Il comitato Centoautori ”irrompe” alla Festa di Roma.

(Kataweb cinema) I Centoautori ottengono grande visibilità mediatica alla Festa del Cinema di Roma riuscendo a far proiettare, prima della cerimonia di premiazione, il filmato ‘Lettera agli spettatori’, un documento di sei minuti girato da Giuseppe Piccioni.

Un colpo di scena che dà visibilità al movimento costituito da molti dei protagonisti del mondo del cinema italiano, guidato tra gli altri dallo stesso Piccioni, da Francesca Comencini e da Bernardo Bertolucci. Una soluzione, spiegano alcuni dei protagonisti presenti in Sala Santa Cecilia all’Auditorium di Roma, trovata di comune accordo con gli organizzatori della Festa.

I Centoautori, infatti, hanno accettato di buon grado di far proiettare la loro ‘Lettera’ in cambio della rinuncia ad una clamorosa manifestazione di protesa che doveva gettare scompiglio al festival, che volevano organizzare in occasione della premiere di ‘Youth without youth’ di Francis Ford Coppola. ‘Mollica e Bettini che parlano di noi e la proiezione del filmato in cui spieghiamo le nostre intenzioni ha maggior effetto di una manifestazione di protesta, per quanto clamorosa possa essere’, spiegano alcuni rappresentanti del movimento.

Nella ‘Lettera agli spettatori’, in pochi minuti, protagonisti noti (da Scamarcio a Virzì, da Piccioni alla Archibugi, da Alex Infascelli ad Andrea Molaioli) e meno noti, attori, registi, costumisti e tecnici fanno il punto sulla situazione del settore: dalla considerazione che ‘se Monicelli riceve un finanziamento di 2 milioni non se li mette in tasca, ma dà lavoro a 123 persone’, alla confutazione di un assunto: se un film costa 100 e incassa 20, significa che qualcuno ha rubato 80. I Centoautori chiedono rispetto per il cinema e denunciano uno stato reale: ‘E’ ora di finirla – dice Virzì nel filmato – con i network televisivi che decidono la politica culturale di questo Paese’.

L’Italia, aggiungono i Centoautori, non può essere raccontata solo dalla televisione. ‘Lettera agli spettatori’, finito di montare stamane alle 5, ha ricevuto alla fine della proiezione un grosso e sentito applauso.

Cosenza: forse delitto sessuale. Vittima e’ un ingegnere, travolto con sua stessa auto.

(ANSA) – DIPIGNANO (COSENZA), 27 OTT – E’ un ingegnere di 33 anni di Crotone, Antonio Saracino, l’uomo trovato morto la scorsa notte a Dipignano nel Cosentino. L’uomo e’ stato prima percosso e poi colpito ripetutamente e violentemente al volto con lo sportello della sua auto. L’assassino, quindi, e’ passato sopra al corpo con la vettura. Per poter recuperare il cadavere, infatti, gli investigatori hanno dovuto prima rimuovere l’auto. Per far luce sul delitto gli investigatori stanno valutando il movente sessuale.

Preti e pedofilia: Toglietemi quel mostro dai piedi.

(Trotzky) Un impiegato del Comune di Phoenix, nell’Arizona, non si aspetta altro dalla vita che vedere dietro le sbarre il prete che ha distrutto la vita dei suoi figli.
In preda all’angoscia più cupa, il papà delle vittime – riporta il Chicago Suntimes – ha raccontato ai giudici che si era convertito al cattolicesimo dopo aver conosciuto un prete gesuita, il reverendo Donald Mc Guire, durante un pellegrinaggio a un santuario cattolico in Europa e che non avrebbe mai potuto immaginare che, dietro il suo aspetto di persona umile e pia, si potesse celare un essere animato da una malvagità così diabolica.

Le vittime si sono decise a parlare delle loro disavventure solo al raggiungimento della maggiore età. Quello che hanno rivelato ha dell’inverosimile. Il gesuita insisteva perché i bambini si confessassero più volte al giorno, si eccitava, mostrando loro delle riviste pornografiche, mentre si interessava alla loro vita sessuale, poi li portava in sacrestia, dove li violentava, e infine li costringeva a confessare i loro peccati, in un circolo vizioso senza fine.
Il prete era già stato condannato per aver abusato di numerosi minorenni nella residenza dei Gesuiti presso la quale aveva vissuto anni addietro. Recentemente ha interposto appello contro la sentenza emessa in seguito alla denuncia subìta per aver abusato di un suo studente per un periodo di quattro anni. Adesso il padre delle ultime vittime – che ha pregato la stampa di mantenere l’anonimato – ha scelto come difensore dei suoi figli o stesso avvocato dello studente e ha citato anche lui in giudizio il religioso e il suo ordine.

