocifissi appesi nelle nostre aule siamo tenuti ad essere rispettosi del velo con cui le donne islamiche si coprono il volto. Se viene liberamente portato è un segno della propria civiltà». Anche l’ultima schermaglia tra Giancarlo Gentilini e il prefetto di Treviso sulla legittimità, per le donne musulmane, a portare il burqa in luoghi pubblici è un buon elemento per Rosi Bindi per ricordare che tra il Pd e questa Lega nessuna contiguità è possibile.

Il ministro per la famiglia ha parlato ieri, a Monigo, prima di iniziare un incontro elettorale, rivolgendosi probabilmente anche a chi eventualmente avesse ancora le idee non del tutto chiare sulle rispettive posizioni, a Treviso come altrove, di centrosinistra e Carroccio. Posizioni inconciliabili in un territorio che Bindi dice di considerare «solo provvisoriamente consegnato alla Lega ed al Centrodestra». «Io non penso che le battute di Gentilini siano battute di colore. Io sono abituata a prenderle sul serio le parole e queste parole nei confronti degli immigrati e delle parti più deboli del paese non mi piacciono».

Lo Sceriffo, nella lettura dell’unico candidato alla segreteria del Pd fino ad ora giunto nella Marca, è del resto un concentrato di elementi da combattere. Al punto di interpretare in modo più che positivo – e molto cavallerescamente – le espressioni usate in tv la scorsa settimana dal suo concorrente Walter Veltroni sul modello di integrazione romano, a suo dire di gran lunga preferibile a quello che c’è nella Marca.

«Io credo che lui non si riferisse ai trevigiani ma al modo con cui qualcuno vuole governare i trevigiani e che la pensi come me, che cioè esiste un modello di integrazione vera di cui i veneti sono capaci ». Il Gay Pride annunciato a Treviso? «Beh, chi la fa l’aspetti. Mi pare evidente se Gentilini fa di questi attacchi in maniera così sconsiderata. Certo che in quanto a provocazioni reciproche stiamo messi bene…». Togliendo dalla conversazione l’ingombro del vicesindaco, non è che comunque Bindi faccia grandi concessioni al resto del centrodestra. Se la scorsa estate Pierluigi Damian e Giovanni Tonella, leader provinciali di Margherita e Ds, presentarono il Pd come uno strumento che perde di vista le vecchie categorie di destra e sinistra e che, nella competizione del 2008 per Ca’ Sugana, è disponibile a qualsiasi alleanza pur di far sloggiare Gian Paolo Gobbo, il ministro rimette i puntini sulle «i».

«Su questo sono più ortodossa, la nostra identità culturale e politica ci colloca decisamente nel centrosinistra. Per questo possiamo riuscire a parlare anche all’elettorato moderato di questo paese e dare assicurazione e certezza che tutta l’alleanza del centrosinistra è un’alleanza nella quale il timone è di impostazione fortemente riformista, che è quello che mi pare voglia il Nord. Certo, una volta fatto il Pd dovremo aprire una riflessione seria e guardarci negli occhi con chiarezza con i partiti della sinistra cosiddetta radicale perché se vogliono governare davvero e governare con noi devono decidersi a deporre alcuni comportamenti».

Una sveglia, infine, alla città. «A me piacerebbe offrire ai trevigiani un’alternativa forte a Gentilini. Sono convinta che se ci fosse voterebbero centrosinistra, ed è questa alternativa che dobbiamo costruire».

Coppia gay a "Desperate Housewives": le prime foto.

(Queerblog) Dopo una serie di stagioni d’oro, la programmazione satellitare dei telefilm per il prossimo autunno (salvo sorprese dell’ultimo minuto) sarà pressoché scialba.
Non ci resta che aspettare, ad esempio, la quarta serie di “Desperate Housewives” dove a Wisteria Lane arriverà una coppia gay interpretata da Tuc Watkins e Kevin Rahm.

E’ toscano il più bello d’Italia.

