L’Australia riconosce i diritti dei gay,

(Trotzky) L’ennesimo scontro a tutto campo tra il movimento di liberazione degli omosessuali e gli irriducibili omofobi fondamentalisti ha visto ancora una volta i primi come vincitori.
La mentalità occidentale nei confronti del sesso è profondamente cambiata, ma i rappresentanti delle religioni continuano a rifiutarsi di prenderne atto.
Anche gli omosessuali australiani – riporta il The Age, di Canberra – hanno vinto la loro battaglia per il superamento delle discriminazioni nei loro confronti. I media non parlano d’altro che del prossimo annuncio da parte del primo ministro, John Howard, della concessione ai conviventi omo dello stesso diritto alla pensione del partner di cui godono i conviventi etero e i cittadini sposati.
Non è ancora possibile accedere alla richiesta di istituire il matrimonio tra omosessuali, a causa della forte opposizione dei partiti cristiani e conservatori. Democratici e verdi tuttavia già si stanno dando da fare perché il governo adotti una politica di più ampio respiro, concedendo l’uguaglianza di trattamento per quanto riguarda le tasse e l’assistenza sanitaria. Da parte sua poi la Commissione per i diritti umani e le pari opportunità ha identificato numerose leggi da emendare in quanto discriminatorie nei confronti delle coppie omosessuali.
Gli attacchi dei fondamentalisti ai diritti umani non finiranno certamente né oggi né domani, ma abbiamo notato con piacere che la loro virulenza va scemando di pari passo con l’aumento della forza del movimento di liberazione degli omosessuali in ogni parte del mondo.
Solo in Italia la realizzazione dei diritti civili va a rilento, grazie alle posizioni incredibilmente antistoriche e antieuropee della nostra classe politica, ma l’Europa non tarderà a mettere in riga quei partiti che non si adegueranno alle sue raccomandazioni.

Nasce un nuovo blog su The L Word.

(QueerBlog) Ve la ricordate Kelly McGillis, la bionda che faceva innamorare Tom Cruise nel film culto dei teen degli anni ‘80 “Top Gun”? Ebbene avremo modo di rivederla in tv nella V stagione di The L word.

Pare che interpreterà il ruolo di un avvocato militare (ma è fissata?) dai modi molto rigidi. A rivelarcelo sono le ragazze del Planet, un blog neonato scritto a quattro mani da due fedelissime fan della serie tv lesbica. Loro sono Pincers & BimbaFox e hanno chiamato il loro blog, dedicato a The L Word, proprio come il punto di ritrovo delle ragazze della serie:

Contiamo di riuscire ad offrirvi le notizie più aggiornate, le foto più attuali, gli spoilers confermati ed i gossip più stuzzicanti. Insomma, tutto ciò che nel bene e male gira intorno ad uno dei telefilm più discussi e controversi degli ultimi anni.

Video, anticipazioni, curiosità. Noi le terremo senz’altro d’occhio (ad esempio guardate questo promo inglese). Intanto buon lavoro e buon divertimento a voi tutte, accanite fruitrici dell’unica vera serie su di noi.

Vaticano/Monsignor Stenico: Finalmente un ambiguo comunicato ufficiale. Reato contro il sesto comandamento.

Monsignor Stenico si dichiara gay in Tv, sospeso dalla Santa Sede.
Il sacedote è stato ripreso in un filmato mentre adescava un ragazzo.

(Zenit.org – nella foto il Cardinale Julián Herranz Casado) La Santa Sede ha sospeso dall’incarico e sottoposto a procedimento disciplinare monsignor Tommaso Stenico, 60 anni, Capo dell’Ufficio Catechistico della Congregazione per il Clero, che in un filmato andato in onda durante il programma “Exit” aveva dichiarato di praticare la propria omosessualità.