L’avvocato dei tre giovani, che risponde al nome di Mark Pearlman, ha detto che il gesuita è un predatore insaziabile e che, se non verrà emarginato dalla società, potrà distruggere la vita di molti altri adolescenti.
Il reverendo Edward Schmidt, superiore gerarchico del gesuita, ha riferito che gli aveva già ordinato di togliersi l’abito talare, ma il padre delle vittime ha ribattuto che la ritiene una punizione troppo tiepida, perché “quello che ha fatto quel prete maledetto è mostruoso”.
L’accanimento dei preti contro persone incapaci di difendersi fa pensare a una resa a discrezione al sesso contro il quale stanno lottando invano da secoli.

Circoincisione: Il pisello nel suo baccello.

(Cadravexquis blog) Sul Corriere della Sera di giovedì leggo che, finalmente, in Israele qualcuno ha cominciato a rifiutarsi di fare circoncidere i propri figli. Si tratta ancora di un’infima minoranza, poiché – come scrive Davide Frattini – il 97% degli israeliani “è ancora convinto che la tradizione vada rispettata”, ma intanto qualcosa si muove. Dichiara uno di questi genitori che fanno sentire la loro protesta: “Non ho voluto insegnare a mio figlio che per essere connesso a questa società deve mutilarsi” e ancora: “Preferisco lasciare a lui la possibilità di scegliere, quando sarà più grande”. Di questo argomento avevo già scritto moltissimo tempo fa, stabilendo un parallelo con l’infibulazione femminile, e da allora non ho cambiato idea. E’ evidente che la circoncisione maschile non ha affatto la medesima gravità della mutilazione imposta alle donne, soprattutto in molti paesi islamici, ma si tratta comunque di un intervento inutile e praticato senza il consenso dell’interessato (che, infatti, è ancora un neonato) all’unico fine di reclutarlo all’interno di una “comunità” (religiosa, in questo caso). E questa cooptazione avviene attraverso un atto che non è più soltanto simbolico e, tutto sommato, innocuo come il battesimo, ma passa attraverso una modifica del corpo, più o meno grave. Ma ogni individuo non ha diritto all’integrità del proprio corpo? O ne ha diritto in tutti i casi tranne che in questo?

Il punto centrale è, insomma, che bisognerebbe lasciare libertà di scelta ai singoli individui. Non tanto ai genitori a cui, tutto sommato, non costa niente decidere di far circoncidere qualcun altro, quando la pressione sociale è così forte. Oltretutto, la pratica è religiosa e quindi non c’è nessun motivo perché la adottino tutti gli israeliani, anche quelli che ormai hanno abbandonato la fede ebraica e sono laici e secolarizzati, quando non addirittura atei. Se già riteniamo che un atto come il battesimo – cioè un po’ d’acqua sulla testa di un neonato – corrisponde a un’indebita imposizione di un sistema di credenze a chi ancora non è in grado di giudicare da solo ed è quindi una violenza ai danni del bambino – un po’ come se si pretendesse di iscrivere un neonato a Rifondazione comunista o a Forza Italia appena dopo la nascita! -, a maggior ragione lo saranno quegli atti che, come la circoncisione, non si limitano a qualcosa di meramente simbolico. E se poi, una volta cresciuto, costui rimpiangesse il suo prepuzio? Non è una questione affatto ridicola. Nel pezzo di Frattini si cita il caso di Udi, che “vorrebbe far causa ai genitori per quello che gli hanno tolto”. Negli Stati Uniti, infatti, esistono già gruppi organizzati che si oppongono alla circoncisione (madri contro la circoncisione, uomini adulti contro la circoncisione, ebrei contro la circoncisione).