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Si chiama Andrea Bianchi, (foto a fianco) ha 21 anni e viene da Filettole in provincia di Pisa il neo eletto de Il + bello d’Italia, il più importante concorso dedicato alla bellezza al maschile, arrivato quest’anno alla sua trentesima edizione.

Il concorso ha visto nascere talenti come quelli di Gabriel Garko, Raffaello Balzo, Ettore Bassi, Giorgio Mastrota e Nicola Canonico che in questo momento partecipa all’Isola dei Famosi.

Andrea ha capelli castani e grandi occhi azzurri, è alto 1,86 m. ed ha frequentato il primo anno della facoltà di lingue di Pisa per imparare inglese e cinese. “Ora però sogno di iscrivermi ad un corso di recitazione perché fin da piccolo il mio più grande desiderio è stato quello di lavorare nel cinema come attore o regista”. Il giovane “mister” è cresciuto in Brasile, dove la mamma gestisce un ristorante italiano e parla perfettamente l’italiano e il portoghese. Non è fidanzato.

La finale de Il + bello d’Italia si è tenuta domenica 7 ottobre a Fermo (Ascoli Piceno) nel teatro Dell’Aquila, davanti ad un pubblico di circa mille persone.

Quaranta i candidati mister che hanno partecipato alla selezione, e che hanno sfilato vestiti dallo stilista Rocco Barocco, presente nelle vesti di presidente della giuria. Tra di loro uno chaffeur, un capotreno, un bagnino, due giardinieri, un imprenditore edile, un laureato in economia. Il più giovane aveva 17 anni, il più vecchio 30.

La finale è stata presentata dalla show girl Ana Laura Ribas, e ha ospitato in giuria Lory De Santo. Simona Ventura si è collegata in diretta Rai due da Quelli che il calcio.

Oltre al titolo de Il + bello d’Italia 2007, il concorso ha assegnato 6 fasce:

L’uomo ideale d’Italia: a Gianmario Pellegrini, 23 anni di Taglio di Po in provincia di Rovigo, laureato.

Il volto + bello d’Italia: a Luca Biolchini, 24 anni, di Castelfranco in provincia di Modena, manager.

Il modello + bello d’Italia: a Francesco Bossa, 27 anni di Casamicciola (Ischia), bagnino.

Un bello per il cinema: a Dario Nanni, 21 anni, di Napoli, laureato.

Il talento + bello d’Italia: a Sammy, Abdel Al Hassan, 22 anni, di Roma, agente di viaggio.

Mister Web 2007, a Luca Cioffi, 24 anni di Cervinara, in provincia di Avellino, studente, che è stato votato su http://www.ilpiubelloditalia.it ed ha vinto con 1.150 voti su 22.500 contatti.

Sponsor della manifestazione sono: Corona Extra; Easy Living; Fresh & Clean; Vidal; Denim; Cesare Ragazzi Company; DBD Denise; Autocapital Off Road; For Planet.

La manifestazione è organizzata dalla Claudio Marastoni Communication – Copyright Rusilant di Silvio Fasano, con l’attiva partecipazione del Sindaco di Fermo Saturnino Di Ruscio.

Polonia: nude alle urne.

(Anna Jannello – Panorama) Manuela Gretkowska, 43 anni, fondatrice del Partia kobiet, il partito delle donne, è la prima seduta a destra. La sua assistente Magdalena Andrzejczyk, la seconda in piedi, sempre da destra. In totale sono sette le donne “belle, nude, fiere” che posano per il manifesto elettorale più discusso in Polonia.

La foto, apparsa sul sito del partito (www.polskajestkobieta.org) il 18 settembre, è stata ripresa dai media polacchi e stranieri procurando alle protagoniste la visibilità che desideravano in vista delle elezioni anticipate del 21 ottobre.