L’ulteriore conferma in proposito, dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi, arriva quest’oggi dal Cardinale Julián Herranz Casado, Presidente della Commissione disciplinare della Curia Romana e Presidente emerito del Pontificio Consiglio per l’Interpretazine dei Testi Legislativi, in una intervista rilasciata a La Repubblica (15 ottobre 2007).

Il porporato ha infatti affermato che il Vaticano “è già intervenuto, ed anche tempestivamente, con un provvedimento di sospensione”, anche se “per le decisioni finali, ci penserà il tribunale”.

In merito al caso Stenico, il Cardinale ha sottolineato la necessità di lasciare lavorare “in serenità” gli inquirenti che cercano di far luce su tutta la vicenda, “lontano dai clamori dei mass media, perché i processi non si devono fare sui gionali, ma nelle sedi istituzionali”.

Tuttavia, ha tenuto a precisare, “è la Santa Sede la prima ad essere interessata a fare subito pulizia al suo interno. Ma sempre nel rispetto dei diritti umani e dopo il pronunciamento delle autorità giudiziaria”.

A livello generale, ha spiegato, per quanto concerne “i reati commessi contro il sesto comandamento, riguardanti la sfera sessuale, il canone 1399 del Codice di diritto canonico prevede pene severissime, fino alla riduzione allo stato laicale per quell’eventuale sacerdote che pecca con un minore di 16 anni”.

“È lo stesso criterio che sarà applicato a monsignor Tommaso Stenico, già sospeso dal servizio, in attesa delle verifiche degli inquirenti e del pronunciamento del tribunale”, ha aggiunto.

“Quando qualcuno sbaglia, viene giudicato secondo il Codice di diritto canonico o i provedimenti previsti dal regolamento della Curia romana, ma esempre nel rispetto dei diritti, senza pregiudizi e con processi regolari”, ha continuato.

Il porporato ha inoltre dichiarato che da parte della Chiesa “sicuramente c’è tristezza. Ma c’è anche la consapevolezza che si tratta di casi eccezionali, oserei dire unici, che non intaccano tutta la comunità, perché nella Chiesa, nella Santa Sede, ci sono tantissime persone, laiche e religiose, fortemente impegnate a servire il Papa con serietà, determinazione, amore per la parola di Cristo”.

In effetti, ha riconosciuto, malgado “il clamore di casi isolati” “la Commisione disciplinare che presiedo è quasi disoccupata”.

Nell’intervista mandata in onda il 1° ottobre scorso durante la trasmissione condotta da Ilaria D’Amico su “La 7”, quattro persone riprese con volti e voci contraffatti e che si presentavano come sacerdoti, avevano confessato le loro preferenze omosessuali.

Nel filmato il prelato ha ammesso di essere gay, aggiungendo persino di “non sentirsi in peccato” e di aver scelto l’anonimato “per non essere richiamato dai superiori vista l’attuale ferma opposizione della dottrina cattolica in materia di celibato sacerdotale ed omosessualità”.

Il nome di monsignor Stenico è stato rivelato solo successivamente dal quotidiano on-line “Petrus”, diretto da Gianluca Barile, per il quale il sacerdote collaborava e che lo ha licenziato il 9 ottobre scorso in seguito alla sua apparizione in tv.

Nel filmato però erano riconoscibili l’ascensore di accesso alla Congregazione del Clero e la porta di ingresso del Dicastero, ripresi dalle telecamere mentre il monsignore faceva accomodare l’interlocutore.

Dopo una veloce inchiesta interna al Dicastero diretto dal Cardinale Cláudio Hummes, O.F.M., Arcivescovo emerito di São Paulo (Brasile), facilitata anche dal fatto che Stenico era l’unico a tenere la chiave dell’ufficio, sono arrivati i provvedimenti disciplinari.

Monsignor Tommaso Stenico, originario di Borgo Valsugana (Trento), dottore in teologia e laureato in psicopedagogia, è collaboratore di “Telepace,” docente di Catechetica e Psicologia, lavora da 25 nella Curia romana e da oltre 30 è psicologo e psicoterapeuta iscritto all’Albo degli psicologi del Lazio.

