Usa: nozze gay in carcere, otto guardie perdono posto.

TALLAHASSEE (Stati Uniti) – Due detenuti si sono sposati nel penitenziario di Lowell, in Florida, grazie al permesso concesso da un gruppo di guardie carcerarie. Ma i matrimoni gay sono proibiti dalla legge di questo Stato americano. Cosi’ sei guardie sono state sospese, una e’ stata licenziata e un’altra ha lasciato volontariamente il carcere. Lo ha reso noto il dipartimento responsabile delle carceri dello Stato. (Agr)


(Apcom) – Per la festa di San Patrizio nel penitenziario di Lowell, in Florida, ai detenuti è stata concessa una libertà molto particolare. Un gruppo di guardie carcerarie ha consentito a due detenute di sposarsi con una elaborata cerimonia dietro le sbarre. Le nozze gay, proibite dalle leggi in vigore nello Stato, sono tuttavia costate il posto a otto guardie: sei sono state sospese, una licenziata e una ha lasciato volontariamente la struttura. Lo si apprende da una nota ufficiale del dipartimento responsabile delle carceri dello Stato.

La cerimonia aveva tanto di torta nuziale, fiocchi rosa ricavati fatti con modulistica del carcere e una delle due spose aveva un abito bianco e il velo. La torta, per la cronaca, era decorata con due figurine femminili di plastica.

Una delle due spose, si legge nel rapporto, ha lasciato la propria cella con un bouquet di fiori in mano, accompagnata da un’altra detenuta. Hanno continuato verso l’atrio dell struttura dove l’altra sposa attendeva.

La cerimonia, in tutto dieci minuti, è stata celebrata da una terza detenuta del carcere. Alle spose non è stato consentito di baciarsi dopo il sì ma hanno tagliato la torta e dato il via alle danze, alla insieme a un gruppo di altre detenute invitate al party di nozze. Il rapporto non cita i nomi delle spose, né quello delle guardie finite nei guai.

Roma Film Festival: Trionfa Juno!

Juno doveva essere e Juno è stato!