Come spesso accade, però, quello che esce dalla porta rientra poi dalla finestra. Se in Israele la circoncisione ha un’origine religioso-comunitaria e viene praticata, per pura inerzia, anche da chi non è più religioso, negli Stati Uniti la maggior parte dei neonati maschi vengono circoncisi. Il motivo addotto è sanitario: la circoncisione servirebbe a prevenire varie malattie e da alcuni studi sarebbe persino risultato che rende più difficile la trasmissione di alcuni virus, come l’hiv, a causa dell’ispessimento delle mucose non più protette dal prepuzio. A parte il fatto che queste affermazioni sono ancora tutte da dimostrare, va anche detto che la cosa avrebbe senso solo se ci mancasse la possibilità di provvedere in modo decente all’igiene intima, circoncisione o non circoncisione. Poi – mi domando – che razza di messaggio si trasmette in questo modo? Qualcuno potrebbe erroneamente convincersi che basterebbe essere circoncisi per evitare il sesso sicuro e l’uso del preservativo, come se già molti non aspettassero la scusa buona per farlo.

(Una nota di colore, infine, sul modo in cui il Corriere della Sera riporta la notizia, a cui dedica l’intera pagina ventitré dell’altroieri. A sinistra – corredati di fotografie – fa gli esempi di Paul Newman e di Roger Moore. Il primo “pur non ebreo, sarebbe anche lui circonciso”, così come il secondo, che è inglese. Sono perplesso: nel primo caso, Paul Newman – se è circonciso – non è un’eccezione, poiché è americano e come la maggioranza degli americani non costituirebbe un caso esemplare. Tanto valeva mettere la foto, che ne so, di Brad Pitt o di Robert Redford. Del scondo caso, Roger Moore, non capisco proprio il senso: non è americano, non è ebreo… Perché proprio Roger Moore e non qualsiasi altro attore europeo? Misteri dell’informazione all’italiana!)

Il neonato omosex e i blogger: Per scelta o per caso. Ancora sul bambino gay.

(Elfobruno blog)Lo ammetto, ho peccato di superbia. Sul fatto del manifesto col neonato, dico. Come se quello che penso io e come se quello in cui io credo debba valere necessariamente per tutti. Ma poi ieri ne abbiamo discusso, in associazione, e anche se per quel che mi riguarda essere gay è un aspetto che è indissolubilmente connaturato in me, è legittimo pensare che per qualcun altro sia una scelta.

Non so se esista un rischio di determinismo genetico dietro al pensiero che essere omosessuali sia una questione biologica. Alla fine il nostro DNA porta in sé una serie infinita di opzioni: biondi, mori, mancini, stronzi… e via dicendo. Se passasse l’idea che essere gay o lesbica – o qualsiasi altra cosa si voglia essere – è come scrivere con la sinistra o non aver bisogno della tintura per assomigliare alla Carrà, sarebbe un bel passo in avanti.

Il rischio, semmai, è se dal fatto genetico si passa a quello eugenetico.

Perché, e su questo sono d’accordo con chi “critica” il manifesto, poi qualcuno si sentirebbe autorizzato a intervenire laddove si rileva il guasto. E secondo me non è giusto. A me piace essere quello che sono, non perché sono gay ma perché quando mi innamoro di un uomo mi sento felice. E intervenire su questo mio modo di essere, penso, andrebbe contro il mio concetto di felicità. E forse questo è un male. O no?

Però dall’altra parte c’è chi sostiene che la sessualità non è “natura” ma cultura. E che gli aspetti ambientali determinano specifici comportamenti, nel bene e nel male. I detrattori dell’omosessualità – per lo più i froci repressi che frequentano chiese, sagrestie e sedi di partiti di un certo tipo – la buttano, ad esempio, esattamente sulla scelta. E ti dicono che il mondo va tutto da una parte: tu perché devi invertire coscientemente quest’ordine? Perché, in altre parole, fare una scelta sbagliata?

Il cuore di tutta la questione, secondo me, sta proprio in questo: capire che le scelte degli altri, anche se non condivisibili, devono essere rispettate. Purché non arrechino danni oggettivi alle vite di terzi, va da sé. Se una persona decide di esplorare un lato di sé che investe il suo modo di fare l’amore (o, più
semplicemente di scopare, ché qui non si è moralisti) non sta a nessuno giudicare tale scelta.
Cattolici inclusi. Perché ricordate, cari amici dal crocifisso facile, chi disse “non giudicare e non sarai giudicato”?