In sua difesa, in una intervista concessa allo stesso quotidiano “Petrus”, monsignor Stenico ha confessato che “l’episodio è avvenuto realmente”, tuttavia ha precisato di non essere gay ma di aver “peccato di superficialità”.

Il monsignor ha infatti dichiarato di voler “scrivere e redigere un libro, una ricerca sul problema dell’omosessualità tra i preti”, e che per tale ragione aveva contattato questo ragazzo dopo aver fatto una ricerca su siti gay.

Il prelato ha sostenuto di aver accettato l’incontro con uno sconosciuto solamente per contribuire a smascherare eventuali sacerdoti infedeli, essendo preoccupato dalla montante campagna di stampa contro la Chiesa.

“In sostanza era solo un esperimento, uno studio sul tema, ed io sono caduto, ma spiegherò tutto ai miei superiori”, ha affermato.

Milano di notte si accende con il «PGold».

Un genere che si allarga al pubblico etero e alle discoteche più tradizionali.

Drag Queen e crossdressing: parte dai Magazzini Generali la nuova stagione delle serate pervert, tra musica tecno e look transgender

(Ambra Craighero – Il Corriere della sera) C’è un nome, o forse sarebbe meglio dire un logo, che rimbalza dai salotti più chic ai locali underground di Milano: è il «Pgold», forma contratta di Pervert gold, la serata principe delle serate pervert (www.mondopervert.com) che da alcuni anni animano le notti più trasgressive del capoluogo lombardo e che in questa stagione ha come location i Magazzini Generali. Nate come serate semiclandestine in locali poco conosciuti e riservate inizialmente al solo pubblico gay, le serate pervert sono oggi un must per i giovani che si ritengono alla moda. Il salto di qualità è stato il «trasloco» nei templi milanesi del divertimento – discoteche come il De Sade, l’Hollywood o il Rolling Stone – e l’allargamento anche alla platea etero, che tuttavia appare sempre più affascinata dal mondo del transgender, che aleggia nell’atmosfera del pervert. Il tema di quest’anno è la «smorfia napoletana» che per serata di debutto ha avuto come sottotitolo: «La paura». Ogni anno viene individuato anche un particolare dress code: lo scorso anno era il nero e turchese; l’edizione 2007/2008 sarà tutta all’insegna del giallo e del nero.

IL FENOMENO OBI BABY – Sono tanti i frequentatori del mondo pervert e si danno tutti appuntamento ogni seconda domenica del mese per ballare musica tecno mixata alla console da dj italiani e stranieri. E tra loro il vero «front man» del PGold e delle altre serate del giro pervert (che hanno nomi come Sodoma, Electropunk, White trash…) è Cris Oby Baby, in arte «la Regina», ex studente dell’istituto tecnico Paci di Milano e ora disc jockey e animatore delle notti trans sotto i riflettori (Leggi l’intervista). I fan arrivano un po’ da tutta la Lombardia per assistere alle performance di Obi e del suo staff di animazione, composto interamente da omosessuali. Comune il loro obiettivo: distruggere, dal palco o in platea, quella che viene considerata la «normalità». Non a caso anche persone che conducono una vita come tante durante il giorno, alla sera si presentano in discoteca e si trasformano. Volti truccati, abbigliamento estroverso: il Pervert è diventato ormai un fenomeno di costume.

E’ ALTERNATIVA – Il Pgold è molto di più di una serata tra le tante, è l’antitesi del divertimento chic di serate milanesi fatte di calciatori e modelle. E’ il trionfo della musica elettronica, della grafica, delle installazioni, delle performance, in cui gli spettatori si travestono con i colori suggeriti dagli ideatori e si presentano sfoderando un mix di energia e trasgressività diventando spettatori attivi, lontani parenti del genere jeans e camicia bianca. Lo staff del PGold è formato da quaranta persone, tutte rigorosamente gay; i più in vista sono gli animatori che sfoderano una scenografica e ridondante ricerca estetica, in quanto sono Drag Queen e Crossdressing uscite dal film cult Priscilla, la regina del deserto.