Amatissssssimo dal sottoscritto, che l’aveva pronosticato come vincitore finale, Juno ha sbaragliato la concorrenza trionfando alla seconda Festa del cinema di Roma.
Divertente, ironico, irriverente, portato avanti da una strepitosa sceneggiatura, in odore di Oscar, e da una fantastica protagonista, Ellen Page, che a mio personale avviso avrebbe meritato anche il Marc’Aurelio per la migliore interpretazione femminile, Juno vince assolutamente meritatamente questa edizione della Festa, acclamato da critica e pubblico in egual misura.
Seguirà le orme di Little Miss Sunshine ai prossimi Oscar, son pronto ad accettare scommesse.
E per tutti quelli che hanno sbertucciato la Festa, etichettando come “scarsi” i film presentati, proprio Juno e il pazzesco
Into The Wild, vincitore nella sezione Premiere e mio prossimo favoritissimo agli Oscar, son li a smentirli categoricamente.
Una premiazione, quella presentata da Vincenzo Mollica e Martina Colombari nella splendida Sala Santa Cecilia dell’Auditorium, durata un’infinità, ben 3 ore, iniziata con un magnifico concerto del Maestro Ennio Morricone, acclamato e osannato con oltre 10 minuti di applausi.
Il Maestro ha eseguito quattro suite tratte da colonne sonore ovviamente realizzate da lui, da Bugsy a La città della gioia, finendo con un emozionante e irresistibile Mission, che ha semplicemente fatto venire la pelle d’oca a tutti i presenti in sala.
Finito l’apprezzatissimo e applauditissimo concerto, durato un’ora circa, è iniziata la premiazione ufficiale, segnata inizialmente da una serie di inutili premi minori, assegnati dagli sponsor della stessa Festa, con i soliti lunghissimi e ripetitivi ringraziamenti del caso, affiancati da gratuitissimi “spot” autoreferenziali da parte degli stessi sponsor, ennesima conferma di come noi italiani proprio non sappiamo fare le premiazioni…
Prima della premiazione ufficiale però è arrivata inattesa una vera sorpresona… un video girato dagli ormai mitici CENTOAUTORI sulla condizione attuale del cinema italiano, dal punto di vista dei finanziamenti statali e delle televisioni, che collocano l’Italia in una posizione distante anni luce da paesi come la Germania o la Francia, dove sono 1000 i milioni di euro riversati dalle casse statali nei confronti de cinema.
Un video che DEVE girare, che deve essere visto, perchè porta numeri, fatti, percentuali, per una battaglia, quella dei Centoautori, da vincere e seguire con attenzione, in prima persona, perchè possibile responsabile del futuro prossimo della nostra tanto amata settima arte, specchio di una società che non può vivere senza il sogno di quella cosa che si fa chiamare Cinema.
Solo a questo punto è partita la premiazione ufficiale… ecco i premi!
Il premio della Giuria è andato ad Hafez, di Abolfazl Jalili.
Il Marco Aurelio per la Migliore Interpretazione Maschile è andato a Rade Šerbedzija per Fugitive Pieces di Jeremy Podeswa
Il Marco Aurelio per la Migliore Interpretazione Femminile è andato a Jang Wenli per Li Chun (And the Spring Comes) di Chang Wei Gu
Premio Fastweb per la sezione Premiere, Into The Wild
Premio L.A.R.A. (Libera Associazione Rappresentanza di Artisti) al miglior interprete italiano, Giuseppe Battiston per La Giusta Distanza di Carlo Mazzacurati
Premio CULT al miglior documentario presentato nella sezione Extra, Forbidden Lies di Anna Broinowski
Premio Alice nella Città K 12 al miglior lungometraggio Canvas di Joseph GrecoPremio Alice nella Città Young Adult al miglior lungometraggio Meet Mr.Daddy di Kwang Su Park
Premio Paolo Ungari- Unicef sezione letteraria di Alice nella Città a Ragazzi di Camorra di Pina Varriale
Premio L’OréalParis al miglior maquillage Valentina Lodovini interprete in La Giusta Distanza di Carlo Mazzacurati
Premio Enel Cuore al miglior documentario sociale presentato nella sezione Extra War/Dance di Sean Fine
Premio MINI al miglior progetto Europeo presentato New Cinema Network Slawomir Fabicki per il progetto Bonobo Jingo
A domani per gli ultimi giudizi sulla Festa, critici e non… (sono morto…)

Zac Efron e il nuovo look..

(Te gossipers) Il suo ciuffone ribelle era diventato effettivamente troppo lungo da mantenere in libertà durante l’attività fisica. E così Zac Efron ha pensato bene di farsi un codino, tanto bellino quanto ridicolo, per recarsi in palestra in tutta comodità!

L’UE: il comune di Specchia «miglior destinazione italiana d’eccellenza».

L’assessore al Turismo sottolinea i meriti della comunità locale e del sindaco Lia in particolare.

(Newsfood.com) Il riconoscimento attribuito dalla Commissione europea al Comune di Specchia quale destinazione italiana d’eccellenza del turismo rurale ci riempie di orgoglio perché nel testimoniare il cambio di marcia delle amministrazioni locali sulle politiche di valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, rilancia la Puglia nella grande rete internazionale del turismo sostenibile”.

Così l’assessore regionale al Turismo, Massimo Ostillio, commenta il premio consegnato oggi in Portogallo al bellissimo borgo salentino nell’ambito del Forum europeo sul Turismo. “Come assessore – dice Ostillio – sono particolarmente orgoglioso perché con Specchia ha vinto quella Puglia che ha a cuore la tutela delle identità e del paesaggio e che, anche quando è chiamata a fare impresa, sa esaltare le radici del territorio. Basti dire – osserva – che delle 135 candidature ritenute ammissibile dal Comitato nazionale di valutazione istituito presso il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, ben 25 erano pugliesi, un numero elevatissimo che ha collocato la Puglia al primo posto della classifica nazionale”.