Per cui, che sia “natura” o che sia “cultura” – e mi scusino lor signori se sto sembrando una reclame del ministero del turismo – l’unico dato certo è uno e uno soltanto: vivi e lascia vivere. Nel massimo rispetto anche di ciò che non ci piace. Così, a mio giudizio, la società può divenire davvero migliore;: capire che il rispetto verso gli altri non è una facoltà accessoria, ma un dovere civico a cui nessuno può sottrarsi. Foss’anche il papa in persona.

P.S.: si ringraziano Chanel e Lady Sarah per gli spunti di riflessione e per i dubbi disseminati in questo tratto di cammino.

Coppie Gay: la circolare 55 ai comuni emessa da Amato viola i Diritti e la Costituzione.

Il 18 ottobre, con la circolare n. 55 (protocollo 15100/397/0009861) del Ministero dell’Interno, Giuliano Amato ha invitato ufficialmente i prefetti della Repubblica e i sindaci dei Comuni di tutta Italia a non accettare assolutamente la trascrizione nel nostro Paese di matrimoni tra persone omosessuali celebrati all’estero (negli Stati in cui la legislazione consente questo tipo di unione civile). “La richiesta di trascrizione di un simile atto compiuto all’estero deve essere rifiutata perché in contrasto con l’ordine pubblico interno” recita la circolare.

La comunicazione elenca una serie di iniziative per contrastare il riconoscimento delle coppie gay sposate civilmente all’estero e invita il Ministero degli Esteri a modificare i contenuti della Convenzione di Vienna dell’8 settembre 1976. Tale convenzione prevede un modello plurilingue (formula B), utilizzato per la redazione dell’estratto dell’atto di matrimonio che, contratto in uno Stato, deve essere trascritto in un altro Stato. Tale modello non specifica il sesso degli sposi e, al contrario, parlando di sposo e sposa, potrebbe indurre a ritenere che i due contraenti il matrimonio civile siano sempre di sesso diverso, anche quando non è così. “Si richiama pertanto l’attenzione degli ufficiali di stato civile” scrive il ministro Amato “affinché al momento di trascrivere un matrimonio contratto all’estero da un cittadino, pongano particolare cura alla verifica che i due sposi siano di sesso diverso, eventualmente richiedendo direttamente al cittadino o al consolato che ha trasmesso la pratica, in caso di dubbio, un documento di identità dal quale si evinca inequivocabilmente il sesso degli interessati “.

“L’Italia è stata ripresa più volte, in sede europea, per le sue reiterate violazioni dei diritti delle minoranze. Riguardo alla tutela delle persone omosessuali, esistono risoluzioni del Parlamento Europeo che invitano tutti gli stati membri non solo a combattere la discriminazione omofobica , ma anche a parificare coppie di fatto e matrimoni e ad aprire matrimonio e adozioni alle coppie gay e lesbiche. Risoluzioni che da noi sono ancora lettera morta. Ma in Italia, in tema di diritti gay, sembra che non vi siano limiti in tema di repressione, se un Ministro della Repubblica decide di violare apertamente il principio di non discriminazione nei confronti dei cittadini italiani omosessuali , che dovrebbero avere pari dignità e pari diritti rispetto a qualsiasi altro cittadino,” dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini e Matteo Pegoraro.

“E’ un atteggiamento grave e irresponsabile, che ignora le legittime istanze di milioni di cittadini (le ricerche statistiche stimano le persone omosessuali fra l’8 e il 10 % della popolazione) e mette in luce quanto l’omofobia sia diffusa all’interno della nostra classe politica e particolarmente del nostro Governo “. La circolare n. 55, oltre che minare la nostra convivenza civile, si pone in contrasto con alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento quali il principio di eguaglianza e di non discriminazione, di promozione della persona e di tutela dei suoi diritti fondamentali in tutte le formazioni sociali in cui svolge la sua personalità (articoli 2 e 3 della Costituzione). “Siccome le norme vigenti in Italia non prevedono che il matrimonio debba essere necessariamente contratto tra persone di sesso diverso (non prevedono in altre parole un divieto espresso delle unioni omosessuali ), non applicare le norme dell’istituto matrimoniale a una coppia omosessuale genera un contrasto con il principio fondamentale del nostro sistema di diritto privato, ossia il rispetto della persona umana e dei suoi diritti fondamentali (tra cui rientra senz’altro il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia)” spiega Matteo Pegoraro di EveryOne, che con il suo compagno Francesco Piomboni nel marzo scorso ha richiesto, per la prima volta in Italia, le pubblicazioni di matrimonio civile al Comune di Firenze e, dopo essersele viste negare, ha presentato ricorso alla Volontaria Giurisdizione del Tribunale toscano.