I TEMI – I temi sono differenziati di anno in anno. In passato si è passati dai sette peccati capitali, alle favole classiche, ai tarocchi, ai santi e peccatori, per arrivare, appunto, alla smorfia napoletana. La notte di Milano con il Pgold è un po’ più vicina ai modelli londinesi che vanno per la maggiore e il risultato è un grande party che conferisce a Milano la corona della città «transgeder» del divertimento notturno italiano. La formula collaudatissma del Pervert Gold è curata nei minimi dettagli. Si parte con un vero e proprio progetto fotografico destinato alla realizzazione del flyer, (che spesso viene collezionato dai giovani) grazie alla idea di patinatura di colore oro specchiante. Il primo degli otto spettacoli della stagione è stato quello dedicato alla paura. Ma è solo il primo: il tema della smorfia racchiude infatti un intero percorso che si snoderà attraverso la musica e i temi legati oltre che alla paura, alle coincidenze,ai numeri, al simbolismo,alla magia. L’after party è in rete (www.myspace.com/obibaby) in un sito dove i «pgoldini» lasciano commenti estasiati dalla loro regina delle console.

(nella foto: Dj Obi Baby nel suo loft di Sesto San Giovanni – foto Ambra Craighero)

Onlus che truffa.

Ristoranti, alberghi, santoni, club erotici. Oltre 3 mila finte organizzazioni non profit sono state scoperte in tre anni.
E altre frodi spuntano ovunque. per rubare fondi o evadere le tasse. Ai danni del fisco e dei veri volontari.

(Gianni De Vecchio e Stefano Pitrelli – L’Espresso) Entri in un locale, ha tutta l’aria di un normalissimo pub, e ti portano una tesserina da riempire coi tuoi dati. Una firmetta et voilà: ne sei diventato socio e nemmeno te ne accorgi, perché bevi e mangi spendendo più o meno lo stesso degli altri locali in zona. Ma ad accorgersene è il proprietario, che sui tuoi soldi non paga le tasse perché in realtà ha travestito il suo pub da Onlus, ossia Organizzazione non lucrativa di utilità sociale. È solo un esempio, come ce ne sono tanti, di associazioni che fanno da paravento ad attività assolutamente profit, spaziando da palestre a prezzi vantaggiosi mimetizzate come circoli sportivi; a cinema che si presentano come centri culturali o circoli ricreativi per persone sole, anziani o stranieri che lucrano sul bar. Altri mascherano l’assistenza prezzolata alla terza età, le agenzie matrimoniali e persino case d’appuntamenti.

Insomma, benvenuti nel lato oscuro del Terzo Settore, un sottobosco dove le eccezioni viziose abbondano. Vere truffe ai danni dello Stato o ai danni degli ignari cittadini che fanno loro donazioni. Oppure organizzazioni che l’etichetta Onlus la sfruttano semplicemente a fini elusivi. Perché il riconoscimento permette di godere di notevoli agevolazioni fiscali: una concessione che premia le tante associazioni sane, punto di forza del volontariato nel nostro paese. Le Onlus infatti non pagano l’imposta sul reddito, perché i proventi non sono soggetti all’Ires. Poi ci sono molte operazioni senza Iva e l’esenzione da altre tasse, minori ma ugualmente onerose. Insomma, un bouquet di vantaggi per sostenere chi ha un reale impegno sociale. Ma che diventa un’occasione prelibata per i malintenzionati. Un ristorantino travestito da Onlus può battere sul prezzo qualunque concorrente in regola, oppure (a listino invariato) far più profitti. Per non parlare, infine, del 5 per mille cui queste associazioni hanno titolo, e c’è il rischio che finiscano per attingervi, nonostante i controlli. Aggiungendo al danno la beffa.