L’assessore al Turismo sottolinea i meriti della comunità locale e del sindaco Lia in particolare perché – dice Ostillio – “con convinzione e impegno sta portando avanti un modello di sviluppo sostenibile che tiene conto delle peculiarità del territorio e delle sue vocazioni, coinvolgendo nel progetto tutta la popolazione. Ma – continua l’Assessore – parte del merito lo sentiamo anche nostro, avendo avuto un ruolo attivo nella fase esecutivo del progetto comunitario: l’Assessorato, infatti, ha organizzato la fase di sensibilizzazione e di promozione e predisposto il servizio di assistenza tecnica ai diversi enti – tra quelli indicati nel bando europeo – nella convinzione che il turismo rurale possa integrare e qualificare l’offerta e contribuire fortemente ad allungare la stagione ben oltre i canonici mesi estivi”.

“Una convinzione che ci ha sempre sostenuto anche in sede legislativa”, spiega Ostillio ricordando la legge sugli ulivi secolari, il progetto di valorizzazione delle masserie, il nuovo disegno di legge che disciplina l’attività degli agriturismo e le nuove norme in materia di ospitalità rurale stabilite sulla base di un principio fondamentale: salvaguardia dell’ambiente e attrattività devono essere considerati un valore imprescindibile se vogliamo che il turismo sia davvero la nuova bussola dello sviluppo locale”.

Per Ostillio il riconoscimento attribuito al Comune di Specchia “ci dice che avevamo visto giusto quando, in sede di programmazione, abbiamo deciso, di concerto con circa 60 soggetti pubblici e privati maggiormente rappresentativi della categoria, che dovevamo concentrare di più e meglio gli sforzi in favore delle aree interne e collegare la costa all’entroterra lungo percorsi e itinerari forse meno noti ma capaci di suscitare nel visitatore forte curiosità e attrazione, come è avvenuto grazie al progetto Città aperte, curato dall’Apt. di Lecce, che nell’edizione 2007 ha fatto conoscere anche il ‘saper fare’ delle aziende e messo in relazione – con un grande gioco di squadra – tutte realtà produttive dell’area”.

E se è vero che il premio ha dato ufficialità a un nuovo network incentrato sulle identità rurali del territorio europeo, l’auspicio di Ostillio è “che possa svilupparsi come il circuito delle Capitali europee della Cultura che in questi anni ha innescato processi di sviluppo importanti anche in città turisticamente meno rilevanti. Per il momento godiamocelo, cercando di sfruttare al meglio il vantaggio competitivo che Specchia – ma anche gli altri Comuni entrati nella griglia dei finalisti italiani – ci offre in termini di immagine, in Italia e in Europa”.

E’ gay il leader designato della sinistra unita: Nichi Vendola,.

(Stefano Iannaccone – Sferapubblica.it/blog) Ha già ribattezzato la “cosa rossa” in “casa rossa” e molti vedono in lui il futuro leader della sinistra unita: Nichi Vendola, attuale governatore della Puglia, ha il sostegno di Fausto Bertinotti e il talento comunicativo per riuscire nella titanica impresa di riunire sotto un unico simbolo Rifondazione, Comunisti italiani, Sinistra democratica e Verdi. A 49 anni, insomma, il presidente pugliese sembra pronto a salire sul palco della politica nazionale.

Pragmatismo. L’esperienza amministrativa in Puglia conferisce a Vendola una capacità essenziale per guidare un progetto molto complesso: possiede una buona dose di pragmatismo. Inoltre, nelle sue dichiarazioni traspare un intento collaborativo con il nascente Pd, nonostante la consapevolezza del “fossato ideologico” che divide i due soggetti. Tale distanza emerge nella struttura politica: Vendola ha parlato di “sintesi sui temi” da contrapporre alla scelta leaderistica, compiuta dal Partito democratico con la nomina di segretario prima della stesura dello statuto.

Oltre il passato. Vendola si è dichiarato un comunista, che però non vuole trastullarsi sulle “glorie del passato”, bensì guardare avanti. Il superamento del passato per approdare a un nuovo progetto politico rappresenta la cifra comunicativa del governatore della Puglia. Il compito esige una eccellente dote retorica, poiché occorrerà chiedere ai militanti la rinuncia a una cospicua parte dell’identità storica del comunismo.