“Non abbiamo soldi per campagne pubblicitarie e affissioni nelle strade” spiega Gretkowska a Panorama. “L’immagine non è pornografica, non ha niente a che vedere con il sesso. Le nostre facce sono intelligenti, determinate, orgogliose. È invece il simbolo dell’attuale situazione delle donne polacche, nude di fronte alla legge”.
Il programma elettorale del Partia kobiet ha obiettivi concreti: indire un referendum sull’aborto, regolamentato ora da leggi molto restrittive, battersi per la contraccezione libera e una migliore sanità, pretendere pari opportunità nel mondo del lavoro, riconoscere con una legge la possibilità di creare asili in case private. “Questo permetterebbe a un 20 per cento in più di casalinghe di avere un lavoro” precisa Manuela, che è mamma di una bimba di 6 anni, Polka.

Anticonformista e trasgressiva, la bionda leader del partito delle donne è nata a Lodz, ha studiato filosofia a Cracovia e antropologia medioevale a Parigi, dove ha esordito come scrittrice. Un passato di giornalista per Elle, è conosciuta per i suoi best-seller in cui affronta, senza falsi pudori, argomenti legati alla sessualità femminile, ancora un tabù nella patria di Radio Maryja.
Quando, lo scorso febbraio, ha fondato il Pk, le malelingue insinuarono che si trattava di una trovata promozionale per il suo ultimo romanzo. Non hanno avuto ragione.
Etichettata da destra come “marxista”, snobbata da sinistra, Gretkowska è riuscita in pochi mesi ad accattivarsi le simpatie delle donne. Nell’ultimo sondaggio del Tns Obop institute il Pk, 1.500 membri, ha ricevuto il 3 per cento di preferenze. “Non abbastanza per entrare in parlamento, dove c’è lo sbarramento al 5 per cento, ma sufficienti per accedere ai finanziamenti pubblici” calcola a Panorama Jacek Kucharczyk, direttore dell’Ipa, Institute of public affairs.
Il Partito delle donne presenterà le sue liste in 8 distretti elettorali su 41 contando soprattutto sul sostegno degli intellettuali. I 30 milioni di elettori polacchi sembrano orientati a non rinnovare la fiducia ai gemelli Kaczynski (il presidente Lech e il primo ministro Jaroslaw) e al loro partito Legge e giustizia.
“Lo scenario più probabile vede il Po, Piattaforma civica, e il Psl, partito dei contadini, moderato, guadagnare il 50 per cento dei voti” azzarda Kucharczyk. Con il sostegno del Lid, blocco dei democratici di sinistra, nato dall’unione di tre partiti e capitanato dall’ex presidente Aleksander Kwasniewski, potrebbero formare la prossima compagine governativa. Puntuale il siluro per l’ex comunista Kwasniewski: il suo nome è comparso nell’elenco dei collaborazionisti del passato regime, giusto tre giorni prima del dibattito tv con l’attuale premier. Fra gli spiati i gemelli Kaczynski, alla disperata ricerca di consensi.

Grillini e i gay di destra.

Il trafiletto che vedete qui sopra è apparso stamani sul quotidiano “Metro”.
Ciò che rende strano questo incontro è che non è presente nessun gay di destra ne tantomeno nessuno dei suoi rappresentanti.
E quelli di Gayib? si staranno domandando tutti e che tanto si strombazzano “una associazione di persone gay e lesbiche liberali e di centro-destra” dove sono?
Probabilmente a scrivere comunicati a cui nessuno presta attenzione o a pettinare bambole da un’altra parte. Certamente non all’incontro di Milano. Ehi GayLib, dove siete?

Maurice compie 18 anni.

Il Circolo di Cultura Omosessuale Maurice di Torino, punto di riferimento storico per la comunità glbt della città, diventa maggiorenne e per celebrare questo importante traguardo organizza un convegno dedicato al carattere misto che da sempre lo contraddistingue.
Titolo di questa giornata/seminario è infatti: Maurice: 18 anni di mixitè.