Non è una questione secondaria: solo nell’ultimo triennio ne sono state smascherate più di 3.200. Le prime finte Onlus sono nate assieme alle vere, dieci anni fa, sfruttando l’ignoranza delle norme e l’impreparazione dei controllori. Nel ’97, infatti, l’Agenzia delle entrate ancora non aveva gli strumenti per tenere d’occhio soggetti nuovi dal punto di vista giuridico, una realtà che richiedeva, sì, i soliti controlli fiscali, ma anche l’analisi di aspetti di civilistica, societaria e associazionistica. Negli ultimi tempi, però, l’aria è cambiata.

O dimostrano casi come quello di una Onlus dal nome suggestivo, Lo Spazio del Tempo, ufficialmente dedita all’assistenza socio-sanitaria. Scoperta dal Fisco, l’organizzazione in questione si è rivelata la facciata di un bed & breakfast senza nessun libro contabile, che tutto faceva tranne perseguire l’attività sociale indicata. La sfacciataggine era tale che il b&b aveva un proprio sito (oggi ‘in rifacimento’), e andava comprando inserzioni pubblicitarie su riviste di settore. Rivelando, in una dinamica da dottor Jekyll e mister Hyde, anche il suo alias turistico: Villa del Sole.

Il giro di vite sulle finte Onlus comincia nel 2003, a sei anni dalla loro nascita, quando un decreto ministeriale finalmente fornisce al Fisco le armi di cui aveva bisogno, a partire dalla possibilità di cancellare le organizzazioni ‘distratte’ o fraudolente. I risultati non tardano ad arrivare. E quasi in progressione geometrica: l’eliminazione di Onlus che non hanno i requisiti ha presto oltrepassato quota mille all’anno (1.434 nel 2005 e 1.151 nel 2006), un bel salto rispetto al biennio precedente (101 nel 2003, 583 nel 2004). Sono dati forniti dall’Agenzia governativa per le Onlus, che opera a stretto contatto col Fisco fornendo pareri obbligatori ma non vincolanti sulle cancellazioni.

A detta di Stefano Zamagni, presidente dell’ente governativo che vigila sul Terzo Settore, l’emersione si spiega “non tanto con l’aumento dei casi di frode fiscale, ma con la migliore messa a punto del sistema di caccia agli enti di volontariato posticci”. E anche con una migliore collaborazione fra ‘cacciatori’, dovuta ai “protocolli d’intesa firmati con la Guardia di finanza e l’Agenzia delle Entrate”. Tanto che ora la macchina viaggia a pieni giri, con sommo dispiacere di chi per anni non solo ha carpito la buona fede dei cittadini, e i loro soldi, ma anche sottratto fondi a quelle organizzazioni che la solidarietà la fanno davvero. Per non parlare del danno d’immagine all’intera categoria, anche perché, conclude Zamagni, “una mela marcia può infettare un’intera cesta”.

Mela marcia lo era anche una tale Federazione Mondiale Tutela dei Diritti e delle Libertà con sede legale a Torino, meglio nota con il ben più trasparente acronimo di Federsex. Cancellata dal registro nel 2005, era un’associazione che dietro alle mentite spoglie di ente assistenziale, ai limiti della legalità, e probabilmente giocando sui tenui contorni del concetto di ‘persona svantaggiata’, aveva come scopo effettivo il supporto e la consulenza per la gestione di club privé, ed era punto di riferimento per locali erotici.

Evidentemente non è un caso che, secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, i soggetti iscritti all’anagrafe delle Onlus, dopo il boom iniziale del ’97, siano andati regolarmente scemando negli ultimi anni: dagli oltre 18 mila del 2004, ai 17.387 del 2005, ai 16.459 del 2006. E questo anche perché dal 2003 il Fisco i controlli li fa prima dell’iscrizione. E sono molto rigidi, visto che più della metà delle richieste viene respinta: l’anno scorso su 3.843 domande ne sono state rigettate ben 2.063.