Casa rossa. La stampa aveva denominato “cosa rossa” il progetto unitario della sinistra: Nichi Vendola, con un colpo di genio comunicativo, l’ha definita “casa rossa”, sostituendo un vocabolo vago e indistinto, come “cosa”, con una parola che trasmette accoglienza e coesione, ossia “casa”. Una trovata linguistica che conferma le sue qualità di comunicatore e unificatore.

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Pescara: Vendola riceve il Premio Nazionale «Paolo Borsellino».

Bari, 26 Ottobre 2007 – Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola riceverà Sabato 27 Ottobre a Pescara il Premio Nazionale “Paolo Borsellino”, riconoscimento assegnato ogni anno a personalità impegnate a livello sociale e civile in favore della legalità.
La cerimonia, giunta alla XII° edizione, si terrà presso l’Auditorium “De Cecco” alle ore 17,30, preceduta da un incontro sul tema: “Legalità e partecipazione per una nuova stagione della democrazia e della politica”.

Interverranno Marco Minniti, Vice Ministro dell’Interno, Francesco Forgione, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Giuseppe Lumia, Vice-Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, la senatrice Franca Rame, Armando Spataro, Procuratore Aggiunto di Milano e Maurizio De Luca, Direttore Finegil L’Espresso.

Emergenza maltempo sull’Isola dei Famosi: i naufraghi minacciano di ritirarsi in blocco.

(Televisionando) La tempesta che ha tormentato la diretta di mercoledì ha continuato a flagellare l’Isola dei Famosi, trasformando i naufraghi in sfollati. Capanne divelte, effetti personali trascinati dalla furia del mare, nessuna possibilità di trovare riparo: una situazione di vera emergenza che ha gettato nel panico i concorrenti, tanto da spingerli a raggiungere la zona “rossa” riservata alla troupe minacciando di abbandonare immediatamente il gioco.

Il più provato è sicuramente Ivan Cattaneo. Non si aspettava certo una tale accoglienza dall’Isola. La paura, la stanchezza, la tensione per una situazione che diventava sempre più incontrollabile lo hanno portato vicino ad una crisi d’ansia, cui peraltro è soggetto. A soffrire in maniera particolare della situazione anche Lisa Fusco, che tremante e in lacrime ha supplicato la Produzione di intervenire. E così, i naufraghi esasperati hanno raggiunto l’area occupata dalla troupe ottenendo il permesso di trascorrere il resto della notte al caldo e all’asciutto. Karen guida l’ammutinamento chiedendo con insistenza un nuovo trasferimento: vuole una nuova spiaggia, più riparata di playa Uva, dove poter ricominciare, dato che la conformazione di quella attuale li lascerebbe continuamente alla mercè delle tempeste. Due le possibilità date alla Produzione per sventare il ritiro di massa: il trasferimento o un luogo caldo e asciutto dove trascorrere le notti di tregenda. La veemenza con cui Karen pretende il “trasloco” fa immediatamente pensare a quel famoso scambio di messaggi in codice che fece balzare su tutte le furie Simona Ventura qualche settimana fa (per rinfrescarsi la memoria consigliamo di rileggere il nostro articolo).
Si parlò allora di una possibile “fuga di notizie” sull’esistenza di un’altra location cui i naufraghi sarebbero destinati nel prosieguo del programma. Forse proprio in virtù di questa informazione, Karen ha fatto del trasloco il principale argomento di contestazione, sperando evidentemente di anticipare l’arrivo sulla nuova Playa. Ma vediamo il video dell’ammutinamento.

“E’ stata la notte più brutta della mia vita”, ha commentato Ivan all’alba di un giorno che non si annunciava migliore del precedente. Qualche naufrago l’ha consolato, soprattutto Nicola, qualche altro ha storto il naso di fronte all’immediata capitolazione della new entry, soprattutto Claudio. In mattinata comunque la Produzione rifornisce gli isolani di bevande calde (caffè e cioccolata) e di generi di primo conforto, come teli, coperte, cibo ed effetti personali, vinti in parte con la prova ricompensa. Ma resta però irremovibile, almeno per il momento, sul trasferimento anzi sottolinea che anche in casi di estrema difficoltà i naufraghi sono responsabili del proprio accampamento e delle proprie cose, per cui sono pregati di fare più attenzione. In più Paul e Debora si dissociano dalla proposta di ritiro avanzata dai compagni dichiarandosi decisi a restare, qualsiasi cosa succeda.