“Tutto ciò viola palesemente il principio di non discriminazione ” continua Pegoraro “e genera soprattutto una violazione del principio di libertà e di autodeterminazione che caratterizza tutti gli stati democratici occidentali. Tale principio” conclude “è iscritto nell’ articolo 13 della nostra Costituzione, e chiarifica che lo Stato, né attraverso il potere legislativo, né attraverso il potere giudiziario, né a maggior ragione attraverso il potere esecutivo può intromettersi nelle scelte di vita dei cittadini “. Intanto i Radicali Italiani hanno presentato ieri mattina un’interrogazione parlamentare urgente a risposta scritta ai Ministri dell’Interno, della Giustizia e delle Pari Opportunità , richiedendo l’immediato ritiro di tale circolare. “La circolare 55 è l’ennesimo atto delle istituzioni italiane in violazione dei diritti gay,” commenta Roberto Malini di EveryOne, scrittore e storico dell’Olocausto, “si tratta di un pregiudizio istituzionale che ha radici sempre più profonde e che contribuisce ad alimentare l’emarginazione e l’intolleranza nel nostro Paese, rendendo di fatto i gay cittadini di serie B, soggetti a leggi che non offrono alcun riconoscimento a unioni fra esseri umani – che in realtà sono caratterizzate da profondi valori affettivi, spirituali e sociali – e non garantiscono la minima tutela giuridica a vincoli di amore, onore e soccorso reciproco che hanno pari dignità rispetto quelli eterosessuali. Si può affermare, ormai, che il pregiudizio omofobico abbia creato un abisso fra i diritti delle persone gay e quelli degli eterosessuali, una disparità che ricorda i periodi storici che precedettero le più gravi persecuzioni razziali . Che cosa dobbiamo aspettarci, di questo passo?

Cartelli fuori dagli esercizi pubblici con la scritta “Cani e gay non graditi”? La reintroduzione di triangoli rosa da cucire sui nostri abiti? Davvero un esempio edificante, questa cultura omofobica, per i giovani, che dovrebbero essere educati ai valori del rispetto reciproco, della solidarietà, dell’onestà dei sentimenti, della tolleranza!”. Il Gruppo EveryOne e secondoprotocollo.org si associano ai Radicali Italiani e chiedono l’immediato ritiro della circolare, che, come hanno sottolineato Rita Bernardini (Segretaria di Radicali Italiani) e Sergio Rovasio (membro della Direzione della Rosa nel Pugno) è in evidente contrasto con le risoluzioni comunitarie contro l’omofobia del 18 gennaio 2006 e del 26 aprile 2007 . Nel frattempo, il Gruppo EveryOne inizia a promuovere una campagna internazionale di protesta contro la circolare 55 – simbolo della nuova omofobia, diramata del ministro Amato – e chiederà l’intervento del Consiglio Europeo e del presidente del Parlamento Europeo Hans Gert Poettering.

“Confidiamo nelle Istituzioni europee, più civili e meno omofobe di quelle italiane. Chiediamo inoltre,” concludono i leader di EveryOne, “che il ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini, oggi impegnata a Firenze nella chiusura della seconda e ultima giornata di ‘Ready’, presso il festival della creatività, organizzata dalla Regione Toscana in occasione dell’ anno europeo per le pari opportunità, esprima oggi stesso una chiara e immediata posizione al riguardo”. Secondo il Gruppo EveryOne, “E’ auspicabile che la ministra Pollastrini trovi il coraggio di stigmatizzare la circolare 55 e il pregiudizio che essa rappresenta, dissociandosi da un’iniziativa omofoba e mostrando ancora una volta sensibilità e attenzione verso i diritti della comunità glbt”.