Sarà sabato 13 ottobre l’appuntamento per incontrare e confrontarsi con rappresentanti di associazioni glbt italiane, storici dei movimenti, esperienze individuali di identità e di orientamento.
Solo per citare qualcuno: Francesca Polo, di Arcilesbica e fondatrice della casa editrice lesbica Il dito e la luna; Aurelio Mancuso di Arcigay; Andrea Maccarone del Circolo Mario Mieli; Patrizia Colosio della Lista lesbica Italiana; Porpora Marcasciano del MIT; Gianni Rossi Barilli, l’Assessore Pari Opportunità del Comune di Torino Marta Levi; della Provincia di Torino Aurora Tesio; della Regione Piemonte Giuliana Manica.

Appuntamento alle 9 presso la sala Consiliare di via Saccarelli 18; in serata party finale all’Hiroshoma Mon Amour, di via Bossoli, 83, a Torino.

Il bello della Tv.

Garko eroe romantico (dopo Brass e Ronconi).
«Ora il mio vero sogno è un classico del teatro».

(Emilia Costantini – Il Corriere della sera) Rocco è un popolano, che non abbassa la testa davanti alle ingiustizie. Ha l’indole del Robin Hood, sempre pronto ad andare in soccorso di chi ne ha bisogno, ma proprio per questo finisce spesso nei guai. Bello, generoso, passionale: Gabriel Garko è Rocco, il protagonista de Il sangue e la rosa, kolossal-tv in costume. Quattro puntate da 10 milioni di euro, prodotto da Janus International per Mediaset, su Canale 5 nel 2008, regia di Salvatore Samperi. Talmente bello, Garko, da essere un ex mister Italia (1992), ovvero il più bello del reame. E una volta, una signora dell’alta borghesia gli propose di fare lo gigolò per una sera, per ingelosire il marito.

Spiega l’attore: «Intanto, precisiamo subito che io, in realtà, mister Italia non lo sono stato mai, perché rifiutai il titolo. Avevo partecipato per gioco, ma quando sono stato eletto, ho capito che era meglio lasciar perdere: già mi vedevo in tutte le trasmissioni, in slip e con la fascia, preso in giro da tutti… No, per carità, non faceva per me. Con gli organizzatori del concorso restammo chiusi in una stanza per ore: volevano convincermi ad accettare, perché ovviamente avevano grossi problemi con gli sponsor. Avrebbero voluto obbligarmi, ma non potevano perché all’epoca non si firmava, prima, nessun contratto. Ora le regole sono cambiate, grazie alla mia fuga». E l’avventura con la signora? «Voleva che, complice un paparazzo, venissi sorpreso con lei in atteggiamenti … Naturalmente non ho accettato. Non avevo alcuna intenzione di prestarmi per far ingelosire un marito troppo distratto». Garko sta vivendo un momento magico: ha appena finito di girare, sempre per Canale 5, la fiction Io ti assolvo, dove è un sacerdote; è l’antagonista di Pieraccioni nel suo nuovo film Una moglie bellissima, è tra i protagonisti di Aspettando il sole, opera prima di Ago Panini; e medita di tornare presto in teatro, dove ha debuttato, un paio d’anni fa, con Luca Ronconi in Quel che sapeva Maisie con la Melato. Passare da Tinto Brass ( Senso 45) a Ronconi è stato difficile? Ammette: «Un bel salto. Quando sono stato scelto non ci credevo neanche io. Non solo per il grande regista, ma anche per la mia compagna di scena, la Melato, una grande attrice. Io, invece, un neofita: trattato pessimamente dalla critica al mio debutto… Ma avevano ragione. Non mi ero preparato abbastanza. Quando, in seguito, abbiamo ripreso lo spettacolo, ci ho messo dentro tutto me stesso ed è andata meglio, molto meglio. Adesso sogno un classico: la bellezza fine a se stessa, anche per un uomo, non porta da nessuna parte. Ci vuole altro per convincere il pubblico, ci vogliono i contenuti».