Se Ivan si è mostrato fin da subito piuttosto debole Victoria dimostra di saper usare il proprio ascendente sugli uomini. Nicola le fa una corte spietata, pregustando il momento in cui potrà vederla nuda, dal momento che la tempesta ha portato via gran parte dei suoi abiti, costume compreso. Un ragionamento un po’ da sciacallo post catastrofe, ci verrebbe da dire. Ma Victoria mostra di avere armi affilate. “Volete che io balli, che vi faccia i massaggi” – dice a Claudio e a Nicola – ” e voi cosa mi date in cambio?” Non dubitiamo che il popolo femminile si dividerà di fronte a tale atteggiamento: qualcuna potrà riconoscervi il tipico pragmatismo dell’Est, qualcun’altra sarà pronta ad accusarla di “indebito commercio”, per usare espressioni lecite.
Chi non batte ciglio nonostante il nubifragio è la stoica Manuela Villa, che, sola soletta sull’ultima spiaggia, benedice la pioggia che tiene lontani insetti e animali. Questo sì che è spirito di adattamento.

Roma Film Festival: "Come d’incanto", recensione in anteprima!

(Spetteguless) Chiusura con il botto per la Festa del cinema di Roma, invasa ieri da centinaia di bambini accorsi all’Auditorium per la prima mondiale di Enchanted!

Diretto da Kevin Lima, presente in sala assieme alla giovane protagonista, Amy Adams, il film è una favola moderna per grandi e piccini, capace di ironizzare sui classici d’animazione Disney della nostra infanzia, unendo la tradizionale animazione disegnata a mano con personaggi in carne ed ossa e personaggi generati al computer.
Abbiamo una splendida principessa delle fiabe, Giselle, che finalmente incontra il proprio principe azzurro, per sposarlo e vivere felice e contenta per l’eternità.
Peccato che la perfida matrigna del principe veda Giselle come una minaccia per il proprio trono, tanto da spedirla grazie ad un incantesimo in un mondo dove nessuno vive felice e contento… quello degli umani!
Catapultata a New York Giselle scoprirà le differenze con il proprio fantastico universo, incontrando un gentile avvocato in procinto di matrimonio e attendendo l’arrivo del principe che nel frattempo si è lanciato alla sua ricerca.
Ma la perfida matrigna non vuole mollare la corona, tanto da dover arrivare a New York per metter definitivamente la parola fine al “problema”…
Ecco che Come D’incanto la Disney ci tira fuori dal cappello a cilindro questa fiaba romantica che statene certi farà follie al boxoffice natalizio!
Divertente, autoironica, ben diretta e interpretata, la pellicola si presta ad un pubblico eterogeneo, perfetta per i piccini ma anche per i loro accompagnatori, che non faranno fatica ad apprezzare un film capace di prendersi in giro da solo, dall’inizio alla fine, prendendo spunto dagli stereotipi fiabeschi del genere.
Tutte le principesse Disney, da Biancaneve a Cenerentola, passando per La bella addormentata e La Sirenetta, sono condensati nel personaggio di Giselle, catapultata nel mondo “reale” di New York.L’idea iniziale di fondo è sinceramente geniale.
Cosa succederebbe se una principessa di un classico Disney si ritrovasse nel mondo reale? Come si comporterebbe?
Ovviamente come in un cartone, con tutti i risvolti comici del caso!
Ritroviamo così Amy Adams, strepitosa nelle movenze e nelle espressioni facciali tipicamente “animate”, andarsene in giro per la Grande Mela vestita come una Principessa al proprio matrimonio, canticchiare per strada, chiamare a raccolta gli animali della città, piccioni, mosche e topi, per aiutarla a pulire casa (questa è la scena migliore del film…) dar vita ad un musical di massa nel bel mezzo di Central Park, e così via, tra una gag e una citazione d’annata.
Alla lunga probabilmente “l’effetto sorpresa” tende a stancare, con situazioni spesso ripetute e quindi non più originali, ma il prodotto di fondo è buono e ben confezionato.
Susan Sarandon, perfida strega cattiva, appare solo nella parte finale della pellicola, meritandosi comunque tutti i complimenti del caso, anche se per solo 10 minuti.
Ottimo il finale, riassunto prendendo spunto dai classici libri 3 D delle favole, per un film che tranquillamente, in caso di successo al botteghino, a mio avviso scontato, potrà vedere un secondo capitolo.
Perfetto per un Natale in famiglia in cui si voglia sorridere, tralasciando tutti quei tipi di volgare comicità che solitamente imperversano durante le feste, per una rappresentazione di un mondo reale dove finalmente riesce a sopravvivere un’idea fiabesca dell’amore, grazie ad un “e vissero felici e contenti” arrivato Come d’Incanto dal nulla.