Per il Gruppo EveryOne: Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Arsham Parsi, Christos Papaioannou.

Tom Ford, azienda come un figlio.

Ex direttore creativo di Gucci, “non adottero’ un bimbo”.

(Ansa) ‘Volevo un figlio, ma ce l’ho gia’, e’ la mia societa” dice Tom Ford che rivela di avere abbandonato l’idea di adottare un bambino. A Milano per presentare le nuove fragranze che portano il suo nome, prodotte da Estee’ Lauder, Ford, fidanzato da 21 anni con Richard Buckley, parla anche di nozze gay sostenendo che ‘il matrimonio va bene in chiesa, ma e’ sbagliato che non ci sia un registro delle unioni civili per i gay, perche’ la loro relazione dev’essere riconosciuta dallo Stato’.

Il testamento biologico è in dirittura d’arrivo.

(Trotzkky blog) La recente sentenza della Cassazione apre scenari inaspettati alla realizzazione dei diritti civili.
I suoi giudici hanno deciso infatti che, se lo stato vegetativo è irreversibile e la persona attaccata alla macchina ha espresso il suo convincimento etico contrario all’accanimento terapeutico, la somministrazione dei trattamenti sanitari va interrotta.
Monsignor Betori (nella foto con il Papa) ha ribadito la contrarietà della chiesa, da sempre favorevole al diritto alla vita, dimenticando che le condizioni di quelli che invocano il distacco della spina sono così pietose da far pensare piuttosto a un diritto alla tortura.
D’altra parte le gerarchie ecclesiastiche non possono contestare le decisioni della Cassazione, per toglierci la dignità e la libertà di vivere o morire come meglio ci aggrada. Gli interventi di questi dispensatori di sofferenze violano impunemente inoltre il dettato costituzionale laddove statuisce che Stato e chiesa sono ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani.
Quando si prospetta la necessità di scegliere tra sopportare sofferenze inanerrabili o chiedere ai medici di por fine ad esse, titolare del diritto di scelta altri non può essere che la stessa persona che soffre, in quanto nessuno le può imporre – come sostiene la Costituzione – di subìre cure mediche che non ha richiesto.
Il governo non può rinviare ancora una volta l’approvazione della legge sul testamento biologico. La pronuncia della Cassazione, l’appoggio dell’Unione Europea e il favore popolare non gli consentono più di temporeggiare. Affronti dunque concretamente questo tema, se non vuole offrire ai cittadini un altro motivo per contestarlo pesantemente.
La sconfitta della minoranza che si oppone all’approvazione di questa legge, accampando meschine questioni di principio che cozzano frontalmente con i sentimenti della stragrande maggioranza degli italiani, aprirà la porta alla depenalizzazione dell’eutanasia e alle Unioni Civili e poi rapidamente a tutti gli altri diritti civili.
Questo è quindi per i laici il momento di impegnarsi a fondo, per spingere i loro referenti politici a svegliarsi dal torpore in cui sembra che siano caduti.

L’omosessualità nel mondo animale.Bisonti, trichechi e scimmie i più gay.

Gli etologi hanno stilato una classifica delle specie che mostrano comportamenti sessuali sganciati dal bisogno di procreare: spesso risposta a stress o convivenza forzata.

(La Repubblica) L’omosessualità riguarda anche il mondo animale. Gli etologi hanno stilato una classifica delle specie che mostrano comportamenti sessuali sganciati dal bisogno di procreare, quindi con esemplari dello stesso sesso. In cima alla lista ci sono i bisonti che vivono nelle praterie del Nord America: a dispetto della loro immagine di virilità, sono gli animali che più frequentemente praticano rapporti omosessuali. L’elenco si arricchisce di trichechi, di scimmie come i bonobo o i nostri parenti prossimi dell’evoluzione: gli scimpanzè. Fra loro si registra il “record” di rapporti omosessuali. Praticati anche da uccelli e insetti vari, cetacei, elefanti, giraffe, iene e leoni. Fino ad animali più vicini a noi come pecore e bovini.