Ma quello delle Onlus che nascondono un’attività puramente commerciale è solamente una delle tipologie fraudolente. Altre truffe grandi e piccole vengono ordite attraverso la raccolta di donazioni, che è più informale e lascia meno tracce, da parte di finti enti solidaristici. Come quell’Associazione Salvadanai beccata a San Remo nel 2005, che sfruttava dei disabili per rastrellare ‘fondi a scopo di beneficenza’ con i salvadanai piazzati nei negozi. E poi lasciava gli spiccioli ai soggetti veramente bisognosi, pro forma, mentre i soci ‘reinvestivano’ il grosso dei proventi nell’acquisto di auto e beni di lusso. E non diversamente da quel Centro Cooperazione Sviluppo genovese assurto ai disonori delle cronache, che prometteva di “cambiare la vita di milioni di bambini” in Mozambico attraverso il sostegno a distanza, e invece era un’associazione per delinquere che intascava migliaia di euro e li spendeva in Mercedes e appartamenti. O, ancora, dall’associazione Amore del bambino, che a Milano raccoglieva denaro per far operare all’estero i bambini affetti da gravi patologie, e che aveva fagocitato 450 mila euro attraverso collette raccolte coi soliti salvadanai. Tutti casi che però, presto o tardi, sono stati smascherati.

Sarà, c’è da sperarlo, il destino di esempi come quello della famigerata Croce Verde Brixia, che ha truffato gli ospedali di Bergamo, Mantova e Cremona per un milione e mezzo di euro: più del triplo dei costi realmente sostenuti gestendo postazioni del 118 e occupandosi dei servizi di assistenza e trasporto malati. O di una truffa dal valore di 800 mila euro che in Toscana aveva visto sorgere non una, ma un’intera galassia di sigle (dieci in tutto, da Co.Mo.Va. a Euroinvalidi) con un unico denominatore comune: raccogliere abiti usati per profitto, e naturalmente chiedere contributi porta a porta, presso supermercati, negozi e abitazioni di privati. Interessante infine la mappa dei soggetti fraudolenti: in testa la Campania, con 456 bocciature, staccando di gran lunga il Lazio, 268, e la Sicilia, 156 casi. Le più virtuose risultano Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, entrambe con otto richieste a testa. E tuttavia è proprio in Emilia Romagna che è recentemente saltato fuori il caso di una sedicente guaritrice di Saludecio, in provincia di Rimini, che difende a spada tratta lo status di Onlus della sua associazione, L’Angelo. E rifiuta la richiesta dell’Agenzia delle entrate di rilasciare fattura per le sue prestazioni: “Ho ricevuto un dono Da dio, e i doni di Dio non si tassano”. Nemmeno le Onlus.

Fabio Cannavaro testimonial della Campania.

A Pompei gira spot per campagna di promozione della Regione.
(Ansa) Gli scavi di Pompei hanno avuto oggi un ”custode” d’eccezione: il campione del mondo Fabio Cannavaro. Ha interpretato questo ruolo girando il primo ciak dello spot per la campagna di promozione voluta dall’assessorato al turismo e beni culturali della Regione. Il calciatore sara’ testimonial della Campania in Italia e in 7 Paesi. Lo spot fara’ parte di una piu’ ampia campagna di promozione che prendera’ il via a fine novembre e che proseguira’ nel 2008.

Vivienne Westwood l’ingovernabile della moda.