Voto:6,5

Un Pd ermafrodita oggi a Milano: La rivoluzione rosa è servita, alle donne metà dell’assemblea.

Oggi a Milano si riunisce l’assemblea costituente del Partito democratico.
I 2.853 delegati eletti alle primarie divisi in egual misura tra maschi e femmine.
La parità è costata il posto al sindaco di Montalto che voleva aiutare alcuni stupratori.

(Filippo Ceccarelli – La Repubblica) Misteri della natura, mitologia della politica: e se fosse nato il partito ermafrodito? C’è poco da sorridere, sul serio. Si riunisce oggi un’assemblea costituente che risulta per la prima volta, a memoria di cronista attempato, per metà maschio e per metà femmina. Dei 2.853 delegati eletti alle primarie ce ne sono in eguale misura maschi e femmine. La nuova creatura ha quindi due sessi, eh sì, proprio come Ermafrodito, figlio di Ermes e di Afrodite, il giovinetto bellissimo che accoppiatosi con la ninfa Salmace divenne con lei, su iniziativa delle divinità, un essere unico, metà uomo e metà donna.

Come questo Partito democratico, appunto, il cui processo di fusione è stato un po’ più complicato e decisamente meno romantico. Basti pensare alla Campania, dove a un certo punto nel negoziato da tregenda sulle liste che dovevano alternare i generi è comparsa la figura genericamente battezzata “la-donna-che-si-dimette”: per dar più comodo corso, s’intende, ai magheggi competitivi degli uomini. E così anche il risultato estetico finale del Pd appare lontano dalla levigatissima perfezione delle forme che qualche benemerito scultore della classicità impresse all'”Ermafrodito dormiente”. In seguito Gian Lorenzo Bernini lo fece coricare, nella copia oggi al Louvre, su un largo materasso. Solo girandovi attorno si scopre infatti l’altarino che ne completa l’ambigua potenza binaria, o anche bipartisan, se si preferisce.

Fatto sta che per una volta, e senza impulsi necessariamente guardoni, sarà interessante il colpo d’occhio più sulla platea che sul palco, essendo quest’ultimo, come del resto la sala macchina o il posto di guardia del Pd regolarmente affollato da baldi giovanottoni, babbioni o bamboccioni che siano.
E tuttavia resta il fatto che il nuovo partito possiede e presenta al pubblico, pressoché in egual misura, gameti maschili e femminili. “Pressoché”, nel senso che per certi non facilmente spiegabili dispositivi elettorali Enrico Letta pare sia riuscito a far eleggere nelle sue liste più maschi che femmine, ragion per cui queste ultime corrisponderebbero al 48,5 per cento dell’assemblea. Cifra comunque non solo mai raggiunta, ma nemmeno avvicinata. Una novità quasi più “culturale” che “politica”, come sostiene l’ultima responsabile femminile Ds Vittoria Franco. Un evento che in linea molto teorica potrebbe assestare il colpo di grazia alle esauste culture politiche; o formarne una davvero nuova. Come che sia, si tratta di una pietra miliare in quella specie di indicibile guerra che da tempo immemorabile si combatte fra i sessi.