“Ma attenzione a distinguere tra atti omosessuali, spiegabili anche con lo stress degli animali o con la forzata convivenza con esemplari del medesimo sesso, come negli allevamenti o negli zoo – chiarisce l’etologo dell’Istituto superiore di sanità, Enrico Alleva – da quelli che invece sono comportamenti sessuali promiscui in specie in cui l’offerta sessuale è un modo di comunicare o di stringere alleanze”.
Quali che siano le ragioni che spiegano i rapporti omosex nella natura, a stilare la classifica degli animali più gay sono in tanti, in molti casi per offrire argomenti alla tesi secondo cui anche l’orientamento omosessuale sia naturale. Non è un caso, dunque, che il museo di storia naturale di Oslo abbia ospitato a gennaio di quest’anno, una mostra dal titolo eloquente: “Against nature?”, cioè “Contro natura?”. Ma non è il solo esempio. Anche il portale Life-science offre una dettagliata casistica di animali involontari testimonial dei diritti omosex.

A ognuno le sue preferenze. Per esempio, afferma il curatore della mostra norvegese Peter Bockman che ha scoperto comportamenti gay in 1.500 specie, “i maschi adulti dei trichechi sono bisex. E se durante le stagioni degli amori si accoppiano con le femmine per procreare, il resto dell’anno si trastullano con esemplari più giovani e dello stesso sesso”.

Secondo Life-science, invece, i comportamenti gay documentati scientificamente sono un po’ meno. Ma riguardano comunque 500 specie. “Quando si parla di omosessualità nel mondo animale – riprende Alleva – bisogna distinguere tra due comportamenti. Da un lato gli atti sessuali ‘tout-court’, dall’altro l’offerta di sesso come modalità di relazione. Infatti – spiega l’etologo – gli atti omosessuali possono avere semplici ragioni. O per stress dell’animale, come possono testimoniare i proprietari di cani o gli allevatori di bovini, o per ragioni contingenti di convivenza forzata, come in zoo o allevamenti. In questi casi infatti, quando arriva la stagione degli amori, le specie sono sottoposte a una tempesta ormonale. E se non trovano un esemplare del sesso opposto vige la regola del chi c’è c’è”.

Discorso diverso per quelle specie che usano il sesso come modalità di relazione sociale. “Succede – continua Alleva – soprattutto con le scimmie, animali sociali per eccellenza. In questi esemplari i rapporti sessuali, anche tra lo stesso sesso, servono per stabilire le gerarchie, per rinsaldare la coesione del gruppo e per comunicare affetto e appartenenza”.

Tutte queste osservazioni però hanno un senso, sostiene il ricercatore, solo se inquadrate nella giusta dimensione. “Gli animali sono una cosa, l’uomo un’altra – sottolinea Alleva – e quindi bisognerebbe evitare letture antropomorfe della natura. Quello che voglio dire – chiarisce – è che se nella testa dello scienziato c’è già una tesi precostituita da voler dimostrare, allora si interpreteranno i comportamenti animali nel senso di una prova delle basi naturali di un comportamento invece prettamente umano. Personalmente – conclude – credo che certe preferenze, come quella della scelta del partner, siano mediate più da aspetti culturali e sociali che da quelli biologici”.

Svezia: il partito di centro-destra appoggia i matrimoni gay.

(Uaar) Il Partito Moderato Svedese ha appoggiato sabato i matrimoni di genere neutrale. Una larga maggioranza dei delegati alla conferenza era favorevole al cambiamento della legge.
Il Partito era d’accordo sul fatto che la decisione se celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso dovrebbe essere presa dalle parrocchie locali. La conferenza del partito era anche d’accordo sul fatto che le coppie lesbo devono avere il diritto al trattamento di inseminazione artificiale in ospedali pubblici, e che gli omosessuali devono poter adottare bambini.
Ora sei dei sette partiti appoggiano i matrimoni gay. Solo la Democrazia Cristiana si è opposta e ha promesso che continuerà a combattere contro questa legge.
Viene ora presa in considerazione la proposta di interrogazione parlamentare per introdurre i contratti di matrimonio di genere neutrale, e la decisione è attesa per metà Gennaio.
C’è un ampio supporto in parlamento per un cambio nella legislatura. Ma la Democrazia Cristiana, e il suo leader Göran Hägglund, dicono che faranno il loro meglio per bloccare la proposta. […]
Traduzione a cura di Barbara Monea

L’articolo completo, in lingua inglese, è raggiungibile sul sito svedese theLocal.se