Ora è l’eroe del Sangue e la rosa. L’azione è ambientata nella Roma papalina di metà ‘800. Una favola nera, una sorta di Misteri di Parigi. E infatti, nella versione già venduta all’estero (per ora Spagna, Germania e Russia), la fiction si intitolerà I misteri di Roma. Centodieci attori, 10 mila comparse, un cast di tutto rispetto con la partecipazione di Virna Lisi, Ornella Muti, Franco Nero, Giancarlo Giannini, Alessandra Martines. In questi giorni, nel centro storico di Tivoli, sono ricostruiti i vicoli della Trastevere di due secoli fa. Rocco, in fuga dagli sgherri per aver ucciso, accidentalmente, il padrone di una cava di marmo, si rifugia in un bordello. La trama è un vasto affresco a tinte fosche che, sullo sfondo dei primi moti risorgimentali, si dipana fra intrighi di potere, dark ladies assassine, figli illegittimi che scoprono di appartenere a nobili famiglie, duelli e amori impossibili. Rocco è innamorato sin da ragazzo di Isabella (interpretata da Isabella Orsini), anche lei una popolana, figlia di un oste, però capricciosa e viziata (e di lei si scoprirà ben altro in seguito), a sua volta infatuata di Giulio (Mirco Petrini), un giovane aristocratico di animo gentile. Spiega Garko: «Il mio Rocco è un personaggio a tutto tondo: è buono, altruista, ma sa anche essere molto furbo. Si muove come un felino e, tutto sommato, sa dove vuole arrivare».

Per la Orsini, Isabella somiglia un po’ alla Rossella di Via col vento: «È impetuosa, oggetto del desiderio di due contendenti, è ricca di ideali, ma è anche ambiziosa: provenendo da un’umile condizione, le piace frequentare i piani alti della scala sociale». E se Giancarlo Giannini veste i panni del cardinal Rospigliosi, personaggio realmente esistito, un’anima nera, a dispetto dell’abito che porta, la Muti è l’ambigua e affascinante baronessa Forleis, sospesa tra le ragioni del bene e del male. Virna Lisi, invece, è l’altera Lucrezia Sciarra: «Era dai tempi della Regina Margot che non recitavo in in costume. Il mio personaggio? Fiera del suo lignaggio, determinata a ottenere ciò che vuole senza lasciarsi abbattere dagli ostacoli, Lucrezia sa anche trasformarsi in una donna di infinita dolcezza, ma non posso svelare con chi: scoprirà infatti di avere una nipote».

Lbri: Proust innamorato.

“Proust in Love” è una documentata e affascinante biografia erotica che rivela tutti i lati carnali e sentimentali della vita di un maestro del Novecento: “L’unica consolazione quando sono veramente triste è amare ed essere amato”. Il giovane Proust è facile a innamorarsi, ma si consuma per la gelosia, perché sceglie amori irraggiungibili. Fin dall’adolescenza le sue passioni diventano contraddizioni: una sessualità bramata ma negata, riconosciuta ma frustrata, perversioni anche estreme celate dietro uno stile di vita socialmente rispettabile.

Uomo affamato di compagnie e di attenzione, ma con la paura di essere giudicato per la sua omosessualità, Marcel traduce le sue relazioni clandestine e suoi amori non corrisposti nelle numerose lettere scritte agli amici, per il bisogno di condividere sentimenti che il resto del mondo doveva ignorare. Il suo tormento per i giovani di cui si innamora diventa una sconsiderata dissipazione finanziaria, che lo porta a dilapidare una fortuna. I suoi fallimenti sentimentali, che hanno compromesso un equilibrio già logorato dall’impossibilità di accettarsi, si sono trasformati nelle pagine più memorabili de “Alla ricerca del tempo perduto” un’imponente epopea popolata di personaggi vivi, proprio perché animati da un fuoco vero. Così, grazie alla sua umanità imperfetta, dolorosa e ironica, Proust giunge a varcare la soglia del genio.

William C. Carter (Georgia, Usa, 1941) è professore di francese alla University of Alabama di Birmingham. Apprezzatissimo biografo di Marcel Proust, è autore di Marcel Proust: A Life (2002), e The Proustian Quest (1992) e coproduttore del film documentario Marcel Proust: A Writer’s Life.