In piena crisi del patriarcato, l’ermafroditismo politico in qualche modo ne modifica le prospettive, per non dire che le ribalta. Pare di intravederne pallidi segni. Tolto d’imperio fassinian-veltroniano dalla lista delle primarie il sindaco di Montalto, ad esempio, che difendeva certi stupratori e diede alla Finocchiaro della “talebana del cazzo”. Ora è chiaro che in un partito a pari dignità sessuale il volgare e fallocratico riferimento lascia il tempo che trova. Così come, certo su un altro livello, viene da chiedersi se nell’odierna costituente Ciriaco De Mita potrebbe permettersi di rispondere come due anni orsono a un’interruzione di una senatrice del suo partito: “Stiamo parlando di cose serie. Stai zitta!”. Ma quella seguitava a protestare e allora Ciriaco, tra il sorpreso e lo schifato, facendo ciao-ciao con la mano: “Ma come? Ti ho detto di stare zitta…”.

Ermafrodita è l’ostrica, l’orata, la lumaca, la canapa, il pino, il biancospino. Un caso di ermafroditismo sequenziale, cioè di cambiamento di sesso da maschio a femmina riguarda l’indovino Tiresia, e forse meglio di tanti altri si adatta al nuovo partito decisamente “preterandro”, cioè maschile in transizione verso il femminile. Così va il mondo, a volte. In mancanza di suggestioni “scaldacuore” – ché tale non può francamernte ritenersi la scelta del sistema elettorale tedesco – la tentazione di allargare il campo è fortissima. E perciò in un baleno ci si potrebbe ritrovare dinanzi al mitico androgino di Platone, di fronte all'”umana nostalgia dell’interezza” che è alla base dell’amore, davanti al vibrare dell’archetipica congiunzione degli opposti, inerpicandosi dalla mistica indù alle più recenti ambiguità dell’immaginario dove i confini tra i sessi si confondono e si annullano: certi quadri di Klimt, Orlando di Virginia Woolf, Petrolio di Pasolini, l’icona della Garbo e di alcune stelle del pop, da Eva Robin fino al fiorente mercato notturno dei viados (pure con imbarazzanti risvolti politici).

Ma per tornare con i piedi per terra, dopo tutto, basterà guardare in platea con il ricordo di tante donne – non necessariamente brutte vecchie grasse e pelose, come se le raffiguravano comunisti e democristiani – che per questo esito bene o male si sono battute. Basterà ricordare le generosità e i piagnistei delle rivendicazioni, la fatica e i ginecei delle redistribuzioni di potere. La politica, insomma, e le sue antiche novità che proseguono nella vita.

Queen Cristina gayfriendly in Argentina.

(Queerway) L’Argentina ultimamente sta diventando una sorta di faro per le comunità GLBT sudamericane e per le democrazie in generale. Dopo le numerose iniziative a favore degli omosessuali, dei transessuali e dell’economia legata al “gay marketing” è ora il turno delle elezioni presidenziali che vedono sfidarsi due donne per il il balcone della Casa Rosada.

La favorita è Cristina Fernandez de Kirchner, attuale first lady e senatrice peronista, che vede sempre più vicina la sua elazione per rimanere nel palazzo presidenziale.

La first lady è in netto vantaggio nei sondaggi con l’icredibile distacco di 25 punti sulla rivale. Cristina Fernandez de Kirchnerè da sempre stata un’attivista per i diritti dell’uomo fin dalla sua giovinezza durante la dittatura di Juan Perón e la sua elazione al Senato:

“Si tratta di una convinzione e di un impegno per la vita – ha dichiarato durante un incontro con un’associazione GLBT argentina a New York – Se sarò eletta mi occuperò in particolare dei diritti dell’uomo di seconda generazione che includono il riconoscimento dei diritti delle minoranze sessuali”.

Questa è la destra internazionale dalla quale potrebbero imparare i politici italiani compresi quelli di sinistra.

Indiscrezioni: il Papa potrebbe creare un ufficio che si occupi esclusivamente di musica sacra. San Remo ne sarà il responsabile?