(Panorama) La sfilata di Vivienne Westwood che si è appena conclusa a Parigi si chiamava 56, ovvero i giorni di carcerazione preventiva che il governo britannico, in un controverso disegno di legge, ha proposto per rafforzare le misure anti-terrorismo. Sugli abiti della stilista rieccheggiavano così slogan di protesta per una moda che unisce ideologie, politica e creatività. Madame Viv non pecca certo d’incoerenza. La sua moda è stata fatta, sin dall’inizio della sua carriera, di dure provocazioni. E infatti sapete cosa si pensa in Inghilterra di una redhead, di una testa rossa dalla massa di capelli arruffati pel di carota?
Che sia ingovernabile. Bene, Vivienne Westwood, una delle più rivoluzionaria designer di moda, ne è una della massime rappresentanti, e la sua folata di capelli fiammeggianti, da celta caparbia e bizzarra, ha mandato in cenere tutte le convenzioni, buttato gambe all’aria qualsiasi regola del bon ton e della rigida, paludata eleganza. Nel rogo non ci è finita lei come strega, come accadeva spesso nel medioevo alle teste rosse, ma tutto ciò che era conformismo nel vestirsi. Ora continua a Milano il successo della mostra dedicata alla genialità e sregolatezza di Vivienne Westwood a Palazzo Reale: la rassegna rimarrà aperta fino al 20 gennaio, poi questa retrospettiva in omaggio alla sua carriera, ideata e curata dal Victoria & Albert Museum di Londra, migrerà ad altre sedi dopo aver già toccato Canberra, Tokyo, Bangkok e San Francisco.

Si entra a Palazzo Reale a Milano e nelle sale neoclassiche di fronte agli arazzi Settecenteschi “sfilano” in un buio fasciante abiti, scarpe, quelle ad esempio con le famosissime zeppe mock-croc, proprio quei trampoli con cui falcava la passerella Naomi Campbell quando all’improvviso cadde da quei sandali twin-tower; e poi video, sprazzi di sfilate e su tutto il volto della Westwood sbeffeggiante come solo lei sa essere a 66 anni, dopo oltre 35 anni di carriera e il titolo di Dama di sua Maestà, insignitole dalla stessa regina Elisabetta di Inghilterra. Eppure tutto inizia con un piccolo negozio, Let it rock , nella Londra degli anni 70, dove si danno appuntamento i futuri Sex Pistols: il Punk sta per nascere. Lo sviluppo di nuove idee musicali, che fa dell’insofferenza per qualsiasi regola il proprio motore fra scandali e spille da balia con cui ci si bucavano guance e orecchie, trova nei vestiti della Westwood e di Malcolm Mclaren, il suo nuovo compagno, il proprio manifesto: magliette di cotone nero che Vivienne modifica facendo strappi, nodi, buchi, arrotolando e scucendo le maniche. Lavorando sul tavolo di cucina, decorando con cerniere che scoprono i capezzoli, borchie, catene, motivi stampati a pressione usando come matrice una mezza patata, uno stile molotov.
“La maglietta Venus aveva il giro manica orlato con pezzi di pneumatici di motocicletta mentre una delle serie più sinistre (e più ricercate dai collezionisti) portava diciture applicate ricavate da ossi di pollo bolliti, finemente lavorati al trapano e cuciti sulle maglie.

Per prima cosa scrivemmo ‘rock’, poi ‘fuck’” afferma madame Viv “La moda non è altro che vita e io credo che l’apparenza sia tutto” continua la ragazzaccia, che così rovescia il proverbio ed è l’abito a fare il monaco. Attraverso queste sale dove scorrono le sue collezioni da quella iniziale dei Pirates, Nostalgia of mud, Witches alla riscoperta dei tessuti, i famosi tartan, alla sala dedicata proprio all’Art of fashion, dove splendidi abiti color di perla ambrata sono incastonati in sfondi grigi, ai trionfi barocchi di abiti da sera, tutto racconta come la più anticonvenzionale della fashion stilyst accetti ora il rigor mortis delle bacheche di Palazzo reale. Perché, afferma, ora l’atto più anticonvenzionale è riscoprire e studiare il buon gusto.

Pd: All’Assmblea Nazionale passano alcuni candidati gay.

Tra questi Andrea Benedino, Alessio De Giorgi e Sergio Lo Giudice.
I dati sono costantemente aggiornati.