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Proust in love
di Carter William C.
Castelvecchi Editore (collana I timoni)
pagg. 295. € 18,00

La Piazza e il Palazzo.

(Sandro Ruotolo) Dunque, a proposito delle piazze….
Essendo rientrato a Roma, avendo letto i giornali e avendo sentito persone dopo la puntata di “Annozero” sul caso De Magistris, vorrei riflettere sulla questione centrale che, secondo me, ha posto quella piazza raccolta nell’auditorium di Catanzaro a cui noi di Annozero abbiamo dato voce. Può la società civile schierarsi e sostenere un magistrato “in vita”, senza aspettare la sua morte come è accaduto con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, come ha dichiarato il fratello del giudice ucciso, Salvatore Borsellino?
E questo consenso così caloroso può danneggiare un magistrato? Certo, un magistrato non può e non deve essere legittimato dal popolo. Negli Stati Uniti d’America, il procuratore viene eletto direttamente dai cittadini. Da noi no, per fortuna. Ma non mi sembra che questo sia il caso per Luigi De Magistris. C’è stata una reazione popolare ad un’iniziativa di un ministro (figura politica) e non di un organo amministrativo come quello degli ispettori del ministero di grazia e giustizia. E’ vero, c’è una novità rispetto ai tempi di Mani pulite quando la maggioranza del Paese appoggiava i magistrati del pool milanese che indagavano sulla corruzione: rispetto a 15 anni fa, questa volta non c’è il sostegno ad un ufficio che allora era rappresentato dal Procuratore Borrelli ma a un solo magistrato che, tra l’altro, è sotto inchiesta e sul cui comportamento può esprimersi (e deve esprimersi) soltanto l’organo preposto e cioè il Consiglio superiore della magistratura.

Ma vogliamo chiederci perchè quei giovani, quei cittadini calabresi, che con coraggio hanno firmato con nome e cognome la petizione in una terra che è la terra degli anonimi, hanno sentito il bisogno di pronunciarsi pro De Magistris? Luigi De Magistris sta indagando (ed è la prima volta che si chiede al Csm di trasferire cautelativamente un pm mentre conduce indagini, entrando nel merito dell’inchiesta perchè gli ispettori (organo amministrativo) hanno espresso un loro giudizio su alcuni testimoni) sull’intreccio tra affari e poteri forti, sull’utilizzo dei fondi pubblici per lo sviluppo in una Regione dove sviluppo non c’è. La richiesta “popolare” non è quella dell’ assoluzione preventiva di De Magistris ma è “fategli fare le indagini e, se ha commesso delle scorrettezze, giudicatelo ma senza seguire le procedure d’urgenza che sono discrezionali del ministro il cui nome, guarda caso, compare nell’inchiesta “Why Not” dove è indagato il presidente del Consiglio, Romano Prodi”.

Il magistrato si difenderà al Csm con le sue argomentazioni e non certo sfoderando il consenso popolare ricevuto. Ma se ci riflettiamo un attimo, tutte le accuse contro De Magistris sono state rese pubbliche non da lui. Il pubblico ministero sta indagando sui poteri forti e tra quei poteri forti ci sono pezzi della stessa magistratura. Che altro poteva fare? Luigi De Magistris ha denunciato il suo isolamento senza entrare nel merito delle sue inchieste. Se uno avverte pressioni e intimidazioni avrà pure il diritto-dovere di denunciarle? “Il vaso di Pandora” è stato scoperchiato, mi ha scritto Rosanna Scopelliti, la figlia 22enne del giudice Scopelliti ucciso dalla mafia e dall’ndrangheta.
“Credo molto nella reazione della società civile e ti assicuro che la gente è veramente esausta”. Vogliamo capire perché la gente è veramente esausta? Nessuna legittimazione popolare ma tante e tante domande sulle quali tutti dobbiamo interrogarci.