Curie e Curiali

(Andrea Bevilacqua – Italia Oggi) È un’idea che circola oltre il Tevere da quando Joseph Ratzinger è divenuto Pontefice: dotare la curia romana di un ufficio che si dedichi integralmente a promuovere nella Chiesa la musica sacra. Un’idea che presto Benedetto XVI potrebbe mettere sul piatto delle proprie decisioni. Un’idea di cui si è cominciato a parlare da quando, mesi addietro, si pensava di unire il pontificio consiglio della cultura alla pontificia commissione per i ben culturali e l’archeologia sacra.
È all’interno di questo unico e nuovo dicastero che si pensava di inserire il nuovo ufficio. E adesso che monsignor Gianfranco Ravasi è stato nominato responsabile di entrambi i dicasteri, questi potrebbero essere presto accorpati e il nuovo ufficio dedicato alla musica sacra potrebbe presto prendere forma.
Con il Motu Proprio Summorum Pontificum entrato in vigore alla metà dello scorso settembre il Papa ha voluto sottolineare con forza come al centro della vita della Chiesa ci debba essere la liturgia e come, in essa, pieno diritto di cittadinanza abbia la celebrazione secondo l’antico rito.
Celebrare secondo l’antico rito presuppone la conoscenza del canto gregoriano e, più in generale, della musica sacra. Quest’ultima è per il Pontefice un’eredità preziosa che non va sprecata ed è per questo motivo che, accanto al pontificio istituto di Musica Sacra che si dedica – appunto – all’insegnamento della materia, egli potrebbe a breve decidere di istituire un ufficio il cui scopo sarebbe quello di promuovere e di indirizzare la diffusione della stessa musica nel mondo.
Lo scorso 13 ottobre Benedetto XVI si è recato in visita, tra l’indifferenza dei principali organi di comunicazione, proprio al pontificio istituto di Musica Sacra. In quello che viene chiamato il «conservatorio» liturgico-musicale della Santa Sede – da qui escono i musicisti di Chiesa che poi vengono mandati in tutto il mondo a lavorare secondo le proprie competenze – Benedetto XVI ha parlato della musica sacra citando il primo documento uscito dai lavori del Concilio Vaticano II, la Sacrosanctum Concilium, laddove si dice che «il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne».
Secondo Benedetto XVI la musica sacra deve essere proposta a qualsiasi popolo o tipo di assemblea e per questo «l’autorità ecclesiastica» non ne deve «congelare il tesoro», ma piuttosto deve inserire «nell’eredità del passato le novità valevoli del presente, per giungere a una sintesi degna dell’alta missione a essa riservata nel servizio divino». «Sono certo» ha detto il Papa, «che il pontificio istituto di Musica Sacra, in armonica sintonia con la congregazione per il culto divino, non mancherà di offrire il suo contributo per un aggiornamento adatto ai nostri tempi delle preziose tradizioni di cui è ricca la musica sacra».

Benedetto XVI non ha mancato di ricordare l’importanza che per la curia romana ha avuto il grande maestro Domenico Bartolucci, 91 anni, seduto in prima fila in occasione della visita del Papa. Bertolucci venne sostituito dall’incarico di guidare il coro papale della Cappella Sistina nel 1997.

Al suo posto, tra il rammarico di molti monsignori e cardinali (e tra questi c’era l’allora cardinale Ratzinger), l’ex cerimoniere papale Piero Marini spinse per mettere monsignor Giuseppe Liberto. L’estromissione di Bertolucci portò, di fatto, all’abbandono nelle liturgie papali della musica polifonica e gregoriana.

Con l’arrivo del nuovo cerimoniere papale, ovvero il genovese monsignor Guido Marini, le cose potrebbero cambiare. Lui, coadiuvato dall’ottimo monsignor Miserachs, preside del pontificio istituto di Musica Sacra, potrebbe far tornare il canto polifonico e gregoriano in Vaticano e, insieme, adoperarsi alla creazione di un nuovo ufficio con autorità in materia.
Tra qualche mese potrebbe esserci la prima celebrazione pubblica di Benedetto XVI secondo l’antico rito. Per l’occasione ci sarà bisogno di una musica adeguata.