(Stefano Bolognini – Gay news) Dei trenta candidati glt alle primarie per il Partito Democratico, che nei giorni scorsi hanno diffuso un appello per spiegare il loro sostegno al nascente progetto politico, sei (su 2400 componenti l’assemblea), ma il dato sarà aggiornato nelle prossime ore, sono stati eletti all’assemblea costituente nazionale: Andrea Benedino, Alessio De Giorgi, Matteo Cavalieri, Maurizio Caserta presidente di Arcigay Catania, Sergio Lo Giudice e Carmela Antonino.

Sergio Lo Giudice (nella foto) , ex-presidente nazionale di Arcigay, ringrazia, sul suo blog, chi lo ga sostenuto: “Entro in questo partito per contribuire a farne un partito laico che sappia migliorare il livello di libertà da ogni dominio ed eliminare le cause delle discriminazioni. Il tempo mi dirà se ho fatto bene, ma oggi sono convinto che questo è il luogo da cui si può riformare in meglio questo paese“.

Matteo Cavalieri, il più giovane della truppa glbt dichiara: “i dati definitivi saranno diffusi oggi, al 99% dovrei essere letto, sono soddisfatto, nel nel mio collegio abbiamo raggiunto quasi il numero di voti delle primarie per Prodi del 2005. Il cammino è appena incominciato, speriamo sia in salita. I temi che ci stanno a cuore saranno comunque posti all’ordine del giorno“.

Passa all’assemblea Costituenete regionale del Lazio Alfredo Capuano e probabilmente Ennio Trinelli in Emilia Romagna e Marco Volante per la Lombardia.

Non passano Enrico Pizza, che, ci spiega “ero solo candidato di sostegno alla lista“, Anna Paola Concia e Vanni Piccolo.

Arriva "Scelgo te! Single, gay o impegnato?".

(Tiscali spettacol) Prende il via su SKY Vivo (SKY canale 109) Scelgo te! Single, gay o impegnato?, il nuovo dating show condotto da Selvaggia Lucarelli. Protagoniste del programma sono donne in cerca dell’anima gemella, e per trovarla hanno a disposizione una rosa di tre candidati molto diversi tra loro, selezionati dalla produzione.
Tre appuntamenti galanti, ripresi dall’occhio vigile delle telecamere, per conoscere e riconoscere l’altra meta’ della mela.

Ma qualcosa può andare storto: solo uno dei tre uomini infatti è single e disponibile, il secondo è già impegnato e il terzo è gay. Riuscirà la “cacciatrice” a riconoscere l’uomo giusto e vivere con lui la vacanza da sogno messa in palio dalla produzione? E se inaspettatamente l’uomo impegnato si innamorasse al punto da lasciare la fidanzata, o il gay improvvisamente cambiasse gusti?
Il programma, che ha già riscosso grande successo negli Usa e in Spagna, è prodotto da SKY Vivo in collaborazione con Endemol Italia.

Arcigay nazionale: uno scivolone da dimissioni.

Comunicato Arcigay – La sindrome di Craig.

Come Arcigay vorremmo ritirare la solidarietà precedentemente espressa nei confronti di Mons. Stenico, dopo le dichiarazioni emerse dalle agenzie di stampa in cui dichiara di non essere gay ma di averlo fatto solamente per ‘redimere persone malate’

Il monsignore è evidentemente affetto dalla sindrome del senatore americano Craig e i fatti si giudicano da soli.

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Ndr: Evidentemente invece quelli dell’Arcigay soffrono della “Sindromne di Stoccolma”. Uno svarione del genere in un altro paese che non sia l’Italia si sarebbe pagato con le dimissioni. Ricapitolando: Il Mieli contro l’Arcigay, Marrazzo censore dei comici, Gay.it contro Gay.tv, GayLib annuncia che scende in piazza con An ma in modo “personale” e non come associazione perchè l’omosessualità non è argomento in discussione nella Cdl, Mancuso annuncia che scende in piazza non come Arcigay ma come privato cittadino… ma è un caos… Insomma anche tra i gay c’è una casta.